ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

venerdì 13 gennaio 2012

SETTEMBRE 2044

giovedì, settembre 30, 2004
 
T – Tre Ti: Tagli - Tasse – Tarallucci (per il vino si vedrà)
(fonte dati: L’unità)



È una finanziaria di tagli e tasse quella varata nella notte dal consiglio dei ministri: meno soldi agli invalidi, meno risorse a Comuni e Regioni, meno aiuti al Sud, minori investimenti per le infrastrutture, più pedaggi stradali da pagare, stipendi leggeri per gli statali.

Dopo l’aumento di qualche settimana fa per bolli, tabacchi, imposte sull’acquisto delle abitazioni e sui mutui…

Non solo tagli, quindi: anche più tasse, per i proprietari di casa (anche in forma di polizza assicurativa obbligatoria, un prelievo forzoso a beneficio delle assicurazioni), per commercianti, artigiani e liberi professionisti, per le famiglie su cui si scaricherà il fisco locale.

Nonostante ciò, Domenico Siniscalco ribadisce che le maggiori entrate incassate nel triennio 2005-2007 serviranno non solo per migliorare i conti pubblici, ma anche per riduzioni della pressione fiscale finalizzate al conseguimento degli obiettivi indicati nel Dpef (ci risiamo; riduzioni alla Robin Hood alla rovescia: pochi centesimi ai redditi bassi, importi ingenti per i redditi alti).

Parola d’ordine (elettorale): meno Irpef. A costo di meno scuole, meno ospedali, meno strade.
Per di più a fronte di manovre tutt’altro che credibili.
Torna infatti la finanza creativa (cambiando l'ordine degli addendi, o dei ministri, il prodotto non cambia).

Non si capisce ancora bene da dove si prenderanno i 24 miliardi necessari per ridurre il deficit dal 4,4 al 2,7% del Pil.
Sette miliardi deriveranno dal famoso «tetto» del 2% alle spese per tre anni (un taglio quindi), altrettanto verrà da maggiori tasse, e altri sette dalla vendita o dall’affitto (dall’affitto!) degli immobili pubblici, anche quelli di pregio «governati» dal ministero dei Beni culturali.

Si arriva a 21 miliardi: per gli altri tre si parla di «ulteriori contenimenti di spesa» non meglio identificati.
A parte la maggiore imposizione per le cooperative (unica misura certa), le altre misure sono tutte di lotta all’evasione (sic).

La regola del 2% si traduce sostanzialmente in una stretta sui finanziamenti. Si fermano a 7,9 miliardi tutti gli interventi per le aree depresse (Mezzogiorno), tra incentivi alle imprese e le opere infrastrutturali.

Dolori anche per i dipendenti pubblici, che chiedono aumenti contrattuali dell’8% in due anni e otterranno il 2,7%.

                                                                                                                
Ma la vera mannaia è quella che si abbatte sulle amministrazioni locali. Comuni, Province e Regioni non potranno spendere più del 2% dell’anno precedente (in realtà è il 4,8% su base 2003). Chi «sfora» è autorizzato ad alzare le tasse (diconsi tasse). In vista un salasso su Ici, tassa rifiuti ed altre imposizioni locali. Per di più i Comuni potranno chiedere la revisione delle rendite catastali.

Gli enti che non avranno rispettato il Patto a partire dal 2006 subiranno un pesante giro di vite nelle spese di beni e servizi, non potranno procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e non potranno ricorrere all'indebitamento per gli investimenti.
Tradotto: meno servizi alle persone (asili nido). Del resto il Sindaco di Sesto San Giovanni ha ben spiegato che ha già pronto un asilo nido, che però non può aprire (malgrado i bambini in lista di attesa) perché assumere il personale farebbe sforare il tetto di spesa imposto!

Poi gli immobili (Tremonti docet): basta, con un tocco di penna, iscrivere in bilancio le vendite, e il gioco è fatto.
Ancora non si chiude la Scip 3, che il Tesoro annuncia la Scip 4 e ci riprova con gli alloggi dei militari.

“Creatività” ai massimi livelli con l’Anas: non solo si continua a considerarla fuori dalla pubblica amministrazione (che non è), ma si arriva anche a «vendere» all’Anas reti stradali su cui si imporrà poi il pedaggio.
Una partita di giro.
O meglio: una presa in giro…

Nel frattempo ci raccontano che l’inflazione è al 2%, quando la benzina ha raggiunto il prezzo record di euro 1,18 al litro. Fenomeni paranormali, qualcuno ha commentato.

Malgrado ciò, il Mago Casanova che ci governa ha dichiarato, ritto sul sopralzo delle scarpe e con i punti del lifting tutti tirati (chi ricorda la favola della rana e del bue?): “né tagli né stangate. Ridurrò il fisco del 40% in tre anni”.

Tarallucci, appunto.
Il vino a fine anno, se ci avanzerà qualche cent…





postato da carnesalli | 13:04 | commenti (15)

martedì, settembre 28, 2004
 
Libere!
Finalmente!
Finita la gara della ricerca di benemerenze, speriamo che adesso qualcuno si ricordi anche di ringraziare gli islamici italiani che hanno sfilato assieme a noi per le strade e che si sono dati da fare, quelli iracheni che con coraggio hanno manifestato per le strade di Baghdad, quelli che hanno rischiato la loro vita sul posto per cercare di liberarle, il direttore del quotidiano kuwaitiano Al Rai Al Am, il capo dei musulmani italiani che è volato in Iraq.

Tutti islamici…
Che si sono mobilitati per salvare delle "occidentali cristiane", parte di quel mondo che ha scatenato la guerra, che durante la loro liberazione stava bombardando Bassora. E verso le quali forse avevano qualche diritto di provare qualche risentimento.

Ma, come dice la Lettera a Diogneto, esse sono in "quel" mondo, ma non "di" quel mondo.
Come ha detto il segretario del capo dei musulmani in Italia: "le consideriamo nostre sorelle".
Questa è la lezione che ci danno le due Simone.
E adesso lavoriamo per liberare i milioni di ostaggi iracheni: ostaggi di questa guerra..

Dov’è la guerra di civiltà? Qualcuno l’ha vista?
Forse è solo nella testa di qualcuno.
I popoli possono dialogare.

"Fai del bene e riceverai del bene, diceva mio nonno".

Non sempre funziona: lui è morto giovane, povero (il socio l’aveva derubato di tutto), di un male incurabile.

Ma credo avesse comunque ragione.                     
                                                                                               


















postato da carnesalli | 18:02 | commenti (11)

lunedì, settembre 27, 2004
 
C – Chiodi (robe da) – ovvero, come disse il Manzoni,
”Voi siete liberi; ma che gioveravvi la libertà del pensiero, se voi non avete pensieri?”

Piccola antologia di affermazioni scelte a caso, ma proprio a caso, tra le mille possibili.
Chi crede può dare il suo contributo allo “stupidario”.
(Anzi: premio - foto con dedica di Bondi in livrea nel giardino di Arcore…- a chi suggerisce la più bella.)

Berlusconeide
Dategli una TV: “In Italia la televisione pubblica è interamente in mano alla sinistra. Nella televisione privata, due canali su tre pendono a sinistra e comunque essa non pratica mai la diffamazione: non ha mai attaccato la sinistra…Nell’ultima campagna elettorale era difficile per me parlare del mio programma in televisione: ho dovuto attaccare dei manifesti”;
Eddai: “Il 90% dei giornalisti italiani milita sotto le bandiere del comunismo”;
Cazzata: “si tratta di un regolamento di conti all’interno della sinistra” (a proposito dell’omicidio D’Antona);
Fede: “Prima ero critico, ma adesso comincio ad apprezzarlo. E’ un baluardo per la democrazia e l’informazione”;
Accerchiamento: “C’è una centrale italiana della sinistra che si mette in contatto con gli amici nei vari paesi, che attivano altri giornalisti per costruire critiche contro di noi”;
Eh!: “Non sono tessere false, sono tessere vere. Solo che chi le ha ricevute non sapeva di averle” (a proposito di “tessere fantasma” di F.I.);
Tra le più belle: “Mai mi occuperò di questioni televisive…”; “La P2 raccoglie gli uomini migliori del paese”; “Mi hanno ferito nella cosa che ho più cara: l’immagine”;

Via col vanto: “Quando vedo tutte le difficoltà che abbiamo, quando penso al cumulo di lavoro che ci viene addosso e alle soluzioni che riusciamo a trovare penso mi stia venendo (sic!) il complesso di superiorità. E mi dico: meno male che ci sono io, un altro al posto mio cosa avrebbe fatto?”;
Quaqquaraqqua: “Guardando in giro, vedo che non c’è un governo migliore del mio. Ho un complesso di superiorità che stento a frenare”;
Non pago: “Silvio Berlusconi ha dato dimostrazione di saperci fare….sono quasi un santo…la politica mi è stata imposta dalla storia…chi non vorrei essere se non fossi Berlusconi? il figlio di Berlusconi…Non posso parlare di me e dire che sono il migliore. Ma io lo so che sono il più bravo…non c’è nessuno sulla scena mondiale che può pretendere di confrontarsi con me” ecc. ecc.

“Berlusconi ha un complesso di superiorità così vistoso che quando pensa a Dio, lo vede come qualcuno da annettere.” V.Sgarbi.

“A dargli tale illusione aveva molto contribuito la vanità e quella sconfinata fiducia nelle proprie possibilità, alla quale ben s’addice il nome di ‘invaghimento di sé’….avvezzo a una morbosa ammirazione per sé stesso, aveva in gran pregio il proprio ingegno e le proprie attitudini e a volte quand’era solo si compiaceva perfino del proprio volto riflesso nello specchio.”
F.Dostoevskij, “Delitto e castigo”.
(Poi si chiedono a cosa “serva” la letteratura….ndr)

Padania libera e becerume consimile (anzi, traduciamo nel loro idioma: “robb de ciod”)
Forni crematori: “Gli aiuti vanno dati primo di tutto ai nostri fratelli. L’immigrato non è mio fratello, ha un colore della pelle diverso. Peccato che il forno crematorio del cimitero di Santa Bona per loro non sia ancora pronto”. Stiffoni, Lega Nord
Radici cristiane: “La Consulta ha dichiarato illegittima la Bossi-Fini che prevede l’arresto dei clandestini appellandosi ai diritti dei cittadini italiani. Ma gli stranieri non sono cittadini italiani, sono stranieri. Non dobbiamo soccorrerli, nella legge è previsto l’uso della forza”. Calderoli, Ministro, Lega Nord
Riforme condivise: “O ci pensano le autorità oppure lo faremo noi. Se Roma continua a opporsi alla polizia regionale abbiamo il dovere, come patrioti padani, di dare vita a squadre padane per mantenere l’ordine”. Borghezio, Lega Nord.
Tolleranza : Federalismo come "convivenza di cani e gatti" a proposito della proposta della Regione Toscana di "considerare" le coppie di fatto. Calderoli, Ministro, Lega Nord
Animi sensibili (da La Padania):
“E’ un sacrosanto diritto di ogni individuo discriminare qualcuno o qualcun altro in base a criteri personali. Una società in cui non è possibile discriminare non è una società libera”.
“Noi padani non vogliamo pagare la bella vita a tutti i diseredati di questa terra, ma siamo pure stufi di mantenere il mezzogiorno d’Italia”

Beh, davvero basta così.

Varia umanità
- “Mobilitiamoci contro il pacifismo, che è una caricatura della pace. Ponzio Pilato fu il primo pacifista della storia. Quello che se ne lavò le mani… Proprio il fatto che siano state colpite delle operatrici di pace è la riprova che non serve un imbelle pacifismo”. Gianfranco Fini, An
- Di Simona Torretta e Simona Pari: "quelle due signore il cui ruolo in Iraq è tutto da chiarire” G.Selva, An
- “Tra di noi ci sono molti juventini: Berlusconi è molto democratico, ci lascia fare il tifo per la squadra che vogliamo”. G.Carlucci, F.I.

Adulatori
Prete a porter: “Forza Italia è un miracolo della provvidenza. L’avvento di Berlusconi è un evento quindi non spiegabile con la ragion politica” G.Baget Bozzo
Prono a tutto: “A volte sono indicato come un adulatore di Berlusconi. Ma non mi sento adulatore di nessuno. Difendere Berlusconi significa difendere la democrazia” R.Schifani, F.I.
E poi:
Sandro Bondi “L’Italia grazie a Berlusconi sta svolgendo un’azione storica all’altezza delle sue vocazioni universali”:
M.Mosca: “L’unico che ha coraggio, l’uomo che ha fatto più di tutti in Italia”;
C.Taormina: “Il premier è riconosciuto come l’uomo politico più autorevole della comunità internazionale per trovare buna soluzione e persino per conservare la pace” (sulla crisi irachena).

Incredibile ma vero
Neobolscevichi: “Io sono un cattolico liberale e non condivido chi esclude il dissenso. Niente purghe. Ben vengano gli intellettuali di sinistra, come Ferrara, Pigi Battista, Feltri..” C.Taormina, F.I.
Arcore for Africa/1: “Lei è il direttore della Fao? Allora dovrebbe dimagrire di più…tra poco ci sarà un contro vertice alla toilette. Sbrighiamoci con le discussioni, chè mi è venuto un certo languorino” (S.Berlusconi al vertice mondiale della Fao);
Arcore for Africa/2: “Bisognerebbe accorciare un po’ gli interventi perché la nostra non sarà una tragedia…ma anche noi abbiamo fame…il pranzo è pronto” (ibidem, al presidente del Togo che gli sta spiegando la tragedia di 13 milioni di morti per fame in Malawi).
Coerenza: “Il condono è comunque una forma di prelievo fuori legge….” (G,Tremonti)

Bestialità: “…non esiste una sola idea, non esiste una sola donna da sposare. Occorre un razionale rispetto della propria bestialità: se io provo un istinto...nei confronti di una donna che non è sempre la stessa, mi devo comportare di conseguenza” (Sgarbi)
Pinzillacchere: “Mio fratello è vittima di una concussione, qui non è stata pagata nessuna tangente. E poi sono cifre risibili”.

Revisionismi
- “Credere, obbedire, combattere” La scritta è stata fatta restaurare dal sindaco di Palmanova (An) sulla facciata della scuola elementare.
- Il sindaco di Ragusa (An) vuole erigere un monumento a F.Pennavaria fascista locale. Tra i suoi meriti? “Fu liberatore di Ragusa, smarrita nella follia rossa del 1920”. Al suo attivo l’uccisione di una sessantina di antifascisti.

(Raccolta curata da un "nazista", - Giovanardi dixit -, e agguingiamo anche questa, che ha firmato per l'abrogazione della legge sulla fecondazione assistita).

La testa del chiodo

La palma della mano
i datteri non fa,
sulla pianta del piede
chi si arrampicherà?

Non porta scarpe il tavolo,
su quattro piedi sta;
il treno non scodinzola
ma la coda ce l’ha.

Anche il chiodo ha una testa,
però non ci ragiona:
la stessa cosa capita
a più di una persona.
(Gianni Rodari)

************
Per non dimenticare:








































postato da carnesalli | 08:55 | commenti (17)

venerdì, settembre 24, 2004
 
Perchè?
                                                                                                                                                      






Ogni uomo è mio fratello, e va bene.
Ma perchè proprio loro?
Perchè questa agonia? Perchè giocare con cinismo coi sentimenti di tante persone? Perchè titillare fino al dolore la nostra parte più intima? Ma come fanno? Quando finirà?
Perchè questa impotenza? Perchè questa rabbia che mi morde dentro?
Che risponderò quando mi chiederanno: "dov'è Abele, tuo fratello?" e io mi morderò le labbra, consapevole di non aver fatto abbastanza per tutti gli Abele di questa terra.
Perchè deve sempre vincere Caino?




postato da carnesalli | 12:07 | commenti (18)

martedì, settembre 21, 2004
 
M - Carabinieri (sarebbe stato Moratti, ma è quasi la stessa cosa...)
“Carabinieri in una scuola di Roma per chiedere informazioni su chi è contrario alla riforma Moratti”

Al Comandante
dei Carabinieri
di Roma

La presente per comunicarle che non condivido in nulla la (contro)riforma della scuola detta
Moratti: neanche nella punteggiatura.
La considero discriminatoria, sbagliata, bigotta e dannosa.

Ho manifestato contro di essa, e lo farò ancora se necessario.
Chiedo comunque le attenuanti: sono debole di stomaco e quella riforma è proprio indigeribile.
Veda Lei cosa fare (o cosa le hanno detto di fare): io da parte mia avrei una preferenza per il carcere di Porto Azzurro.
Per via del mare, sa.
Un saluto dovuto, ma con poca stima.


P.S. mi saluti il ministro Brichetto (in arte Moratti)

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=37923





postato da carnesalli | 08:23 | commenti (19)

lunedì, settembre 20, 2004
 
P – Promemoria
“Ovviamente la gente comune non vuole la guerra, ma in fin dei conti sono i leader di un paese a fare politica, ed è sempre semplice trascinare un popolo – che si tratti di una democrazia, di un regime fasciata, di un regime parlamentare o di una dittatura comunista. Che faccia o no sentire la sua voce, il popolo può sempre essere piegato agli ordini dei capi. E’ facile. Basta digli che è sotto attacco e accusare i pacifisti di non essere patriottici e di mettere la patria in pericolo. Funziona nello stesso modo per tutti i paesi”.
(dalla deposizione che il criminale di guerra nazista Herman Goering pronunciò al processo di Norimberga)


“Mobilitiamoci contro il pacifismo, che è una caricatura della pace. Ponzio Pilato fu il primo pacifista della storia. Quello che se ne lavò le mani… Proprio il fatto che siano state colpite delle operatrici di pace è la riprova che non serve un imbelle pacifismo”.
Parole di Gianfranco Fini, per una sfortunata congiunzione astrale vice presidente del consiglio, che, non pago, ha anche lanciato un appello alla guerra contro il “pacifismo”.
Cioè – in buona sostanza - un appello alla guerra (sola igiene del mondo di marinettiana memoria?).

Pacifisti quindi considerati come coloro che giustificano il terrorismo solo perché non giustificano la guerra (propaganda simile a quella del ventennio...chi ricorda i “disfattisti”?)

Sono di ieri gli insulti di Fini.
Ma prima abbiamo dovuto sopportare i titoli villani di “Libero” (Libero da che poi? Dall’intelligenza?), gli sfottò di molta stampa e televisione, quasi tutta ormai in mano alla stessa persona, le prediche saccenti con annesso sguardo da compatimento (“ma come fate a non capire…”) di molti “intellettuali” a libro paga del medesimo soggetto.
Del resto lo stesso Berlusconi - non so quanti se lo ricordino – dichiarò in occasione della guerra in Iraq: “i sondaggi dicono che la maggioranza è contro la guerra: dovremo fare una campagna mediatica in modo che il pubblico cambi idea” (il pubblico? ndr).

Vorrei dire a lorsignori: non ho cambiato idea.
E, per favore, non prendeteci per il culo.
Ciascuno si assuma le sue responsabilità, ma senza truccare le carte.
E ciascuno faccia i conti con la sua coscienza (anche se mi rendo conto della difficoltà di più d’uno di trovarla).
E soprattutto faccia i conti con i morti di questa guerra. Sbagliata. E inutile.
Imbelle sarà colui il quale combatte il terrorismo con le parole (e con la pelle degli altri), ma non con i fatti.
E i fatti dimostrano che le formule della “guerra preventiva” e della “guerra al terrorismo” diffondono il fenomeno, lo legittimano tra i disperati della guerra, anziché individuarlo, isolarlo, reprimerlo.
Perché così è più facile: sia nell’individuazione dei bersagli che nell’uso delle armi tradizionali (e magari perché c’è un qualche rientro economico).
Ma ormai nemmeno Bush osa sostenere che la guerra in Iraq sia stata motivata dal terrorismo.

L’accusa di Fini è un po’ come la favola del lupo che accusa l’agnello di sporcargli l’acqua da bere pur essendo, lui, a monte…
Ma il messaggio è chiaro.
Il regime tiene d’occhio i suoi confini: fate opposizione, ma senza la pretesa di sfidare il potere.
Noi siamo pronti coi nostri media, i nostri giornali, i nostri “liberi” commentatori, come l’esimio professor Galli della Loggia che ha scritto “quattro editoriali quattro” consecutivi sul Corriere per denunciare l’egemonia culturale della sinistra (in un Paese nel quale – notizia di oggi - cambiano il nome ad una biblioteca perché intitolata a Neruda…).

Chi insiste può scegliere: o apparire un pericoloso estremista esaltato - come indugiano le telecamere sul solito cretino col passamontagna... - che parla di cose che non si vedono in Tv (e quindi non esistono) o essere raccontato come un fiancheggiatore dei terroristi. La vocina che continua: pacifista, terrorista, antiamericano...
Per il regime esiste un solo occidente: il suo. Una sola America: quella di Bush. Una sola parte giusta: la guerra. Un solo nemico, chi fa opposizione, e dunque è terrorista.
Il terrorismo è l’alibi per “terrorizzare” chiunque dissenta. Ed emarginarlo.

E se le cose non stanno come ce le raccontano, poco importa.
La capacità di fuoco è troppo alta ed ha alle spalle una intensa sotto-cultura.
La strategia è chiara: accusare prontamente di tradimento e collusione col nemico (col terrorismo) chiunque osi parlare di politica invece che di guerra, di rispetto reciproco invece che di dominio, di economia invece che di carri armati.
Ti dicono e ti fanno dire che la scelta è tra trattativa e guerra; ma che chi tratta cede al terrorismo ed è, come si diceva nel ventennio, un debosciato.
Quindi: linea della fermezza e unità nazionale; che vuol dire, come ai vecchi tempi: credere, obbedire, combattere. A quando l’orbace?
E sono apprezzati nel regime solo gli oppositori che alla fine cedono, stanchi di fare opposizione contro l’informazione unica.
Il regime li ringrazia; e chi non vuole scomparire ringrazi, anzi, per gli spazi subalterni che vengono riservati ai”moderati”: 3 etti di Boselli, 50 grammi di Mastella, un pizzico di Polito (questi in piccole dosi).

Allora non ci resta che cantare “noi non ci saremo” e continuare a coltivare spirito critico e spazi di libertà e di parola.
Resistere e non lasciarci condurre e rinchiudere nel “nuovo confino mediatico” che essi intendono: non un’isola dove “fare villeggiatura”, secondo la felice affermazione del premier, ma credere ai loro discorsi, alla loro televisione, ai loro giornali, ai soliti solerti e servili politologi.
Ribellarci all’omologazione e diffondere il contagio.

E ci resta il voto, in uno dei momenti peggiori della nostra storia.
Senza fare – per una volta - troppo gli schizzinosi.
Se proprio dobbiamo, litigheremo dopo. Semmai.


“E’ vergognoso che non si sottragga alla faziosità di chi vuol dividere. Ignora che l’impegno di solidarietà a cui si sono dedicate Simona Torretta e Simona Pari è parte essenziale di quel movimento per la pace contro cui l’onorevole Fini si scaglia così rozzamente”(P.Fassino).





postato da carnesalli | 17:53 | commenti (7)

venerdì, settembre 17, 2004
 
S – Silenzio
Come sempre mi ha stuzzicato molto quanto scritto da Momi….quellachenonsei (momi)
La sua “poesia” mi arriva sempre diretta al cuore (e al cervello): poche parole, ma ciascuna con lo spessore di cento pensieri. Un distillato.
Volevo pensarci di più, ma non ce l’ho fatta (sempre con l’avvertenza che la sua è poesia, la mia prosa…)



























































“La mia regola
è usare soltanto parole
che migliorino il silenzio”
(E.Galeano)



Amo il silenzio.

Il silenzio è fare spazio all’altro o “ad altro da sé” (dolore rabbia rimpianto emozioni...).
Qualche volta per guardare meglio in se stessi: non per perdersi, ma per ritrovarsi.
Piano piano esso copre e sommerge quanto è sempre in superficie e invade e occupa tutto il nostro essere; ci serve per fare decantare l’insieme frenetico dei sentimenti, delle voci, delle sensazioni che ci occupano ogni giorno.
E non mi basta un momento: è necessario uno spazio che mi permetta di scendere nel profondo.
Il silenzio comincia con l’assenza delle proprie parole, ma esige anche il silenzio degli altri, lo smorzarsi progressivo di ogni richiamo interno ed esterno.
Non è proprio a portata di mano: la nostra “civiltà” e la nostra “cultura”, abitate da mille e mille voci e rumori, rendono difficile il silenzio. E’ una conquista che avviene lentamente.
Per questo amo la montagna e il suo conquistato “assordante” silenzio.
Bisogna scendere nel profondo di sé, là dove i rumori giungono attutiti e perdono di spessore.
Bisogna costruirlo, il silenzio: spenti tutti i rumori e fatte tacere tutte le voci (se ci riesci), c’è poi da aprire porte e finestre e affacciarsi finalmente non su orizzonti di scene fittizie ma sulla realtà più vera di noi stessi.
Ci rende trasparenti a noi stessi: e diventa difficile mentirci.
Qualche volta si ha paura di noi stessi, qualche volta ci si sente perduti in un labirinto… ecco perché il silenzio diventa solitudine, perchè ci spinge fino alle soglie di noi stessi dove niente e nessuno può prendere il nostro posto.
Ed è inutile allora bluffare.
Oggi mi pare che si abbia paura della solitudine, come del silenzio; così ci riempiamo di rumori e cerchiamo di non restare mai soli, forse per poterci “nascondere” meglio.
E c’è un pericolo: la nostra società ha distrutto la solitudine più feconda e ha creato la solitudine, per così dire, amara; è possibile comunicare a distanza con facilità, ma paradossalmente mai come oggi siamo soli.
Ma credo ci sia bisogno di silenzio: una massificazione di uomini e cose sta avvolgendo la storia di questi anni e via via uccidendo i segni della personalità, della libertà, della fantasia di ciascuno.
Tutto tende alla massa: la cultura , l’amore, la politica, l‘economia, il divertimento…
Eppure resta in me un sogno di libertà, di personalità, di voglia di pensare da solo.
Di tornare ogni tanto all’essenziale: oggi tutto sembra essenziale, imprescindibile.
E tanto più è effimero e tanto più viene descritto come essenziale: conta più l’avere che l’essere.
Ho bisogno – almeno di tanto in tanto - di sgombrare macerie e relitti che ingombrano il campo quotidiano e mi impediscono di vedere nel profondo, di abbandonare la zavorra, il ciarpame che appesantisce il passo, per dare “fiato” alla mia esistenza.
Ritrovare le linee semplici e pure della verità, chiamare le cose col loro vero nome, interrompere il commercio che facciamo della vita fino a farne, come dice Kavafis in una bella poesia che ho già riportato, una “stucchevole estranea”.
Arrivare alle cose che contano, “elaborare lutti”, ridare senso e valore alle parole.

Oh, silenzio e non fuga o chiusura: questo “silenzio”, questa “solitudine” è sempre ai confini della terra abitata da tutti e conduce sempre all’incontro.


Fermarsi alla stazione di servizio a fare il pieno.
Ma per poi riprendere il viaggio.



P.S. non c’entra nulla, ma consiglio la lettura silenziosa di questo articolo di Corrado Stajano
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=EDITO&TOPIC_TIPO=E&TOPIC_ID=37840



postato da carnesalli | 17:46 | commenti (14)

giovedì, settembre 16, 2004
 
E – Equivalenze
“Se non entriamo nelle città le lasciamo in mano ai ribelli. Se entriamo provochiamo tanta distruzione da far crescere l’odio contro di noi” (Gen. P. Chiarelli, americano, dall’Iraq)

Poco importa sapere se le due giovani Simone sono state rapite da terroristi o dai servizi segreti di qualche paese. In fondo credo che sia sostanzialmente la stessa cosa.

Secondo me guerra e terrorismo sono - se non proprio due fenomeni uguali (così nessuno si straccia le vesti con l’equivalenza Bush = Bin Laden) – certamente speculari: due facce della stessa medaglia.
Forse (?) inconsapevolmente.
Mi spiego.

Il cosiddetto “patto dell’occidente” contro il terrorismo in fondo rappresenta solo un contributo ai programmi dei terroristi. Essi infatti con il rapimento delle due volontarie (ma anche dei giornalisti…) intendono fare terra bruciata tra sé stessi e la guerra. Il lavoro di quelle volontarie dava un’idea dell’occidente diversa da quella dei carri armati e dei bombardamenti. Perciò i terroristi vogliono cacciare coloro che svolgono un’attività sociale, per fare in modo che l’occidente sia visto solo come “violenza”.

Dall’altra parte c’è chi urla di una presunta superiorità dell’occidente, chi spinge attraverso guerre scriteriate e insulti odiosi  masse di donne e uomini (uguali a noi), spaventati come noi, nelle braccia dei terroristi.
E questo in una spirale perversa, in un avvitamento progressivo.
Per questo non possiamo continuare a seguire passivamente Bush nella sua dissennata visione panmilitare della lotta al terrorismo, proprio perché essa non è mai cominciata e non ha certo niente a che fare con i combattimenti in Iraq.
Tanti italiani che amano l’america lo sanno: non c’è nessuna lotta al terrorismo. C’è solo una guerra, motivata con ragioni false, ad un paese che non capisce, e potrebbe non essere l’ultimo.
E c’è la guerra del terrorismo contro di noi (cristiani, ebrei, islamici…)
Da una parte un colpire a caso un nemico senza luogo, senza volto.
Dall’altro, protetto da guerre sbagliate, il terrorismo continua la sua guerra: tanto chi deve combatterlo ha altro da fare.

Fondamentalmente guerra e terrorismo non  ottengono altro risultato di spingere e alimentare una “guerra tra civiltà”.

Per questo opporre contro il terrorismo un patto del solo occidente favorisce questa operazione, perché porta all’isolamento i governi islamici che sono vittime del terrorismo e consegna ai terroristi l’egemonia su tutto l’Islam (e qui occorrerebbe una maggior presa di posizione del mondo islamico nel condannare i terroristi; ma è anche vero che noi avremo  l’autorità morale di chiederlo solo quando forze militari dell’occidente smetteranno di bombardare e uccidere iracheni innocenti)

Pace non è allora solo assenza di guerra, o fine di questa guerra. E’ interrompere questa spirale di odio tra “civiltà”. Questo guardare con sospetto ogni persona diversa da noi.
E’ cercare il dialogo, il rispetto reciproco. Tra paesi e tra persone.
In un dialogo tra diversi noi rendiamo produttivo il conflitto. Del resto delle due l’una: o negazione del diverso o vivere assieme nel dialogo.
Quello che è impossibile è l’idea di una convivenza tra separati, l’idea del muro, perché nessun ghetto e nessuna muraglia potranno durare. Anche perché contraddicono la logica dell’età globale.
In un mondo caratterizzato sempre più da processi di mondializzazione e globalizzazione, le barriere e i muri sono destinati a cadere; in una umanità che diviene sempre più un’unica famiglia, le differenti culture, etnie e religioni sono chiamate non solo a incontrarsi, ma a convivere e arricchirsi. Non dobbiamo pensare che le culture siano sistemi di valore in lotta mortale tra loro, né dobbiamo eleggere la nostra cultura a verità indiscutibile: uno sguardo che non guarda più nell’unica direzione in cui convengono tutti gli sguardi (questo è il traguardo) è uno sguardo che non vede, una cecità travestita da visione.
Il male è pensare la differenza senza relazione e la relazione senza differenza.
Ed è un discorso di educazione.
Noi viviamo in questo mondo e diamo tutto per scontato, senza aver mai provato l’umiliazione del migrante, i morsi della fame, la tragedia delle guerre (o essendocele dimenticate).
Se insegniamo sempre e solo la nostra civiltà e i nostri eroi, visti da un punto di vista egocentrico, non impariamo a diventare cittadini di un mondo che prima sembrava infinito e che adesso constatiamo essere limitato nelle risorse.
E’ inutile che seguitiamo a pensare che il modello di civiltà occidentale sia il migliore e che dobbiamo estenderlo a quanti più paesi possibile, anche se non lo vogliono, ed è inutile, e dannoso, che ci inventiamo motivi giusti per guerre ingiuste, perseguendo l’enorme truffa di voler diffondere una democrazia globale.
Educare alla mondialità significa insegnare a cercare assieme modelli di vita accettabili per tutti, sostenibili sia per il pianeta che per tutti gli esseri umani che lo abitano, è insegnare conoscenze e comportamenti per arrivare a vivere un futuro di pace.
Questa è l’idea di base: cittadini che conoscano la realtà locale e quella mondiale, e abbiano la consapevolezza che tutti insieme, possono pensare di prefigurare scenari di convivialità per il futuro, convinti che la violenza, il colonialismo, l’imperialismo economico, la guerra con tutto il suo carico di sangue e distruzione, appartengono al passato nel cammino di civiltà.
Convinti che l’unica idea che ci potrà far “vincere” è quella della solidarietà, dell’accoglienza, della cooperazione, della ricerca assieme di valori condivisi, della centralità dell’alterità nella storia delle società, la globalità e la località, il saper riconoscere e accettare il contributo di ogni essere umano alla vita della comunità.
La solidarietà non è questione di generosità o compassione, ma di rispetto per l’altro, il riconoscimento del contributo dell’altro al mio benessere e delle molteplici forme e contenuti della creatività personale e collettiva nel villaggio globale.

Ponti,insomma, e non muri.
Sarà solo una coincidenza che le quattro persone rapite (due cristiane – due mussulmane) appartengano ad una associazione chiamata “Ponte per Baghdad”?


P.S. Nel frattempo, siccome la missione in Iraq costa troppo, il Fondo globale per la lotta a Aids, tubercolosi e malaria non riceverà i soldi promessi solennemente dall’Italia. Queste malattie uccidono sei milioni di persone all’anno.
I paesi poveri a rischio terrorismo ringraziano.

postato da carnesalli | 08:33 | commenti (10)

martedì, settembre 14, 2004
 
F - Follia (lucida)
L'amministrazione repubblicana americana ha voluto che dalla mezzanotte di ieri scadesse il divieto di libera vendita al pubblico di armi d'assalto di guerra (oh, però rimane in vigore il divieto di montare in canna un lancia granate!).
Così i papà e i nonni americani sapranno cosa mettere per i bambini sotto l'albero di Natale.
E' bene educarli fin da piccoli...

postato da carnesalli | 08:29 | commenti (18)

domenica, settembre 12, 2004
 
M - Miasmi e Margherite
L'abusivo appartenente al genere umano (ma il trucco è maldestro, dovrebbe prendere lezioni di lifting dal capobanda...)che si fa chiamare onorevole (sic) Gustavo Selva, di Alleanza Nazionale, ha definito Simona Torretta e Simona Pari: "quelle due signore il cui ruolo in Iraq è tutto da chiarire".
Già, che ci facevano lì, senza elmetto e fucile (anzi moschetto, visto il personaggio) quelle perdigiorno?
Che socialismo ("diavolo", secondo il lessico Selvatico) stavano facendo?
"Simona - si legge nel messaggio all'Unione islamica firmato dai genitori e dal fratello di Simona Pari - ci ha scritto che una settimana fa un papà iracheno ha voluto regalare a lei e all'amica Simona Torretta due margherite. Un dono accompagnato da queste parole "La margherita è l'unico fiore che cresce nella terra salata, con poca acqua. Dovete essere come questo fiore: continuate a fare il bene pur in condizioni avverse".
Qualcuno avvisi il signor Selva, per favore.
E quelli come lui.





postato da carnesalli | 17:22 | commenti (9)

sabato, settembre 11, 2004
 
Non permettere più Signore
che noi viviamo felici da soli.
Facci sentire l'angoscia
della miseria universale,
e liberaci da noi stessi.
(R.Follerau)











A Roma erano in 80.000.
A Milano siamo circa la metà ("plebeismo borghese dei lombardi" lo chiama Nando Dalla Chiesa), ma comunque moltissimi e colorati.
Molti islamici (che mostrano un qualche imbarazzo, ma si vede che sono felici di esserci: per una volta uguali).
Moltissimi giovani (o almeno a me sembra così, ma forse sto invecchiando io).
Struggenti le musiche di Lennon e Dylan che accompagnano il corteo (e per chi è accusato di essere antiamericano e antinglese non è male...)
Intenso il silenzio muto di slogan ma colmo di contenuti e sentimenti.
E di senso di fratellanza.
Qualche politico in cerca di voti, quello sì (ma l'unico rappresentante delle istituzioni presente, Filippo Penati, non è in prima fila, è mescolato alle persone a chiacchierare).
Ecco: forse ancora troppi con la loro etichetta, il loro striscione, le loro bandiere, il loro orgoglioso senso di appartenenza.
Che ci vuole, eccome se ci vuole.
Ma forse le due Simone ci hanno insegnato (ci insegnano!) che certi valori devono unire tutti, diventare minimo comune denominatore.
Che la pace va costruita anche dentro di noi, e deve crescere: in una sorta di disarmo interiore nei confronti dell'odio, della violenza, del razzismo e della discriminazione, di quella volontà di potenza, anche nel senso del consumismo, che ci sono nel nostro cuore.
Liberi dal posesso, dal consumare, dal dominare, per essere pacificatori.
Cominciare un mutamento dentro di noi per portarlo anche agli altri, anche nel silenzio, nel lavoro "anonimo", ma fattivo.
Il progresso dei popoli sta nella pace e la condizione della pace è nella giustizia.
Il problema è: quanta giustizia riusciamo a creare?.
Ognuno di noi dovrebbe essere tensione verso la giustizia e l'uguaglianza.
Tutti assieme, per una volta senza bandiere.











postato da carnesalli | 18:40 | commenti (2)

venerdì, settembre 10, 2004
 
U - Undici settembre (l'altro)
ovvero a proposito di esportare la democrazia, guerre di civiltà e altre amenità consimili.
"La vita è più dura di una catena..."
(Violeta Parra, poetessa e musicista cilena)
Settembre è per i cileni "il mese della patria". In settembre è la festa dell'indipendenza nazionale; e il 4 settembre 1970 "il popolo ha conquistato il governo", come disse Salvador Allende.
"Lottiamo prima di tutto per fare dell'America un autentico continente, poi per legarci nelle sue realizzazioni sempre più ai paesi del terzo mondo. Ed è chiaro che in tutto ciò riteniamo che il dialogo sia fondamentale. Perchè i popoli come il nostro lottano per la pace e non per la guerra, per la cooperazione economica e non per lo sfruttamento, per la giustizia sociale e non per l'ingiustizia.
...Se l'uomo dei paesi industrializzati è arrivato alla luna, è perchè è stato capace di dominare la natura. Il problema è che, se è giusto che l'uomo ponga i piedi sulla luna è più giusto ancora che i grandi paesi, per parlare simbolicamente, mettano i piedi sulla terra. E cioè si rendano conto che vi sono milioni di esseri umani che soffrono la fame, che non hanno lavoro, che non hanno cultura. Ecco perchè io penso, dunque, che sia giusto quell'auspicio che parla dell'uomo del 21° secolo: un uomo con una concezione diversa dell'esistenza, con un degno livello di vita, un uomo che non sia mosso esclusivamente dal denaro, un uomo che riponga fiducia in un sistema diverso di valori nel quale la ragione umanistica diventa la grande forza creatrice.
Voglio dire che ho fiducia nell'uomo, ma nell'uomo umanizzato: nell'uomo fratello e non nell'uomo che vive dello sfruttamento degli altri." (S.Allende)

Ma settembre è anche il mese della fine del sogno cileno.
L'11 settembre 1973 un colpo di stato - eseguito dal generale Pinochet, ma ispirato dalla CIA - rovescia il governo legittimo e democratico e consegna il potere ad una giunta di militari.
Nei cento giorni che seguono il golpe vengono fucilate 1823 persone, esecuzioni di massa in caserme e posti militari. I corpi fatti sparire.
Nei diciassette anni della dittatura i delitti diventano 3197.

"Immediatamente dopo il bombardamento aereo sono entrati in azione i carri armati, molti carri armati, impegnati a lottare intrepidamente contro un solo uomo: il presidente della repubblica Allende li aspettava nel suo ufficio, avvolto dal fuoco e dalle fiamme con la sola compagnia di un grande cuore.
Dovevano approffittare di una occasione così bella. Bisognava colpirlo, mitragliarlo, perchè mai si sarebbe dimesso dalla carica che il popolo gli aveva assegnato. Quel corpo è stato sepolto in un posto qualsiasi. E' andato verso la sepoltura accompagnato da una sola donna, la moglie, sulle cui spalle pesava tutto il dolore del mondo..." (P.Neruda)

















"Quando mi hanno annunciato 'ti uccideremo domani mattina alle sette' ho pensato: perchè dirmi con precisione l'ora della fine della vita?
Mi ha preso una strana pace. Stavo imparando qualcosa che era per sempre. Loro ti possono colpire, bruciare, rompere le costole, aprire la tua carne facendone uscire il fluido della vota, ma non possono toglierti la libertà se tu non lo vuoi. E' stata mia la libertà di decidere in qualsiasi momento. Si può decidere di non essere sconfitti, quindi rispondere con l'atteggiamento del vincitore. Si può girare il timone della propria barca quante volte si è deciso di girarlo. Se ti colpiscono, se ti torturano, se ti uccidono è perchè possiedi cose che loro desiderano e delle quali sentono necessità perchè non le hanno. Queste cose possono essere notizie, dignità, forza interiore o ragioni per rischiare e lottare, vivere e morire come l'amore incommensurabile per la gente. Coloro che erano qui a Villa Grimaldi per torturare tanti come me, mancavano di questo. Tutto ciò del quale noi eravano ricchi."
(Gladys Diaz, sopravvisuta miracolosamete alle torture)
Vinceremo, vinceremo
mille catene sapremo spezzare
la miseria sapremo vincere
(Vinceremo - inno di "Unidad Popular").
Il Cile è impresso nella mia carne e nella mia mente in modo indelebile.
Forse perchè negli anni della giovinezza le passioni sono più intense. In quegli anni poi erano particolarmente forti.
L'unico sforzo che mi impongo (ma in realtà non faccio nessuna fatica) è tenerle vive anche nella maturità...
Ai più giovani raccomando di leggere qualcosa sull'argomento (per esempio "Il sogno di Salvador Allende" edito da Baldini e Castoldi).
Non sempre la storia è maestra di vita, ma qualche volta la sua conoscenza e il suo ricordo impedisce il ripetersi di certi errori.
E comunque l'esperienze e l'esempio di altri aiutano la nostra vita: "Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini" (G.Falcone).
Non è stato ancora scritto il libro nero del fascismo: queste parole vorrebbero ricordare una storia su cui il fascismo che torna vorrebbe il silenzio.
***************
"Siamo davvero commossi nel vedere in quanti e con quale intensità si stiano stringendo intorno a Simona.
Lei e l'amica sono andate in Iraq per una iniziativa di pace e solidarietà a favore dei bambini iracheni. Sono due ragazze che dedicano la loro vita alla pace, alla solidarietà e a fare del bene per chi soffre. Chiediamo che si faccia tutto il possibile perchè tornino a casa sane e salve" (i genitori di Simona Pari)
Abbecedario aderisce
alla manifestazione
del giorno 11 settembre
alle ore 15 in P.za Cairoli
a Milano,
ed invita tutti i "fratelli di blog"
del circondario a parteciparvi.



















postato da carnesalli | 12:57 | commenti (5)

giovedì, settembre 09, 2004
 
P - Pillole (piccola e personale "rassegna stampa")
"L'Iraq è la guerra sbagliata, nel tempo sbagliato, nel luogo sbagliato, per le ragioni sbagliate. Eppure Bush vi ha speso i 200 miliardi di dollari che avremmo dovuto spendere per i nostri ospedali, le nostre scuole, gli 8 milioni di posti di lavoro che mancano, il nostro futuro" (J.Kerry, candidato democratico alla Casa Bianca);
"Un'assoluta idiozia che andrebbe lasciata cadere con disprezzo...giornalismo delle caverne che ad ogni impresa sanguinaria degli uomini incappucciati continua a domandarsi dove erano i pacifisti. Non certo ai convegni di Forza Italia. Erano in prima linea, a farsi ammazzare come Baldoni o a farsi sequestrare come Simona Torretta e Simona Pari" (A.Padellaro)
"Tagliare i fondi all'ANPI è un piccolo, reale passo in direzione dello smantellamento di una egemonia culturale che dura da infinito tempo...I tagli all'ANPI potrebbero evitare che ci si ostini a fondare l'identità patria solo ed esclusivamente in chiave antifascista...Di fatto la Grecia è figlia di Maratona, ma nessuno si sognerebbe di finanziare un'associazione di maratoneti (sic!)" (Marcello Dell'Utri, Il domenicale)
"Se avesse avuto la scorta Marco Biagi non sarebbe stato ammazzato..." (Cinzia Banelli, brigatista rossa che fece parte del commando che uccise Biagi).
Consiglio di lettura: Roberto Cotroneo sui fatti di Beslan
http://www.unita.it/index.asp??SEZIONE_COD=&TOPIC_ID=37597
postato da carnesalli | 08:30 | commenti (10)

mercoledì, settembre 08, 2004
 
O - Otto settembre 19..
Lettera ai giovani
Care ragazze e ragazzi,
l'8 settembre 1943 avevo trentatrè anni ed ero a Torino che è la mia città. Da soli quindici giorni ero uscito da un carcere dove ero entrato a soli ventiquattro anni per ragioni politiche.
Avevo cospirato contro il fascismo che io odiavo fin da quando ero ragazzo: il fascismo aveva tolto ogni libertà agli italiani e li mandava a fare la guerra ad altri popoli, ad uccidere ed anche a morire senza una ragione al mondo.
Che male ci avevano fatto gli abissini, i greci, i francesi, gli inglesi, gli jugoslavi, i russi?
Nessuno, eppure contro di loro il regime fascista aveva dichiarato guerra e per giunta l'aveva perduta, mandando a morire centinaia di migliaia di nostri ragazzi e riducendo l'Italia in rovina.
Il fascismo diceva che faceva questo per la patria ma non era vero: per me e per tanti italiani la patria è l'Italia che collabora con gli altri paesi mondo per il bene di tutti, non è l'Italia che aggredisce gli altri e opprime i suoi figli.
L'8 settembre, quando fu annunciata la fine della guerra contro gli inglesi e gi americani capimmo che i tedeschi sarebbero arrivati in armi per cancellarci, tutto cambiò.
Attorno a me vidi negli occhi di ragazze e ragazzi una nuova volontà di azione, l'impegno per cacciare i tedeschi e fascisti e dare all'Italia una convivenza democratica e una posizione attiva e aperta al mondo.
Quella era la vera patria.
In quel giorno cominciò la resistenza e capii che avevano senso i miei lunghi anni di carcere per la libertà.
Vittorio Foa






postato da carnesalli | 13:11 | commenti (6)

martedì, settembre 07, 2004
 

P - Pace (della pace, della guerra, del terrorismo e di ciascuno di noi)
Riflessioni di getto a margine di due commenti secondo me triti e demagogici (e un pochino guerrafondai) sul terrorismo e la violenza, trovati ieri sera sul blog di Enrì (nessunosisentaescluso.splinder.it) lasciati da un certo Walter.
Ho commentato, lasciando scritto che avrei risposto appena avessi avuto un po’ di tempo. Ma – essendo opinioni diffuse - più del tempo potè la “voglia”.
(Il limite dei bog è che se scrivi oltre 15 righe nessuno lo legge: chiedo scusa, certamente sarà più lungo, ma non mi tengo. Come direbbe Guccini: “a culo tutto il resto”.)
*****
- "Crediamo in Dio perchè con la grazia di Dio i missili americani falliranno il bersaglio e noi saremo salvi. Islamici del mondo uniamoci nel nome di Allah potente e misericordioso".
- "Dobbiamo liberare il mondo dal diavolo. Di questo siamo certi. Ne' la morte ne' la vita ne' gli angeli ne' i principi ne' le cose presenti ne' le cose future ci separeranno da Dio. Possa Egli benedire e guidare questo paese".
Sono due giuramenti di guerra e di distruzione: uno pronunciato dal Mullah Mohammad Omar, l'altra dal presidente Bush.
Primo punto: facciamo pure tutte le considerazioni e le analisi che vogliamo; esprimiamo orrore, rabbia, disperazione, paura, timore che si scatenino reazioni a catena di violenze.
Una sola cosa non possiamo fare: coinvolgere Dio.
Per favore non coinvolgiamo Dio.
Dio non c'è nelle guerre e nel terrorismo.
A Milano oggi 500 rappresentanti di tutte le fedi religiose del mondo si stanno incontrando per riflettere sul tema “Religioni e culture: il coraggio di un nuovo umanesimo, uomini e donne in cerca di pace”.

Dato a Dio quel che è di Dio, possiamo dare a Cesare ciò che è di Cesare: parliamo allora semmai dell'idea di pace e della risposta al terrorismo. Dividiamoci, se serve.
Non la divisione tra chi predica con qualche ipocrisia la purezza pacifista e chi è dilaniato dal problema di come mantenerla o ristabilirla, la pace (non prendiamo neanche in considerazione chi ci crede, nella guerra).
Siamo tutti pacifisti, nel senso che abbiamo come meta finale un mondo giusto e pacifico. Questa è etica.
Si tratta però di stabilire come arrivarci. E questa è politica.
Perchè esiste certo una contraddizione tra l'idea di pace e l'intervento armato in Afghanistan, per esempio.
Ma la contraddizione è la cifra della fase storica nella quale siamo chiamati a vivere.

Non siamo ne' integralisti ne' fondamentalisti: diamo sostanza alla laicità della politica e all'autonomia delle coscienze
nelle scelte da compiere.
Quasi mai per fortuna fare politica coincide con lo scegliere tra il bene e il male assoluti. Più spesso essa è mediazione di una contraddizione, scelta del male minore.
Certo dobbiamo spegnere i focolai del terrorismo, ma evitando azioni di guerra più generali, violenze che scatenerebbero altre violenze e allargherebbero il conflitto alle nazioni.
Ecco la coscienza allora che si dibatte tra questi due scogli, tra Scilla di un intervento contro il terrorismo e Cariddi dell'evitare morti innocenti (questione che non riguarda ne' le anime belle del pacifismo, per le quali il problema non si pone ne' chi propone improbabili classifiche di livelli di civiltà).

La prima cosa, il primo dovere allora è spegnere i focolai del terrorismo, anche perchè così è possibile tenere aperte le vie della pace e della giustizia; e il terrorismo odia la giustizia perchè il suo nemico primo è la sostanza di essa, cioè l'azione politica democratica.
Il terrorismo è violenza suprema, nasce dalla presunzione di possedere la verità sull'uomo e la ricetta per realizzarla sulla terra.

Esso va fermato, dunque.
Come?
Chi scrive pensa che ciò vada fatto anche con la forza, che - attenzione - è il contrario della violenza.
L'uso della forza è - dovrebbe essere, deve essere - esercizio controllato, razionale, proporzionato. E questo è' il secondo punto, il secondo impegno.
Certo la contraddizione rimane: la forza corre il rischio di trasformarsi in violenza e ciò scuote molte coscienze. La mia, in primo luogo.
Pur con qualche mal di pancia ritenni che l'azione in Afghanistan fosse volta a colpire il terrorismo dove principalmente di annidava: il Consiglio di sicurezza dell'ONU definì legittima l'inizativa richiamandosi all'art.51 della Carta delle Nazioni Unite. Lo stesso Segretario Generale espresse questo sostegno, e così quasi tutti i paesi del mondo.

Certo sono legittime preoccupazioni, ansie, contestazioni anche: tutti siamo dubbiosi.
Certo tutti sappiamo che Bush, che oggi si affanna per l'emergenza dell'antrace, all'ultimo G8 si era detto contrario perfino al controllo mondiale delle armi batteriologiche; tutti sappiamo che i terroristi di oggi sono stati finanziati dall'America fino a ieri.
E poi, basterà catturare Bin Laden per fermare il terrorismo?

Ma senza ostentare ipocrite certezze quella era una risposta (parziale ma utile) per salvare altre vite dalla violenza del terrorismo.

Per questo sono anche utili le marce per la pace, alla quale devono partecipare tutti, proprio perchè così possa restare aperta la contraddizione, perchè ci aiuti a riflettere e a confrontarci, perchè ci consenta di fare attenzione di usare la forza senza che essa degeneri nella violenza.
Crogiuolo di persone, di idee, di speranze. Aspirazione collettiva alla pace. Testimonianza sì, ma anche confronto, discussione tra chi sottolinea l'etica della responsabilità e chi quella della testimonianza (che però spetta a tutti).
E anche invito a ciascuno (ma proprio a tutti, uno per uno) alla ricerca della pace giorno per giorno.
Come sa e come può, con contraddizioni e responsabilità diverse.
Ma la cerca.
La cerca prima di tutto nella vita di ogni giorno, nel quotidiano, nei rapporti interpersonali dov'è altrettanto difficile: non come l'abito buono da mettere nei giorni di festa, ma come scelta di vita.
La cerca poi nell'impegno per una società più giusta, con meno disuguaglianze, perchè essa sia meno "violenta".

Ha detto tempo fa un vescovo nigeriano: "Finchè l'occidente non riconoscerà questo, ci saranno scontri e attacchi terroristici. Perchè ci saranno sempre fattori di rabbia, insoddisfazione, oppressione. Vi sarà sempre un kamikaze che dirà non ho nulla da perdere".

Ciò detto, certo questo discorso non vale però per la guerra in Iraq (o in Cecenia), non legittima, anche dal punto di vista degli obiettivi, guerra preventiva e unilaterale.
E in democrazia non contano solo i fini ma anche i mezzi: tanto più se il mezzo è la forza dell’unilateralismo americano, sfoggiata a nome di tutta la comunità internazionale come giudice e vindice.
L’uso della forza in alcuni casi può anche essere legittima, ma la democrazia deve difendersi restando se stessa.
Nessun paese, in nessun caso, può pretendere di incarnare una missione a nome della libertà della libertà, dell’occidente saltando a piè pari il diritto internazionale e arrogandosi ruoli mistici e ultrapolitici.
Anche perché vedendo le immagini di quella guerra (che continua) viene in mente quel film americano degli anni settanta – qualcuno lo ricorderà – che raccontava dello sterminio degli indiani americani (pellerossa) da parte dei bianchi americani (di allora): “Non si uccidono così anche i cavalli?”
Ebbene: non si uccidono così donne e bambini!
Civili, donne, bambini, a centinaia: morti sotto le bombe lanciate su Hilla (il Comitato internazionale della Croce Rossa parla di “orrore” con “decine di corpi smembrati”), morti dentro camion pieni di gente che cercavano salvezza (e i soldati che dopo si sono avvicinati ai sopravvissuti, gli hanno dato delle borse di plastica per avvolgere i cadaveri e gli hanno offerto dollari. Loro pensavano che fosse un modo per riparare l’errore: ma quanto “costa” una vita?).
Morti nei mercati, nelle case, negli ospedali, perfino in una maternità.
E’ proibito sparare sugli ospedali. E’ proibito da tutte le convenzioni. E’ un crimine di guerra. Quanti crimini sono stati commessi? Su Baghdad non sono state lanciate anche quelle che si chiamano le “bombe a grappolo”? (ordigni progettati da una mente perversa, che esplodono in aria e seminano proiettili tutto intorno, aggrappati a piccoli paracadute. Sono armi anti uomo: per uccidere più persone possibile senza danneggiare troppo le cose).
C’è una convenzione internazionale che le vieta, e soprattutto vieta di usarle nelle città.
E’ proibito assediare città, privarle di acqua e viveri: la malnutrizione è già grave per i bambini perché provoca danni definitivi nella salute.
Abbiamo visto al TG1 due iracheni arrendersi con le mani alzate e venire uccisi spietatamente, abbiamo visto prendere a cannonate i giornalisti.
Ancora la Gruber ha raccontato al TG1 “c’era un commerciante, armato per difendersi dai saccheggiatori e questi lo hanno indicato ai marines come un feddayn. I marines lo hanno ammazzato senza verificare niente”.
Abbiamo visto la feroce caccia al tesoro – insistente quanto vana – alle favolose armi chimiche del regime (a proposito: la foglia di fico di questa guerra, le “armi di sterminio di massa” dove sono? Saddam non ha pagato il conto e gli americani se le sono riprese indietro?).
La Convenzione di Ginevra del 1977 (art. 15, comma 4) recita: “sono vietati gli attacchi indiscriminati. Con l’espressione attacchi indiscriminati si intende: a) quelli che non sono diretti contro un obiettivo militare determinato”.
Al comma 5 dello stesso articolo si dice che saranno considerati indiscriminati tutti gli “attacchi mediante bombardamento, quali che siano i mezzi impiegati, che considerino come obiettivo militare unico un certo numero di obiettivi militari distinti situati in una città o in un paese o in un villaggio”.
L’art. 54 vieta ” di attaccare installazioni o riserve di acqua portabile”. Do you remember Bassora?

Certo il terrorismo fa paura.
Ma cos’è bombardare un ospedale, radere al suolo una fattoria, un quartiere residenziale, un mercato all’aperto?
Perché mai farsi esplodere vicino ad un carro armato deve essere considerato terrorismo più che sorvolare una città, in sicurezza, a diecimila metri d’altezza, e sganciare una bomba con decine di chili di tritolo sopra un mercato o su un quartiere residenziale?
E secondo l’Indipendent, prestigioso quotidiano inglese, al 6 aprile erano stati sganciati: 725 Tomahawk, 50 bombe a grappolo, 12.000 missili.
Il comandante H.Frank, comandante SS che ordinò di bombardare e bruciare il ghetto d Varsavia con migliaia di ebrei dentro si difese dicendo “sono stato costretto perché i terroristi si nascondevano tra la gente…”. Il Tribunale alleato, dopo la guerra, lo ha condannato a morte.
Il portavoce americano in Qatar ha usato più o meno le stesse parole.
Vogliamo condannarlo, almeno moralmente?
Come si fa a dire che tutto questo è solo “danno collaterale”, di una giusta azione politica militare volta a rendere più sicuro il mondo e più felici gli iracheni?
Non conta la “liberazione”, ma come la si è ottenuta: attraverso un sistema da far west per cui si fa da sé ciò che si crede la giustizia, attraverso una guerra per bande che fa a meno dello sceriffo.
Prosecuzione della politica con altri mezzi? No.
Decine di morti in un mercato non sono un danno collaterale: sono una carneficina.

Certo possiamo invocare una qualche moralità nello spiegare perché queste persone debbano morire.
Muoiono a causa dell’11 settembre, a causa delle armi di distruzione di massa di Saddam, muoiono per il mancato rispetto dei diritti umani, muoiono per il nostro desiderio di “liberarli”.
Non mischiamo poi la questione col petrolio, per carità!
Comunque sia, ci hanno raccontato che il vero responsabile era Saddam.
Non faranno il nome del pilota, naturalmente.
Né di chi l’ha mandato.
Né il nostro, che eravamo lì, seduti in poltrona a vederlo sganciare le bombe senza provare vergogna. O un moto di ribellione.
Ma anche di chi – avendo responsabilità politiche – non ha fatto fino in fondo tutto il possibile per fare sì che la guerra non iniziasse, anzi l’ha appoggiata, o forse no. O forse solo un pochino.

Ma poi: guerra contro il terrorismo. Questa guerra era stata teorizzata ben prima dell’attacco alle Torri Gemelle. Ma poi: guerra di liberazione; era già previsto un dopo Saddam interamente in mano americana, senza coinvolgimento di alcun organismo internazionale. Ma poi: guerra per la democrazia e non per interesse; questa guerra preventiva per la prima volta ha già appaltato il business della ricostruzione preventiva.
E’ la prima conquista di una nazione da parte di un’altra dai tempi della seconda guerra mondiale. E in quella parte del mondo è la prima conquista di un paese da parte dell’occidente dai tempi delle colonie (cioè da quanto nel 1936 gli italiani entrarono ad Addis Abeba): addirittura gli americani stanno pensando alle nuove banconote irachene e si stanno già stampando in America i nuovi libri di storia dell’Iraq “liberato”.

Ci ricordiamo ancora di Alì , il bambino iracheno al quale una bomba ha portato via la madre, il padre, i fratelli, la speranza e il futuro?
Al quale la bomba ha devastato il corpo e strappato le braccia.
Così, forse, non potranno crocifiggerlo un’altra volta.

E lo stesso discorso vale per la Cecenia: “il 20% della popolazione è stata eliminata. Rapimenti torture, stupri, esecuzioni di massa, un Paese distrutto: così è stata ridotta la Cecenia. Tutto questo è il risultato tragico di una politica disastrosa da parte russa e non penso che proseguire su questa via possa dare risultati diversi da quelli, terrificanti, che ha già dato. Giustamente si piangono i bambini uccisi a Beslan. Ma quante lacrime sono state versate per i quarantamila bambini uccisi dai russi negli ultimi anni in Cecenia?” (O.Dupuis, europarlamentare radicale)
E del resto ieri Putin ha cominiciato ad arrestare giornalisti per impedire che il mondo sappia veramente come sono andate le cose a Beslan.

Il mondo ormai è interdipendente: nessuna nazione da sola ha il potere e la forza per controllare e governare il mondo e risolvere i suoi problemi. Gli USA invece preparano politiche per il controllo del mondo globalizzato: ma queste politiche vanno contro la storia.
L’esercito americano è molto potente. Ma la guerra che conducono i terroristi è asimmetrica: loro non hanno stato, non hanno confini, non hanno un indirizzo, non hanno un nome.
Non hanno neppure una forza propria: usano la tua forza. Come quella lotta giapponese che si basa sull’usare la forza e lo slancio dell’avversario per vincere. L’atleta non deve essere forte, deve essere agile e sapere usare la forza dell’altro. Cos’ il terrorismo: quanto più sei potente tanto più il terrorismo è vincente contro di te.
Per questo la guerra preventiva e la violenza è una via perdente. Non indebolisce il terrorismo, lo rafforza.
Che fare?
Lottare contro le organizzazioni terroristiche, con forza, “intelligence”, uso del diritto.
Poi lotta contro le condizioni che permettono al terrorismo di proseguire. Condizioni, non cause, Non credo che le disuguaglianze, la povertà, l’ingiustizia, l’abisso che separa il nord dal sud del mondo siano le cause del terrorismo.
Però in quelle condizioni il terrorismo può svilupparsi
Allora occorre una politica di uguaglianza e di democrazia (ricordando che la democrazia non si esporta, anche perchè non esiste “la democrazia” ma “le democrazie”, non si può ridurre a modello unico)

Cambieranno le cose?
Come cantava B.Dylan “risposta non c’è o forse, chissà, dispersa nel vento sarà”.
Avremo la “follia” di cercare di acchiappare il vento?

Conserveremo la voglia di darci da fare o ci lasceremo trasportare dalla corrente?
E questo cosa può significare?

Significa che non dobbiamo solo essere partecipanti, ma anche protagonisti dell’impegno per la pace.
Significa che non dobbiamo essere solo pacifisti, ma anche pacificatori, costruttori di pace.
Significa insistere su questo argomento, tenendo testa alla disinformazione deliberata che piove su di noi.
Significa non dare retta a chi dice che siamo solo “anti”, ma dimostrare in tutti i modi che siamo “per”.
Significa non cedere al nuovo linguaggio di celebrazione della superiorità, delle razze, della violenza, della bellezza della guerra.
Significa fare scelte coerenti a tutti i livelli, scegliendo chi difende i valori della pace, e non solo a parole.
Significa fare la nostra parte, giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, persona dopo persona.

Significa vivere la pace come cammino.

Tonino Bello ( uomo impegnatissimo sul fronte della pace) scrisse:
“La pace come cammino”
A dire il vero non siamo molti abituati a legare il termine pace concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire:
“Quell’uomo si affatica in pace”,
“lotta in pace”,
“strappa la vita coi denti in pace”…

Più consuete, nel nostro linguaggio, sono invece le espressioni:
“sta seduto in pace”,
“sta leggendo in pace”,
“medita in pace” e,
ovviamente, “riposa in pace”.

La pace insomma ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante.
Più il confort del salotto che il pericolo della strada.
Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.
Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.

Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista.
Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio,
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.

Si, la pace prima che traguardo, è cammino.

E per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni.
Forse anche le sue soste.
Se è così, occorrono attese pazienti.

“Noi oggi viviamo in un mondo dove purtroppo si sono formate nuove e non meno gravi forme di schiavitù: quelle prodotte dalla miseria e dalla guerra, dall’ingiustizia sociale e dai soprusi dei potenti, dai miti del successo e dalla manipolazione del consenso….ricercare assieme concrete soluzioni a queste piaghe e per rinnovare il nostro impegno contro la logica della violenza e dell’egemonia, dell’individualismo e del profitto che minacciano o cancellano le espressioni della vera libertà e democrazia.
La pace che oggi ci appare lontana e che non è in nostro potere, potrà diventare realtà in un domani vicino se uomini e donne di buona volontà, a qualsiasi fede o cultura appartengano, si uniscono…per costruirla dentro i processi della storia. Quanto è accaduto con la schiavitù, potrebbe avvenire anche con la guerra: non più il ricorso a conflitti bellici per risolvere i problemi e le tensioni internazionali. “
Sono le parole che il cardinal Tettamanzi ha pronunciato a Milano domenica davanti ai rappresentanti di tutte le fedi del mondo.

Non ho difficoltà a farle mie.

















Dedicata ai bimbi di Beslan e a tutti i bambini che soffrono nel mondo.
E a chi continua imperterrito a fare la domanda idiota:
ma dove sono i pacifisti?

P.S. - Ogni cinque secondi nel mondo un bambino muore di fame o di malattie legate alla denutrizione.
Ci toglie meno appetito sapere, ma non vedere, che migliaia di bambini muoiono schiantati dalla fame, da Stati che li mandano a combattere, o da chi li condanna all'inferno delle miniere.
Le immagini inteneriscono.
Gli altri contano meno.
Forse perchè in quel caso anche noi siamo responsabili.
Ora, silenzio.






postato da carnesalli | 08:16 | commenti (12)

lunedì, settembre 06, 2004
 
I - Immagina...

 Imagine there's no heaven
 it's easy if you try,
 no hell below us,
 above us only sky,
 Imagine all the people
 living for today...
Imagine there,s no countries
it isnt hard to do,
nothing to kill or die for,
no religion too,
imagine all the people
living life in peace...
Imagine no possessions
i wonder if you can,
no need for greed or hunger
a brotherhood of man,
Imagine all the people
sharing all the world...
You may say I'm a dreamer,
but I'm not the only one,
I hope some day you'll join us,
and the world will live ad one.
(Imagine, John Lennon, 1971)

"Ricordiamoci che la civiltà non è segno di debolezza,
e che la sincerità deve essere sempre messa alla prova.
Non dobbiamo mai negoziare con la paura.
Ma non dobbiamo mai avere paura di negoziare".
(John F.Kennedy, 1961)


Per tutti i bambini del mondo!

















postato da carnesalli | 08:37 | commenti (5)

venerdì, settembre 03, 2004
 
O - Ottim/pessim-ismo
(ultime - per ora - dal mondo)








    Ossezia:
    la madre
    di un bambino
    rinchiuso
    nella scuola,
    ostaggio di
    ostaggi...

















      Sono ottimista:
      un giorno la terra
      servirà a concimare
      un pianeta lontano.
     (Altan)







Un mio amico saggio diceva: il pessimista è solo un ottimista informato.






postato da carnesalli | 13:00 | commenti (14)
 
V - Vacanze (un pò di leggerezza con qualche rimpianto...)
Sento da più parti in questi giorni esibire racconti di vacanze inenarrabili, dense e faticose da spompare Bordin.
Più da turisti che da viaggiatori; spesso alla ricerca spasmodica di quello sballo che, secondo me, nasconde solo una gran noia (o vista in positivo, voglia di fuga).

Io vivo (normalmente, ma con le dovute eccezioni) le mie vacanze nel senso proprio, etimologico del termine: "vuoto".
Mi sforzo di svuotarmi dal ciarpame che mi ha tenuto occupato e che ho accumulato durante l'anno, per riempirmi di "nuovo" o di "modo nuovo" di fare le cose e vivere le situazioni.
Leggo molto, sempre: ma quando mai posso dedicare mezza giornata a leggere un libro? (Tra l'altro: l'ultimo Montalbano è bellissimo. Luca, sono grandi i "siculi"!)
Le vacanze (non mi piace chiamarle ferie) mi sono servite per spezzare il ritmo, o, meglio, per seguire i miei ritmi: lunghe passeggiate in montagna, letture, goduriose adunate di amici, spesso intorno ad un desco imbandito, un pizzico di cultura (c'è un paesino in Val Bregaglia, dove Segantini andava a dipingere, di una bellezza struggente).
Talora anche solo scendere in paese con lo scopo dichiarato di cazzeggiare, perdermi in chiacchere, fare incontri casuali, ascoltare i racconti dei vecchi.
Talaltra anche solo permettermi il lusso di "oziare" (e nessuno dica che è il padre dei vizi!).
Il problema è rinchiudere poi la leggerezza e la libertà tra quattro mura, al ritorno...




postato da carnesalli | 09:23 | commenti (2)

giovedì, settembre 02, 2004
 
Dedicato a Mirella (incercadiutopie)...



    "La vera poesia
    si porta dietro il mondo
    con tutte le sue ossa.
    E ci porta dentro il mondo
    con tutte le nostre ossa"
    (E.Cavalli)





Per riderci su:
Per la nascita del suo bambino
"Ogni famiglia quando nasce un bimbo
lo vuole intelligente;
io con l'intelligenza
ho rovinato tutta la mia vita;
spero solo che il bimbo si dimostri
stupido ed ignorante;
coronerà così una vita placida
diventando ministro"
(Sou Che - Dinastia Sung 960-1278 d.c.)
(risposta semischerzosa al suo commento dell'1.9.2004)






postato da carnesalli | 08:51 | commenti (11)

mercoledì, settembre 01, 2004
 
R - Rimorsi (ma li avranno?)



  It's for you, Enzo




                                                               
postato da carnesalli | 08:47 | commenti (5)

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