ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

martedì 17 gennaio 2012

MAGGIO 2009

martedì, maggio 26, 2009
 
Oggi, in Italia

Ssshhh! La ragione sta dormendo.

(e si sa: il sonno della ragione…)

postato da carnesalli | 09:06 | commenti (6)

lunedì, maggio 25, 2009
 
un anno di governo Berlusconi
Forse non sapevi che...
postato da carnesalli | 14:35 | commenti (1)

giovedì, maggio 21, 2009
 
Democrazia informativa nord coreana.
Insulti ai giudici e ai giornalisti.
Aggressione, verbale per ora, alle opposizioni.
Tentazione napoleonica di abolire il Parlamento, "inutile e pletorico".
Una certa propensione per il sesso femminile.
Ma "cribbio", prima di entrare in scena, sempre un ritocco al fondotinta!

(Foto scattata prima dell'intevento all'assemblea di Confindustria)


postato da carnesalli | 17:57 | commenti (3)

mercoledì, maggio 20, 2009
 
Impunità, impudenza & impudicizia

Dunque, papi:
ha corrotto Mills
ha deciso di nominare ai vertici Rai alcuni suoi fedeli servitori decisi a casa sua, e per la prima volta durante una campagna elettorale
ha accusato i giudici di essere comunisti
ha minacciato la stampa

In un solo giorno…

La cronista de l'Unità Claudia Fusani chiede al primo ministro: «A questo punto non sarebbe meglio farsi processare?». Berlusconi alza moltissimo la voce, quasi urla: «Su questa cosa mi infurio. Lo posso giurare sui miei figli. Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o senno se ne va lei. Questa cosa mi fa infuriare, è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi. Avevamo ricusato questo giudice - prosegue il premier - che in tutte le situazioni è andato in piazza per criticare l'operato del governo. È una cosa scandalosa, vedrete cosa dirò in Parlamento...». E, così dicendo, il premier lascia effettivamente la conferenza stampa.

IMPUTATO ascolta,
noi ti abbiamo ascoltato.
Tu non sapevi di avere una coscienza
al fosforo
piantata tra l'aorta e l'intenzione,
noi ti abbiamo osservato
dal primo battere del cuore
fino ai ritmi più brevi
dell'ultima emozione
quando uccidevi
favorendo il potere
ammucchiati in discesa
a difesa
della loro celebrazione.
E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere
mentre ti emozionavi nel ruolo più
eccitante della legge
quello che non protegge
la parte del boia.
Imputato,
il dito più lungo della tua mano
è il medio
quello della mia
è l'indice,
eppure anche tu hai giudicato.
Hai assolto e hai condannato
al disopra di me,
per quello che hai fatto,
per come lo hai rinnovato
il potere ti è grato.
Ascolta
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo la legge.
Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?
Fabrizio De Andrè

Davvero non c’è più speranza…
postato da carnesalli | 08:58 | commenti (2)

martedì, maggio 19, 2009
 
Scuole senza soldi, i presidi scrivono ai genitori
Trecento presidi aderenti all’Asal, associazione scuole autonome del Lazio, hanno preso carta e penna e hanno rivolto un drammatico appello alle famiglie per spiegare che in cassa non ci sono soldi per garantire il normale funzionamento delle scuole. Non un centesimo per pagare i supplenti, né i fondi per le visite fiscali. «Da settembre la bolla finanziaria - scrivono i presidi - comincerà a scoppiare negli istituti con un effetto domino.  Chi non potrà più pagare fallirà come succede nelle imprese.  Bisogna intervenire prima».
E infatti già da stamattina sono partite 41.739 lettere. «Un fatto storico, che non ha precedenti», ha detto Paolo Mazzoli, preside del 115° circolo e presidente dell’Asal. Per imbucarle, qualche preside si è autotassato, da qualche parte ha pagato il comune.
Nella lettera i dirigenti spiegano le ragioni dell’emergenza: per il 2009 non ci sono fondi per il funzionamento (quelli con cui si compra tutto il materiale, anche quello per le pulizie), i soldi per le supplenze sono stati ridotti del 40%, quelli per i corsi di recupero non ci sono e neppure per le visite fiscali che il ministro Renato Brunetta ha reso obbligatorie anche dopo un giorno di assenza.
Casse vuote dunque e lo Stato deve oltre un miliardo di arretrati alle scuole per i soldi che hanno anticipato negli scorsi anni per le supplenze. Una situazione già critica a cui si aggiungono i tagli della ministra Gelmini e l’insicurezza degli edifici (il 52% nel Lazio non ha certificato di agibilità).
E dunque dall’anno prossimo, avvertono i presidi, «le scuole saranno costrette a elemosinare più soldi alle famiglie, gli alunni senza supplenti saranno smistati altrove, il recupero sarà un terno al lotto e in molte scuole non si potrà fare l'ora alternativa alla religione.
«La situazione è gravissima- insiste Pietro Perziani, preside del Viscontino di Roma- le scuole del Lazio hanno un credito di oltre 170 milioni di euro nei confronti dello stato per spese anticipate, in Italia fanno 1,5 miliardi, ma i soldi non arrivano».  «Per le visite fiscali ad oggi non stiamo pagando le Asl - aggiunge Mazzoli -. Tra poco o falliranno loro o falliamo noi».
postato da carnesalli | 15:44 | commenti

venerdì, maggio 15, 2009
 
Dedicato a Mirella.
Donna & giornalista
Quelle che resistono
Sono tante nel mondo le donne come San Suu Kyi. Milioni anche se non così colte, così celebri, così esposte nella vita pubblica. Milioni di donne anonime che combattono ogni giorno la loro privata battaglia contro la sopraffazione: domestica, sociale, culturale, politica. Quando sono molto visibili il potere le eliminerebbe volentieri, proprio perché lo sono non può. La leader democratica birmana è un simbolo e - dice Dacia Maraini - «il regime birmano sanguinario quanto cinico non può permettersi il suo assassinio, pena l'isolamento totale dal consesso internazionale». Vale per lei come per Yoani Sanchez che scrive per noi da Cuba, per Rebiya Kadeer uigura in terra di confine con la Cina, Joya Malalai afgana, Wangari Maathai africana, Shirin Ebadi iraniana. Le ribelli. I riflettori le tengono in vita. L'attenzione del mondo, ed è per questo che non possiamo dimenticarcene mai. San Suu Kyi è di nuovo in carcere da ieri, è molto malata. Non è compassione ciò di cui ha bisogno ma vicinanza, presenza, amore per l'ideale che incarna, condivisione. Non è necessario essere in Birmania del resto per capire cosa siano l'isolamento la vessazione la protervia. Giusto ieri la voce del presidente Napolitano si è levata come un argine contro la «retorica xenofoba». Nel giorno in cui questo governo vara le norme contro il reato di clandestinità e i giornali della destra gioiscono - «finalmente cattivi» - il presidente della Repubblica parla a chi volta lo sguardo dalla realtà, a chi dice «non siamo un Paese multietnico» e trova le persone
di origini africane «molto abbronzate».  Maleodoranti, nel caso abbiano passato giorni recluse in una stiva. Anche in carcere di solito non c'è profumo di Chanel. Chissà ogni quanto a San Suu Kyi è consentito lavarsi. Per una donna, poi, non profumare di essenze afrodisiache è un delitto. La rende indesiderabile, inadatta all'intimità che solleva il morale del capo. A che cos'altro potrebbero servire del resto le giovani donne se non al piacere? Svegliatevi, moralisti - strillano i proconsoli e i famigli dell'imperatore - il mondo è cambiato.
È vero, purtroppo è cambiato. Ricordate quando, non troppi anni fa, la libertà coincideva anche con la possibilità di indossare una minigonna, per esempio, perché la minigonna non è una «provocazione» all'inevitabile impennata dell'ormone maschile ma un indumento meno costrittivo di altri, non un segno di sottomissione né un fattore di rischio fronte all'incontrollabile pulsione violenta («se l'è cercata, era in minigonna») ma un'espressione di autonomia, affermazione di libera scelta addirittura in quel privato ambito che è il guardaroba? Fu una ribellione al potere, quella di Mary Quant: alle regole della differenza. Sforzatevi di ricordarlo, è difficile perché la risacca ci ha riportati lì ma non è impossibile. Federica Fantozzi ci dice oggi cosa sia diventato il mondo di Noemi, quello dove le ragazzine di tredici anni si fanno il book come fosse un curriculum: per farsi strada. Domani vi racconteremo di chi a sedici anni si spacca la faccia per avere la mandibola uguale a quella di un tronista famoso. Non è disprezzo della realtà: è pena per questi ragazzi. Anche San Suu Kyi è bellissima, raccontiamoglielo
postato da carnesalli | 12:23 | commenti (1)

giovedì, maggio 14, 2009
 
Benvenuto tra noi, caro Enrico....
La Dépendance della libertà
Ora lo dice anche Enrico Mentana, nel suo libro “Passionaccia”: il gruppo Mediaset «sembra un comitato elettorale, dove tutti ormai la pensano allo stesso modo e del resto sono stati messi al loro posto proprio per questo». Lo disse, anzi lo scrisse via mail nell’aprile 2008 a Fedele Confalonieri, dopo una fantozziana cena aziendale all’indomani della vittoria del padrone: «C’era tutta la prima linea dell’informazione (Mediaset, ndr), ma non ho sentito parlare di giornalismo neanche per un minuto. Sembrava una cena di Thanksgiving... di ringraziamento elettorale... Era scontato complimentarsi a vicenda... per la “missione compiuta”». «Dopo aver irriso ­ prosegue Mentana - per oltre un decennio, e con molte ragioni, le accuse di chi dipinge Mediaset come una dépendance di Forza Italia, avevo assistito a una scena che avrebbe fatto esultare i teorici del conflitto d’interessi». Più avanti il fondatore del Tg5 spiega che la sua cacciata dal gruppo è dovuta non al caso Englaro, ma all’aver invitato Di Pietro nonostante il veto di Confalonieri. In attesa che una qualche Authority competente sui conflitti d’interessi si faccia raccontare da Mentana il comitato elettorale chiamato Mediaset, si spera che d’ora in poi nessuna persona sana di mente osi più menarla con la favola che «comunque Mediaset ha Costanzo e le Iene». O con la baggianata che «Di Pietro fa il gioco di Berlusconi». Altrimenti Mentana, dopo quell’intervista, l’avrebbero promosso, non cacciato. Ma forse Di Pietro fa il gioco di Berlusconi e Berlusconi non (Travaglio)
postato da carnesalli | 16:37 | commenti

mercoledì, maggio 13, 2009
 
“La politica dell’Italia mina l’accesso all’asilo nell’Unione europea e comporta il rischio di violare il principio fondamentale di non respingimento previsto dalla Convenzione del 1951 sui rifugiati”

“Il principio di non respingimento non conosce limitazioni geografica e gli stati sono obbligati a rispettarlo ovunque esercitino la loro giurisdizione, anche in mare”

Ban Ki-Moon, Segretario generale dell’Onu.


Chi deve intervenire ora?
Direttamente Dio?
postato da carnesalli | 09:01 | commenti (1)

martedì, maggio 12, 2009
 
 postato da carnesalli | 09:30 | commenti

domenica, maggio 10, 2009
 
Quanti soldi sono stati stanziati effettivamente per l’Abruzzo?
Che cifra riceveranno gli aquilani per ricostruire le loro case?
Perché nessuno ha parlato del rapporto Freedom House che ci vede paese “semilibero”?
Perché il presidente del Consiglio ha mentito fragorosamente a proposito della vicenda “papi Noemi”  e nessuno l’ha fatto notare?
Perché nessuno parla del milione in più di disoccupati?
Perché nessuno dice che mancano 5 miliardi negli investimenti promessi quest’anno?
Che fine hanno fatto i creditori Alitalia? E quelli della Cirio? E la class Action?
Perché nessuno ha protestato per il ridimensionamento della legge sugli infortuni sul lavoro?
Perché nessuno ha fatto notare che le cartolarizzazioni di Tremonti c sono costate 1,7 miliardi di euro (più del bonus famiglia)?
Perchè nessuno parla più dei tagli alla scuola e alla sanità?
Dov’è l’esercito nelle strade?
Perché la sicurezza è diminuita?
Perché gli sbarchi sulle nostre coste sono raddoppiati?
Che fine hanno fatto i Tremonti bond?
(continuate voi, il materiale non manca...)

Perchè nessuno fa domande, in questo paese?
Perchè nessuno pretende risposte, in questo paese?

Malgrado tutto, consenso altissimo per questo governo.
Che pensa al consenso, e agli interessi suoi e dei suoi amici.
Che comanda, ma non governa.

Sì… paese semilibero…

P.S. certamente qualcuno tra coloro che sono stati respinti in Libia nei giorni scorsi, morirà di stenti, o di torture o di sofferenze.
Mi sfugge – ma voi lo sapete certamente – come si definisce chi uccide un innocente?

postato da carnesalli | 16:44 | commenti (1)

venerdì, maggio 08, 2009
 
Il ministro Roberto Maroni - che da qual che tempo è diventato scurrile - non è certamente un cretino. Siamo certi, per usare il suo linguaggio che lui una stronzata come quella sui tram padani non l'avrebbe mai detta
Agisce in grande Roberto Maroni. Un po’ di tempo fa aveva detto che con gli immigrati irregolari bisogna essere «cattivi» Ed ecco che ne spedisce in Libia 227 di loro, tra cui 40 donne, quando sono ancora in alto mare, cioè prima che si sia stabilito se erano per davvero irregolari
Chi erano? Da quali paesi africani venivano? Non si sa. Si sa però che il 50 per cento dei migranti giunti da noi via mare nel 2008 ha avuto il riconoscimento dell'asilo politico o della protezio ne umanitaria. Cioè noi stessi, con i nostri sistemi di controllo abbiamo accertato che se li avessimo rispediti indietro sarebbero stati incarcerati, torturati, perseguitati e forse anche uccisi Come in effetti è successo - e siamo stati gia condannati dall’Europa - ad altri migranti che nel 2005 furono rispediti da noi, quella volta in aereo, nella Libia del nostro costosissimo amico Gheddafi.
Dunque 227 uomini e donne partiti dall'Africa. Applicando per difetto la stessa proporzione di un anno fa, possiamo ragionevolmente affermare di avere restituito nelle mani dei loro carnefici un centinaio di esseri umani. Altro che cattivi Siamo stati cattivissimi
E allora, ministro Maroni, si senta appagato. Prenda un pallottoliere e spieghi tutto al suo collega Matteo Salvini
Lo fermi. Gli dica che, con una sola mossa, abbiamo liberato un centinaio di posti sui tram padani Vedrà che, dopo qualche giorno, scoppierà a ridere
(G.M.Bellu)


Contro l'art. 10 della Costituzione.
Contro la Convenzione di Ginevra.
Contro la Convenzione europea dei diritti dell'Uomo.
Contro la coscienza e la morale (per chi le possiede)
Ma non si indigna più nessuno in questo paese?
Comunque, non in nome mio!

postato da carnesalli | 09:11 | commenti (2)

giovedì, maggio 07, 2009
 
disegno di legge sicurezza, all'esame della Camera

deja vu

postato da carnesalli | 11:57 | commenti (2)

mercoledì, maggio 06, 2009
 
Ora una bella puntata riparatrice con Veronica, o no?
(ma poi: non siamo in par condicio?)
P.S. certo che è proprio un impunito…


Economia a rotoli
Alitalia inefficiente
Termovalorizzatore di Acerra inaugurato in pompa magna, ma non funzionante
….
Qui la verità sul terremoto

Deve aver perso la bacchetta magica...
(Scusa, papi).

postato da carnesalli | 11:18 | commenti

lunedì, maggio 04, 2009
 
Dicono di noi

Miguel Mora, “El Pais”
(a proposito delle veline candidate)

Potrebbe succedere a Zapatero un simile colpo di scena?
Non succederebbe mai in Spagna né in qualsiasi altro paese europeo.
Berlusconi è ben oltre il politically correct.  Non gliene frega niente. Il fatto preoccupante però è che ha una connessione profonda con gli italiani

Cosa scrive nel suo articolo?
Cerco di analizzare questa apparente contraddizione. Il vostro premier è un pagliaccio, ma il dramma è che alla fin vince lui


Karl Hoffman, radio pubblica tedesca
(a proposito della trasmissione “Anno zero” e dell’opposizione)

Gli illustri colleghi non parlavano mica di giornalismo ma di fatti loro e di se stessi. E la loro autocelebrazione copriva con successo l’assurdo dei contenuti. Quando per esempio si affermava che i sistema d’informazione fosse sano e fiorente, mentre l’opposizione era in totale degrado per i fatti suoi.
In Germania si direbbe “da lachen ja die Huhner” ci ridono persino le galline.
Cioè che si neghi che il declino dell’opposizione sia proprio il temuto effetto del sistema malato dell’informazione, la sua faziosità, la dilagante propaganda venduta come verità in questo meraviglioso paese che è l’Italia.
Un buon giornalista se crede ancora nell’informazione come indispensabile difesa della libertà e della democrazia non può chiudere gli occhi davanti a questo problema che poi è grande come una casa.

Gianni D’Elia, docente e poeta
C’è stata una colonizzazione dei desideri e dei bisogni, una continua omologazione del vissuto. Pensi al fenomeno del Grande fratello  o all’Isola dei famosi: vince il gioco dell’imitazione
I nostri ragazzi rischiano di diventare degradati imitatori di nuovi eroi comuni. Berlusconi insomma si è preso l’Italia e gli italiani.
Ed è vero pericolo per la democrazia quando uno che ha il potere economico si prende anche il potere politico

postato da carnesalli | 14:43 | commenti (2)
 
Domani chiedo la residenza a Trento... se il "papi" della patria è d'accordo (e anche se no)...

postato da carnesalli | 13:15 | commenti

venerdì, maggio 01, 2009
 
ne vogliamo parlare?
Stampa, Freedom House declassa l'Italia
"Non è più un Paese pienamente libero"
La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l'Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato per la prima volta da Paese 'libero' (free) a 'parzialmente libero' (partly free), unico caso nell'Europa Occidentale insieme alla Turchia.
Le ragioni della retrocessione dell'Italia sono molteplici, spiegano gli estensori del Rapporto, che esamina la libertà di stampa in 195 Paesi da quasi 30 anni (dal 1980): "Nonostante l'Europa Occidentale goda a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media".
Più in dettaglio, Freedom House riconosce che, in generale, in Italia "la libertà di parola e di stampa sono costituzionalmente garantite e generalmente rispettate, nonostante la concentrazione della proprietà dei media". Ma è proprio quest'ultimo il punto dolente. Certo, c'è la legge Gasparri, rispetto alla quale l'organizzazione avalla le critiche secondo le quali introduce norme che favoriscono l'attuale presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ci sono i tanti processi per diffamazione a carico di altrettanti giornalisti, Freedom House ne cita alcuni tra i più eclatanti, tra i quali quelli a carico di Alexander Stille e di Marco Travaglio.
Ma il punto veramente dolente, a giudizio dell'organizzazione, è costituito "dalla concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei". Berlusconi, affermano senza reticenze gli autori del rapporto, controlla attraverso il governo la Rai, e possiede Mediaset. E la crisi di La7 non ha certo giovato in questo panorama.
postato da carnesalli | 17:48 | commenti (1)

Nessun commento:

Posta un commento