ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

venerdì 13 gennaio 2012

FEBBRAIO 2005

lunedì, febbraio 28, 2005
 
S – Sabato (senza vento)
Sabato, finalmente.
Oggi non si lavora (in ufficio).


Espletate diligentemente le faccende domestiche (io predico ai miei figli, con scarso successo, che la famiglia è come una cooperativa) – spesa, mestieri, piccole compere, farmacia, veloce visita alla “vecchia madre” per controllare se respira ancora, lavaggio, stiratura – posso, per una volta, pranzare con un minimo di tranquillità (anche se sobriamente, vista la dieta cui sono costretto).
E, finalmente, leggere con calma il quotidiano seduto in poltrona e non appollaiato su una gamba sola su un tram che, pur previsto e progettato per contenere 98 persone, ne stipa, normalmente, almeno il doppio.
Ciò può giovare anche alla mia salute: il mio medico sostiene (intuizione geniale) che dovrei condurre una vita più tranquilla (la fa facile, lui).
Pregustando la goduria, prendo posizione, apro il giornale animato da sincero “spirito positivo” (in fondo a guardare la TV le cose non vanno poi così male) e inizio quella che qualcuno più illustre di me definì “preghiera laica del mattino” (nel mio caso post prandiale, ma fa lo stesso).
Come per i libri, mi piace il giornale intonso, non sgualcito: quindi lo prendo con “cautela” e poso gli occhi sulla prima pagina; subito lo sguardo è catturato da una “fotina” accanto al titolo, con una piccola didascalia: “liberate Giuliana”. E già mi immalinconisco, pensando a quanto lavoro (e quante energie!) fatto – e non me ne pento - per la pace.
Pensare positivo, mi dico; e intanto l’occhio, attratto dal colore vivace, cade sulla frase riportata sotto la testata. Recita “Equiparazioni. Resistenza e Salò. “ La Repubblica di Salò diventò, per ammissione dello stesso Mussolini, una colonia di terza categoria per la Germania e lui stesso un prigioniero; le sue lettere venivano lette e trasmesse a Berlino, le sue telefonate trascritte, la sua residenza sorvegliata da SS. Hitler considerava gli italiani ‘razza inferiore’”. Denis Mack Smith.
Decido (come faccio di solito) di leggere per intanto solo titoli e sommari, per avere una ”visione d’insieme”.
Apertura: “Contro la pace, kamikaze e morti a Tel Aviv”. E’ la più grave risposta terroristica al processo di pace avviato da Sharon  e Abu Mazen. Un’autobomba esplode sul lungomare davanti ad una discoteca affollata…
Un articolo di taglio basso mi avverte invece che, secondo una disinteressata lettera inviata prima delle elezioni a tutti gli studenti del Lazio dal Presidente (eh, si, presidente) Storace, Mazzini sarebbe nientemeno che un precursore di Alleanza Nazionale…
Trattengo una risata (mi accontento di un malinconico sorriso, sono a dieta…), e passo a pagina 2.
L’occhiello occhieggia: “squadrismo in TV” e il titolo recita: “Punto e a capo bufera sulla Rai”. L’opposizione protesta, il garante interviene. La vigilanza Rai “Evidenti violazioni”.
Pensare positivo, si: ma il pluralismo e la verità sono importanti…
Beh, pagina 3: “Rognoni a Castelli: non resteremo in silenzio”. Critiche alla Salvapreviti…Md: vogliono distruggere la Magistratura. E una manchette, come non bastasse, avvisa: “Colpo di spugna sulle stragi naziste” Con la Salvapreviti rischiano la prescrizione i processi dell’Armadio della vergogna, da S.Anna di Stazzema a Marzabotto.
Insomma, toppa libera tutti…
Continuo: non sarà tutto così, mi dico.
Pagina 4: “Ciampi: l’Italia perde terreno”. In Europa siamo poco competitivi…l’immigrazione va incoraggiata…mancano infrastrutture…bisogna investire su scuola e università, puntare sull’innovazione.
Oh, vedrai che adesso qualcuno del governo risponderà che stanno provvedendo, penso.
 No, un articoletto piccolo piccolo mi avvisa che “il decreto sulla competitività cederà il passo alla Salvapreviti”.
Perbacco, prima gli amici. Per i neocon è un valore importante…
Pagina 5: tiro il fiato. Pubblicità: sessant’anni della Unicoop Tirreno. Sapessero i nostri avi, che tanto hanno lavorato e sofferto, dove siamo finiti…
Salto la pagina 6; il titolo mi fa un po’ irritare (eufemismo): “Facci (giornalista del Giornale Berlusconiano ndr): sull’Unità giornalismo criminale” (detto nella trasmissione di cuoredipanna Ferrara…), e passo subito alla pagina 7.
A tutta pagina: “Caso Previti, rivolta dei giornalisti Rai: il sindacato insorge per la rimozione di un collega che si occupava del processo Imi-Sir.”
Pare che abbiano rimosso dall’incarico nottetempo due onesti professionisti che si occupavano da tempo del processo per farlo seguire un giornalista (amico di Previti) paracadutato da Roma. Chissà perché…
Pensare positivo mi dico: in fondo hanno ridotto le tasse (a me neanche un euro, veramente) e, mentre me lo dico, l’occhio mi cade sul grosso titolo di pagina 8: “Mediaset evadeva le tasse, Berlusconi sapeva”. Un complesso intreccio di scatole cinesi e di società estere in paradisi fiscali create nell’arco di almeno dieci anni. E ci sono anche le copie degli accordi segreti. I Pm di Milano: gonfiati i prezzi dei diritti tv, società ombra per aggirare il fisco. Le testimonianze dei dipendenti.
Se le è “autoridotte”, penso. E penso anche al ministro francese Gaymard (figlioccio politico di Chirac) dimessosi perché viveva con la famiglia in un appartamento a spese dello Stato…
Ci viene anche detto – per completezza – che Augusta Iannini, per inciso moglie di Bruno Vespa e casualmente capo del Dipartimento affari penali, sostiene che il controllo preventivo degli atti e documenti delle rogatorie, effettuato dal ministro della giustizia, è la prassi…e gli asini volano, e mia nonna aveva le ruote, e ieri ho visto un ufo…
(Mentre scrivo Guccini sta cantando la bella canzone di Ligabue: ho ancora la forza… che sia un incitamento a continuare?)
Affretto la lettura:

esteri: l’opposizione italiana chiede che vengano sospesi i raid aerei su Ramadi in Iraq, che stanno massacrando centinaia di persone (e mettono a rischio la liberazione di Giuliana Sgrena).
Economia: “gli operai della Tyssen Group di Terni in lotta da settimane per difendere la fabbrica e il futuro produttivo della città”.
E ancora: “Le famiglie italiane tirano la cinghia. Vendite al dettaglio calate dello 0,4% nel 2004. Non accadeva da dieci anni”.
E il Ministero del Welfare (esotica parola che si traduce “benessere”: ma lo sa, il ministro?)  ci avverte che il 6,5% delle famiglie è in condizioni di estrema povertà, l’8,3% sta scivolando verso la povertà assoluta e il 9% ha (ma che pudore, Ministro Maroni) dei “problemi”.
La sua coscienza, ministro, problemi niente, eh?
Con fierezza per il “benessere” raggiunto ci informa poi anche che la precarizzazione del lavoro ha portato a una diminuzione delle famiglie con figli rispetto a quelle senza.
Con buona pace degli eroici difensori della “famiglia” (così eroici che metà governo, cattolici compresi, ne ha due…)
(Guccini nel frattempo è passato ad arrotare le sue erre sul Don Chisciotte: che sia un segno del destino?)
Mah, mi dico: adesso per alleggerire ci sarà un articolo su Carlo e Camilla, il TGU non parla d’altro.
Povero Carlo. Bush non lo vuole ricevere alla Casa Bianca perchè lei è divorziata.
Ma lo sa il “caro George” che – parafrasando la canzone dei “gobbetti”– ‘divorziato è Berlusconi,  divorziato è suo fratello…ed il figlio è convivente pure quello….?’
No. Non si parla di Camilla.
Alla pagina della cultura c’è un’intervista ad una donna (vera), Presidente di una Ong, tutta africana, di aiuti medici (e di Africa non parleremo mai abbastanza ndr).
Si intitola: “La battaglia delle zanzare”.
Sommario: In africa la malaria fa più vittime dell’Aids. Eppure basterebbe mettere le reti alle finestre…
(Forse è meglio che passi a leggere Novella 2000, o qualche giornale del presidente bellachioma.
E ogni tanto vivere senza rendermi conto…)
Chiudo  il giornale non prima di aver notato che perfino le previsioni meteorologiche prevedono brutto tempo.
Tutto si tiene…

Vola aquilone, vola!
C’è poco vento oggi…
Qualcuno è disposto ad aiutarmi a soffiare, a fare vento?
Vola aquilone…continua a volare… non ti fermare…













+++++++++++++++
P.S. Per Mario Luzi (aggiunta dell'ultim'ora)
“Che luogo è questo?” mormora tra il sonno il mio
                                                              [compagno
scuotendosi al sussulto
del treno fermato in aperta linea.
“E' un luogo verso Pisa” rispondo
mentre guardo nella profondità grigia il viola
cinerino dei monti affondare nel colore dell'ireos.
Una tappa del lungo andirivieni
tra casa e fuori, tra la tana e il campo,
rifletto io pensando a lui
che spesso parla della nostra vita
come del lavorio d'un animale strano tra formica e talpa.
E ancora dev'essere un pensiero
non dissimile da questo
che muove ad un sorriso
colpevole le labbra
di lui riverso con la testa contro lo schienale in quest'alba.
O morire o piegarsi sotto il giogo
della bassezza della specie, leggo
in quel viso servo e ghiotto,
fiducioso della buona sorte
dell'anima e, perché no, della rivoluzione inesorabile ch'è
                                                                           [alle porte.
«Anche tu sei nel gioco,
anche tu porti pietre
rubate alle rovine
verso i muri dell'edificio» penso;
e penso ad un amore più grande del mio
che vince questa ripugnanza
e insieme a una saggezza più perfetta che prende il buono
e per il buono chiude un occhio sul corrotto e il guasto.
Fugge, fuoco di rondine
saettato dalla pioggia,
si spenge alto
il grido del ferroviere che dà il via
al convoglio impigrito tra l'erba folta.
«Devi crescere: crescere in amore
e in saggezza» m'intima quel viso
disfatto che trasuda in questa luce di giorno incerto.









postato da carnesalli | 08:52 | commenti (20)
poesia, pruriti

giovedì, febbraio 24, 2005
 
Dedicato a Chiara
“La vita e la morte, il dolore e la gioia, le vesciche ai piedi estenuati dal camminare e il gelsomino dietro la casa, le persecuzioni, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me come un unico, potente insieme, e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre meglio - così, per me stessa, senza riuscire ancora a spiegarlo agli altri. Mi piacerebbe vivere abbastanza a lungo per poterlo fare, e se questo non mi sarà concesso, bene, allora qualcun altro lo farà al posto mio, continuerà la mia vita dov'essa è rimasta interrotta.
Ho il dovere di vivere nel modo migliore e con la massima convinzione, sino all'ultimo respiro: allora il mio successore non dovrà più ricominciare tutto da capo, e con tanta fatica. Non è anche questa un'azione per i posteri?” (Etty Hillesum).

Vi è mai capitato di incontrare una persona che non avete mai visto e scoprire che è come se la conosceste da sempre?
Di cogliere nelle sue parole (e soprattutto leggere nei suoi occhi) una sintonia che eri sicuro di trovare?
Di sperare che l’incontro, durato pochi minuti,  invece non terminasse mai?
Di constatare con piacere come immediatamente e con naturalezza si siano create complicità e intimità?
Qualche volta mi è successo.
Anche con qualche amico/a di blog.
Oggi mi è successo di nuovo.
Ho incontrato Chiara: ancora “un’amica di blog”.
Una persona (ed è l’unica cosa che rivelo del colloquio) che alla precisa domanda: “che vuoi fare della tua vita?” (studia giurisprudenza), risponde, senza prendere fiato, ”un dono”.
E tu resti lì, come appeso…
Allora apro il libretto che ha scritto e che mi ha regalato e vi leggo: “i sogni sono come gli aquiloni, leggeri, fragili, ti portano in alto. Passi  giorni e giorni a costruirne uno, e lo fai con delicatezza…
Poi un giorno hai la possibilità di far volare il tuo aquilone: scegli un bel posto, con molto vento, ti leghi il filo al dito e lo srotoli, tiri un po’, una breve corsa e vai… in alto…e se c’è molto vento il tuo sogno vuole andare ancora più in alto, ancora più distante.
I sogni sono come gli aquiloni: leggeri, fragili, ti portano in alto.

Due sono le cose che non devi dimenticare.
Prima di tutto il filo che ti lega a terra: le persone che ami, le persone che con lo sguardo ti seguono da lontano…che il filo non si spezzi.
E poi… per volare ci vuole vento…Senza vento non voli, neanche con l’aquilone più leggero”.
Nella dedica mi hai scritto: “ai nostri aquiloni”.

E mi sono venuti in mente due pensieri.

Uno di P.Valery : “Il vento si leva, bisogna provare a vivere”.
E uno di Rilke: “Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che lo sappiamo anche la brezza sarà preziosa”.
Vedrai, Chiara, sono sicuro che ci sarà del vento per i nostri aquiloni…

postato da carnesalli | 17:43 | commenti (15)

mercoledì, febbraio 23, 2005
 
C – Cedi/menti
Avente presente l’autostrada Palermo – Messina?
Quella inaugurata (dopo giugno e  novembre) per la terza  volta il 21 dicembre 2004,  tra squilli di tromba e rulli di tamburi, tagli di nastri e codazzi di assessori e portaborse?
Quella inaugurata personalmente da Silvio Berlusconi, calato direttamente dal cielo col suo elicottero privato?

Quella per la quale il viceministro Micicchè (che forse aveva un po’ esagerato quel giorno..) aveva fatto tappezzare la Sicilia di cartelli “Autostrada Palermo - Messina: una scommessa vinta”
Quella – unica al mondo - ad una sola corsia (sola andata: invito all’emigrazione?) e senza caselli;
Quella che doveva essere l’anticipo delle grandi opere;
Quella che doveva simboleggiare le magnifiche sorti e progressive della Trinacria;
Quella per la quale il ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi (intervenendo alla cerimonia inaugurale) dichiarò tra giubilo generale e sbatter di tacchi: “Con l'inaugurazione dell'autostrada Palermo-Messina, oggi cade un altro tabù, in risposta di chi ci accusava e ci accusa di non aprire cantieri e accusa questo governo di non essere in grado di onorare gli impegni sottoscritti da Berlusconi tre anni fa".

Quella per la quale il Tgu e tutta la stampa intonarono in coro peana di approvazione:
- “L’inaugurazione dell’autostrada Messina – Palermo che ha riaffermato la serietà dei governi nazionale e regionale siciliano, Berlusconi e Cuffaro che assumono impegni e li mantengono nei termini di tempo prefissati, ha fatto saltare i nervi a quanti, operando con sistemi di falsa democrazia, si perdono e si disperdono in chiassose, alle volte rissose polemiche mirate più all’apparire che all’essere, senza arrivare a conclusioni di compiutezza operativa.
Che un governo stabile come quello di Berlusconi sia riuscito a completare una delle tante incompiute ha suscitato indecorose critiche di molti esponenti del centro sinistra e da sindacalisti, messi all’angolo da un decisionismo che è quello che vuole la gente.”  (Eco del Sud);
-  “Miccichè, palermitano verace, viceministro dell'Economia e capo di Forza Italia nell'isola: «I siciliani ancora non ci credono: pensano a uno scherzo.  Per tutti noi quell'autostrada è sempre stata l'opera che i nostri figli non sarebbero riusciti a vedere. È il crollo di un mito” (Panorama);
- “Il completamento dei 41 chilometri dell'autostrada e' tra le grandi opere che il governo Berlusconi ha inserito tra gli 'obiettivi prioritari nazionali' e tra le infrastrutture inserite con priorita' assoluta tra gli 'obiettivi regionali' del governo Cuffaro.” (Adn cronos);
- “E' stata un miraggio per circa 35 anni, tanto è il tempo che e' trascorso da quando iniziarono i lavori per la costruzione dell' autostrada A20 Palermo-Messina, 40 se si considerano anche i tempi della progettazione. Tra fallimenti di imprese, contenziosi e ricorsi, l' opera ha subito un lungo travaglio. Adesso per ''l' eterna incompiuta'' e' iniziato il conto alla rovescia. Per abbattere il diaframma dell' ultima galleria a Piano Paradiso, lunga 2,8 chilometri, e' sceso in Sicilia il ministro delle Infrastrutture, Piero Lunardi” (Ansa);
- “Quei cartelli verdi uscendo da Palermo in direzione Messina da martedì non suoneranno più come una beffa per gli automobilisti. Il cantiere che rappresenta il simbolo delle opere incompiute in Sicilia, sta per chiudersi: il 21 dicembre sarà inaugurata per intero l'autostrada Palermo-Messina” (Avvenire).
Quella.
Bene, “quella” autostrada a distanza di due mesi è stata chiusa.

“Cedimento dell’asfalto” sostengono i tecnici.
Insomma, sta sprofondando.
Non ricorda le parate di Mussolini, che faceva girare le milizie e i mezzi corazzati intorno a Palazzo Venezia perché dal balcone agli occhi degli ospiti illustri sembrassero di più (malgrado fossero sempre gli stessi)?
Bella metafora, “quella” autostrada, di questa nostra Italia che sprofonda lentamente tra quinte di cartapesta…

P.S./1  A proposito di sprofondamenti...










www.fattisentire.com/









P.S./2 A proposito di riduzione delle tasse e fondali di cartapesta...

postato da carnesalli | 08:48 | commenti (7)

lunedì, febbraio 21, 2005
 

G – Girotondo (piccolo) per la pace: chissà che tenendoci tutti per mano…
(dedicato ai “bamba” – grazie del complimento, Feltri - che ci credono ancora).
”L’utopia sta sull’orizzonte, mi avvicino di due passi, lei si allontana dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungo mai. Quindi a che serve l’utopia?




Serve a questo: a camminare” (E.Galeano).


La cosa peggiore non è la violenza degli uomini malvagi, ma il silenzio degli uomini giusti. (M.L.King)














Vorrei saper abolire la guerra sul piccolo ippocastano nel mio cortile, la sera, quando i passeri cercano il miglior posto per la notte, perchè sarebbe un buon segno per l’avvenire dell’umanità
 (I.Svevo)



La cosa più terrificante dell’universo non è la sua ostilità ma la sua indifferenza: se riusciamo però a venire a patti con quell’indifferenza fino ad accettare le sfide della vita entro i limiti mortali…la nostra esistenza in quanto specie può avere un senso e un compimento reali. Per esteso che sia il buio, dobbiamo fornire le nostre luci (S.Kubrik)

Questa foglia sono tutte le foglie, questo fiore sono tutti i petali e una menzogna è l’abbondanza. Perché ogni frutto è lo stesso, gli alberi sono uno solo ed è un solo fiore la terra (P.Neruda)

 Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l’arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
ed il sole vi passa, festeggiato.
E’ bello guardare col naso in su
le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede – questo è il male -
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa sì che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.
(G.Rodari)


Beati i poveri in spirito…beati i miti…beati quelli che hanno fame e sete della giustizia…beati i misericordiosi…beati i pacificatori  (Matteo 5)

La guerra è l’utopia che rinasce, come idra: la pace è la realtà che l’intelligenza postula. La guerra è l’utopia che pretende di risolvere problemi, mentre essa complica tutti i problemi ed altri ne crea. E’ l’utopia di chi vuol generare la vita con la morte (I.Giordani)


“Noi oggi viviamo in un mondo dove purtroppo si sono formate nuove e non meno gravi forme di schiavitù: quelle prodotte dalla miseria e dalla guerra, dall’ingiustizia sociale e dai soprusi dei potenti, dai miti del successo e dalla manipolazione del consenso….ricercare assieme concrete soluzioni a queste piaghe e per rinnovare il nostro impegno contro la logica della violenza e dell’egemonia, dell’individualismo e del profitto che minacciano o cancellano le espressioni della vera libertà e democrazia.
La pace che oggi ci appare lontana e che non è in nostro potere, potrà diventare realtà in un domani vicino se uomini e donne di buona volontà, a qualsiasi fede o cultura appartengano, si uniscono…per costruirla dentro i processi della storia. Quanto è accaduto con la schiavitù, potrebbe avvenire anche con la guerra: non più il ricorso a conflitti bellici per risolvere i problemi e le tensioni internazionali. “ (D.Tettamanzi)



“La pace come cammino”
A dire il vero non siamo molti abituati a legare il termine pace concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire:
“Quell’uomo si affatica in pace”,
“lotta in pace”,
“strappa la vita coi denti in pace”…
Più consuete, nel nostro linguaggio, sono invece le espressioni:
“sta seduto in pace”,
“sta leggendo in pace”,
“medita in pace” e,
ovviamente, “riposa in pace”.
La pace insomma ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante.
Più il confort del salotto che il pericolo della strada.
Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.
Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.
Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista.
Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.
La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio,
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.
Si, la pace prima che traguardo, è cammino.
(T.Bello)





Quale mondo giaccia al di là di questo mare non so, ma so che ogni mare ha l’altra riva, e arriverò. Mi disgusto ora della vita per poterla assaporare un’altra volta (C.Pavese)
A Giuliana, alla sua mamma, e a tutti gli altri. E a me che ho tanto da imparare:
”La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini” (A.Gramsci, da una lettera alla madre)

Contributo alla riflessione:
“Per conseguire il bene della pace bisogna, con lucida consapevolezza, affermare che la violenza è un male inaccettabile e che mai risolve i problemi. « La violenza è una menzogna, poiché è contraria alla verità della nostra fede, alla verità della nostra umanità. La violenza distrugge ciò che sostiene di difendere: la dignità, la vita, la libertà degli esseri umani ». È pertanto indispensabile promuovere una grande opera educativa delle coscienze, che formi tutti, soprattutto le nuove generazioni, al bene aprendo loro l'orizzonte dell'umanesimo integrale e solidale. Su queste basi è possibile dar vita ad un ordine sociale, economico e politico che tenga conto della dignità, della libertà e dei diritti fondamentali di ogni persona
…Per promuovere la pace, vincendo il male con il bene, occorre soffermarsi con particolare attenzione sul bene comune e sulle sue declinazioni sociali e politiche. Quando, infatti, a tutti i livelli si coltiva il bene comune, si coltiva la pace. Può forse la persona realizzare pienamente se stessa prescindendo dalla sua natura sociale, cioè dal suo essere « con » e « per » gli altri?… Tutti, in qualche modo, sono coinvolti nell'impegno per il bene comune, nella ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio. Tale responsabilità compete, in particolare, all'autorità politica, ad ogni livello del suo esercizio, perché essa è chiamata a creare quell'insieme di condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona.
Il bene comune, pertanto, esige il rispetto e la promozione della persona e dei suoi diritti fondamentali, come pure il rispetto e la promozione dei diritti delle Nazioni in prospettiva universale.
… Poiché il bene della pace è strettamente collegato allo sviluppo di tutti i popoli, è indispensabile tener conto delle implicazioni etiche dell'uso dei beni della terra. Il Concilio Vaticano II ha opportunamente ricordato che « Dio ha destinato la terra con tutto quello che in essa è contenuto all'uso di tutti gli uomini e popoli, sicché i beni creati devono pervenire a tutti con equo criterio, avendo per guida la giustizia e per compagna la carità ».
L'appartenenza alla famiglia umana conferisce ad ogni persona una specie di cittadinanza mondiale, rendendola titolare di diritti e di doveri…. La condanna del razzismo, la tutela delle minoranze, l'assistenza ai profughi e ai rifugiati, la mobilitazione della solidarietà internazionale nei confronti di tutti i bisognosi non sono che coerenti applicazioni del principio della cittadinanza mondiale.
…Il bene della pace va visto oggi in stretta relazione con i nuovi beni, che provengono dalla conoscenza scientifica e dal progresso tecnologico. Anche questi, in applicazione del principio della destinazione universale dei beni della terra, vanno posti a servizio dei bisogni primari dell'uomo.
…Il bene della pace sarà poi meglio garantito se la comunità internazionale si farà carico, con maggiore senso di responsabilità, di quelli che vengono comunemente identificati come beni pubblici. Sono quei beni dei quali tutti i cittadini godono automaticamente senza aver operato scelte precise in proposito. …Nel mondo, investito oggi in pieno dal fenomeno della globalizzazione, sono sempre più numerosi i beni pubblici che assumono carattere globale e conseguentemente aumentano pure di giorno in giorno gli interessi comuni. Basti pensare alla lotta alla povertà, alla ricerca della pace e della sicurezza, alla preoccupazione per i cambiamenti climatici, al controllo della diffusione delle malattie. A tali interessi, la Comunità internazionale deve rispondere con una rete sempre più ampia di accordi giuridici, atta a regolamentare il godimento dei beni pubblici, ispirandosi agli universali principi dell'equità e della solidarietà.
Il principio della destinazione universale dei beni consente, inoltre, di affrontare adeguatamente la sfida della povertà, soprattutto tenendo conto delle condizioni di miseria in cui vive ancora oltre un miliardo di esseri umani.
Nessun uomo, nessuna donna di buona volontà può sottrarsi all’impegno di lottare per vincere con il bene il male…insieme recare uno specifico ed efficace contributo all’edificazione di un mondo fondato sui valori della giustizia, della libertà e della pace”
(Giovani Paolo II – Messaggio per la Giornata della Pace 2005)

postato da carnesalli | 08:55 | commenti (9)

venerdì, febbraio 18, 2005
 
S – Storia (la) non si prescrive
di Salò e di una legge contro la storia e la morale.
Ormai siamo abituati a quasi tutto: ma oggi in Italia si vuole premiare chi è stato alleato con le armi in pugno con i nazisti sterminatori, chi ha potuto partecipare ai rastrellamenti per catturare gli ebrei e consegnarli ai forni.
E’ quanto con orrore dobbiamo constatare quando arriva in aula al Senato una proposta di legge (di An) per il riconoscimento della qualità di “belligerante” a quanti militarono sotto le insegne della Repubblica sociale.
Se la seconda guerra mondiale fosse stata vinta dal loro schieramento, da sessant’anni non vi sarebbe più un ebreo vivo nella penisola. Essendo stata vinta dallo schieramento opposto, gli sconfitti sono rimasti vivi e attivi.
Vecchia questione: rispetto per tutti i morti (pietas); ma chi fucilava a Salò per deportare ebrei nei campi di sterminio non sarà mai equiparabile a chi veniva fucilato per impedirlo.
E se oggi siamo qui a dircelo (nostalgici di Salò compresi) è perché hanno “vinto” i secondi e i loro “valori di riferimento”.
In quei mesi gli italiani si divisero tra chi combattè per Mussolini e Hitler e per l’eliminazione degli ebrei e chi si inserì in quello strampalato amalgama di comunisti e monarchici, cattolici e liberali, anarchici e soldati angloamericani. Quella divisione persiste: la storia non è scritta sulla sabbia, è incisa nella carne delle genti di un territorio (sono reduce da una breve vacanza proprio dalle parti di S.Anna di Stazzema…).
Chi compì la scelta errata e omicida, sessant’anni dopo può anche diventare ministro, ma non può essere onorato per quello che orgogliosamente fu (e rivendica di essere stato).
Il passato non si prescrive con una leggina: rimane.
Non si può un giorno commemorare le vittime della shoah e quello dopo onorare chi combattè volontariamente nello schieramento che attuava la shoah.
Ma questa legge ha una sua “valenza simbolica”: dare dignità morale a una Repubblica sociale che dignità morale non ha.
E’ lo ri-scrivere la storia non con i dati della storia, con la individuazione delle responsabilità, ma con la prepotenza della politica.
Molte sarebbero le cose da dire.
Due però sono secondo me importanti.
- Una, per così dire, formale.
 Il tentativo evidente è quello di scardinare la verità storica, delineando un tempo senza riferimenti istituzionali, dove tutti sono uguali perché tutti animati da amore per la “patria”.
Si nasconde però che la patria (quella della quale si riempie la bocca Fini dai manifesti sparsi per tutta Italia), l’Italia che nasce dal risorgimento è retta dallo statuto albertino, è a tutti gli effetti rappresentata dal Re e dal suo governo che (a parte ogni altra considerazione) hanno dichiarato il 13 ottobre 1943 guerra alla Germania.
Dunque quelli che in Italia scelsero di servire direttamente o come alleati la Germania erano e rimangono anche formalmente traditori della patria.
- Una seconda più di contenuti.
C’è da chiedersi cosa vogliamo intendere per militari della Rsi: forse quelli che vennero reclutati e addestrati in Germania mentre centinaia di migliaia di militari italiani morivano nei campi di concentramento per essersi rifiutati di mettersi agli ordini di Hitler?
Oppure la Guardia nazionale repubblicana, le Brigate nere (destinate alla lotta contro i partigiani), la Legione Muti (chi abita a Milano ricorda ancora i racconti di Giorgio Strehler sulle macchie di sangue trovate nelle sale di tortura di quello che sarebbe diventato il Piccolo Teatro), la X Mas, o addirittura le SS italiane?
“Il comunismo è rovina, distruzione e morte” così sostiene il signor B.
Ma, in Italia, quando mai il comunismo ha portato rovina, distruzione e morte?
Furono invece decine di migliaia i nostri connazionali massacrati dai criminali del fascio e della svastica (altro che eliminare i simboli!)
Chi sono allora questi eroi repubblichini?
Nella motivazione della sentenza sulla strage di Fivizzano (paese nel quale quello smemorato di Bondi fu a lungo sindaco) emessa dalla Corte di Assise di Perugia il 21 marzo 1950 si legge”…la sera del 23 agosto 1944 giunse a Carrara un ufficiale superiore delle SS il quale…conferì col colonnello Giulio Lodovici, federale di Carrara e vice comandante di quella brigata nera. Al Lodovici reduce da un’azione contro partigiani al Ponte di Vara fu chiesto se fosse disposto a partecipare ad un’altra azione. Rispose affermativamente…
Avvenne così che nelle prime ore del 24 agosto colonne di automezzi tedeschi e italiani si avviarono verso la Valle del Lucido…. I morti furono quasi 200 tra cui 29 donne e bambini,uccisi con mitraglia e bombe a mano…; una bimba di due mesi (Battaglia Nunziatina) uccisa al volo dopo essere stata lanciata in aria; una donna (Papa Ercolina) denudata e impalata; una donna incinta (Marchi Alfierina) squartata; una vecchia sessantacinquenne bruciata viva con un lanciafiamme (teste Marchi Ilma); due vecchi (Boni Silvio e Mattei Paris) bruciati vivi nelle loro abitazioni date alle fiamme”.
Durante il processo gli assassini italiani individuati su scagliarono uno contro l’altro…
Una testimonianza per tutte: “Caporal maggiore repubblichino Giovanni Tomagnini detto Sergio: “Moracchini Giovanni disse che era stato uno dei più facinorosi e che si vantò con Porta Benito di aver ucciso e squartato una donna incinta…” Dopo i fatti di Vinca l’imputato, in un’osteria, volle brindare col padre “per la donna che avevo squartato”.
Caporalmaggiore Giuseppe Diamanti, detto Gatton: uccise e rapinò più volte. Partecipò al tiro contro la piccola, lanciata in aria e presa come bersaglio di abilità sparatoria. Ai commilitoni che gli chiedevano “O Gatton, quali sono gli ordini? Lui rispondeva “quanti ne vedete tanti ne ammazzate.”
(estratto da “L’armadio della vergogna di F.Giustolisi).
Giudici comunisti anche allora? Saranno ancora vivi questi "combattenti"?
E’ troppo evidente che c’è la volontà di riscrivere la storia (tra l’altro con le modifiche alla prescrizione dei reati prevista dalla legge salva Previti alcuni dei processi per le stragi naziste in Italia potrebbero essere interrotti) per ricostruirsi un imene irrimediabilmente lacerato.
C’è in gioco il filo che tiene unita la storia del paese, dall’Italia risorgimentale ai giorni nostri, il diritto, la continuità dello stato, i passaggi che portano dallo statuto albertino alla Costituzione Repubblicana.
Antifascista.
In quest’Italia delle amnesie e delle rimozioni occorre muoversi sul terreno della testimonianza e dell’impegno.
Continuo, per non dimenticare.
Come ha scritto il partigiano Mauri (Enrico Martini): “La guerra contro il nazifascismo ha richiesto agli uomini liberi di tutto il mondo uno sforzo immane. La guerra è finita. Queste brevi parole ne chiudono un significato tanto profondo che ognuno le pronuncia o le ascolta con un senso quasi di smarrimento e incredulità.
Bisogna invece convincersi, scuotersi, agire.
Agire contro il fascismo che non è finito…noi abbiamo combattuto per la libertà e abbiamo ridato la libertà al nostro popolo.
Tutti i cittadini hanno ora il dovere di concorrere alla ricostruzione del paese, di parteciparvi con tutte le energie e con ferrea volontà”
Valeva per allora.
Vale per adesso.


*********************



Vi prego aiutatemi...







Post it:
"Dopo tre anni e mezzo di governo posso dire che l'Economist aveva ragione: Berlusconi è inadatto a governare. Il conflitto di interessi è ancora irrisolto, ha saputo solo salvare se stesso e gli amici dai processi. Questo governo incoraggia l'illegalità. Per questo dicono che siamo comunisti". D.Lane, corrispondente dell'Economist, 17 febbraio


postato da carnesalli | 08:44 | commenti (8)

giovedì, febbraio 17, 2005
 
Abbecedario aderisce alla campagna "Liberiamo la pace".



 http://www.ilmanifesto.it/
(andate a vedere le foto di Giuliana)

 
postato da carnesalli | 09:09 | commenti (8)

mercoledì, febbraio 16, 2005
 
P – Per passione (storie della mia storia)

“…ci rendiamo sempre più conto che gli anni dal 1919 al 1925 sono stati anni decisivi per la storia del nostro paese, e sono stati decisivi perché in essi si è consumata ed esaurita la vecchia classe dirigente…mentre la giovane generazione antifascista proponeva, nella lotta contro il regime, tutti i problemi di critica e rinnovamento dello stato italiano, che sono ancora oggi i nostri problemi.
Di quegli anni Gobetti è stato una delle voci più appassionate…getta durante la battaglia, semi così resistenti che il lungo inverno del regime non riuscirà a sopprimere, e germoglieranno nella guerra di liberazione e nella instaurazione di una vita democratica del nostro paese…
Animato da questa “passione libertaria” Gobetti impersonò in quegli anni lo spirito di resistenza al fascismo, e ne è diventato il simbolo” (N.Bobbio)
Ho già detto altrove che mi piace ricordare le persone dalle quale ho imparato qualcosa, che sono – in qualche misura – una parte di me: una di queste è Piero Gobetti.

Quando morì nella notte tra il 15 e il 16 febbraio 1926, non aveva nemmeno 25 anni: il 5 settembre 1924 venne aggredito e duramente percosso da un gruppo di fascisti davanti al portone di via XX Settembre.
Ne parlò lui stesso: “…si era giunti in strada e cominciarono a percuotermi tutti insieme…io mi difendevo alla meglio e benchè circondato, quasi sopraffatto, con gli occhiali rotti, badavo a non lasciare nessuno dei colpi avversari senza risposta. Una gran folla si era radunata e assisteva prudente e impassibile alla lotta di uno contro una dozzina di aggressori.”

Gli scompensi cardiaci di cui soffriva su aggravarono e la sua salute andò via via peggiorando.
Aveva fondato a 17 anni la sua prima rivista “Energie nuove”, alla fine del 1918; a 20 anni fece uscire, nel febbraio 1922, il primo numero de “La Rivoluzione liberale”; a 23, nel dicembre 1924, le affiancò il “Baretti”.
Era così Gobetti: passione libertaria; gli interessi politici in lui fanno corpo con gli interessi culturali, col suo gusto per il “pensare senza ringhiere”.
Il valore dell’intransigenza diventò la divisa di Gobetti e un aspetto del suo antifascismo etico, fondato sul tener fermi i principi, costi quel che costi.
La sua fu una “religione della libertà”, per cui subì arresti, persecuzioni, pestaggi e infine la morte in esilio.
Non era il suo un discorso meramente moralistico, ma anche politico ed etico: libertà come dispiegamento delle autonomie, libere iniziative dei gruppi sociali e degli individui.
La “bellezza della lotta”, cui si richiamarono Leone Ginzburg, Carlo Levi, Carlo Rosselli.
Mi piace ricordarlo nella risposta che diede a Prezzolini che aveva proposto, con aristocratico distacco, di fondare, di fronte all’affermarsi del fascismo, una “Società degli Apoti”, cioè di intellettuali che non la bevono e restano lontani dai tumulti della politica (tema quanto mai attuale…).
A tale proposta Gobetti rispose: “Di fronte ad un fascismo che con l’abolizione della libertà di voto e di stampa volesse soffocare i germi della nostra azione formeremo bene, non la Congregazione degli Apoti, ma la compagnia della morte.”
E ancora “…il fascismo ha avuto almeno questo merito: di offrire la sintesi, spinta alle ultime inferenze, delle storiche malattie italiane: retorica, cortigianeria, demagogismo, trasformismo, Combattere il fascismo deve voler dire rifare la nostra formazione spirituale.”
E altrove scriveva: “Mai come questa volta la lotta politica in Italia avrà avuto una impostazione tanto semplice e precisa: da una parte i nazionalisti, i clericali, i conservatori…dall’altra le masse dei lavoratori coi borghesi rimasti fedeli ai loro ideali di libertà…nessun posto nel mezzo per i giudici conciliatori del moderatume e della retorica patriottarda…
La battaglia non sarà né facile né breve, ma la bontà della causa, l’insipienza di certi avversari, il tempo lavoreranno per le opposizioni. La vittoria toccherà ancora una volta al più perseverante e al più intransigente”.

L’intransigente passione libertaria di Gobetti ci coinvolge ancora.
Me, di sicuro.

******************
Chiedo scusa a Gobetti, ma anche lui ci teneva alla verità.
Le bugie del premier Bellachioma

(articolo di Antonio Padellaro su l'Unità di oggi)

" Lunedì sera, ospite su Raiuno della trasmissione «Conferenza Stampa», Silvio Berlusconi ha accusato l’Unità di averlo definito un «mostro bavoso». Data la profonda gravità e volgarità dell’ingiuria abbiamo subito proceduto a una ricerca di archivio per verificare l’esattezza della citazione che se confermata ci avrebbe naturalmente imposto di rivolgere le più sentite scuse al presidente del Consiglio.
La ricerca ha effettivamente confermato che in data 7 dicembre 2004 la rubrica «Bananas» di Marco Travaglio aveva come titolo «Qua la mano mascalzone (non mostro, ndr) bavoso». Il testo, effettivamente, contiene una serie incredibile di insulti, offese, oltraggi, contumelie che sommati l’uno con l’altro determinano un’aggressione personale senza precedenti nei confronti di un leader politico. Si parla nell’ordine di «leader rottamato», «fior di mascalzone», «uomo dal passato cupo di ombre», «amico dei golpisti», «bavoso», «vergognoso», uno che «ha fatto a pezzi il Paese», «salame», «come chi in America latina adorava il mitra», «disastro», «medium da retrobottega», «capo di uno schieramento demenziale e violento» fatto di «poveracci» e da «squadristi da far valere alle manifestazioni», «canagliesco», «attrezzo per disperati», «figura indegna», uno che «è entrato in una cabina telefonica, si è tolto il liso panciotto, si è spolverato la forfora, si è spogliato ed è rimasto nel costume con mantellina con la grande “M” di Mascalzone». Solo che l’oggetto di tanto odio non è Silvio Berlusconi bensì Romano Prodi. Travaglio, infatti, si è limitato a riportare tutte le infamanti citazioni contenute nell’articolo pubblicato il giorno prima sul «Giornale» di proprietà della famiglia Berlusconi, a firma di Paolo Guzzanti, vicedirettore del quotidiano e senatore di Forza Italia.
Da notare che l’altra sera, su Raiuno, Berlusconi ha potuto diffamare l’Unità a colpi di citazioni false (attingendole dal dossier già distribuito alla stampa, che definisce questo giornale affetto da «sindrome nazicomunista») senza che la conduttrice Anna La Rosa e i quattro colleghi presenti, certamente a conoscenza delle farneticazioni prodotte dagli appositi uffici del premier, abbiano potuto obiettare alcunché. È veramente paradossale (per non dire altro) che il Berlusconi che si presenta in televisione con l’aria della vittima costretta a subire ingiurie e derisione è lo stesso Berlusconi che un giorno sì e l’altro pure insulta pm e giudici (”toghe rosse”, “eversori”, “golpisti”, “comunisti”, “fascisti”, “come la banda della Uno Bianca”, “criminali”, “matti”),giornalisti e attori (Biagi, Santoro e Luttazzi “criminosi”), capi di Stato (Scalfaro “golpista e ribaltonista”) e semplici cittadini (”faccia da stronza”, alla signora di Rimini che lo invitava a tornare a casa).
A questo punto ci aspettiamo che Berlusconi renda, se ne è capace, le sue più sentite scuse a Romano Prodi, all’Unità e alla verità."


postato da carnesalli | 08:31 | commenti (7)

lunedì, febbraio 14, 2005
 
L – Lego
Ogni tanto qualcuno (mi) chiede: ma chi te lo fa fare?
Perché ti mangi il fegato?
Perché perdi tanto tempo a correre dietro a ideali e utopie?
Perché te la prendi?
Perché ti interessi di persone che non conosci neanche?
Perché coltivi amicizie e rapporti umani?
Perché non fai come tutti?
Perché non ti godi la vita? (chi dice poi che non lo faccia, a modo mio?)
Perché…
Mi rendo conto di essere niente (beh, non esageriamo: poca cosa).
Ma oltre che un fatto di convincimenti, coscienza e concezione di vita, mi sembra come se mancando io, qualcun altro dovesse portare anche il “mio” fardello.
Come quando facevo giocare i miei figli piccoli alle costruzioni e, gli stronzi, si divertivano a togliere un pezzetto piccolo, ma piccolo, nascosto, e tutta la costruzione crollava.
E io che ci avevo messo impegno, fantasia e volontà, restavo lì, ogni volta, basito (anche se me l’aspettavo, ma mi piaceva tanto quella costruzione…).
E loro ridevano, soddisfatti.
Come quando all’oratorio, da piccolo, il cerchio intorno al fuoco non veniva mai bene, perché mancava sempre qualcuno.
Come quando la signora del terzo piano resta senza pane, perché non ho fatto in tempo a portarglielo.
In tutta umiltà: togli un pezzo oggi, uno domani, non sarà che tutto crollerà?
Non sarà che è importante che ciascuno faccia per intero la sua parte?
Anche se da comparsa.
Non amo ruoli da protagonista.
Io, da parte mia, continuo a fare il “mattoncino”.
Che magari non si vede.
Ma c’è.
Non voglio sentire qualcuno ridere perché la mia costruzione crolla…
Una risata li seppellirà, vaticinavo da giovane.
Loro, non me.

 ****************



Due annotazioni:

Due annotazioni:
A proposito di una nascita


E' nata l'Unione.



Sono contento che sia femmina...


Come diceva Eduardo, forse sta per "passà à nuttata".
Non sempre l'Unione fa la forza.
Quasi sempre la Forza fa l'unione.
Tocca a noi, adesso.







                                              









A proposito di una morte (celebrale) e di una manifestazione della Lega a Verona:












 Trovato l'anello mancante tra l'uomo e la  scimmia.



Dove si dimostra che Darwin aveva ragione...



E la Moratti torto (ma già lo sapevamo)









P.S. Grazie ai viandanti.
A tutti una risposta con calma.



postato da carnesalli | 08:58 | commenti (25)

lunedì, febbraio 07, 2005
 
Q - Questioni di cuore




 Cuore/1
 Per Giuliana...
Diceva Pablo Neruda" Potranno strappare tutte le margherite, ma non potranno fermare la primavera"
































Cuore/2
"Non siamo moderati.
Il riformismo è la capacità di saldare l'idealità di una visione con la concretezza del quotidiano, grazie a valori forti, tensione ideale, principi etici.
La radicalità dei convincimenti è parte della cultura riformista" (P.Fassino)
Mi piacciono queste parole: il mio cuore sta lì. Batte per quello.
Per citare ancora Fassino, che citava Platone: "Non siamo nati soltanto per noi soli".












Cuore/3 - deve/devo riposarmi.
Mi si è un pò "grippato" il motore.
Cuore/4 - Amo la Toscana, la sua gente, le sue colline (e il suo vino).
Quindi per quanche giorno sarò qui a fare il "tagliando"




A presto.

Quindi per quanche giorno sarò qui a fare il "tagliando"




A presto.

postato da carnesalli | 08:49 | commenti (21)

venerdì, febbraio 04, 2005
 
S – (S)centro
Bizzara questa tendenza (falsamente) centripeta della politica: tutte le forze politiche o quasi cercano infatti di occupare il centro.
Il problema è che non si sa affatto cos’è il centro e dov’è: lo si vede soltanto come uno spazio vuoto di cui ci si vorrebbe impadronire.

Forse si può dire che esistono elettori “indecisi” che sta ”in mezzo” perché non sa decidersi: ma definire questa entità elettorale come «centro», come il «luogo dei moderati» oggi non mi pare esatto.
Anche perché io sono convinto che non esistono i “moderati” (Giovanardi, Calderoli, Schifani lo sono?) ma persone che, pur intransigenti, portano “moderazione” nella politica (per dire: portare moderazione non significa dire che gli avversari politici sono la forza del male).
Nel sistema democratico classico, secondo la geometria degli scienziati della politica, il centro è il punto mediano su cui si orienta l’asse destra-sinistra dopo la crisi delle ideologie, delle grandi visioni del mondo.
Con la fine dei grandi miti la convergenza verso il centro diventa una caratteristica comune a tutte le democrazie. Ciò non impedisce l'affermazione di un centrosinistra e un centrodestra che mantengono una sana dialettica democratica all'interno di un sistema di garanzie e di regole da tutti riconosciuto: a sinistra prevalgono le tematiche della solidarietà, dell'uguaglianza delle opportunità, della difesa del welfare; a destra prevalgono le tematiche relative alla libertà individuale, alla concorrenza, la fiducia che la ricchezza produca ricchezza e che ciò si traduca in un benessere maggiore per tutti. Quando la tendenza in una delle due direzioni si afferma in modo abnorme si ha una reazione in senso contrario: il baricentro si sposta e si riparte per un nuovo ciclo con l'opposizione che va al governo e viceversa.
 Il problema è che questa è ormai una geometria astratta
Pensiamo a Bush. Nessuno può affermare che la sua ultima vittoria sia dovuta ad un appello al centro, ad una conquista dell'elettorato moderato: al contrario esse sembra essere il frutto di una presa di distanza dal centro, per motivi internazionali e per la radicalizzazione della politica interna.
Tutto si può dire tranne che Bush con la sua religione politica si sia appellato all'elettorato moderato, a meno che per elettorato moderato non si intenda l'America profonda e rurale.
Ma qui interessa riportare il discorso sull'Italia. Certamente questa geometria non sembra trovare riscontro nella nostra realtà.
Su tutti i grandi temi vi sono altrettante direttrici diverse destra-sinistra e quindi altrettanti centri diversi. Pensiamo ad esempio al tema dello Stato e del federalismo: nella mia vita non avrei mai pensato, ragionando di politica, che AN e Lega potessero governare insieme con concezioni dello Stato nazionale del tutto opposte: eppure questo è avvenuto ed avviene contro ogni logica. Così potremmo fare molti esempi a proposito di temi nodali della vita politica, di scelte centrali: nord/sud, privatizzazioni, concorrenza ecc. L'unico collante veramente efficace è costituito dalle leggi ad personam, dalla Gasparri sull'informazione televisiva e dalla spartizione di ciò che rimane dello Stato.
Mi pare che ormai si sia compiuta una fase, un ciclo del berlusconismo nel passaggio dal conflitto personale di interessi ad una coalizione fondata su questi interessi.
Credo che l'elettore di centro non è certamente stato spaventato da interventi del centrosinistra in senso statalista o interventista nella vita economica, ma casomai al contrario dalle ferite che sono state aperte in senso inverso: nessuno rimpiange i carrozzoni derivanti dalla statalizzazione dell'energia elettrica ma si può dire che ben pochi sono entusiasti di un processo di privatizzazioni che apre la porta a grandi arricchimenti di pochi e lascia il cittadino semi-impotente di fronte ai nuovi monopoli ed oligopoli privati.
Certamente anche i rapporti annuali del Censis (e anche l’ultimo dell’Eurispes) mostrano da tempo che il centro dei “moderati” anche se non è scomparso del tutto deve fare i conti con una situazione del tutto nuova perché lo stesso ceto medio, che si era sviluppato con la crisi della borghesia tradizionale al confine tra professioni, piccola industria, artigianato e commercio non ha più contorni definiti, immerso in un grande precariato.
Si dice che il ceto medio sia caratterizzato da un atteggiamento conservatore. Ma anche qui tutto è cambiato: lo spirito di conservazione non si dirige come un tempo contro le riforme sociali (ricordiamo la riforma agraria, la nazionalizzazione dell'industria elettrica, la costruzione del sistema di sanità pubblica) che intaccavano la proprietà o il mercato ma contro le nuove pseudoriforme che tendono a distruggere lo Stato sociale. Il sentimento di paura e di insicurezza che secondo tutte le analisi pervade questo ceto si traduce anche in opposizione al riformismo della destra che sta uccidendo le conquiste del welfare.
La conseguenza di tutto questo è che non abbiamo un centro ma più centri. Un centro moderato che vuole esser tranquillizzato nelle sue insicurezze e che esige più Stato e non meno Stato; un centro imprenditoriale che vuole regole certe per poter sviluppare la propria capacità di iniziativa; un centro moderato intransigente o radicale (protagonista per esempio dei girotondi) che vede come prioritario il problema di ricostruire in primo luogo l'ordinamento costituzionale ferito, l'autonomia e l'imparzialità della giustizia, la parità dei diritti e la libertà di informazione; un centro socialmente impegnato nella solidarietà che opera per impedire che le sperequazioni sociali raggiungano livelli esplosivi.
Credo che si debba soltanto coltivare la cultura che gli è propria rifiutando e confutando i modelli del “grande fratello” e pensare invece ai valori semplici, positivi che sono già condivisi da tutto il paese che lavora e che possono ridare fiducia e senso del futuro anche a questi diversi centri.
In fondo - e per questo dobbiamo essere davvero grati a Berlusconi per la sua brutale dichiarazione - lo scontro è uno scontro culturale tra chi crede ancora nella politica (intesa anche come vita, passione e sentimenti delle persone) e chi vuol venderla con la pubblicità come la cocacola.

postato da carnesalli | 08:27 | commenti (9)

mercoledì, febbraio 02, 2005
 
P - Pubblicità (progresso)
"Noi siamo quelli che se qualcuno cade durante il percorso, si fermanoa raccoglierlo" (R.Prodi)


                                            continua qui

     


                            

            
                                  

       

Finisce l'illusione, comincia l'Italia



postato da carnesalli | 08:33 | commenti (9)

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