ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

venerdì 13 gennaio 2012

NOVEMBRE 2004

lunedì, novembre 29, 2004
 
E – Escrementi verbali (e non solo),
ovvero il ministro pistola, ops, il ministro con la pistola.

“Nessuno può permettersi di toccare un padano. Era uno dei nostri…”
E’ l’intimazione fatta, in occasione dell’omicidio di un benzinaio di Lecco (Italia – Europa – Mondo - Universo), col consueto eloquio sciolto e sguardo vivace da colui che ricopre – sempre pro tempore, ma se lo dimenticano – l’incarico di ministro delle riforme (bum!) e di vice presidente del Senato della Repubblica (bum! bum!).

Siamo al far west (o alla faida).

Non che il soggetto (l’oggetto?) non abbia le sembianze dello sceriffo ubriacone dei film americani (stivali, abbigliamento eccentrico e colorato, incedere ciondolante e sintassi incerta compresi), ma da un Ministro delle Repubblica (ancorchè “saggio della montagna”) si pretenderebbe qualcosa di più che sparate da saloon.

Invece ha rincarato la dose: dopo la rivendicazione del clan, come nei film western ha affisso i manifesti “wanted” e ha messo una taglia sui ricercati: “Ora noi della Lega abbiamo stanziato25 mila euro  per trovare questi assassini, per chiunque riuscisse a dare informazioni… Io avrei preferito qualcosa del tipo vivo o morto, ma mi hanno detto che la legge non lo consente (glielo hanno detto: lui, di suo, non lo sapeva…ndr)”


Ma, al di là dell’enormità e della barbarie della vicenda, mi domando:
-         assassinare Lida a Napoli, la signorina Marietta a Reggio Calabria o Luca a Palermo si può?
-         e potranno Lida, Marietta e Luca sentire come loro un Ministro che distingue tra cittadino e cittadino?
-         di cosa si tratta: della riforma del codice penale su base etnica (Milosevic in salsa padana)?
-         si fida così poco il ministro dei suoi padani e del loro senso della legalità da ritenere necessario pagarli perchè parlino? Cos’è, omertà?
-         E poi: i malviventi avranno detto senz’altro “o la borsa o la vita”, mettendole così sullo stesso piano. Non fa lo stesso il nostro Ministro?

Questo è poi l’ennesimo esempio della cialtroneria di questo governo, che ha vinto le elezioni anche promettendo “più sicurezza per tutti”.
Ora si urla e ci si scandalizza, ma chi deve provvedere: l’opposizione?
Le cifre sono queste.
Tra il 2002 e il 2003 i reati sono aumenti nel modo seguente (fonte Istat):
truffe + 245,8%;
infanticidi + 4%;
associazione mafiosa +15,7%;
attentati dinamitardi e incendiari + 14,7%;
omicidi volontari + 11,4%;
contrabbando + 9,3%.

Ma questo è anche l’esempio di come i “tagli” portino alla progressiva scomparsa del pubblico a favore del privato e del “chi ce la fa, ce la fa”.
Per fare qualche cifra: i vigili hanno dovuto accettare un taglio di 1,6 milioni di euro, i carabinieri di 1,9 milioni per i computer e 18,9 milioni per mezzi operativi e strumentali, la polizia 6,7 milioni per i pentiti e 32,7 milioni per i mezzi. E poi blocco delle assunzioni e taglio di 113 milioni di euro.
Addirittura si è contingentata la benzina alla polizia di Palermo.
A fronte della politica del risparmio c’è ovviamente la criminalità in aumento.

E quindi, taglia oggi, riduci domani, di questo passo, avremo (già abbiamo):
scuola fai da te,
sanità fai da te,
servizi fai da te,
giustizia fai da te…

E la “mancia elettorale” ci servirà forse per acquistare un pacchetto di fazzoletti di carta per asciugare le lacrime…

E’ tanto vero che i tagli ci sono e la riduzione fiscale è una presa in giro (almeno per chi guadagna meno di 500.000 euro l’anno), che perfino l’algido ministro Moratti (anzi, ministra, così si arrabbia), ha minacciato le dimissioni di fronte all’ennesima sforbiciata alla scuola ( taglio del 2% del personale in due anni, taglio di 7.100 insegnanti di inglese – art. 18 della finanziaria – scomparsa di ben 600 milioni di euro per l’Università) per finanziare l’”epocale” taglio delle tasse.
Dimissioni poi rientrate, naturalmente.

Insistere le avrebbe rovinato la permanente: aveva appuntamento dal parrucchiere…


Ma se ci è arrivata perfino lei…

P.S. Pare che gasparri (il minuscolo non è un errore) si sia pubblicamente vergognato di Mario Luzi, senatore a vita, auspicando egli la nomina di Mike Bongiorno,
Sappia che noi (io) mi vergogno di lui.
Anzi. Mi fa proprio schifo!

P.S. domani Abbecedario aderisce allo







postato da carnesalli | 08:33 | commenti (6)

venerdì, novembre 26, 2004
 
C – C… (non prendeteci per il)


"Il taglio delle tasse per le società liberali è un pò come varcare il Mar Rosso e liberarsi dall'oppressione del Faraone"
(Berlusconi novello Mosè, secondo F.Giro, deputato di Forza Italia)


Cerco di non essere mai volgare, almeno quando scrivo.

Ma di fronte a tanta sfrontatezza e indecenza mi viene solo da urlare: per favore non prendeteci per il culo!

Dopo un estenuante e rivoltante tira e molla, tra un ricatto e un ultimatum, il “Manicomio delle Libertà” (come lo chiama Travaglio) ha finalmente partorito il topolino: la fantomatica, ineguagliabile, insuperabile, epocale e filantropica riduzione delle tasse.
“Meno tasse per tutti” è il grido che si sente da ogni dove, e che come una eco rimbalza di valle in valle.

Il TGU sta infatti provvedendo a diffondere il verbo tra un tripudio di campane e squilli di trombe: gioite o italiani, il vostro condottiero ha mantenuto la promessa!

 Mantenuto la promessa?

Il Governo riduce le tasse per 6,5 miliardi mentre in realtà le aumenta per l’anno 2005 di 9,7 miliardi con i suoi provvedimenti degli ultimi sei mesi (risulta che perfino la benzina delle auto della Polizia di Palermo sia stata razionata).

E’ il sistema dei vasi comunicanti: se il liquido sale una parte scende dall’altra.

Si alleggerisce il prelievo diretto ma aumenta il prelievo indiretto (cioè quello uguale per tutti): per dire, un operaio che fuma e deve fare un certificato in Comune ha già fatto fuori le “meno tasse” dei prossimi due anni…

Mettiamo allora in fila allora le cose (e le cifre) che abbiamo già scritto qua e là negli ultimi tempi, così tanto per non dimenticare e per capire.

Questa “riduzione” segue:
- la primaverile “manovrina di aggiustamento” (TGU dixit) di 7,5 miliardi di euro, che prevedeva tra l’altro:
aumento dal 3% al 10% delle ritenute sulle vincite al lotto;
accise sui tabacchi;
bollo per atti giudiziari;
aumento delle imposte sull’acquisto delle case e sui mutui;

- l’autunnale manovra finanziaria di 24 miliardi di euro, che prevede tra l’altro (oltre ad aumenti vari e la revisione degli studi di settori), tagli ai Ministeri (in milioni di euro):
Economia – 88,74
Attività produttive – 8,62
Welfare – 16,90
Giustizia – 69,20
Esteri – 47,40
Agricoltura – 9,80
Salute – 1,71
Cultura – 27,14
Istruzione - 19
Interni - 113,04
Ambiente - 17,93
Infrastrutture – 149,94
Comunicazioni – 6,80
Difesa – 1.357,96

(Come si è già notato, tagli indiscriminati, se non di scure, di machete; ma accanimento particolare per temi considerati superflui quali l’economia, la giustizia, la cultura, gli interni…dettagli della nostra vita. )

Abbiamo già ricordato che 1,48 miliardi di euro di tagli ai Comuni possono significare, per esempio, meno asili e più guai per le donne, meno assistenti sociali e più guai…per le nonne.
Significa un indebolimento del welfare locale e della rete di servizi alle persone, che corre parallelo alla frantumazione del sistema sanitario pubblico (tra minori finanziamenti e devolution).
Significa minori prestazioni non solo “economiche”: il recupero di una piazza per facilitare l’incontro tra le persone, la sistemazione e bonifica di un quartiere degradato, l’apertura di centri sociali, iniziative culturali…
Tutte opportunità che promuovono la cittadinanza e non si praticano attraverso i vaucher (cioè la monetizzazione del bisogno) che ciascuno, se ce l’ha, si spende da solo.

Nel frattempo una associazione di consumatori ci avverte che nel periodo 2002-2004 il rincaro medio per famiglia per benzina, Rca, gas, acqua, metro e università è stato di euro 525…

Quanto alla "riduzione delle tasse" del nostro governo avrà – più o meno - queste caratteristiche:
A chi vanno gli sgravi
- 3,3 miliardi (oltre il 50%) ai contribuenti più ricchi (10% della platea);
- 260 milioni (il 3,9%) a beneficio dei più poveri.
= reddito fino a 15-20 mila euro risparmio annuo euro 38;
= reddito oltre 100 mila euro risparmio annuo euro 6.165;
Quali regioni ne beneficiano
alle famiglie del nord (44,9% della popolazione) il 64,3%;
al sud (35,5% della popolazione) il 15,6%.
al centro (19,8% della popolazione) il 20,1%.

Chi paga gli sgravi fiscali (per esempio)
disoccupati: si tagliano i 750 milioni del fondo per la disoccupazione (e altrettanti si decurtano da vecchi stanziamenti);
Ministeri: un taglio di 1,78 miliardi oltre alla stretta di 1,1 miliardi già prevista;
Precari della Pubblica amministrazione: si riduce del 20% la dotazione per il personale a tempo determinato;
Cooperative: aumento dell’imposizione fiscale dal 20 al 40% per quelle agricole , dal 30 al 60% per le altre;
Paesi in via di sviluppo: taglio dei fondi per 1.350 miliardi nel 2005 e 300 milioni nel 2006

Insomma, constatavamo, meno tasse per Totti: simulazione dell’Espresso: risparmi fiscali Totti euro 656.000, Montezemolo euro 766.000, Del Piero euro 656.000, Vieri euro 716.000, Valentino Rossi euro 1.376.000, Bonolis euro 350.000 (continua per due pagine…)

Io, circa euro 12 al mese.
Berlusconi Silvio, euro 760.000 (ma li darà in beneficenza: cominciamo a metterci in coda fuori dai cancelli di Arcore).

A parte l’evidente irrisorietà delle cifre, notavamo, si tratta (Tremonti docet) di una pura partita di giro: alle famiglie si concedono nuove detrazioni per 900 milioni di euro, ma vengono tolte quelle esistenti che valgono poco meno (con impoverimento dei servizi, peraltro: è previsto per esempio un taglio di circa 14.000 insegnanti, 72.000 dipendenti statali); alle imprese si concede forse una piccola riduzione dell’Irap, ma vengono sottratti 500 milioni della L. 488, 200 milioni dai contratti d’area, 300 milioni dal fondo per le aree sotto utilizzate.

E qualcuno dovrebbe inoltre spiegarci perché la tassazione delle liquidazioni è passata dal 18% al 23% (maggiori tasse per 1 miliardo di euro) e dove sono finiti i soldi del drenaggio fiscale normalmente restituiti alle famiglie (maggiori imposte per 4,5 miliardi di euro).

Si pensa di raschiare il fondo del barile con tagli a tantissime voci di spesa pubblica, i cui effetti concreti sono tutti da verificare.

Due miliardi arriveranno dallo slittamento nel 2005 del pagamento della seconda e della terza rata del condono edilizio (ancora!).
Altri 500 dovrebbero arrivare dalla nuova tessera sanitaria. Risparmi anche dall'ormai classico taglio all'uso delle auto blu e alle consulenze esterne, nonché ai trasferimenti a Poste e Ferrovie (da 300 a 600 milioni). Un altro miliardo potrebbe arrivare dalla razionalizzazione dei beni acquistati dalla pubblica amministrazione. La maggioranza ha anche calcolato che si potrebbero risparmiare circa 150 milioni l'anno sui cassaintegrati.
Accanto ai tagli si pensa anche nuove entrate per 541 milioni nel 2005, con l'aumento delle accise sui tabacchi e delle tasse di concessione governativa che paga chi compra casa o fa un ricorso.

Quindi: condono edilizio, deficit di bilancio camuffato da riforma di Maastricht, blocco del turn over del pubblico impiego, rinnovo contrattuale al ribasso, riduzione della cassa integrazione, aumento delle concessioni governative
E chissà che altro…

Un regalo ai ricchi pagato dall’intero paese, intermini di danni ambientali, di instabilità finanziaria, di nuove povertà., di discriminazione del mezzogiorno.

Oltre alla inutilità di questa operazione ai fini della ripresa economica, si determina infatti una gigantesca redistribuzione di reddito a vantaggio delle fasce più abbienti della popolazione; i ricchi più ricchi, i poveri più poveri.

Qual’è il valore morale e politico di una riduzione delle tasse in favore dei ricchi, rinnegando il principio di progressività e il valore della tassazione come leva indispensabile per garantire la prosperità e il benessere della comunità?
Perfino San Paolo sostiene “seguire una regola di uguaglianza…la vostra abbondanza supplisca alla indigenza in modo che vi sia uguaglianza” (2 Cor, 8, 9.15).
Chiunque abbia nella sua vita organizzato qualcosa (anche solo la festa dell’asilo) sa che si organizzano collette: cioè per avere un servizio ci si “autotassa”…

Di fronte a tale indecente impudenza suonano rivoluzionarie perfino le parole di Romano Prodi:

“Il paese si sta spegnendo in un grigiore crepuscolare”
“Punto a una società dove non ci siano pochi ricchi che diventano sempre più ricchi, gli altri che impoveriscono e io poveri che diventano sempre più poveri”
(23 novembre 2004).

E’ poco? Può darsi. Ma di questi tempi, I have a little, little, little dream….

Che però è una rivoluzione: quella della decenza e della legalità.

Consiglio di lettura dal Corriere della Sera; perfino F.Giavazzi!














postato da carnesalli | 09:27 | commenti (20)

lunedì, novembre 22, 2004
 
B – Bambini, Italia 2004

Due milioni di bambini poveri. La maggior parte nel sud: ben 1.365.000 nelle regioni più arretrate. Più di tutti gli abitanti della città in cui vivo: la “capitale morale” (sic).

Sono dati che emergono da una indagine “Eurispes – Telefono Azzurro”, nella cui premessa si legge: “ Non è possibile rilevare il benessere dei minori separatamente da quello della famiglia, sia perché i bambini non percepiscono redditi, sia perché è difficile osservare l’allocazione delle risorse tra i singoli membri della famiglia”.

Chiedo scusa già da ora se sarò confuso, ma è un tema a me molto caro, la mente mi si affolla di pensieri che si accavallano tra loro,  e lo spazio è poco.

Anche in questo caso la geografia della povertà minorile riflette le differenze del paese: contro il 1.365.000 bambini al sud, al Nord sono 340.000, al Centro 285.000.
La media nazionale (i due polli di Trilussa) fa uno scandaloso (il rapporto più pudicamente lo chiama “indecoroso”) 23,5%, che fa guadagnare all’Italia  (qualche primato lo abbiamo) il quarto posto in Europa.
Il rapporto ci dice molte cose: per esempio che rispetto ad una famiglia senza prole, chi ha un figlio spende in media 269 euro in più al mese. Chi ne ha due, ha una spesa superiore di 408 euro che salgono a 413 se i figli sono tre o più.
Forse le famiglie spensierate dei mulinibianchi felicemente sgranocchianti fette biscottate sono proprio solo reclame…
Anche perché – è sempre il rapporto che ce lo racconta – negli ultimi tre anni (2001-2003) è quasi raddoppiato il costo per mantenere i figli: da 138 euro a 269. 
E qui ci sarebbe un discorso da fare nel campo delle politiche familiari: il centrodestra ha promesso tanto ma non ha fatto nulla (a parte aver per esempio cancellato il reddito minimo di inserimento o ridotto i fondi per la cassa integrazione per finanziare la supposta (in tutti i sensi) riduzione delle imposte).
Riforma fiscale (e stendiamo un velo pietoso), servizi per l’infanzia, fondo per la non autosufficienza, sostegni per le giovani coppie. Nulla. Qualcuno si ricorda ancora del libro bianco di Maroni sul welfare e la famiglia?
A meno che non si voglia spacciare per politica familiare il bonus di 1000 euro per il secondo figlio, erogato senza alcun riferimento al reddito e alle reali condizioni economiche delle famiglie.

Difficile dire se si stava meglio una volta quando si era poveri e un buon numero di figli era segno di ricchezza (più braccia e un aiuto per la vecchiaia…) od ora, quando le braccia si trasformano in semplici bocche da sfamare, quando avere un figlio è una disgrazia: all’aumentare dei figli aumenta il tasso di povertà delle famiglie.  I dati sui consumi 2002 dicono che dal 9,2% dei nuclei con un minore, si sale al 25,9% per quelli con tre figli.
In Italia (al sud molto di più, ma anche al centro e al nord) “si registra la stessa correlazione – ci ricorda il rapporto – tra incidenza della povertà e numerosità dei figli”.

Discorso difficile, lungo, da non affrontare qui, troppe variabili, troppi elementi rendono difficile il confronto: certo questo dato mi sembra un segno di disperazione.
O almeno di poca speranza: che mondo sarà, dove possiamo andare, se avere un figlio viene considerato una disgrazia e non una fortuna o un’opportunità? Se già sappiamo (o almeno abbiamo la percezione) che staremo peggio di quanto stiamo ora.

Ma che mondo può essere anche quello nel quale, ce lo rivela sempre la ricerca, viviamo contraddizioni evidenti: dei 63 milioni di sms inviati ogni giorno in Italia, la maggior parte riguarda bambini e adolescenti.
E il 51,7% dei bambini tra i sette e gli 11 anni possiede un cellulare (il nuovo collare elettronico).
Quello nel quale accanto alla povertà tradizionale  si fanno strada le “nuove povertà”, quelle che paradossalmente derivano proprio dalla società dei consumi e dell’opulenza.

La solitudine, l’individualismo…
Da qualche anno un’ondata economica, sociale e culturale di neoliberismo, di totale sovranità del mercato ha messo al primo posto l’efficienza produttiva, il profitto nell’economia, il consumo e i miti del successo nella vita sociale: l’egoismo è il personaggio che emerge  con sempre maggior visibilità, con tutta la miseria morale e la solitudine che l’accompagna.,
Dentro contesti in cui la società va progressivamente azzerandosi e il tabù della solidarietà risulta annichilito, l’adesione a una prospettiva individualistica equivale all’assimilazione di una prospettiva liberista (o banalizzando “di destra”), cioè che si adatta alla pressione dei circoli di consumo.
L’unica strategia da definire è quella relativa alla conquista di un oggetto di consumo, diversamente dalle spinte solidaristiche tradizionalmente di “sinistra”.
Non si formano più uomini, ma figli felici, che consumano molto, hanno tutto (almeno il 51% di loro, e gli altri sono lì a guardare ingolositi, come il migrante Nino Manfredi in “Pane e cioccolata”): ma manca l’ideologia.
Ci sono regole ma non norme morali.Si danno ordini, ma non si pongono punti di vista etici o politici.
Anzi del conformismo e del consumismo ne facciamo valori. La libertà viene vissuta non come libertà "per" ma libertà "da". Come egoismo individualistico,
Scriveva N.Bobbio “La prima cosa da dire ad un alunno è: tu non sei solo. Sei la parte di una totalità che parte dalla famiglia, passa attraverso la scuola, giunge alla nazione, arriva a comprendere tutta l’umanità”.
Lasciare aperto il campo aperto ad una cultura individualistica, ad una concezione della società fondata sull’assoluta soggettività degli stili di vita (certamente incompatibile con la sinistra), alla fine ci fa sentire tutti non più liberi, ma più soli.
E annoiati.
E la noia mi sembra il tratto caratteristico della nostra società, soprattutto nel mondo giovanile, ancorchè tecnologicamente superaccessoriato.

Scrisse Pessoa: “il tedio non è la malattia della noia di non aver nulla da fare, ma una malattia maggiore, sentire che non vale la pena di fare alcunchè”.

Vi ho detto che avrei divagato: mi fermo qui.

Oggi consiglio la lettura di una bella intervista a Savino Pezzotta



postato da carnesalli | 08:37 | commenti (35)

giovedì, novembre 18, 2004
 
B –Basta la parola

Dunque: il “Contratto con gli italiani” (non cominciate a ridere così spudoratamente) sottoscritto dall’attuale Presidente del Consiglio presso il premiato (da lui) Studio Notarile Bruno Vespa “in pieno accordo (sic) con tutti gli alleati della coalizione” (vi vedo, eh: un po’ di contegno, via; non sbellicatevi in questo modo, e date una mano a pulire il sangue di oltre 11 verifiche in cinque mesi, comunisti che non siete altro…) tra le tante fantasiose, ma emozionanti, promesse tipo “attuazione del piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dai crimini” e “il poliziotto di quartiere” (fate un salto a Napoli…), “innalzamento delle pensioni minime a 1 milione di lire” (non andate a dirlo a mia madre, però), il “dimezzamento dell’attuale tasso di disoccupazione” (i cassaintegrati di tutta Italia ringraziano), “apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti” (ed effettivamente il Ponte sullo Stretto è circa a metà), prevedeva anche – udite, udite – la celeberrima “riforma fiscale” con l’introduzione delle due aliquote Irpef 23%- 33% (il meno tasse per tutti, o, più propriamente, per Totti).


Ora, a parte ogni valutazione di merito - fatta così io sono contrario, contrarissimo: vedi i post precedenti - anche qui, dopo tanto tuonare, Fini (senza accento: se l’è dimenticato, è troppo occupato a provarsi la livrea da Ministro degli esteri, ma continuano a calargli le braghe) per non piovere…


Infatti – sempre che resti qualche ministro vivo o in carica dopo l‘ennesima prossima verifica all’arma bianca – le cifre della mirabolante riduzione sarebbero, alla grossa, queste:


- famiglia con un solo figlio reddito annuo tra i 33.500 e i 36.000 euro: maggiore sconto euro 3,54 annui;
- famiglia con due figli con reddito annuo tra i 15.000 e i 33.500 euro: maggiore sconto euro 13,54 annui;
- capo famiglia con due figli e moglie a carico e un reddito inferiore a 31.000 euro: beneficio fiscale medio euro 8 al mese.


A parte l’evidente irrisorietà delle cifre, si tratta (Tremonti docet) di una pura partita di giro: alle famiglie si concedono nuove detrazioni per 900 milioni di euro, ma vengono tolte quelle esistenti che valgono poco meno (con impoverimento dei servizi, peraltro: è previsto per esempio un taglio di circa 14.000 insegnanti); alle imprese si concede l’abbattimento Irap per 2,7 miliardi di euro, ma vengono sottratti 500 milioni della L. 488, 200 milioni dai contratti d’area, 300 milioni dal fondo per le aree sotto utilizzate.
E qualcuno dovrebbe inoltre spiegarci perché la tassazione delle liquidazioni è passata dal 17% al 23% e dove sono finiti i soldi del drenaggio fiscale normalmente restituiti alle famiglie.

Eppoi: questa mirabolante riduzione avrebbe inizio dal 1 gennaio 2006.
Ma ad aprile del 2006 ci saranno (Dio volendo) le elezioni: pertanto il tutto sarà a carico del nuovo governo…

Ma se anche raschiando il fondo del barile e per questioni di "immagine" fosse il 2005…: è di oggi la notizia che negli ultimi tre anni a Milano sono triplicati i decreti ingiuntivi a carico di persone che non riescono a pagare le rate di un debito contratto (per esempio per l'auto, o le spese del condominio).
Si tratta del solito azzardato/spudorato spot elettorale, che il TGU naturalmente amplifica per le province di Berlusconia (qualcuno ha sentito Pionati?).

In realtà (sempre ammesso e non concesso che questo tipo di riduzione fiscale sia equo), le tasse non si possono abbassare.
Il bilancio pubblico italiano, dice Fazio, è in condizioni gravi, la finanziaria da 24 miliardi (diconsi 24 miliardi) non si sa che fine farà (l’art. 1 è già affondato), il Fondo Monetario Internazionale ci ha appena bacchettato sostenendo “che la sostenibilità di lungo periodo è ancora lontana” e prevedendo un buco aggiuntivo di 5-6 miliardi nei conti dell’anno prossimo.

Per qualche miliardo di euro (forse) in meno si sta facendo una finanziaria (che non sarà l’ultima) di 24 miliardi di euro che blocca tutti gli investimenti.

Per amor di verità bisogna ricordare che il centrosinistra trovò una finanza pubblica che doveva fare manovre da 100.000 miliardi di lire e la portò nel 2001 a manovra zero, anzi a restituzione fiscale, con pressione fiscale invariata; con l’avvertenza che nel ‘98-‘99 i consumi superarono il 3% e la crescita nel 2000 arrivò oltre il 3%.
Oggi abbiamo una situazione in cui per la prima volta negli ultimi venti anni i supermercati vendono meno…

Ma in fondo Berlusconi è un uomo di parola, perbacco: in tanti gli hanno creduto perché “uomo di parola”… cosa vogliamo adesso, che arrivino anche i fatti?
Ricorda tanto quegli omini che giravano per i villaggi del Far west, si fermavano nell’unica piazza (davanti al saloon), salivano in cima al carretto e cominciavano a vendere magiche lozioni per far ricrescere i capelli e, prima che qualche cliente provasse il prodotto, se la squagliavano rapidissimamente (una specie di Wanna Marchi della politica, insomma).

Ora, va bene il TGU (e il verbo predicato a reti unificate perfino dal sagrato della chiesa dove si commemoravano i morti di Nassirya), ma come dicono negli Stati Uniti:
puoi ingannare qualcuno per breve tempo,
puoi ingannare tanti una volta.
Ma non puoi ingannare tutti per sempre!

Ah, già. Ma qui siamo in Ita(g)lia.

P.S. Ai più giovani ricordo che tra l’altro, profeticamente, il titolo di questo post era il noto slogan di una marca di lassativi…

Se volete ridere amaro...











postato da carnesalli | 08:41 | commenti (20)

martedì, novembre 16, 2004
 
"Io chiedo, qual'è l'alternativa? La guerra successiva? Mi sembra che sia meglio prevenire che curare".
A.Martino, Ministro della guerra, 14 novembre.
"Violata ogni regola di guerra".
Amnesty International, 15 novembre

 Falluja:
massacro in corso



(non sono riuscito a riportare immagini: cercatele sul sito di Repubblica)



postato da carnesalli | 08:42 | commenti (17)

sabato, novembre 13, 2004
 
S - Sfiga

Ci sono giorni che ho qualche ragione di credere che il Padreterno abbia qualche motivo di essere in collera con me (e oggi dovevo averla fatta proprio grossa).
E’ stato un crescendo rossiniano, secondo il noto modo di dire secondo il quale la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.
Ore 6.30: un urlo di mio figlio dal bagno mi avvisa che c’è una perdita (eufemismo: il tappetino galleggiava su due dita d’acqua).
E’ il rubinetto che perde.
Con una mano asciugo con i giornali la pozza d’acqua, con l’altra (Dio benedica chi ha inventato il cordless) ricerco affannosamente (alle sette del mattino!) un idraulico.
Dal grugnito che mi accoglie dall’altra parte del filo mi rendo conto di averlo trovato (e già penso al conto, vista l’urgenza).
Butto giù dal letto la nonna perché possa essere presente (la “precisione idraulica” è stata: passerò in mattinata…).
Già sfinito, corro al tram.
Finalmente apro il giornale, mi concentro su una delle tristezze quotidiane (c’è solo da scegliere, per quello: chissà, penso, se lo vendessero a giorni alterni forse capiterebbero meno spesso, sapendo, chi le commette, che nessuno lo saprebbe) quando,a gesti (porto le cuffiette della radio), qualcuno mi avvisa che c’è un guasto sulla linea.
Già, dovevo aspettarmelo.
E naturalmente sono nella posizione più lontana da ogni altra possibile linea tranviaria.
Con la disciplinata rassegnazione di chi sa che è inutile combattere col destino (figuriamoci con l’ATM) mi incammino incolonnandomi dietro la lunga fila che si è formata lungo il cordolo del marciapiede, con le macchine che mi sfrecciano accanto (e li vedi, anche se ti mantieni impassibile: hanno lo sguardo serio, ma dentro, - i maledetti – ridono; rendono la pariglia di quanto li guardo – loro – incolonnati imbottigliati nel traffico mentre il tram sfreccia veloce (sempre quanto possono essere veloci tram del 1923, certo…)
Arrivo in ufficio che ho l’aspetto di quello che è appena finito sotto un TIR, e subito il capo comincia a lanciare urla che il buon Umberto, il custode, quattro piani più in basso, ha imparato a riconoscere e definisce da “cavernicolo”.
Contemporaneamente la “capa” (pubblica concubina, detta affettuosamente la tigre o, nei rari giorni di buon umore il “doberman”, viste le ascendenze astroungariche) ha una crisi di nervi.
Ma fin qui siamo nella norma, purtroppo: era da mettere in conto.
Mi trascino sui gomiti fino a sera, cercando abilmente di sfiorare i colpi di bazooka che attraversano l’ufficio.
Arrivo a casa, la sera, ridotto ad una larva d’uomo, sospirando: “finalmente”.
E uno ha in mente i film americani: la moglie che ti apre sorridendo, il profumo della torta che si sprigiona dalla cucina, i figli che ti corrono incontro abbracciandoti…
E invece realizzo subito che siamo in Italia (e che gli americano raccontano, come al solito, un sacco di balle).
La moglie comincia con un elenco di problemi, lamentele e non so cos’altro (ho affinato in questi casi una speciale tecnica per cui la guardo negli occhi mostrando interesse, ma in realtà non ascolto).
Un figlio mi comunica perentorio che ha visto un bel paio di scarpe da tennis carenate da soli 120 euro.
L’altro mi presenta un elenco di libri necessari per l’università (una cifra da mutuo…).

Sotto la doccia sono finalmente solo…

Poi ceno a fatica (quattro salti in padella, altro che torta…), con un sapiente slalom (anni di esperienza…) evito prese di posizioni precise, sbircio il telegiornale (e anche qui nulla di buono) e finalmente vado a letto.

Mi giro, con occhio languido e ammiccante verso mia moglie e trovo…lavori in corso….

Trattengo un urlo, mostro comprensione, mi giro nel letto con eleganza, conto lentamente fino a cinquanta, poi mi addormento col pensiero che, se esiste un modulo per dimostrare che sono vivo (giuro, c’è, mi è successo: mi avevano dato per deceduto; anche questa un giorno ve la racconterò), certamente in qualche stanza polverosa di qualche catasto umano esiste un modulo non per la sospensione definitiva dalla vita, ma insomma per una dimissione dalla stessa.

Almeno da questa.
Oh, solo per un po’ naturalmente.

Un time out.

Domani cerco su internet.

P.S./1 Non c'entra nulla, ma ho trovato geniale questa vignetta del grande Altan


















































P.S. 2/ Chi vuole può rispondere a Cioccolatamara sul post precedente...





postato da carnesalli | 12:15 | commenti (27)

venerdì, novembre 12, 2004
 
W - Wanted



Il Cdr: "Adesso è in pericolo l'indipendenza del tg".
Il giornalista: "C'erano esigenze politiche superiori".
Io: ormai siamo al TGU, telegiornale unificato.



Se perfino lui è pericolo... io stanotte dormo fuori casa!

postato da carnesalli | 08:24 | commenti (8)

giovedì, novembre 11, 2004
 
Tasse & C.: le illusioni di Berlusconi...

Parole, parole, parole...
promesse, promesse, promesse...
Tutto secondo copione (vedi gli ultimi due post).

Addirittura in un momento di sincerità qualcuno ha dichiarato:
"Vi assicuro che le famiglie italiane non arrivano alla fine del mese e questa non è certo una leggenda metropolitana."
Tre secondi per indovinare chi...
Risposta: Domenico Siniscalco, Ministro dell'Economia, Giornata del Risparmio, 5 novembre







postato da carnesalli | 08:55 | commenti (10)

martedì, novembre 09, 2004
 
V – “Vissero infelici perché costava meno” (Leo Longanesi)
(nuova puntata della serie: “il nuovo miracolo italiano”)

La scorsa settimana  si è celebrata l’ottantesima giornata del risparmio.
La mia attenzione si è fermata su questo argomento perché mi è subito venuto in mente di quando, bambino, a scuola ci facevano celebrare con enfasi questa giornata, con distribuzione di scatolette di cartone ad uso salvadanaio (ed una volta addirittura la Cariplo consegnò a ciascuno di noi un libretto di risparmio contenente non ricordo se cinque o dieci lire).
E tutta la vicenda era piuttosto barocca, c’erano i discorsi ufficiali a noi bambini, inconsapevoli col nostro grembiule e il fiocco, riuniti in palestra: forse perché allora non aveva ancora trionfato il consumismo, lo spendere per sentirsi vivi.
Anzi i miei, nati poveri, vissuti nella miseria della guerra, alle prese con la fatica quotidiana di crescere quattro figli erano l’esempio vivente (e parlante) della sobrietà e del risparmio, con i cappottini voltati e rivoltati da mio fratello più grande a quella povera disgraziata di mia sorella costretta a indossare abiti maschili riacconciati.
E noi felici della gita fuori porta e del cinema dell’oratorio la domenica pomeriggio, sicuri che il futuro certamente sarebbe stato meglio del presente (che peraltro non ci turbava) che comunque non era certamente “cattivo” come oggi (allora non si parlava di ticket e i miei genitori non portavano la carta igienica a scuola...)

Mentre questi ricordi mi riempivano di nostalgia (avanzare con l’età fa brutti scherzi), scorrendo l’articolo ho scoperto che in questa occasione la Ipos per conto dell’Acri (le Casse di risparmio) ha effettuato un sondaggio tra le famiglie.
E allora ho scorso le cifre, e sono tornato bambino: risulta che quasi la metà del ceto medio (48%) non mette più un euro da parte,  più di una famiglia su tre denuncia difficoltà economiche, una su 5 si dice in gravi difficoltà, mentre una su quattro riesce a malapena a galleggiare spendendo tutto quello che guadagna.
Sul futuro poi, poche illusioni: il 46% del campione intervistato si dichiara pessimista sugli andamenti economici, contro il 35% di ottimisti.
Il grosso del crollo dell’accumulo si è registrato tra il 2002 e il 2003.
Il 44% delle famiglie pensa di risparmiare meno nei prossimi 12 mesi (erano il 29% del 2001)
Ma soprattutto il 51% degli intervistati ritiene che nei prossimi tre anni si assisterà a un peggioramento delle condizioni del paese.
E i pessimisti tra le generazioni giovani sale al 71%.
Molti ritengono che staranno peggio dei loro padri.
E, sostengo io, con qualche ragione.
Del resto secondo un calcolo dell’Anci, il famoso tetto del 2% previsto in finanziaria significa un "contenimento" della spesa dei Comuni pari a 1,48 miliardi di euro da qui al 2007.
Non un contenimento, quindi, ma un taglio.

Sono numeri, certo.
Sondaggi, va bene.
Ma proprio per questo indicativi dell’umore delle persone.
E una certa cupezza mi sembra di notarla sui volti della gente.

Non sono certo un consumista e non mi dispero se mio figlio non potrà cambiare il cellulare quest’anno.

Qualcuno dirà: che barba, la vita è altro...

Ma 1,48 miliardi di euro di tagli ai Comuni possono significare, per esempio, meno asili e più guai per le donne, meno assistenti sociali e più guai…per le nonne.
Significa un indebolimento del welfare locale e della rete di servizi alle persone, che corre parallelo alla frantumazione del sistema sanitario pubblico (tra minori finanziamenti e devolution).
Significa minori prestazioni non solo “economiche”: il recupero di una piazza per facilitare l’incontro tra le persone, la sistemazione e bonifica di un quartiere degradato, l’apertura di centri sociali, iniziative culturali…
Tutte opportunità che promuovono la cittadinanza e non si praticano attraverso i vaucher (cioè la monetizzazione del bisogno) che ciascuno, se ce l’ha, si spende da solo.
Del resto tutto si tiene: pensiamo alla proposta riforma fiscale che ridistribuisce il reddito a favore dei più ricchi e sottrae risorse per quella rete dei servizi sociali indispensabili a molti.

Anch’io credo che siano solo noiosissimi numeri (sono numeri anche per i terremotati di Giuliano che a tre anni di distanza dal sisma non hanno ancora le loro case…).
Ma credo anche che questi numeri abbiano molto a che fare con la felicità delle persone.
E con la loro dignità di cittadini presi per il naso.

P.S. Può darsi però che qualche spicciolo arrivi dal condono incredibilmente concesso a chi ha trafugato “in buona fede” reperti archeologici o artistici.
Prima firmataria dell’emendamento una nota intellettuale: Gabriella Carlucci…

postato da carnesalli | 08:39 | commenti (12)

venerdì, novembre 05, 2004
 
M – Meglio che niente

Breve tentativo di risposta – dialogo - confronto a quanto mi ha scritto Floreana: “… credo che, fino a quando la politica estrometterà i bisogni reali, i desideri,e anche la spiritualità (intesa questa come interiorità) delle donne e degli uomini, abbiamo poco da recriminare, fare analisi sociologiche e affini.
Oggi siamo qui a parlare dell'America e della sconfitta degli uomini e delle donne onesti/e, della legalità, della tolleranza ecc.ecc.
Bene, sono d'accordo.
Sarebbe bene, però, che cominciassimo una riflessione e conseguentemente ci attivassimo per questa europa che ha firmato una costituzione, che invece, di opporsi al modello bushiano (e sempre accoliti),paurosamente, le si avvicina...”

++++

“Quando ci si trova davanti a un ostacolo
la linea più breve tra due punti
può essere una linea curva”
(B.Brecht)

Credo che tu abbia in gran parte ragione.
Ma credo anche nella politica dei piccoli passi.
Che qualche volta, come sui sentieri di montagna, allunga la strada per arrivare all’obbiettivo (che però deve essere sempre ben chiaro, lì davanti).

Pensa solo se il nostro governo non avesse dovuto rispondere all’Europa quanto spazio in più avrebbero avuto i leghisti xenofobi, fautori della politica di conservazione della razza italica (Gentilini parlava di “razza Piave”) e delle cannonate agli immigrati, che oggi chiedono il referendum per abrogare una costituzione che nella “Carta dei diritti fondamentali” vieta le espulsioni collettive, e dispone che nessuno può essere allontanato, espulso estradato verso uno stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o pene e trattamenti degradanti (art. 19).

Pensa alla campagna scatenata per l’abolizione dell’art. 18: nella costituzione al capitolo “Solidarietà” si proclama il diritto dei lavoratori alla consultazione e informazione nelle imprese, alla “tutela contro ogni licenziamento ingiustificato” e “a condizioni di lavoro sane, sicure, dignitose”.

E al Capitolo “Uguaglianza” si parla di bioetica, diritto a una buona amministrazione, protezione dei consumatori, protezione dei dati personali, integrazione delle persone handicappate.

Ripensando a Buttiglione (o a Castelli che non vuole ratificare il mandato di cattura europa sulla base dell’idea che razzismo e xenofobia sono opinioni e non reati), leggiamo: “E’ vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle…e le tendenze sessuali”.

Pensa al conflitto di interessi e leggiamo “la libertà dei media e il loro pluralismo vanno rispettati”.

Pensa al valore in sé della pace tra questi paesi, che si sono combattuti fino a cinquant’anni fa.

C’è una certa rigidezza nei parametri economici, è vero: ma pensa a cosa sarebbe successo altrimenti a questo povero paese nelle mani dei ministri creativi della banda del buco.

Non sarà granchè, non ci piacerà del tutto: certamente la nuova costituzione rappresenta un ibrido, un compromesso.
Ma è qualcosa.
Ciascun paese dovrà osservare, se le ha, le sue norme se più avanzate; ma molti paesi con costituzioni, leggi e consuetudini più arretrate saranno costretti ad adeguarsi.

Ha scritto, all’incirca, M.Moore sul suo sito in occasione delle recenti elezioni americane: Kerry non sarà quello che vogliamo. Non è me e non è te. Ma lui si presenta. Noi no.

Sono certamente d’accordo che il nostro “desiderio” debba essere quell’insieme di valori e di moti dello spirito che fanno della persona (di molte persone) un crogiuolo di sentimenti, idee, progetti, cultura, dignità, principi, relazioni.
L’uomo non è solo ciò che mangia.
Quindi la politica non può essere solo meno tasse, più opere pubbliche…
Che pure ci vogliono.

L’uomo che ha come segno della sua matrice quel “desiderio”, deve considerare fondamentali la giustizia, il rispetto degli altri, il senso della misura, la mancanza di arroganza, il rispetto delle regole, della storia e della dignità altrui, la limitazione e non l’esaltazione della forza del denaro.
Per questo sento di essere lontano dal popolo degli azzurri o da quello di Bush.

Il ruolo della coscienza è coniugare i “principi” (che sono i tasselli del “desiderio”) perché si traducano in scelte concrete e politiche, non producendo solo fatti, ma una “storia collettiva”, per così dire popolare, che cambi il corso dei processi che determinano i bisogni.
La complessità della storia che stiamo vivendo impone risposte radicali, coraggiose, capaci di intravedere linee di sviluppo complessivo che siano inclusive e non emarginanti.
Un “sogno” coerente, un “progetto”compiuto, che comprenda certamente per intero, come dici tu, “i bisogni reali, i desideri, e anche la spiritualità (intesa questa come interiorità) delle donne e degli uomini”.
Che ci coinvolga tutti, e tutti insieme, in un progetto di "nuova società", non per un “conservatorismo compassionevole” (aberrante e pericolosa per esempio la proposta di una quarta aliquota Irpef sui redditi più alti, da imporre solo in caso di bisogno, come “carità”…cioè dando a titolo di concessione ciò che spetta di diritto).

Ognuno facendo la sua parte, cercando di essere innanzitutto, ciascuno di noi, secondo le parole di Ghandi, il cambiamento che vorrebbe vedere nella società.
Nella vita di ogni giorno, nel quotidiano, nei rapporti interpersonali dov'è altrettanto difficile: non come l'abito buono da mettere nei giorni di festa, ma come scelta di vita.
Nell'impegno per una società più giusta, con meno disuguaglianze, perchè essa sia meno "violenta".
Cominciando da meccanismi che limitino il mercato, da modalità che ci consentano di recuperare consapevolezza dei nostri comportamenti (maggiore attenzione ai nostri consumi, ai nostri investimenti, ai modelli di sviluppo, alla vita delle persone).
Sostituendo magari alcune parole con altre, fino a che diventino “senso comune”: persona invece che consumatore, consapevolezza invece che realtà virtuale, sobrietà invece che consumismo, sviluppo umano invece che crescita dell’economia, qualità invece che quantità, lentezza invece che velocità, valori invece che interessi, solidarietà invece di utilitarismo, equità invece che efficienza.

Un passo alla volta.
Ma nella direzione giusta.
E senza stancarsi mai.
In modo che la “politica” si accorga di noi.
Perché un mondo diverso è davvero possibile.
Con tanto allenamento...

“Questo è quel pergolato
e questa è quell’uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.

Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina,
vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto;
l’allenamento è tutto.”
(G.Rodari)














postato da carnesalli | 17:50 | commenti (19)

mercoledì, novembre 03, 2004
 
M – Mission impossible

“Giorno dopo giorno negli ultimi tre anni, mentre osservavo in che modo gli americani rispondevano al terrore che li aveva inaspettatamente colpiti l’11 settembre, risuonavano nella mia mente i più atroci ricordi del Cile e della sua dittatura. C’era qualcosa di spaventosamente familiare negli atteggiamenti patriottici, nella militarizzazione della società, nel modo in cui chiunque osasse essere sia pur leggermente critico veniva automaticamente bollato come traditore. Sì, erano cose che avevo già visto prima: «O sei con noi o sei contro di noi». L’avevo visto troppo spesso – la sicurezza nazionale strombazzata come giustificazione di qualunque eccesso nel dare la caccia a un nemico sfuggente...

Ma peggiore di ogni altra cosa è stata forse l’erosione della bussola morale dell’America, l’apparente indifferenza dell’apparente maggioranza rispetto alle sofferenze degli altri, la noncurante accettazione dei “danni collaterali” come incontestate conseguenze della guerra al “terrorismo”, la demonizzazione di un nemico che si trovava in ogni luogo e che andava distrutto senza starci a ripensare – e spesso senza nemmeno pensarci; di fatto senza nessuna ponderazione. Era questa una realtà più terrorizzante degli attentati criminali a New York e a Washington: rendersi conto che il Cile dell’uomo forte Augusto Pinochet non era poi così lontano, non era così difficile da imitare, che già aleggiava nel futuro e che era pronto a materializzarsi in caso di mancata vigilanza da parte nostra...

Nell’ultimo anno dovunque mi sono recato negli Stati Uniti ho visto segnali di uno stupefacente spirito di resistenza, ho visto l’America migliore che si mobilitava, cittadini non spinti dal terrore ma dalla speranza, un’ondata enorme, pluralistica e creativa di attivismo cui non assistevo da… beh, dal 1970 quando il mio paese elesse Salvador Allende come presidente, quando eserciti miti di miei concittadini e di mie concittadine presero il destino nelle loro mani e proclamarono ai venti della storia che era possibile costruire il socialismo con strumenti democratici, che non dovevamo terrorizzare o perseguitare i nostri avversari per liberarci dall’oppressione.
Se l’attuale campagna presidenziale americana mi ricorda quel momento rivoluzionario della storia del Cile risalente ad oltre tre decenni fa, non è perché John F. Kerry assomiglia a Salvador Allende o George W. Bush è un clone di Augusto Pinochet. Ma oggi c’è nell’aria in America la trepidante prefigurazione dello stesso genere di entusiasmo, la stessa convinzione che ognuno di noi può fare la differenza, che la storia appartiene a quanti osano immaginare un futuro alternativo. Il mondo non deve essere necessariamente come lo abbiamo trovato, come ci è stato detto che deve rimanere…

Il vero banco di prova verrà quindi il 3 novembre, il giorno dopo la riconferma al potere di George W. Bush o la conquista della Casa Bianca da parte di John Kerry sull’onda di questa trasformazione sociale. Allora milioni di donne e uomini americani che si sono mobilitati negli ultimi mesi in un numero che non ha precedenti si troveranno al cospetto del vero dilemma del loro tempo: debbono fare i bagagli e tornarsene a casa sprofondando nella vecchia apatia e remissività o invece sono in grado di capire profondamente che, chiunque sia il vincitore delle elezioni, dipende da loro, da ciascuno di loro e da loro tutti insieme fare in modo che il loro paese non finisca mai per somigliare al Cile di Pinochet?
La lotta per l’anima dell’America è appena iniziata.”
(Ariel Dorfman, scrittore cileno)


Speravo (con poca fiducia in verità) nella vittoria di Kerry : missione impossibile…
Avevo perfino in mente un post più o meno di questo tenore: “Kerry! Dove eravamo rimasti?”


Speravo, come Dorfman, che l’America avrebbe preso una direzione diversa, dopo una parentesi terribile.

Speravo si potesse girare pagina.

In cuor mio sapevo che non avrebbe vinto, ma non volevo riconoscerlo, per scaramanzia forse.




Infatti ha vinto Bush.

Ha vinto la paura.
Ha vinto la guerra (preventiva e no).
Ha vinto la menzogna (ah, le armi di distruzione di massa…).
Ha vinto l’arroganza (ah, “la vecchia Europa”…).
Ha vinto l’intolleranza.
Ha vinto l’affarismo.
Ha vinto chi vede il diverso come nemico, non come opportunità.
Ha vinto il fondamentalismo religioso (sia Bush che il Papa hanno dichiarato che Dio è con loro: uno dei due mente…)
Ha vinto la politica della pacca sulle spalle e delle alleanze “dei volonterosi”.

Ha perso la vera politica.
Hanno perso i 45 milioni di americani senza assistenza medica.
Hanno perso i diritti civili e sociali.
Ha perso la pace.
Ha perso la collaborazione tra paesi e popoli.
Ha perso chi ha visto tagliate le prestazioni sociali per lo sconsiderato taglio delle tasse.
Ha perso l’ambiente.
Ha perso la speranza del cambiamento.

Ha vinto Bush.

Parafrasando Oppo, quando qualcuno pretende di parlare a nome e per conto di Dio, non possiamo fare a meno di pensare alla scena dell’Armata Brancaleone in cui il crociato Enrico Maria Salerno, gridando istericamente “Deus vult”, precipitava un profondissimo baratro.
Non è che non ci fidiamo di Bush, per carità: è che abbiamo paura del vuoto.

Dove ci porterà?












postato da carnesalli | 08:48 | commenti (15)

martedì, novembre 02, 2004
 
S – Spigolando (a caso, su un quotidiano del 29 ottobre, giorno prefestivo)

Regime: proteste dei giornalisti Rai estromessi dalle riprese della firma della Costituzione Europea dalla società Euroscena, nota perchè cura l’immagine (!) del Presidente del Consiglio.
Regista F.Zeffirelli, che ha dichiarato: “La mia vicinanza ideale, politica al Presidente del Consiglio mi imporrà molta economia nei suoi confronti (sic). Ma se vogliamo dirla tutta, Berlusconi sarà il padrone di casa. Prodi no, Prodi è un ospite dell’Europa. Anche un po’ fuori corso”.

Buttiglione 1: “…la famiglia esiste per consentire alle donne di avere dei figli e di avere la protezione dell’uomo che si prende cura di loro, questa è la tradizionale visione del matrimonio che io difendo”.

Buttiglione 2: “Uno schiaffo in faccia a Berlusconi che ha irritato molti europarlamentari durante la sua presidenza di turno dello scorso anno, e la cui abitudine di riscrivere le leggi italiane a suo uso e consumo è stata ampiamente criticata in Europa” (dal Financial Times)

Buttiglione 3: “Cade Buttiglione, scoppia la crisi” (nel senso che comincia il “rimpasto”, ma con quegli ingredienti...; fortuna (loro) che lo chef è anche il proprietario del ristorante…)

Conflitto di interessi: “Ho l’impressione che Berlusconi sia entrato in politica per non entrare in qualche altro posto…la legge Gasparri concede licenze illimitate di spazi televisivi a un solo operatore economico … E’ accaduto anche in altri paesi che un imprenditore entrasse in politica. Ma a quel punto smetteva di fare l’imprenditore…il governo italiano deve prendere misure legislative per contrastare questo quasi monopolio del mercato televisivo…”.
Conferenza stampa di Ambey Ligabo, speciale rappresentante dell’Onu per la libertà di espressione ed opinione, inviato in Italia dopo che all’Onu erano arrivate informazioni preoccupanti sulla concentrazione dei media.
Ligabo ha sostenuto inoltre che in Italia non c’è una vera libertà di stampa a causa del conflitto di interessi e della concentrazione dei media e ha dichiarato che “molti giornalisti e lavoratori dei media sono stati licenziati per aver espresso opinioni contrarie al governo”.
(Ligabo non è un comunista sfuggito al controllo di Guzzanti: è un pacifico diplomatico keniano).

Digitale terrestre: “Mediaset inganna i telespettatori: l’Antitrust condanna le TV del premier. Sotto accusa i messaggi pubblicitari “estremamente carenti”. (Anche questo l’avevamo sospettato…)

Tre i: “Meno fondi per l’innovazione”.
Inglese: tagliato dalle scuole (ridotte le ore di insegnamento);
Impresa: arranca (a fatica);
Internet: “la finanziaria prepara un taglio di 74 milioni di euro nel 2005 per gli investimenti in informatica nei Ministeri”.

Minculpop: Il sindacato dei giornalisti sosterrà legalmente tutte le opposizioni individuali al “codice etico” imposto unilateralmente dalla direzione Rai ai suoi dipendenti, in particolare là dove prevede la delazione di coloro che criticano la Rai.
“Un vulnus alla legge istitutiva dell’ordine dei giornalisti, all’autonomia e indipendenza dei direttori…”.

Quaquaraqua: pagina di pubblicità a pagamento dei Ds
“Berlusconi lancia la sfida fiscale “Così ridurrò le tasse per tutti” (il Giornale 23.9.2000);
“Marzano: tagli agli tasse solo dal 2002” (La Stampa 8.6.2001);
“Berlusconi: meno tasse dal 2003” (Il Messaggero 5.5.2002);
“Imprese: tasse più leggere nel 2004” (Milano Finanza 25.7.2004);
“Berlusconi conferma: meno tasse entro il 2005” (La Stampa 3.4.2004);
“Rispettiamo i patti: meno tasse entro il 2006” (il Giornale 31.3.2004);
“Berlusconi: vi taglio le tasse se lavorate tutti un po’ di più” (Libero………)
Infine le aumentò!

Meno tasse per Totti: simulazione dell’Espresso (in edicola quello stesso giorno).
Risparmi fiscali se andrà in porto la riforma fiscale di Berlusconi: Totti euro 656.000, Montezemolo euro 766.000, Del Piero euro 656.000, Vieri euro 716.000, Valentino Rossi euro 1.376.000, Bonolis euro 350.000 (continua per due pagine…)

Io, circa euro 12 al mese.
Berlusconi Silvio, euro 760.000 (ma li darà in beneficenza: cominciamo a metterci in coda fuori dai cancelli di Arcore).

Censura: “Paolo Hendel non potrà partecipare al programma di Panariello”.
Secondo il direttore di Rai uno, Del Noce (ex deputato di Forza Italia): “la nostra linea editoriale prevede il divieto di satira politica” (ma allora perché Vespa e Pionati?)

Guerra: secondo uno studio condotto dai ricercatori della John Hopkins University pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet, una stima prudenziale indica in 100.000 i morti iracheni dall’inizio della guerra (compresa quella che chiamano pace). Alle bombe si deve il 95% dei decessi.
(A proposito, consiglio la lettura del diario delle due Simone pubblicato sull’ultimo numero dell’Espresso.)

Merce: “Ogni anno 175 milioni di persone fuggono dai loro paesi. Di queste, 4 milioni diventano merce. Per un business di 5 miliardi di euro”.

Paraculismo (pubblicità di una iniziativa benefica di una nota catena di supermercati milanese):
“In Africa ogni 3 secondi la malaria uccide un bambino. Basta una zanzariera per salvarlo”.
E ce lo dicono pure!

Cosa facciamo: ci fermiamo qui?
Beh, per sorridere (amaro) mettiamo ancora la vignetta:


























Tutto questo nella stessa giornata.
Poi dicono: rilassati, che domani è festa…


“Mi vergogno di essere italiano”
“Beato lei: io mi vergogno di essere.”
(Altan)








postato da carnesalli | 08:38 | commenti (9)

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