ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

lunedì 16 gennaio 2012

febbraio 2008

venerdì, febbraio 29, 2008
 
C – (s) centro/2
 
Continuando il ragionamento già fatto sul centro.
Credo che sia errato (come ancora si continua a fare) definire la sinistra in rapporto ad un centro “immaginario”. In qualche modo si continua a misurare l'essere a sinistra, l'essere più o meno a sinistra rispetto ad un centro che non esiste: si è più o meno a sinistra a seconda della distanza da questo centro “immaginario”.
Chi è di centro: il moderato o chi porta moderazione nella politica? (è più di centro in questo senso: Borghezio o Veltroni?); il diritto, la legalità, la ricerca dell’uguaglianza e della libertà sono di centro o di sinistra (è più di centro Gobetti o Baget Bozzo?) . 
Lo spessore dell'identità per la sinistra può derivare soltanto dalla cultura e dalla storia.
Penso che oggi non vi sia altra possibilità di riferimento, di minimo comun denominatore per l'insieme di movimenti e di partiti che compongono la sinistra, se non la preminenza del valore dell'equità rispetto alla esaltazione del liberismo senza regole che caratterizza le destre. Equità che si può declinare semplicemente  (come ha scritto tempo fa Rossana Rossanda sul Manifesto) come “un'idea pulita di democrazia, di divisione dei poteri, di primato della legge, di libertà dell'informazione, insomma di un sistema politico che pone alcuni limiti al potere illimitato della proprietà”. Aggiungerei che in questo momento storico il minimo comun denominatore costituito dall'equità acquista un significato dirompente in rapporto al crescere delle ingiustizie, delle diseguaglianze sociali, dell'insicurezza dei lavoratori, del crescente peso dei redditi finanziari e speculativi rispetto ai redditi di lavoro e di impresa.
Significato dirompente che non significa necessariamente”estremista”…
In questa situazione ritengo quindi che la tendenza all'egualitarismo, inteso nel senso di assicurare a ciascuno la possibilità di avere uguali blocchi di partenza e possibilità e aver diritto ad una condizione di vita umana, sia il motore programmatico della sinistra: programma che può certo bastare ad escludere coloro che non condividono questi valori, ma non può essere ancora elemento di saldatura.
La mobilitazione delle persone non può che avvenire sulla base delle idee e delle passioni.
La cultura della sinistra nelle sue dimensioni ideali e nelle sue eredità storiche non può che consistere qui ed ora, nel nostro paese, di tre componenti fondamentali tra loro diverse per idee e per storia: la componente socialista, la componente cristiana, la componente laica liberal-repubblicana (considerando la cultura ambientalista ormai un patrimonio comune).
Ciò che si può dire ora è che tutte e tre queste culture politiche non hanno ancora risolto in modo compiuto, dopo il crollo delle ideologie e dei muri, il loro rapporto con la vita politica concreta: non si sono trasformate da ideologie in idee proiettandosi nel futuro. Da parte loro i partiti o schegge di partiti superstiti dal crollo dei muri e delle ideologie sono spesso rimasti lontani dalle idee e dalla loro storia privilegiando la occupazione di un'area di consenso rispetto al centro immaginario.
Il compito principale che abbiamo davanti, credo, è quello di ricomporre la partecipazione politica intorno a queste culture come componenti essenziali e paritarie dell'identità di sinistra, qui, ora, in Italia. Naturalmente devono essere culture vive e quindi proiettate verso una continua rielaborazione in rapporto ai problemi di oggi, ma non perché una sia più a sinistra o più a destra dell'altra.
Attraverso di loro, non in una camera di compensazione, va ripreso, in attesa dello sviluppo di nuove formazioni politiche unitarie, il respiro tra movimenti e partiti che è fondamentale per la vita democratica del paese nel suo insieme.
Credo sia stata questa partecipazione paritaria delle tre culture a rendere affascinante e attraente per molta parte del popolo italiano l'esperienza del primo ulivo.
Credo che possa oggi essere la stessa cosa, ripensando quel tentativo, nel Partito Democratico, mettendo al centro la vita e l’esperienza delle persone, cercando di dare risposte.
Che è in fondo, il compito della politica.
postato da carnesalli | 13:32 | commenti (11)
politica, idee

mercoledì, febbraio 27, 2008
 
F.M. – (a) Futura Memoria / 9
(e non dite poi che non vi avevo avvisato)

La sinistra ha rovinato l’Italia
La stima del recupero di evasione per oltre 20 miliardi di euro è ampiamente documentata dai documenti ufficiali presentati dal governo al Parlamento. A sostegno della credibilità della stima è l’andamento dell’elasticità delle entrate tributarie al Pil.
Dal 2001 al 2005 è stata pari allo 0,75 per cento. Nel 2006 è stata pari al 2,6 per cento; nel 2007 è stimata all’1,6 per cento.
A partire da maggio 2006, il gettito Iva da scambi interni è aumentato a tassi più che doppi rispetto alla crescita dei consumi interni.
In sintesi, è emersa senza alcun dubbio nuova base imponibile.

Il disavanzo pubblico è sotto il 2% del Pil, ben al di sotto del 2006 e degli anni precedenti; il fabbisogno di cassa delle Amministrazioni Pubbliche è il più basso degli ultimi quattro decenni (p. 28, Bollettino Economico Bankitalia, gennaio 2008)

L’aumento delle entrate e il controllo delle spese - a cominciare da quelle rientranti nei «costi della politica» - hanno consentito di ridurre il cuneo fiscale di cinque punti percentuali sulle imprese e sui lavoratori; di riformare l’imposta sulle imprese con un abbassamento dell’aliquota di cinque punti e mezzo; di introdurre semplificazioni e facilitazioni («forfettone») per le piccole imprese; di ridurre l’aliquota Irap, di abbassare la pressione fiscale sui redditi medio-bassi nocnhè di aumentare le risorse destinate ai più poveri (pensionati e incapienti), ai precari (introduzione dell’indennità di maternità, dell’indennità malattie, migliori condizioni per le pensioni future, facilitazioni per il riscatto ai fini pensionistici della laurea), alle giovani coppie in affitto e l’elenco potrebbe continuare.

Proprio in questi giorni il Commissario Almunia ha annunciato che dal prossimo aprile la procedura per disavanzo eccessivo sarà cancellata.

E ci facessimo rovinare anche per i prossimi cinque anni?

Macelleria sociale (di un inferno…)
 Nella seconda udienza dedicata alla requisitoria del processo per le violenze e i soprusi nella caserma di Bolzaneto, i pubblici ministeri si sono concentrati sull'attendibilità dei testi. Spiegando che non furono solo le 209 vittime a raccontare nei dettagli l'orrore di quei tre giorni, ma che gli stessi imputati generali, funzionari di polizia, ufficiali dell'Arma, guardie carcerarie, poliziotti, carabinieri, medici hanno più o meno direttamente confermato quegli sconcertanti resoconti.
Ecco parte dell'intervento di Vittorio Ranieri Miniati, a nome anche dell'altro pm, Patrizia Petruzziello.
Un breve elenco di fatti specifici accaduti nel "carcere del G8".

Miniati cita ad esempio "le battute offensive e minacciose con riferimento alla morte di Carlo Giuliani o di alcuni motivi parafrasati a scopo di scherno". "Per la giornata di venerdì, in particolare: il malore di Angelo Rossomando e quello di Karl Schreiter. Il taglio di capelli di Taline Ender e Saida Teresa Magana. Il capo spinto verso la tazza del water a Ester Percivati. Lo strappo della mano di Giuseppe Azzolina, le ustioni con sigaretta sul dorso del piede a Carlos manuel Otero Balado, percosso tra l'altro sui genitali con un grosso salame. Le percosse con lo stesso grosso salame sul collo di Pedro Chicarro Sanchez".
"Per la giornata di sabato, in particolare: il malore di Katia Leone per lo spruzzo in cella di spray urticante. Il malore di Panagiotis Sideriatis, cui verrà riscontrata la rottura della milza. Il pestaggio di Mohammed Tabbach, persona con arto artificiale. Gli insulti a Massimiliano Amodio, per la sua bassa statura. Gli insulti razzisti a Francisco Alberto Anerdi per il colore della sua pelle. Le modalità vessatorie della traduzione di David Morozzi e Carlo Cuccomarino, che vengono legati insieme e le cui teste vengono fatte sbattere l'una contro l'altra".

"Per la domenica, in particolare: il malore di Stefan Brauer in seguito allo spruzzo di spray urticanti, lasciato con un camice verde da sala operatoria al freddo. Il malore di Fabian Haldimann, che sviene in cella ove è costretto nella posizione vessatoria. L'etichettatura sulla guancia, a mo' di marchio, per i ragazzi arrestati alla Diaz nel piazzale al momento dell'arrivo a Bolzaneto. La sofferenza di Anna Julia Kutschkau che a causa della rottura dei denti e della frattura della mascella non è neppure in grado di deglutire. Il disagio di Jens Herrrmann, che nella scuola Diaz per il terrore non è riuscito a trattenere le sue deiezioni e al quale non è consentito di lavarsi. La particolare foggia del cappellino imposto a Thorsten Meyer Hinrrichs: un cappellino rosso con la falce ed un pene al posto del martello, con cui è costretto a girare nel piazzale senza poterlo togliere".

Chi coordinava l’ordine (?) pubblico a Genova lo sappiamo tutti.

Candidature
Dunque, se ho capito bene.
Di là ci saranno – tra gli altri, certo – Katia Noventa, Angela Sozio, Deborah Bergamini, Renato Farina detto Betulla, Lunari, Dell’Utri, l’avv. Ghedini (non si sa mai..)

Di qua ci saranno – tra gli altri certo – qualche giovane ricercatrice, Paolo Virz’, Achille Serra, Maria Falcone, Veronesi, Andrea Olivero, la direttrice della Casa della carità di Milano, Sandra Bonsanti, Luigina di Liegro, Bachelet, Carofiglio (non ci sarà Viale)

Yes, we can!
O almeno provarci. Con dignità.

Farà i “conti” (quelli veri)
Saranno processati il 25 giugno prossimo Igor Marini (il falso “conte Igor”) e altri 9 imputati nella vicenda Telekom Serbia (ve la ricordate vero? E non era sola c’oera la Mithrokin ecc.), accusati di avere calunniato a reti unificate nel 2003 alcuni politici (a caso: Fassino, Rutelli, Prodi…)
Una della banda ha già patteggiato due anni.

Ma i mandanti?


postato da carnesalli | 13:59 | commenti (12)
politica, controcanto, fessono, economia - articoli

martedì, febbraio 26, 2008
 
M – Ma mi faccia il piacere…
(scusate ma non riesco a smettere di ridere)

“Ti ricordo che eventuali procedimenti penali che riguardano nostri parlamentari o eventuali candidati, esclusi naturalmente quelli che come sappiamo hanno un’origine di carattere politico,  costituiscono un motivo sufficiente di esclusione SOPRATTUTTO per un partito come il nostro che DALLA SUA NASCITA HA SEMPRE POTUTO VANTARE UNA ASSOLUTA ONESTA’ da parte di TUTTI i suoi rappresentanti”
Sandro Bondi

(citazione dalla lettera inviata da Bondi ai coordinatori regionali, ai membri del comitato candidature e al presidente Berlusconi)
postato da carnesalli | 09:21 | commenti (4)
fessono

lunedì, febbraio 25, 2008
 
A – Aspirazioni (a volte ritornano)

Vi ricordate quel vice ministro del governo Berlusconi che riceveva il suo pusher direttamente al Ministero?

E’ tornato in pista…

«Non riesco a scardinare alcune logiche di losco potere»
Dal blog di Gianfranco Micciché, dopo l’accordo tra Berlusconi e Lombardo in Sicilia, 23 febbraio

«Micciché avrà un ruolo nell’eventuale futuro governo come ministro»
Silvio Berlusconi Ansa, 24 febbraio

«Sono molto soddisfatto dell’incontro con Berlusconi che ha dimostrato tutto il suo interesse per la Sicilia»
Gianfranco Micciché, Ansa, 24 febbraio









postato da carnesalli | 08:58 | commenti (9)
sfoghi

venerdì, febbraio 22, 2008
 
F.M. – (a) Futura Memoria / 8
(e non dite poi che non vi avevo avvisato)
 
La guerra dei Rose’s
«Non ci credevo più. Non credevo più a Berlusconi. Non credo più che possa essere utile all’Italia. Sono stanco di ascoltare gli stessi slogan, le medesime promesse vane, la solita litania dei numeri, di spese miliardarie senza coperture, di frasi pensate per compiacere la gente anziché dirle la verità»
Pier Ferdinando Casini, Corriere della Sera, 17 febbraio

Forza veline!
«Katia Noventa? Era una mia valletta al Karaoke, ora sì che comincio a intravedere un futuro per il nostro Paese»
Fiorello, Viva Radio Due, sulla possibile candidatura della showgirl per il Pdl (Ansa, 20 febbraio)
«Berlusconi vuole candidare Angela Sozio, la ragazza fotografata sulle sue ginocchia in Sardegna: azzurri in rivolta»
Libero, 20 febbraio
Ma non basta: saranno probabili candidati Aida Yespica, Deborah Bergamini, Renato Farina detto Betulla, oltre ad un certo numero di condannati per “reati politici”…

Ma neanche fare pipì?
In un supermercato di Milano, famoso per i comportamenti antisindacali, una cassiera si è orinata addosso perché nessuno (per “avvertimento”, par di capire) l’ha autorizzata ad andare in bagno.
Questa disposizione - ed altre simili - sono state imposte direttamente dal padre padrone del supermercato, tale Bernardo Caprotti, giovane promessa della politica italiana: a 82 anni sarà candidato alle prossime elezioni.
Con chi?
Con Berlusconi, ovviamente
Per inciso: è quello stesso che ha scritto e diffuso nei suoi supermercati un libello contro le coop “rosse”, per il quale si è appena preso una denuncia per diffamazione dalla Coop. Adriatica.

Il signore sì che se ne intende
“Silvio Berlusconi è una persona su cui poter contare nel rapporto umano (sa essere riconoscente ndr) non in politica, dove è capace anche di gesti estremi, magari di darti una coltellata alle spalle…”
Lorenzo Cesa, Presidente Udc

L’eterogenesi di Fini
“…non è teatrino della politica, sono le comiche finali. Voglio sia chiaro a tutti che per quel che riguarda il presidente di An non esiste alcuna possibilità che An confluisca nel nuovo partito di Berlusconi”
Gianfranco Fini, 9 dicembre 2007 (cioè l’altro giorno)

Paura del v(u)oto.
«Non mi sembra il caso di mettersi a fare gli spocchiosi. Diamoci una mano, ora siamo tutti in mezzo a una strada... Ci vuole un po’ di umiltà per ritrovarsi, per superare quel che c’è. Udeur, Udc, la Rosa... facciamo una cosa nuova dove ognuno di noi sacrifica qualcosa. Altrimenti sono guai!»
Clemente Mastella, La Stampa, 18 febbraio 2008

Tesoretto
Siccome il governo ancora in carica ha lavorato male (Berlusconi dixit: “la sinistra ha messo in ginocchio l’Italia”, sostiene a muri unificati), la trimestrale di cassa ha evidenziato un “tesoretto” di circa 5 miliardi di euro da distribuire.
La scorsa finanziaria impone che tali somme siano destinate alla riduzione delle tasse, soprattutto per le fasce più basse, pertanto il governo ha proposto di fare questa cosa subito.
Domanda facile: chi si è opposto?
Si, sempre lui, Berlusconi.
Forse spera di poter essere lui a poter spendere questi soldi accumulati da altri.
Un motivo in più per non votarlo.


postato da carnesalli | 15:06 | commenti (6)
politica, controcanto

martedì, febbraio 19, 2008
 
S – (S)centro
Bizzara questa tendenza (falsamente) centripeta della politica: tutte le forze politiche o quasi cercano infatti di occupare il centro.
Il problema è che non si sa affatto cos’è il centro e dov’è: lo si vede soltanto come uno spazio vuoto di cui ci si vorrebbe impadronire.

Forse si può dire che esistono elettori “indecisi” che stanno ”in mezzo” perché non sanno decidersi: ma definire questa entità elettorale come «centro», come il «luogo dei moderati» oggi non mi pare esatto.
Anche perché io sono convinto che non esistono i “moderati” (Giovanardi, Calderoli, Schifani lo sono?) ma persone che, pur intransigenti, portano “moderazione” nella politica (per dire: portare moderazione non significa dire che gli avversari politici sono la forza del male).
Nel sistema democratico classico, secondo la geometria degli scienziati della politica, il centro è il punto mediano su cui si orienta l’asse destra-sinistra dopo la crisi delle ideologie, delle grandi visioni del mondo.
Con la fine dei grandi miti la convergenza verso il centro diventa una caratteristica comune a tutte le democrazie. Ciò non impedisce l'affermazione di un centrosinistra e un centrodestra che mantengono una sana dialettica democratica all'interno di un sistema di garanzie e di regole da tutti riconosciuto: a sinistra prevalgono le tematiche della solidarietà, dell'uguaglianza delle opportunità, della difesa del welfare; a destra prevalgono le tematiche relative alla libertà individuale, alla concorrenza, la fiducia che la ricchezza produca ricchezza e che ciò si traduca in un benessere maggiore per tutti. Quando la tendenza in una delle due direzioni si afferma in modo abnorme si ha una reazione in senso contrario: il baricentro si sposta e si riparte per un nuovo ciclo con l'opposizione che va al governo e viceversa.
 Il problema è che questa è ormai una geometria astratta
Pensiamo a Bush. Nessuno può affermare che la sua riconferma sia stata dovuta ad un appello al centro, ad una conquista dell'elettorato moderato: al contrario essa sembra essere il frutto di una presa di distanza dal centro, per motivi internazionali e per la radicalizzazione della politica interna.
Tutto si può dire tranne che Bush con la sua religione politica si sia appellato all'elettorato moderato, a meno che per elettorato moderato non si intenda l'America profonda e rurale.
Ma qui interessa riportare il discorso sull'Italia. Certamente questa geometria non sembra trovare riscontro nella nostra realtà.
Su tutti i grandi temi vi sono altrettante direttrici diverse destra-sinistra e quindi altrettanti centri diversi. Pensiamo ad esempio al tema dello Stato e del federalismo: nella mia vita non avrei mai pensato, ragionando di politica, che AN e Lega potessero governare insieme con concezioni dello Stato nazionale del tutto opposte: eppure questo è avvenuto, avviene ed avverrà contro ogni logica. Così potremmo fare molti esempi a proposito di temi nodali della vita politica, di scelte centrali: nord/sud, privatizzazioni, concorrenza ecc. L'unico collante veramente efficace è stato costituito dalle leggi ad personam, dalla Gasparri sull'informazione televisiva e dalla spartizione di ciò che rimane dello Stato.
Mi pare che ormai si sia compiuta una fase, un ciclo del berlusconismo nel passaggio dal conflitto personale di interessi ad una coalizione fondata su questi interessi. Che infatti si sposta più a destra.
Credo che l'elettore di centro non è certamente stato spaventato da interventi del centrosinistra in senso statalista o interventista nella vita economica, ma casomai al contrario dalle ferite che sono state aperte in senso inverso: nessuno rimpiange i carrozzoni derivanti dalla statalizzazione dell'energia elettrica ma si può dire che ben pochi sono entusiasti di un processo di privatizzazioni che apre la porta a grandi arricchimenti di pochi e lascia il cittadino semi-impotente di fronte ai nuovi monopoli ed oligopoli privati.
Certamente anche i rapporti annuali del Censis mostrano da tempo che il centro dei “moderati” anche se non è scomparso del tutto deve fare i conti con una situazione del tutto nuova perché lo stesso ceto medio, che si era sviluppato con la crisi della borghesia tradizionale al confine tra professioni, piccola industria, artigianato e commercio non ha più contorni definiti, immerso in un grande precariato.
Si dice che il ceto medio sia caratterizzato da un atteggiamento conservatore. Ma anche qui tutto è cambiato: lo spirito di conservazione non si dirige come un tempo contro le riforme sociali (ricordiamo la riforma agraria, la nazionalizzazione dell'industria elettrica, la costruzione del sistema di sanità pubblica) che intaccavano la proprietà o il mercato ma contro le nuove pseudoriforme che tendono a distruggere lo Stato sociale. Il sentimento di paura e di insicurezza che secondo tutte le analisi pervade questo ceto si traduce anche in opposizione al riformismo della destra che sta uccidendo le conquiste del welfare.
La conseguenza di tutto questo è che non abbiamo un centro ma più centri. Un centro moderato che vuole esser tranquillizzato nelle sue insicurezze e che esige più Stato e non meno Stato; un centro imprenditoriale che vuole regole certe per poter sviluppare la propria capacità di iniziativa; un centro moderato intransigente o radicale (protagonista per esempio dei girotondi) che vede come prioritario il problema di ricostruire in primo luogo l'ordinamento costituzionale ferito, l'autonomia e l'imparzialità della giustizia, la parità dei diritti e la libertà di informazione; un centro socialmente impegnato nella solidarietà che opera per impedire che le sperequazioni sociali raggiungano livelli esplosivi.
A meno che non si intenda per centro un "partito cattolico": ma al di là dell'opportunità di fare un partito così denominato, al di là della pretesa che i cattolici si riconoscano (tutti?) in quel partito, è evidente che un partito siffatto non sarebbe certo il "centro", ma un partito confessionale.
Credo che si debba allora soltanto coltivare la cultura che gli è propria rifiutando e confutando i modelli del “grande fratello” e pensare invece ai valori semplici, positivi che sono già condivisi da tutto il paese che lavora e che possono ridare fiducia e senso del futuro anche a questi diversi centri.
In fondo - e per questo dobbiamo essere davvero grati a Berlusconi - lo scontro rimane pur sempre uno scontro culturale tra chi crede ancora nella politica (intesa anche come vita, passione e sentimenti delle persone) e chi vuol venderla con la pubblicità come la cocacola o va in giro a comprare "marchi" di partiti (Silvio dixit).

postato da carnesalli | 13:54 | commenti (8)
politica, idee

venerdì, febbraio 15, 2008
 
P – Per passione (storie della mia storia)

“…ci rendiamo sempre più conto che gli anni dal 1919 al 1925 sono stati anni decisivi per la storia del nostro paese, e sono stati decisivi perché in essi si è consumata ed esaurita la vecchia classe dirigente…mentre la giovane generazione antifascista proponeva, nella lotta contro il regime, tutti i problemi di critica e rinnovamento dello stato italiano, che sono ancora oggi i nostri problemi.
Di quegli anni Gobetti è stato una delle voci più appassionate…getta durante la battaglia, semi così resistenti che il lungo inverno del regime non riuscirà a sopprimere, e germoglieranno nella guerra di liberazione e nella instaurazione di una vita democratica del nostro paese…
Animato da questa “passione libertaria” Gobetti impersonò in quegli anni lo spirito di resistenza al fascismo, e ne è diventato il simbolo” (N.Bobbio)
Ho già detto altrove che mi piace ricordare le persone dalle quale ho imparato qualcosa, che sono – in qualche misura – una parte di me: una di queste è Piero Gobetti.
 Quando morì nella notte tra il 15 e il 16 febbraio 1926, non aveva nemmeno 25 anni: il 5 settembre 1924 venne aggredito e duramente percosso da un gruppo di fascisti davanti al portone di via XX Settembre.
Ne parlò lui stesso: “…si era giunti in strada e cominciarono a percuotermi tutti insieme…io mi difendevo alla meglio e benchè circondato, quasi sopraffatto, con gli occhiali rotti, badavo a non lasciare nessuno dei colpi avversari senza risposta. Una gran folla si era radunata e assisteva prudente e impassibile alla lotta di uno contro una dozzina di aggressori.”
Gli scompensi cardiaci di cui soffriva su aggravarono e la sua salute andò via via peggiorando.
Aveva fondato a 17 anni la sua prima rivista “Energie nuove”, alla fine del 1918; a 20 anni fece uscire, nel febbraio 1922, il primo numero de “ La Rivoluzione liberale”; a 23, nel dicembre 1924, le affiancò il “Baretti”.
Era così Gobetti: passione libertaria; gli interessi politici in lui fanno corpo con gli interessi culturali, col suo gusto per il “pensare senza ringhiere”.
Il valore dell’intransigenza diventò la divisa di Gobetti e un aspetto del suo antifascismo etico, fondato sul tener fermi i principi, costi quel che costi.
La sua fu una “religione della libertà”, per cui subì arresti, persecuzioni, pestaggi e infine la morte in esilio.
Non era il suo un discorso meramente moralistico, ma anche politico ed etico: libertà come dispiegamento delle autonomie, libere iniziative dei gruppi sociali e degli individui.
La “bellezza della lotta”, cui si richiamarono Leone Ginzburg, Carlo Levi, Carlo Rosselli.
Mi piace ricordarlo nella risposta che diede a Prezzolini che aveva proposto, con aristocratico distacco, di fondare, di fronte all’affermarsi del fascismo, una “Società degli Apoti”, cioè di intellettuali che non la bevono e restano lontani dai tumulti della politica (tema quanto mai attuale…).
A tale proposta Gobetti rispose: “Di fronte ad un fascismo che con l’abolizione della libertà di voto e di stampa volesse soffocare i germi della nostra azione formeremo bene, non la Congregazione degli Apoti, ma la compagnia della morte.”
E ancora “…il fascismo ha avuto almeno questo merito: di offrire la sintesi, spinta alle ultime inferenze, delle storiche malattie italiane: retorica, cortigianeria, demagogismo, trasformismo, Combattere il fascismo deve voler dire rifare la nostra formazione spirituale.”
E altrove scriveva: “Mai come questa volta la lotta politica in Italia avrà avuto una impostazione tanto semplice e precisa: da una parte i nazionalisti, i clericali, i conservatori…dall’altra le masse dei lavoratori coi borghesi rimasti fedeli ai loro ideali di libertà…nessun posto nel mezzo per i giudici conciliatori del moderatume e della retorica patriottarda…
La battaglia non sarà né facile né breve, ma la bontà della causa, l’insipienza di certi avversari, il tempo lavoreranno per le opposizioni. La vittoria toccherà ancora una volta al più perseverante e al più intransigente”.

L’intransigente passione libertaria di Gobetti ci coinvolge ancora.
Me, di sicuro.


postato da carnesalli | 13:13 | commenti (6)
persone

mercoledì, febbraio 13, 2008
 
F.M. – (a) Futura Memoria / 8
(e non dite poi che non vi avevo avvisato)

Se lo dicono loro…
Il Times di Londra, quotidiano conservatore, ha titolato l’altro giorno: “Berlusconi non merita un’altra chance.”
Il commento della principale columnist di politica internazionale recita: “La prospettiva dovrebbe essere impensabile (beata ingenuità ndr), ma i sondaggi dicono che gli italiani potrebbero scegliere una terza volta Berlusconi come primo ministro.
Lasciamo da parte il conflitto di interessi con il suo impero imprenditoriale e dei media. E le sue modifiche quando era al governo delle leggi penali che lo hanno aiutato a evitare le accuse di falso in bilancio. Lasciamo da parte per un momento la sua riforma delle legge elettorale che rimandato l’Itaia ai tempi dei governi frammentati… ma questo ha peggiorato le finanze pubbliche dell’Italia che ha sfondato la regola Ue del 3% del Pil,.. e la crescita che Berlusconi affermò che ci sarebbe stata non si è verificata”
Ma la sua eredità più pericolosa “è la legge elettorale… è assurdo che ora dica che solo lui può liberare l’Italia da un problema serio che è una sua creatura”.

Con gli alleati che si ritrova è il caso di dire “perfida albione!”

L’aria che tira
Il responsabile della Cei per la pastorale giovanile ha preso posizione contro il film di Nanni Moretti (solo attore, per altro) con toni molto duri.
“Preti saccenti” ha dichiarato Franco Zeffirelli (Zeffirelli!!)

Ma hanno mai visto in Vaticano i programmi di Canale 5?

Carabinieri in corsia
A Napoli la polizia ha fatto irruzione – a seguito di una segnalazione anonima – nei locali dell’ospedale Federico II interrogando una donna che aveva appena effettuato un aborto terapeutico perché il feto era affetto da una alterazione cromosomica.
Alla donna avrebbero mostrato il feto per il riconoscimento (!); interrogati anche i vicini di letto, sequestrati i documenti.
Il medico presente è riuscito solo a mormorare che “era necessario avere un  po’ di riguardo per la mia paziente”

Si rilassi dottore, succedeva anche con le streghe…

Ripensamenti
Dopo tanto can can mediatico Valentino Rossi ha restituito al fisco 35 milioni di imposte evase dichiarandosi (finalmente) “più leggero” (e lo credo...)

A volte basta chiederli…

Incredibile ma vero
Giuliano Ferrara (sic) si presenterà alle prossime elezioni  con una lista “per la vita” (quale delle tante? E’ stato comunista, craxiano, berlusconiano, ateo devoto…)
Il suo scopo: la moratoria della legge sull’aborto…
Naturalmente Berlusconi ci ha già messo sopra il cappello (o il parrucchino).

Ma è naturale, anche qui parla da esperto: sua moglie (la seconda, della prima non sappiamo) ha appena dichiarato di avere abortito tra il sesto e il settimo mese…
A sua insaputa, forse, come i dirigenti Fininvest che corrompevano giudici e Guardia di Finanza.

Meno male che c'è Silvio?
http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=17306

P.S. Questo avrei voluto scriverlo io...

  postato da carnesalli | 14:44 | commenti (3)
politica, democrazia, controcanto

martedì, febbraio 12, 2008
 
T – Tolleranza (laicità) / 3
(brani da un discorso di W.Veltroni)

Tempi non facili, viene purtroppo da dire, se insieme alla paura per le grandi trasformazioni economiche e finanziarie cresce quella per la libera circolazione delle persone, delle loro idee, della loro visione del mondo, della loro religione. E se questa paura alimenta chiusura, separazione, arroccamento puramente identitario. In una identità che non è serena consapevolezza di sé e proprio per questo convinta disponibilità al dialogo, ma contrapposizione, innalzamento di muri, integralismo.

È vero: questo è un tempo buio, in cui il rischio è quello di farsi vincere dal pessimismo, di cedere all'idea che un conflitto tra mondi diversi sia inevitabile, e che non resti altra cosa da fare se non rafforzare le frontiere della propria appartenenza e costruire muri per difendersi da ciò che è estraneo, sia che si tratti di individui e di popoli, sia che si tratti di culture o di religioni. A dominare, in questo nostro tempo, è una radicale insicurezza: l’altro è visto con sospetto, diventa subito l’avversario, colui che minaccia la nostra esistenza, i nostri valori, la nostra vita così come l'abbiamo sempre conosciuta. E così, subito ci assale la tentazione di fuggire da lui, di allontanarlo, ognuno chiudendosi nel falso riparo della propria casa ideologica.

Ma la paura non è la risposta. Non può esserlo. Non lo è mai stata. «L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura - diceva Franklin Delano Roosevelt - è la paura stessa».

Anche oggi, anche in Italia, dobbiamo tutti fare molta attenzione. È troppo inclinato il piano che può far scivolare dalla diversità all’incomprensione, alla incomunicabilità, e poi all'intolleranza, all’ostilità. Fino al rischio, che è una minaccia gravissima per tutti, della frattura, dello scontro.

Laicità che vuol dire innanzitutto rifiuto di ogni intolleranza, assenza di pregiudizio, rispetto delle posizioni dell’altro, accoglimento delle verità che esse possono contenere.

La laicità non c’è, non può vivere, quando viene meno la libertà.

Si possono non condividere le parole degli altri, e criticarle, ma non impedire che esse vengano pronunciate. È la coscienza della propria non autosufficienza, della propria imperfezione e finitezza, che ha da sempre permesso agli uomini di vincere la paura e di trovare la voglia di cercarsi attraverso il dialogo, di conoscersi, di incontrarsi. È il dubbio, è la curiosità intellettuale, è la volontà di scoprire territori inesplorati, che ha nel tempo allargato la sfera di libertà della scienza, della ricerca, e consentito all’umanità di compiere il suo straordinario cammino di progresso. Un cammino che dovrà proseguire.

Guai, se tutto ciò che di meglio abbiamo costruito in questo lungo percorso di civiltà venisse messo a repentaglio dalla risposta sbagliata di fronte alle incertezze e alle insicurezze che pure segnano questo tempo. Guai se il mondo si chiudesse, se le persone tornassero al tempo della paura, della diffidenza, della presunzione della propria autosufficienza, della considerazione dell’altro come nemico.

La risposta possibile è una sola
È nel dialogo, nella convivenza tra la propria identità e la disponibilità all’apertura. È nella volontà di cercare, fino a trovare, conoscenza, rispetto reciproco e pacifica convivenza. È nella diversità concepita non come estraneità e pericolo, ma come possibilità, come ricerca, come arricchimento umano e culturale.

Ma è l’Italia, è tutto il Paese, che deve uscire dalla spirale dell’odio, della delegittimazione reciproca, dello scontro fine a se stesso. Altrimenti, lo dico misurando le parole, accadrà ciò che da mesi denuncio: l’aggravamento estremo di quella crisi del sistema democratico della quale vediamo così tanti segni che molti, al contrario, sembrano non voler scorgere.

L’Italia ha bisogno di altro. La nostra società, le relazioni tra di noi, il mondo della cultura e della ricerca hanno bisogno di altro. Di ritrovare il senso di un cammino comune. Di dare precedenza, rispetto alle dispute sul passato, alle scelte che riguardano la vita concreta delle persone e il ruolo del nostro Paese nel mondo, che riguardano il futuro.

Lo ha detto nel modo migliore un grande architetto, legato in modo particolare a questa città. «Ho sempre più spesso l’impressione», ha detto Renzo Piano, «che siamo diventati un paese prigioniero delle paure. E la prima è quella del futuro. Declinata in varie forme. Fanno paura la società multietnica, i cambiamenti sociali, le scoperte scientifiche sempre rappresentate come pericoli, la contemporaneità in generale. Si fa strada, perfino tra i giovani, la nostalgia di un passato molto idealizzato. Si combina una memoria corta e una speranza breve, e il risultato è l’immobilità. Il passato sarà un buon rifugio, ma il futuro è l’unico posto dove possiamo andare».

 La vignetta di oggi:









postato da carnesalli | 09:02 | commenti (2)
idee

sabato, febbraio 09, 2008
 
F.M. – (a) Futura Memoria / 7
(e non dite poi che non vi avevo avvisato)

Fini(scila)
«Berlusconi con me ha chiuso, non pensi di recuperarmi, io al contrario di lui non cambio posizione. Se vuole fare il premier deve fare i conti con me, che ho pure vent’anni di meno. Mica crederà di essere eterno... Lui a Palazzo Chigi non ci tornerà mai. Per farlo ha bisogno del mio voto, ma non lo avrà mai più»

Gianfranco Fini (18 novembre 2007), lo stesso che aveva virilmente e solennemente giurato nel lontano 1994:
“con Bossi non berrò più neanche un caffè!”

Quanti ne ha trangugiati da allora…



Ma si sa, è uomo tutto d’un pezzo, dalle “decisioni irrevocabili” (do you remember Benito?):
“Io tornare all’ovile? Sono Gianfranco Fini, non una pecora” (16.12.2007)

Effettivamente il ruolo era vacante: Teodoro Buontempo, detto per la sua intelligenza politica “Er pecora”, è passato con la Destra di Storace...


P.S. Tranquilli.
Il rumore della ciotolina del cibo convincerà anche l’integerrimo (e fintamente riottoso) Casini.
Lui e la sua seconda indissolubile famiglia verranno ri-accolti dal Boss: verrà digerito anche lui dal Caimano (anche grazie a qualche alka selzer già misericordiosamente offerto dal card. Bertone)

Pensate per un attimo con gli occhi chiusi: Mastella, Dini, Pinza, Storace, Mussolini, La Malfa, Rotondi, De Gregorio, De Michelis…

Tutti e 24 assieme, appassionatamente nel gran partito del popolo delle libertà (di far che?).
Come fanno le poco coscienziose donne delle pulizie: tutta la polvere sotto il tappeto.
Non si vede, ma c’è.

Un bel listone di Noè… prepariamo gli ombrelli…

Fascismo (sempre con noi, cioè con loro)
Un blogger antisemita dopo avere lanciato accuse contro «la casta ebraica» definendola una «lobby di potere» che «inquina» le giovani menti, ha pubblicato una "Black list" nella quale si denunciavano i nomi di di 162 professori ebrei accusati di essere una lobby all’interno dell’Università “La Sapienza” di Roma e di altri atenei italiani.
Un blog dichiaratamente antisemita, impregnato di slogan e richiami razzisti e di destra.

Lobby ebraica è uno dei soliti slogan antisemiti e neofascisti.
Più grave ancora, la definizione degli ebrei come minoranza etnica. Sono le stesse accuse che venivano rivolte agli ebrei nel fascismo, rievocano le leggi razziali e quelle liste che furono il primo atto dell'espulsione dei professori ebrei dalle università.

Diritti civili (diritti? civili?)
Ci informano ufficialmente che i matrimoni celebrati nel 2007 sarebbero appena 242 mila, pari a un tasso del 4,1 per mille, contro i 270 mila di cinque anni prima (4,6 per mille).
D'altro canto si registra un aumento delle coppie che scelgono di formare famiglia al di fuori del vincolo coniugale. Il numero medio di figli per donna e' stimato a 1,34.

Allora.
Obblighiamo tutti a sposarsi, o, laicamente, cerchiamo civilmente, umanamente, cristianamente di garantire il massimo dei diritti anche a questi bambini?

Al prossimo governo e card. Ruini l’ardua (ma non troppo) sentenza.

La cosiddetta Casa delle Libertà (o come diavolo LIBERAMENTE hanno deciso che  si chiami adesso) è piena di devotissimi atei pronti a tutto pur di imporci (o vietarci) per legge ciò che loro non farebbero (e non fanno)  neppure per devozione…

Parola d’ordine per questa campagna elettorale
(oltre certo yes, we can – forse…)

“Per quanto il mondo possa sembrarti assurdo,

non dimenticare mai

che offri un bel contributo a questa assurdità

con il tuo agire

o con il tuo astenerti”

(A.Schnitzler)

postato da carnesalli | 18:54 | commenti (6)
politica, democrazia, controcanto

giovedì, febbraio 07, 2008
 
F.M. – (a) Futura Memoria / 6

Siccome - credo - non leggete Il Secolo d’Italia, riporto l’inizio di un recente – in qualche modo divertente – corsivo dedicato a Fabio Fazio (garbatamente soprannominato dal giornale “paggetto triste”) e al suo programma “Che tempo che fa”, dall’inquietante titolo: «Fazio, l’ultima speranza è il Cav... » (del quale, tra le righe, ma non troppo, si suggerisce di chiedere la protezione…)

Dopo l’attacco «Noi che per vocazione siamo contro le epurazioni... » (che sa tanto di excusatio non petita, accusatio manifesta, come dicevano i latini), si butta lì infatti un suggerimento da brivido:
«Si fermi, si riposi, si faccia rimpiangere... ».

E Improvvisamente, sovvengono  per banale accostamento i lunghi, motivati, anzi imposti «riposi» di Biagi, Santoro, Luttazzi, Sabina Guzzanti ecc. ecc..

Teniamolo a mente per il dopo 13 aprile.
Per scaramanzia...
postato da carnesalli | 09:28 | commenti (5)

martedì, febbraio 05, 2008
 
A - L'Allenamento (è tutto)
“Il modo migliore per realizzare i tuoi sogni
è svegliarti”
(P.Valery)

Primo incontro del circolo PD del mio quartiere (per la cronaca sarà probabilmente dedicato – previa consultazione, la più larga possibile – a Lia Bianchi, giovane partigiana uccisa dai nazifascisti il 24 aprile 1945, all’ottavo mese di gravidanza, che era residente in una via adiacente alla sede del circolo, così per fugare ogni dubbio – e che qualcuno conoscerà perché dalla sua vicenda Renato Sarti ha tratto uno spettacolo, in scena a Milano…)

Intorno al tavolo: una casalinga, due pensionati, un operaio, una ingegnere strutturale, una giovane studentessa di filosofia…
Le provenienze più diverse: ex Pci, Ds, ex popolari…

Per molti, nessuna provenienza.

Minimo comune denominatore solo l'entusiamo, la voglia di fare, di esserci, di essere utili, di non buttare la spugna, di costruire qualcosa di nuovo (senza buttare a mare le radici di nessuno) e… un vassoio d frittelle e due bottiglie di vino bianco.

E durante gli interventi pensavo a tanta triste, vacua demagogia, a tanto ciarlare di antipolitica, a tutto quel ciarpame ideologico per cui tutti sono casta, tranne noi, a chi vaneggia di apparati, di fusione fredda (bè, la stanza non era molto riscaldata…)
E pensavo alle parole di una "amica di blog" che tempo fa mi scriveva: “… credo che, fino a quando la politica estrometterà i bisogni reali, i desideri,e anche la spiritualità (intesa questa come interiorità) delle donne e degli uomini, abbiamo poco da recriminare, fare analisi sociologiche e affini."
Credo che avesse in gran parte ragione.
Ma credo anche nella politica dei piccoli passi.
Che qualche volta, come sui sentieri di montagna, allunga la strada per arrivare all’obbiettivo (che però deve essere sempre ben chiaro, lì davanti). 
“Quando ci si trova davanti a un ostacolo la linea più breve tra due punti può essere una linea curva”, diceva B.Brecht.
Sono certamente d’accordo che il nostro “desiderio” debba essere quell’insieme di valori e di moti dello spirito che fanno della persona (di molte persone) un crogiuolo di sentimenti, idee, progetti, cultura, dignità, principi, relazioni.
L’uomo non è solo ciò che mangia.
Quindi la politica non può essere solo meno tasse, più opere pubbliche…
Che pure ci vogliono.
L’uomo che ha come segno della sua matrice quel “desiderio”, deve considerare fondamentali la giustizia, il rispetto degli altri, il senso della misura, la mancanza di arroganza, il rispetto delle regole, della storia e della dignità altrui, la limitazione e non l’esaltazione della forza del denaro.
Per questo sento di essere lontano dal popolo degli azzurri o da quello di Bush.
Il ruolo della coscienza è coniugare i “principi” (che sono i tasselli del “desiderio”) perché si traducano in scelte concrete e politiche, non producendo solo fatti, ma una “storia collettiva”, per così dire popolare, che cambi il corso dei processi che determinano i bisogni.
La complessità della storia che stiamo vivendo impone risposte radicali, coraggiose, capaci di intravedere linee di sviluppo complessivo che siano inclusive e non emarginanti.
Un “sogno” coerente, un “progetto”compiuto, che comprenda certamente per intero i bisogni reali, i desideri, e anche la spiritualità (intesa questa come interiorità) delle donne e degli uomini.
Che ci coinvolga tutti, e tutti insieme, in un progetto di "nuova società", non per un “conservatorismo compassionevole” (aberrante e pericolosa per esempio la proposta di una quarta aliquota Irpef sui redditi più alti, da imporre solo in caso di bisogno, come “carità”…cioè dando a titolo di concessione ciò che spetta di diritto).
Ognuno facendo la sua parte, cercando di essere innanzitutto, ciascuno di noi, secondo le parole di Ghandi, il cambiamento che vorrebbe vedere nella società.
Nella vita di ogni giorno, nel quotidiano, nei rapporti interpersonali dov'è altrettanto difficile: non come l'abito buono da mettere nei giorni di festa, ma come scelta di vita.
Nell'impegno per una società più giusta, con meno disuguaglianze, perchè essa sia meno "violenta".
Cominciando da meccanismi che limitino il mercato, da modalità che ci consentano di recuperare consapevolezza dei nostri comportamenti (maggiore attenzione ai nostri consumi, ai nostri investimenti, ai modelli di sviluppo, alla vita delle persone).
Sostituendo magari alcune parole con altre, fino a che diventino “senso comune”: persona invece che consumatore, consapevolezza invece che realtà virtuale, sobrietà invece che consumismo, sviluppo umano invece che crescita dell’economia, qualità invece che quantità, lentezza invece che velocità, valori invece che interessi, solidarietà invece di utilitarismo, equità invece che efficienza.
Spendendosi in prima persona.
Un passo alla volta.
Ma nella direzione giusta.
E senza stancarsi mai.
In modo che la “Politica” si accorga di noi.
Perché un mondo diverso è davvero possibile.
Con tanto allenamento...
“Questo è quel pergolato
e questa è quell’uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.
Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina,
vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto;
l’allenamento è tutto.”
(G.Rodari)

postato da carnesalli | 09:58 | commenti (10)
politica, democrazia

domenica, febbraio 03, 2008
 
F.M. – (a) Futura Memoria / 5

Buongoverno
Il sindaco di Catania e medico personale di Berlusconi, Umberto Scapagnini (quello che “Berlusconi è immortale”), si candiderà per il Senato.
Chissà potrebbe anche diventare ministro.

Il bilancio della città (il consuntivo è stato approvato a settembre, il preventivo non c’è ancora) indica un buco di un miliardo di euro.
Da buon discepolo di Tremonti ha venduto i palazzi più prestigiosi della città per fare cassa, ed ora non riesce a riacquistarli.
Enel, Poste, Telecom hanno tagliato i servizi.

Cannoli per tutti!

La corsa all´indietro
(Furio Colombo)

…Romano Prodi, ad esempio, benché un poco più giovane, non calcolava il tempo su se stesso. Aveva già detto che, finito il mandato, avrebbe lasciato libero il campo. E intanto contava il tempo sulla progressiva (e finora efficace) riparazione del grande danno economico inflitto all´Italia dai cinque anni di governo di un centro destra unico al mondo, tutto teso a risolvere i casi giudiziari del capo (con successo, si deve dire, perché hanno cambiato le leggi) ma poco preoccupato di conti, tasse, buco del deficit e caduta del Pil. Una volta deciso che governare vuol dire spettacolo e audience, allora bisogna ammettere che la cartapesta di Pratica di Mare è un buon inizio; il pestaggio selvaggio di ragazzini di mezza Europa che dormono in una scuola di Genova (con uccisione, per quanto accidentale, di uno di loro) è stato grande teatro (il "teatro della crudeltà" tanto raccomandato da Artaud); i licenziamenti di personaggi autorevoli, credibili, in vista, un eccellente modello per i media (che ne sono tuttora ispirati); l´istituzione di commissioni-calunnia come Telekom-Serbia e la celebre Mitrokhin, segnata da arresti di consulenti e delitti di testimoni, un buon modo perché nessuno si possa sentire al sicuro; le leggi ad personam, preparate ad una ad una con cura per far fronte a diversi processi detti "persecuzioni", del capo, una buona strada perché uno, almeno, si senta sicuro. Faceva un certo effetto, nelle scene di telegiornale del processo Sme, in cui l´imputato è stato assolto per avere cambiato in tempo la legge che lo avrebbe condannato, notare le figure degli illustri difensori, i penalisti Ghedini e Pecorella, uno senatore, l´altro deputato, entrambi attivi e capaci nelle rispettive Commissioni Giustizia, (uno presidente di tale commissione) in modo da preparare per tempo al mattino, da influenti parlamentari, le norme che avrebbero usato in tribunale nel pomeriggio.

A questo punto allargate un poco la scena. Sulla scena sono ricomparsi compatti, come rispondendo a un sacro richiamo della Patria, quel Pier Ferdinando Casini che aveva detto, con estremo e persuasivo buon senso a varie televisioni «ma vi pare che si possa tornare con chi ti prende a schiaffi e ti tratta come un suddito indisciplinato? Noi gli schiaffi non li accettiamo da nessuno!». Li accettano, li accettano. Ed eccoli pronti, insieme a Totò Cuffaro, che porterà i suoi cinque anni di condanna in primo grado del Tribunale Penale di Palermo in dote al senato. Ed ecco Gianfranco Fini, il volto indurito, la voce aspra come se si trattasse di conquistare Adua, il tono finalmente incattivito e incline all´insulto di chi deve avere patito molto nel fingersi soltanto innamorato, mentre Berlusconi gli fondava da un lato i "circoli della libertà" della brava e ubbidientissima Brambilla (che al primo cenno ha accettato di scomparire) e dall´altro gli andava a inaugurare con tutti gli onori la destra di Storace e del suo neo-neofascismo che finalmente ha una casa, un sostegno e niente più necessità di travestimenti e di finzioni democratiche. Sono quelli che hanno scritto su un muro di via Fontanella Borghese a Roma: «An venduta ai giudei». Erano i giorni in cui Fini ministro degli Esteri, al Yad Vashem a Gerusalemme, di fronte alla fiamma della Shoah, aveva definito il fascismo «un male assoluto» e si erano offesi a morte di questa incredibile ammissione di verità. Se ne erano andati insieme ad Alessandra Mussolini.

Adesso Alessandra Mussolini, perdonata come si usa fare sempre in Italia dopo i delitti, è tornata da Fini. I neo-neofascisti invece sono accampati con Storace, fanno il saluto romano e gridano liberamente «viva il Duce» come nel giorno delle leggi razziali. Ma niente paura. Vanno tutti insieme alle elezioni e con urgenza, "perché non c´è più tempo". Per salvare l´Italia c´è l´acume di Storace, già distintosi nel controllo della Sanità laziale, il fiuto volpino di Casini che, in fatto di soluzioni ai problemi economici, spesa pubblica, deficit e Pil, è conteso fra la Harvard Business School e il Mit di Boston, la lama tagliente di Fini che sa, lui si, come tagliare gli sprechi, e la premiata economia del condono di Berlusconi che - fra i tanti problemi che assediano l´Europa e affliggono l´Italia, incluso il mare di immondizia che ha cominciato a formarsi nei suoi cinque anni di governo (scomparirà, non temete, basta non parlarne mai più nei telegiornali) finalmente tornerà in tutti i programmi televisivi, fiction e sport inclusi. E ritornerà il buco di Tremonti, preferibilmente nel Tg 1 delle ore 20. Quanto a Berlusconi ha già scelto. La sua risposta alla grave turbolenza economica, al costo dell´energia, al degrado dell´ambiente è semplice e chiara: difesa ad oltranza di «Italia 1» e di Emilio Fede contro quei presuntuosi che credono di aver diritto, per le loro Tv oscurate, alle frequenze rubate da Mediaset. Invece - ci informano i dipendenti di Berlusconi - non saranno restituite né ora, né mai. «Non c´è più tempo», ammonisce Schifani. Del resto lo andava predicando da mesi il profeta di Arcore: otto italiani su dieci (forse otto e mezzo) annaspano verso la ciambella di salvataggio della destra, e solo la restante ciurmaglia rifiuta di formare quel bel 100 per 100 che è l´unico livello di approvazione che a Berlusconi sembra giusto.

…Questo è ciò che l'Italia deve precipitarsi a votare perché «non c´è più tempo». Infatti se restasse questa maggioranza potrebbe essere approvata la legge Gentiloni che minaccia non l´Italia ma il dominio di Mediaset. E questo è il "wonder team" per cui non si può sprecare un minuto di tempo.

postato da carnesalli | 18:27 | commenti (1)

sabato, febbraio 02, 2008
 
F.M. – (a) Futura Memoria / 4

“Dopo il boom delle entrate, un’altra buona notizia per i conti pubblici: il fabbisogno di cassa del primo mese dell’anno ha un avanzo di 300 milioni di euro.
In miglioramento di un miliardo e mezzo rispetto allo stesso mese del 2007”
(da qualche quotidiano di oggi)

“… governo che ci ha condotto alle soglie del terzo mondo”
(Emilio Fede, TG4, ore 18.58 di oggi)

Ma perché non diamo finalmente le frequenze a Europa 7 come autorevolmente ci raccomanda l’Alta Corte europea (vedi post precedente)?

Tra l’altro, sempre “a futura memoria”, ricordiamo le parole di Berlusconi non appena si cominciò a parlare di legge di riforma del sistema televisivo: “Non potremmo trattare con forze politiche che mettessero in atto una decisione criminale come il disegno di legge Gentiloni”

Dieci giorni dopo – chissà com’è – è caduto il governo…

Primo prossimo me stesso…

P.S. a futura memoria in cabina elettorale:
testo della lettera con cui il segretario del partito Democratico Walter Veltroni chiede ad Alfredo Reichlin e a tutti i componenti la Commissione di inserire nella Carta dei valori un riferimento esplicito alla Resistenza e all'Antifascismo.
Ho letto, questa mattina, alcune osservazioni e perplessità sull'assenza di un riferimento esplicito alla Resistenza e all'antifascismo nel Manifesto dei valori del Partito democratico.
Non può, evidentemente, essersi trattato di altro che la conseguenza del fatto che quei valori, che sono quelli della democrazia e della libertà, sono parte integrante di noi, della nostra storia e identità. Ciò è tanto più vero se solo si pensa che uno dei protagonisti dell'estensione del documento è Alfredo Reichlin, che fu uno degli artefici della Resistenza romana.
La Resistenza, i principi che l'hanno animata e sostenuta, sono patrimonio fondamentale e naturale del Partito democratico. Fanno parte della nostra cultura, accompagnano il nostro modo di essere e di intendere la politica. Sono un valore acquisito, nostro e degli italiani.
È nella Resistenza, che affonda le sue radici la nostra Repubblica. È grazie a quella rinascita civile e morale che l'Italia ha riguadagnato la libertà e si sono potuti affermare i principi fondamentali della nostra Costituzione. È lì, in quel tempo e in quelle scelte, il valore del "patriottismo costituzionale" richiamato dal Presidente Giorgio Napolitano. Ed è lì il momento fondante della nostra unità nazionale, della nostra democrazia, della nostra convivenza civile, del nostro orgoglioso essere italiani.
Tutto questo è scritto nell'identità del Partito democratico. Fa parte della sua stessa natura, proprio nel momento in cui la fine delle ideologie consente di battersi con più forza contro ogni forma di dittatura, di intolleranza, di negazione dei diritti umani.
E dunque il richiamo ai valori dell'Antifascismo oggi può unire, e non dividere, il Paese.
Per tutte queste ragioni ritengo che i principi della Resistenza e dell'antifascismo debbano essere richiamati nel Manifesto dei valori del partito Democratico. 
postato da carnesalli | 19:48 | commenti

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