ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

martedì 17 gennaio 2012

febbraio 2009

venerdì, febbraio 27, 2009
 
S – Si sa? Se sì, sorprende il silenzio… 

Solo sul giornale sottostante, spigolando sfiduciato le sforbiciate….
- 42 mila professori da settembre saranno licenziati
- Nelle università a rischio perfino i dottorati (“tagli devastanti” dicono i rettori)
- Ridimensionamento di biblioteche e musei
- Ridotto del 44% (soprattutto al sud) il servizio delle Ferrovie dell'ex Stato

Senza sforzarsi di sfogliare saltano su:
- Nucleare per decreto
- Limitazione del diritto di sciopero
- Aumentano le ronde…. (ma anche la mafia)
- Per legge diventerà obbligatorio vivere…
- Aumentano i disoccupati e i precari:per l'Istat: a dicembre occupati -0,7%; gli stipendi crescono dell'1,3%, meno dell'inflazione

- Ennesima gaffe del (vostro) presidente del Consiglio: con Sarkozy, neanche a farlo apposta...

Si, sensazionale!
Aumentano le tasse ai ricchi per la sanità dei poveri!
Ah, ma è Obama… sembrava strano

Soffocando sussulto, sfiancato, stranito, sbuffando, sentendomi stufo, senza sollievo... 
Sfidando la sfiducia sfibrato sospendo la scorsa sussurrando: “sursum corda…”

Sentiamo Staino





postato da carnesalli | 14:53 | commenti (2)

mercoledì, febbraio 25, 2009
 
Lui ha deciso: si torna al nucleare.
Ah, a proposito: si chiude la vicenda Scip (la finanza crativa di Tremonti).
Come facilmente avevo previsto un affare per gli acquirenti, una perdita per noi.
La partita si chiude con 2 miliardi di perdite.
Oltre ai quattro dell'Alitalia ai 3,5 dell'ICI....
Essì, il più grande statista del secolo..
postato da carnesalli | 09:06 | commenti (2)

martedì, febbraio 24, 2009
 
In Italia investiamo lo 0,90 del Pil in ricerca.
In Francia e in Inghilterra quasi il 4, in Israele quasi il 5.
Nel 2011 le Università avranno duemila e cinquecentomilioni di euro in meno rispetto all'anno scorso.
2500 milioni...
postato da carnesalli | 09:13 | commenti

domenica, febbraio 22, 2009
 
Un nuovo ciak (delle dimissioni di Veltroni)

Per favore ora non buttiamo il bambino con l’acqua sporca.
O, per dirla alla Moretti, non continuiamo a farci del male.

Certo: è chiaro a tutti che per pubblico e critica per il Pd la “prima” non sia stata buona.
Ci vuole uno stop (sonoro) del regista, e un altro ciak. Una nuova sequenza, in cui si respiri quella volontà di cambiamento di noi stessi e della politica, soprattutto, che si era percepita nel progetto che avevamo coltivato fin dalle primarie e che si era manifestato in campagna elettorale.
E’ vero: come sosteneva Vittorio Foa, la politica è soprattutto esempio.
E a questo proposito abbiamo - per usare un eufemismo - una forte autocritica da fare.
Ma la domanda è: lavoriamo per la cronaca o per la storia?
Ovvero: consideriamo questo progetto ancora valido? Vale la pena lavorarci sul lungo periodo?

Certo: occorre un partito che prenda posizione, che faccia propria una proposta politica che finalmente interpreti i cambiamenti a cui stiamo assistendo, dai nuovi poveri ai nuovi italiani, che hanno trasformato profondamente la nostra società, ci vuole un partito che lo sia davvero, una sede politica a tutti gli effetti, perché negli ultimi tempi dal partito liquido siamo passati al partito gassoso, volatile quando non esplosivo (sarebbe meglio dire implosivo, per la verità). Ci vuole organizzazione in senso democratico, e non partitocratico.
Ma questa per certi aspetti sembra il classico caso della profezia che si autoavvera, noi col nostro maledetto vizio del tafazzismo.
Bisogna svecchiare, si dice: ma dall’altra parte il più giovane è Cicchitto.
Manca identità, si sostiene: ma di là è un guazzabuglio.
Certamente, la questione morale: ma nello stesso giorno delle dimissioni di Veltroni, è stato condannato Mills per corruzione da parte di Berlusconi.(che non si è dimesso…)
Eppure la destra vince.
Siamo più esigenti, è vero. Ed è giusto che sia così.
La nostra “diversità” - abbiamo scritto -  sta in questo: non in una presunta “superiorità”, ma nella reazione, nella risposta che si dà ai problemi.
Che la destra voglia suonare il requiem all’opposizione è persino ovvio. Meno ovvio perché dobbiamo farlo noi.

Il progetto del Partito Democratico rimane necessario, in un’italia che era in crisi prima della crisi, in un paese che si è stancato anche di stancarsi di se stesso, e che sembra ormai una caricatura, di quelle che non fanno ridere.
Ci crediamo ancora, e sono tanti i giovani pronti a dare un proprio contributo.
Non per fare carriera, come dicono alcuni, ma per dare speranza. A tutti noi.

Certo: sappiamo che sarà difficile, per nostra inadeguatezza, probabilmente, ma anche perché la sinistra è in crisi dappertutto: Francia, Germania, Gran Bretagna, Israele.
Ma noi siamo tra quelli che non seguono gli uomini, ma le idee.
Per quelle continueremo a batterci, con la stessa determinazione di prima.
Sapendo che, come sosteneva Gandhi, dobbiamo essere noi “il cambiamento che vogliamo vedere nella società”.
Perché il primo problema della politica siamo noi, che abbiamo perso fiducia in noi stessi.

Yes, we can, dicevamo fino a poco tempo fa.
Si può ancora fare.
Almeno ci proviamo…

postato da carnesalli | 19:40 | commenti (2)

martedì, febbraio 17, 2009
 
Ha vinto il figlio del suo commercialista.

E’ vero: come sosteneva Vittorio Foa la politica è soprattutto esempio.
E a questo proposito abbiamo - per usare un eufemismo - una forte autocritica da fare.

Non posso però non pensare – esempio tra i tanti – all’ora e ventinove minuti che i TG in tre fine settimana hanno dedicato a Lui e al minuto scarso offerto a Soru.

E mi viene in mente un post che ho scritto nel gennaio del 2005 (allora ancora non era di moda parlare di regime)
Lo riporto qui, oggi.
Potrebbe essere il ultimo post

Q – Quiz (o dell’omino di burro)
ovvero “C’è chi nasce per dire qualcosa e chi per impedirglielo” S.Lec
“L’episodio dell’antitrust (sono stati nominati controllori del potere due sodali e amici del potere ndr) leva molti argomenti a chi, come il sottoscritto, esitava a usare con troppa disinvoltura la parola regime. Nel 2005 comincerò a usarla senza problemi, e non per colpa mia. Buon anno a tutti” (M.Serra, 31 dicembre 2004)
C’è un vocabolo che, secondo me,  può rappresentare il filo rosso che unisce questi nomi.
Vediamo chi indovina?
Baudo Pippo; Beha Oliviero; Biagi Enzo;  Chiambretti  Piero; Cugia Diego; Deaglio Enrico; De Bortoli Ferruccio; Fini Massimo; Freccero Carlo; (i) Guzzanti; Hendel Paolo; Luttazzi Daniele; Mentana Enrico; Mieli Paolo; Montanelli Indro; Rossi Paolo; Santoro Michele (continua);
Battista Pierluigi; Belpietro Maurizio; Del Noce Fabrizio; Giorgino Francesco; La Rosa Anna; Mensurati Stefano; Max e Tux; Marano Marano Antonio; Mimun Clemente; Moncalvo Gigi; Pionati Francesco; Socci Antonio; Socillo Bruno; Vespa Bruno (continua… eccome se continua…)

Beh, non era difficile…anche dopo il recente episodio di Paolo Rossi e del suo Moliere.

La parola magica è REGIME.
(Sento già le vestali dell’Accademia della crusca delle coscienze mormorare…no…regime…no…)

Il buon Montanelli (che se ne intendeva) ha detto una volta: “oggi per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul Palazzo d’inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra essi, sovrana e irresistibile, la televisione”.
Il vero manganello ormai è il tubo catodico…
 
Ma se vi vengono in mente altre parole magiche…

Trovando ispirazione, per esempio:
- nella sequenza di leggi su misura fatte con abilità sartoriale dal nostro governo e votate plebiscitariamente dalla maggioranza attuale (qualche volta con l’uso di Alka Selzer, ma è stato un attimo…) e che val la pena di mettere in fila, sfidando la ripetitività, per non dimenticare come opera un potere attento soprattutto a risolvere i propri casi personali, incurante di ogni indecenza, nel disprezzo dittatoriale della minoranza  (per favorire capi e vassalli) e che violano la struttura di uno Stato di diritto: la legge Gasparri sulla rai-tv, non firmata dal presidente Ciampi a norma dell’articolo 74 della Costituzione, ritoccata dal Parlamento in modo non sostanziale, rimandata al Quirinale e obbligatoriamente promulgata; il falso in bilancio (si attende una pronuncia della Corte europea che deve giudicare sulla sua legittimità); le rogatorie internazionali (inapplicate nella pratica giudiziaria perché è prevalente il diritto internazionale); il lodo Schifani (respinto dalla Corte Costituzionale); la legge Cirami sul legittimo sospetto (ritenuta senza effetti dalla Corte di Cassazione); la legge sull’ordinamento giudiziario (non firmata da Ciampi per motivi di palese incostituzionalità e rimandata il 16 dicembre al Parlamento). E poi, l’ultima vergogna, la legge salva-Previti, condannato a undici anni per la vicenda Imi-Sir e a cinque anni per la Sme (corruzione), approvata il 16 dicembre dalla Camera. Mentre si sta preparando una legge salva-Dell’Utri, condannato l’11 dicembre a nove anni per concorso in associazione mafiosa dal Tribunale di Palermo (Tucidide nelle Supplici a proposito della figura del tiranno scriveva: “Leggi uguali per tutti non ci sono se egli governa; egli provvede a tutto, quando emana le leggi pensa solo al suo vantaggio; non vi è neppure l’ombra dell’eguaglianza”),
o ancora:
- nella violazione dell’articolo 11 della Costituzione;
- nell’incrinamento di diritti consolidati con l’avvio il cammino per cancellare 43 articoli della Costituzione della Repubblica;
- nel tentativo di ridimensionamento dell’autonomia della Magistratura;
- nell’insulto insistente all’avversario. Dopo aver preso di mira, anni fa, Biagi, Santoro e Luttazzi («autori di azioni criminose»), sono poi arrivate le invettive contro quelli che Berlusconi considera i suoi nemici, i magistrati di Milano, Borrelli, Di Pietro, Colombo, la Boccassini definiti «figure da ricordare con orrore». E come ha definito l’«Unità», la sua eminenza grigia per le azioni speciali Giuliano Ferrara? «Un giornale tendenzialmente omicida»;
- nelle bugie raccontate con naturalezza con la certezza che nessuno mai si alzerà per dire “il re è nudo”.
Come ha scritto Claudio Magris sul Corriere della Sera: “qui non si tratta più di destra o di sinistra, di statalismo o liberismo, di consenso o dissenso sulla guerra in Iraq. Qui si tratta di una degradazione civile che declassa a manfrina di interessi personali la legge che è uguale per tutti ed è fondamento dello Stato”.
Ecco che cos’è il regime berlusconiano, che non ha alcun riscontro con quanto accade in quelle che si chiamano democrazie occidentali (e ne approfitto oggi per dire queste cose prima che passi l’ennesima legge a misura “di cavalletto” già presentata in Parlamento che punisce “l’offesa al premier” con una pena da 1 a 5 anni – e nel caso conto sulla visita di voi amici…)
Ma per tornare al “regime mediatico” – pilastro di tutto - esso produce non solo censura, ma soprattutto autocensura, conformismo, servilismo: se il regime impiega così poco a silurare un grande come Enzo Biagi, i tanti piccoli (magari con contratti precari) sono avvisati di come devono comportarsi per mantenere il loro posto.
In questo clima trionfa la mediocrità e il conformismo.
In altri tempi (lottizzazione) si erano viste spartizioni (anche sbagliate) ma che garantivano in qualche modo una pluralità di voci: oggi un sistema scientifico di epurazione e censura è elevato a regola. E non si era mai visto prima. Non si è sostituito informazione di destra a informazione di sinistra: si sono eliminati l’informazione, il talento, la fantasia.
Oggi regna l’occupazione di uno solo al servizio di uno solo: il quale ha prima usato la politica per fare le televisioni ed ora usa le televisione per fare politica.

Come ha scritto di recente ancora Travaglio: “Ogni giorno che Dio manda in terra, il Vicedio che ne fa le veci a Palazzo Chigi sguinzaglia una lepre. La lepre comincia a correre a reti ed edicole unificate, e tutti, servitù al seguito, presunti oppositori, commentatori un tanto al chilo, abbandonano quello che stavano facendo per lanciarsi all’inseguimento della lepre…Intanto il Regime manomette la Costituzione, occupa la Rai e le Autorithy, decreta chi non deve fare il procuratore antimafia…”
“La sinistra vi darà solo miseria, terrore e morte”: al di là della gravità delle espressioni, via tutti dietro alla lepre…

Recentemente il Wall Street Journal – Heritage Foundation ha pubblicato questo poco lusinghiero giudizio, a seguito di una ricerca effettuata: “negli anni del governo Berlusconi l’economia è cresciuta meno rispetto agli altri paesi europei, le promesse non sono state mantenute, il debito è superiore al Pil, sono ripresi gli scandali finanziari”.
Quanti possono dire di averlo letto o sentito nei telegiornali?

Siccome però per taluni il mondo è infestato di pericolosi eversori, fissati demonizzatori, riporterei a questo punto il pensiero su questo argomento di Dionigi Tettamanzi (arcivescovo di Milano), noto sovversivo, espresso  l’ottobre scorso e che naturalmente gran parte dei media ha ignorato: “Le istituzioni democratiche, per essere vitali, devono essere sganciate da un controllo che non sia, appunto, democratico. Non devono essere oppresse da poteri estranei, come quello delle concentrazioni mediatiche o finanziarie. Telecrazia e plutocrazia non hanno nulla a che vedere con la democrazia, la soffocano inesorabilmente e rovinosamente. Di più, soffocano inesorabilmente e rovinosamente l’uomo stesso. Questi, infatti, esce a pezzi da un’informazione monodiretta e martellante, da chiunque essa venga promossa e attuata, e da una dinamica economica che impone un mercato senza regole o con regole destinate a far crescere un potere concentrato nelle mani di pochi. Una simile concentrazione del potere si presenta, seppure in forme nuove, come un oligopolio, il quale, oggi come ieri, non è alleato, ma nemico della democrazia.
La democrazia partecipativa ha assoluto bisogno di tre fondamentali valori: la solidarietà, la sussidiarietà e la legalità. In concreto, nessuna istituzione democratica può essere modificata, piegata, asservita per interessi di parte, al di fuori di una prospettiva solidaristica; al di fuori di una prospettiva rispettosa delle capacità e delle possibilità di intervento di cittadini e soggetti che si integrano fra loro e si completano per conseguire l’obiettivo del bene comune; al di fuori di una prospettiva di legalità limpida e forte.
Senza legalità non c’è Stato e senza Stato non c’è democrazia!
…concorrere alla rinascita della coscienza morale e civile del nostro Paese. Che la democrazia viva o muoia, illanguidisca o si irrobustisca dipende da questo preciso impegno etico, dipende dal fatto che ci prendiamo convintamene e seriamente a cuore una responsabilità che è decisiva per il presente e il futuro del Paese.”
Concorda Franco Cordero, che ha definito su Repubblica quello vigente un “regime plutomediatico”.

Del resto non è un caso se per la prima volta un paese del nucleo storico dell’Europa viene sottoposto a un’indagine dalla Commissione per la democrazia del Consiglio d’Europa per verificare se la situazione dei media e dell’informazione rispondono agli standard di pluralismo riconosciuti dall’UE (stiamo parlando dell’Italia, naturalmente e l’indagine è del 13 gennaio).
Scrive Travaglio, nel libro “Il regime” (da leggere): “è venuto il momento di lasciar parlare i fatti degli ultimi tre anni. Alla fine ciascuno potrà decidere con più cognizione di causa se questo è un regime oppure no. Basterà rispondere a due semplici domande. In quale democrazia accadono queste cose? E come si chiamano i posti dove queste cose accadono?”
Non demonizzate, dicono (perché la critica ormai è demonizzazione, e “il nostro piangere fa male al re”), e via come entomologi a vivisezionare gli oppositori: “certa sinistra”, “i riformisti”, “i girotondini”, i “massimalisti”.
Berlusconi non è il diavolo, no.
E’ l’Omino di burro: ricordate Pinocchio?

Il capitolo nel quale Pinocchio  (noi) viene portato nel Paese dei Balocchi dove, dopo un paio di mesi beati, si sente spuntare  un bel paio di orecchie d’asino, e diventa ciuchino, con la coda e tutto.
Guardiamolo questo pifferaio di Hammelin, questo omino di burro che conduce tutti nel Luminoso Futuro nel quale i giovani vanno tutti a lavorare in televisione (un recente sondaggio ha rilevato che alla domanda “cosa conta nella vita?”, la maggioranza – il 32% - non ha risposto “realizzare i miei sogni” o “andare bene in famiglia” ma: “avere notorietà”), si pagano poche tasse, si ride, ci si diverte a vedere partite di calcio…c’è sempre una luce dorata e calda, i gesti sono misurati e un Grande Capo Buono veglia su di noi (nessuno ha mai visto Studio aperto?).
”Finalmente il carro arrivò” dice Collodi “ e arrivò senza fare il minimo rumore”.

Il Nuovo Omino di Burro è l’uomo delle televisioni e delle partite di calcio: era già tra noi, abitava già stabilmente nell’inconscio degli italiani, modellati così nel corso degli anni ottanta, durante i quali venne dato uno stile alla volgarità, così che nessuno si sarebbe accorto quando qualcuno avrebbe alzato il coperchio per far uscire tutto ciò che nessuno avrebbe mai osato dire o pensare prima (e da allora è stata una gara).
Del resto Norberto Bobbio (ma prima di lui Pasolini), anni fa ci aveva già avvisato: “Perché è accaduto tutto questo? Io credo che determinante sia stata la televisione, ma non nel senso che Berlusconi sia apparso in video molto più di altri, bensì perché la società creata dalla televisione è una società naturaliter di destra…Non ha vinto Berlusconi in quanto tale, ha vinto la società che i suoi mass media, la sua pubblicità hanno creato. E’ la società che gode nel vedere insulse famigliole riunite intorno a un tavolo che glorificano questo o quel prodotto…”.
Eliminazione di ogni “diversità culturale”: non si potrebbe capire quell’emulazione sociale, che è complicità, che prende il posto del classico consenso, se non si spiega il bombardamento più o meno subliminale che ha esercitato e continua a esercitare con le sue televisioni.
Così quando il carro dell’Omino di burro è arrivato erano già pronte “dodici pariglie di chiuchini, tutti della medesima grandezza, ma di diverso pelame”.


E lui, l’omino, colui che ci  condurrà nel Paese dei Balocchi?
Secondo Collodi è “tenero e untuoso…con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole…”: un gran seduttore.
“Stavano male – dice Collodi – stavano pigiati, non potevano quasi respirare; ma nessuno diceva hoi, si lamentava”.
In quel carro l’illusione (nomen omen dicevano i latini: Berlusconi è nato dal francese eberluer - sbalordire, meravigliare - e non come qualche malizioso potrebbe insinuare dal diavolo berloc. Cosi "avoir la berlue" - avere visioni o farsi illusioni, è quello che si dice - appunto - un nome un destino), l’illusione, dicevamo, funziona da anestesia; l’attesa di arrivare nel paradiso dove non si studia e non si lavora era tale che “li rendeva così contenti e rassegnati, che non sentivano i disagi…”.
Il problema è che l’Omino di Burro non è sempre così tenero come appare.
Se succede che ci sia un asinello ribelle o poco disciplinato, succedono delle cose poco belle: niente caos sul carro di Berlusconi, non ci si illuda di fare a modo proprio (e le persone elencate sopra l‘hanno sperimentato di persona).
Così dice Collodi “ …l’Omino non rise. Si accostò pieno di amorevolezza al ciuchino ribelle  facendo finta di dargli un bacio, gli staccò con un morso la metà dell’orecchio destro”.
Attenti ciuchini che salite sul carro… 
Come ha scritto di recente Furio Colombo: “Quanto al rispondere liberamente con mezzi equivalenti, ad accuse e sentenze unilaterali, del potere non se ne parla neanche….il sistema funziona in modo perfetto. Lui è buono. E la banda che continua ad attaccarlo prima o poi la metteremo a tacere. E’ un progetto che conta su una sottomissione compatta. Non resta che una domanda (e una speranza): continuerà a essere compatta?”
Io da parte mia consiglio di fare come lo scrivano Bartebly (meravigliosamente raccontato da Melville);  alle lusinghe dell’omino di burro rispondiamo, con moderata intransigenza (anche se per qualcuno demoniaca), come faceva lo scrivano alle insistenze del suo datore di lavoro: 
“grazie, preferirei di no”.

postato da carnesalli | 09:37 | commenti (9)

lunedì, febbraio 16, 2009
 
Dieci anni di PIL

1999 1,7%
2000 3,6%
2001 1,8%
2002 0,3%
2003 0,5%
2004 1,2%
2005 0,1%
2006 1,9%
2007 1,5%
2008 – 0,9%

Sarà una coincidenza, ovviamente.
Ma mentalmente provate a controllare le cifre di quando governava l’armata brancaleone del centrosinistra e quando governava la destra.
Un caso, sicuramente.

Ma tranquilli…
Qualcosa che aumenta c’è:
i reati
la disoccupazione
gli stupri
gli sbarchi dei clandestini
le tasse
l'impunità
le ingiustizie sociali
e poi…
l’intolleranza
il razzismo
la cattiveria…

e un po’ anche la rabbia che ho in corpo

(ssshhh, ma non parliamone: il padrone non vuole…)

postato da carnesalli | 09:31 | commenti (10)

venerdì, febbraio 13, 2009
 
FAR WEST

Un presidio promosso dalla Lega Nord è stato organizzato davanti al Palazzo di giustizia di Milano in solidarietà con Giovanni Petrali, il tabaccaio che il 17 maggio 2003 sparò a due rapinatori che avevano tentato un colpo nella sua tabaccheria in piazzale Baracca: un rapinatore morì e l'altro rimase ferito. I manifestanti mostrano uno striscione con la scritta: "Siamo tutti con il tabaccaio". Al presidio partecipa anche il deputato leghista Matteo Salvini, vicesegretario della Lega lombarda, che aveva espresso "sgomento e incredulità" per la richiesta di pena del Pm Laura Barbaini: una condanna a nove anni e mezzo di reclusione
postato da carnesalli | 09:17 | commenti (3)

giovedì, febbraio 12, 2009
 
L'audace colpo del solito noto
Lui fa sempre così: impone un tema a tutti i giornali e tg per nascondere qualcosa di losco. Stavolta ha usato il corpicino di E.E. mentre si metteva al riparo dal processo Mills. Occhio alle date. Il 6 febbraio la Corte costituzionale stabilisce che le sentenze definitive «valgono» come prova nei processi in corso. Il 7 febbraio il governo infila nel ddl Alfano-Ghedini sulla giustizia un codicillo che dice il contrario: salvo che nei processi di mafia e terrorismo, le sentenze definitive non valgono più. Ciò che ha accertato irrevocabilmente la Cassazione dev’essere ridimostrato ogni volta, richiamando tutti i testi già sentiti nel processo chiuso. Norma incostituzionale (cancella una sentenza della Consulta) che, per giunta, allunga i tempi dei processi. Indovinate un po’ chi si avvantaggerà di questo cavillo da azzeccagarbugli? Ma l’imputato Berlusconi, naturalmente, se e quando tornerà in tribunale per corruzione del testimone Mills. Fra sette giorni il processo a carico di Mills arriverà a sentenza. Supponiamo che sia di condanna e che venga confermata in appello e in Cassazione: i giudici avrebbero in mano un giudicato definitivo su Mills corrotto da Berlusconi. Giudicare Berlusconi per aver corrotto Mills sarebbe un gioco da ragazzi, senza richiamare decine di testi. Di qui il provvidenziale salva-Silvio. Lui chiedeva di rimettere il sondino a E.E. e intanto lo staccava ai giudici. L’altro giorno, a Torino, due tizi hanno rapinato una banca mascherati da Berlusconi e Dell’Utri. Sulle prime il cassiere era terrorizzato. Poi ha capito che erano solo maschere.
(M.Travaglio)

postato da carnesalli | 14:16 | commenti (1)

martedì, febbraio 10, 2009
 
Diciassette anni e ventuno giorni fa, un sabato notte di un gennaio gelido, una splendida ragazza di 21 anni tornava a Lecco, a casa, alle tre e mezza del mattino. Era stata con gli amici al Kalcherin, un locale di Garlate. Guidava lei la Bmw del padre, era sola. L'asfalto ghiacciato. L'amico che guidava l'auto dietro la sua e che la scortava a casa («Ti accompagno io, lascia la macchina qui», «No grazie poi come faccio a riprenderla, guidiamo ciascuno la sua, tu magari mi segui») ha visto nella luce dei fari il testacoda, sparire e riapparire l'auto nel cono della luce dei suoi abbaglianti, ha sentito lo schianto contro il muro e il terrore nelle vene, buio, luce, buio, niente. Andrea, l'amico, è stato l'ultimo a vedere Eluana come tutti l'abbiamo impressa nella mente, come nella foto qui accanto, com'era quella sera: la chioma nera, il sorriso pieno di denti, gli occhi audaci venati di malinconia. L'ultimo a vederla viva. Vent'anni, quasi vent'anni sono passati. Com'eravate voi vent'anni fa? Cos'era delle vostre vite allora? Chi amavate, con chi uscivate la domenica, che musica mettevate nel giradischi, che cosa vi aspettavate che non è successo mai? Diciassette anni, quasi venti. Riuscite a ricordare il gennaio del '92? E il 18 gennaio: avete per caso un ricordo di quel giorno? Può darsi: magari era per voi una ricorrenza, un giorno per qualche ragione speciale. Siamo tutti molto cambiati, il mondo attorno e dentro di noi. Beppino e Saturna Englaro no, si sono fermati. Eluana è morta quel giorno.
In queste settimane di delirio indecente in cui ogni cosa si è detta e si è sentita, in cui la politica ha preso possesso di una tragedia di cui per anni - pur chiamata a farlo, invitata per scritto - si era disinteressata, nessuno ha detto la sola cosa che avrebbe avuto senso e che difatti Beppino Englaro ha mormorato poche ore fa: venite a vederla. Chiunque di voi abbia assistito un malato terminale, una persona in coma sa di cosa stiamo parlando. Siamo in tanti, siamo quasi tutti. Vogliamo dirlo? Diciamolo, finalmente. Il respiro diventa un rantolo. La pelle ingiallisce. Il ventre si gonfia. I piedi e le mani si atrofizzano, gelano. In poche settimane, provate a immaginare in 17 anni. Chi ha visto Eluana, in questi giorni, ha raccontato. Un corpo di carta velina. Una donna di quasi quarant'anni a cui non è accaduto niente della vita: niente se non restare immobile in un letto alimentata artificialmente da una sonda. Un fantasma. Suo padre, il migliore dei padri, non ha voluto che nessuno sapesse com'era diventata. Sua madre si è ammalata quel giorno, è morta in silenzio con lei. Solo pochi anni fa non sarebbe stato possibile.
La morte secondo natura di cui parla la Chiesa sarebbe intervenuta subito, quasi subito. La scienza, però. La stessa scienza a cui si impedisce di usare il sapere per la riproduzione e per la cura, quella stessa scienza ha tenuto il corpo in vita. Vita? Ciao, Eluana. Adesso sei in pace. Lasciali dire, lasciali strillare. Ti hanno usata per una battaglia di potere, pensa che sconcezza. Tu vai, per fortuna. Noi restiamo, ci tocca farlo. Restiamo con tuo padre, un grande uomo, e con tua madre, che da molto tempo è già con te. Restiamo qui e tu resti con noi.
(C.De Gregorio) postato da carnesalli | 13:14 | commenti (4)

lunedì, febbraio 09, 2009
 
Atene, 461 a.c
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così."

postato da carnesalli | 14:24 | commenti

domenica, febbraio 08, 2009
 

Anche nelle tragedie sono sempre i dettagli a dare la misura del disastro, a rivelare l'inganno. Uno sguardo, un gesto, una scarpa slacciata. Qualcosa che rompa l'ipnosi e illumini d'improvviso la scena per quello che è. Ieri, per Berlusconi, è stato il linguaggio. Sì certo il bonapartismo. Sì l'attentato alla Costituzione, l'aggressione al capo dello Stato, la democrazia in pericolo, Eluana che fa da pretesto per una partita di potere. La corsa al Quirinale, lo scardinamento delle regole, l'arbitrio assoluto di uno solo: sì certo, tutto questo saliva in un crescendo omeopatico segnato ogni tanto da un sussulto. Poi quelle parole: «Eluana mi dicono ha un bell'aspetto, funzioni attive, il ciclo mestruale». Il ciclo mestruale, ha detto il presidente del consiglio ai microfoni. Poi: da parte di suo padre «non c'è altro che la volontà di togliersi di mezzo una scomodità». Togliersi di mezzo? Una scomodità? Ma come parla. Di cosa parla. Ecco cosa fa veramente paura, cosa sveglia decine di migliaia di persone: l'assenza di freni inibitori, il delirio di onnipotenza che fa straparlare senza controllo proprio come chi abbia perso definitivamente il senso di realtà, di misura e di rispetto. Un pericolo pubblico, collettivo: guida a folle velocità senza freni, l'Italia è a bordo. Bisogna scendere. Non c'è tempo da perdere.
Che accusi Napolitano di voler uccidere, che giudichi la Costituzione «bolscevica» e che prometta di cambiarla lui da solo, che i regolamenti gli sembrino antiquati dunque anche questi da spazzar via sono solo altri sintomi dello stato di alterazione. L'onnipotenza è del resto in buona misura reale: le leggi che si è costruito su misura glielo permettono. Potrebbe far irruzione a Sanremo, se gli garba, e dall'Ariston parlare al paese per giorni: raccontare barzellette, irridere il capo dello Stato. In veste istituzionale, naturalmente. Come ieri a Cagliari, a una settimana dal voto: «visita istituzionale» hanno spiegato docili i tg.
Beppino Englaro, maschera tragica di un'Italia sommersa dalla melma, gli si è rivolto direttamente: venga a vedere mia figlia, ha detto. A Berlusconi e a Napolitano ha chiesto: venite da padri, venite a vedere com'è adesso. Gli sarebbe bastato, in questi mesi, scattarle una foto e mostrarla per zittire chi grida: non l'ha fatto, un esempio maestoso di amore paterno. Chi abbia assistito un malato terminale sa cosa intenda dire. Non servono le parole.
Per tutto il giorno al giornale abbiamo fatto ieri da telefonisti e dattilografi. Hanno chiamato e scritto per dare sostegno a Napolitano gente comune e premi Nobel, ministri e presidenti stranieri, studenti e scienziati. Il francese Pierre Moscovici, già ministro per l'Europa, lo spagnolo Enrique Barón Crespo, ex presidente del Parlamento Europeo, il tedesco Martin Schultz presidente del Pse (il kapò, ricordate? Ma allora il linguaggio era più controllato) hanno firmato il nostro appello. Rita Levi Montalcini e Dario Fo, premi Nobel, Umberto Veronesi e Ignazio Marino, Roberto Benigni e Pedrag Matvejevic hanno messo le loro firme sotto quelle di Furio Colombo e di Umberto Eco, di Pietro Ingrao e di Andrea Camilleri. A notte continuavano a chiamare. Trascriveremo ogni nome. Esiste un'altra Italia. Non faremo silenzio.
(Concita De Gregorio)
postato da carnesalli | 16:17 | commenti (3)

venerdì, febbraio 06, 2009
 
Bollettino della nausea (o della “cattiveria”)

- tentata decretazione d’urgenza per la regolamentazione del testamento biologico;
- i medici non potranno curare e dovranno denunciare i clandestini;
- i “barboni” saranno schedati;
- 200 euro di “tassa di soggiorno” per gli extracomunitari;
- istituzione delle “ronde padane”;
- introdotto il reato di clandestinità;
- di nuovo tentativo di premiare i repubblichini;
- circolare della Gelmini per il taglio del personale nelle scuole;
- non aumenterà il tempo pieno;
- tolte le compresenze anche alle classi in corso;
- la polizia carica gli operai che protestano a Pomigliano d’Arco;
- Sacconi sta predisponendo una “regolamentazione” del diritto di sciopero;
- Comuni (tutti) in rivolta contro il governo;
- commissariata l’opera di Roma a causa dei tagli operai da Tremonti;
- il Pil che si contrae del 2%, il deficit sale al 3,7% e il debito pubblico che aumenta di quasi cinque punti balzando al 111,2% e una pressione fiscale a livelli record (43,3%)
……
……
Si potrebbe confutare punto per punto con ovvi argomenti.

Ma mi limito a dire, come lo scrivano Bartebly, “preferirei di no”

Non in mio nome!

postato da carnesalli | 09:16 | commenti (2)

giovedì, febbraio 05, 2009
 
Test (tra i tanti possibili)

Secondo il Centro d’Ascolto dell’Informazione radiotelevisiva durante i telegiornali dei fine settimana del 10, 17 e 25 gennaio scorsi a Berlusconi sono stati concessi 1 ora e 29 minuti.
A Renato Soru 1 minuto e 29 secondi.
Tutto normale?

Rai e Mediaste stanno per costituire TV sat, canale satellitare in concorrenza con Sky, dove conferiranno i loro programmi.
Tutto normale?

Qualcuno ha forse udito in televisione o notato su qualche quotidiano qualche manchette carattere corpo 3 dedicato al rinvio a giudizio del ministro Fitto per – nientepopodimeno - turbativa d’asta e interesse privato?
Tutto normale?

Se le risposte saranno tre sì, probabilemente siamo ormai cloroformizzati.
Se saranno tre no.. beh, mettiamo in conto seriamente di rinnovare il passaporto e andarcene altrove…

postato da carnesalli | 09:00 | commenti
sfoghi, pruriti

mercoledì, febbraio 04, 2009
 
"Castellammare di Stabia ucciso
in un agguato consigliere comunale Pd"
Già, la questione morale...
(troverete qualche notizia scritta in piccolo in una pagina interna dei quotidiani)
postato da carnesalli | 09:18 | commenti

lunedì, febbraio 02, 2009
 
Cura Tremonti - Gelmini
A pochi giorni dall'avvio delle attività che dovrebbero consentire agli studenti delle superiori di recuperare le insufficienze del primo quadrimestre, mancano i soldi per pagare eventuali insegnanti esterni e le risorse per quelli interni sono insufficienti. In provincia di Milano i capi d'istituto hanno chiesto lumi al dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale (l'ex provveditorato agli studi) sentendosi rispondere che "al momento non c'è nessuna certezza". Il consiglio che arriva dal provveditorato è di svolgere i corsi interrompendo le lezioni.
"Una soluzione ragionevole e già adottata in molte scuole - dice Antonio Lupacchino, il dirigente dell'Ufficio scolastico milanese - è fare i corsi al mattino, sospendendo per una settimana l'attività didattica. In questo modo i presidi non hanno da pagare ore di straordinario agli insegnanti". Ma non sempre la soluzione è praticabile perché occorre garantire almeno duecento giorni di lezione.
"La legge sui corsi di recupero è rimasta - dichiara polemicamente Roberto Tripodi, presidente dell'Associazione delle scuole autonome della Sicilia - ma quest'anno non è stata finanziata".
Le scuole, dopo gli scrutini del primo quadrimestre, hanno l'obbligo di organizzare corsi di recupero per tutti i ragazzi che hanno riportato insufficienze in una o più materie ma i fondi scarseggiano.
"Per evitare ricorsi da parte delle famiglie - continua Tripodi - ci sono due alternative: utilizzare i finanziamenti Idei, cioè quelli degli Interventi didattici educativi ed integrativi, che sono insufficienti, o interrompere le normali attività didattiche. Ma in questo caso cosa fanno i ragazzi che non hanno materie da recuperare?".
(fonte La Repubblica)
postato da carnesalli | 11:36 | commenti (2)
 
La violenza nella testa
(Concita De Gregorio)
Si annoiavano, probabilmente. Nel senso che il livello di eccitazione acceso dall'ubriachezza e dalle droghe non trovava, nella notte di Nettuno, nessuno sfogo adeguato. Sarebbe bastata, che so, una rissa fuori da un locale. L'auto di due ragazzi che si baciano da prendere a mazzate per poi vederli scappare e riderne. Una prostituta sul ciglio della strada da ingaggiare in gruppo. Cose così, cose che succedono ogni giorno senza che trovino lo spazio di una breve in cronaca, del resto c'è talmente di peggio, no? È normale: bisogna stare attenti, non appartarsi, non frequentare locali in zone poco illuminate, bisogna far propria la cultura della paura quotidiana fino a che non diventi un viatico del giorno, una profilassi da raccomandare ai figli quando escono insieme ad altre regole di igiene tipo lavarsi i denti e prendere l'ombrello se piove. Quanto alle prostitute, se lo sono accettano il rischio di essere aggredite. Si possono caso mai togliere dalle strade. Come curare la febbre eliminando i termometri. Purtroppo l'altra notte a Nettuno era tutto chiuso. Solo un benzinaio illuminato, sai che allegria. E poi quel tipo sulla panchina. Ecco: diamogli fuoco così vediamo come strilla. Tre ragazzi del posto, italiani se la nazionalità aggiunge qualcosa: c'è chi lo pensa, sono in molti. Italiani, quindi: uno minorenne. Hanno detto «volevamo un'emozione», come il titolo di una canzone.  Hanno detto «era uno scherzo», un gioco.
Noia. Da ragazza, all'università, avevo un libro che si chiamava "I rudimentali: difetto inculturativo e immaturità cerebrale". Era l'esame di antropologia culturale. Sono andata a cercarlo, l'ho trovato sottolineato in rosso e blu. «La caduta di linguaggio contrassegna il comportamento del rudimentato. Al restringimento delle strumentazioni simboliche fa riscontro una atrofia disattivante che distacca la persona dai valori della cultura e la spinge al gradito senso di libertà senza obblighi. È un processo regressivo che lo porta a scivolare in un isolamento dovuto alla propria immaturità col risultato di un'afflizione fisica d'incompiutezza e di profonda noia. La noia costituisce l'unità strutturale di base della civiltà ammalata dei suoi prodigi».
Atrofia disattivante. Libertà senza obblighi. Isolamento e noia. Civiltà ammalata dei suoi prodigi. Lidia Ravera scrive: sono assassini, branco è una parola che da sola legittima qualcosa che ha diritto di esistere. Il linguaggio, prima della legge, lo legittima. Dunque vedete è qui che si torna: al linguaggio, alla cultura. Giorni fa a proposito dello stupro di Guidonia abbiamo pubblicato le immagini del libro appena uscito sul delitto del Circeo: cosa c'entra? C'entra. Quando il tempo è debole, la cultura evanescente, le identità smarrite, le regole di convivenza sbeffeggiate dall'esibizione del potere - al governo, nella vita quotidiana, in tv - è nel gruppo che trova riparo il nulla. La violenza come passatempo.
Continuiamo pure a raccontarci che la colpa è dell'invasione degli stranieri, nel buio delle strade, nelle pistole da dare ai vigili urbani. Finché non torneranno a vergognarsi, gli uomini del branco, finché non saranno i compagni di scuola e le famiglie a vergognarsi di loro non ci sarà repressione che basti. È nella testa di tutti, la violenza, prima che nelle mani di alcuni.
postato da carnesalli | 09:07 | commenti (2)
leparoledeglialtri

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