ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

venerdì 13 gennaio 2012

MARZO 2005

mercoledì, marzo 30, 2005  

T – Tasse (di nuovo…!) e Trucchi
Ancora ieri sera un ministro di questa Repubblica, a coronamento di una serie di interventi tanto vuoti di contenuti quanto gonfi di arroganza, ha letto in modo volutamente confuso e involuto una serie di cifre tratte da una misteriosa “tabella”, per dimostrare che le tasse sono davvero diminuite (eddai!) e,  siccome loro sono buoni, e fanno politica per quello (così ha sostenuto senza arrossire neanche un pò), sono diminuite soprattutto per le fasce più deboli.
A parte che è una bufala della quale abbiamo parlato più volte dimostrando il contrario.
Ma la questione assume un che di paradossale pensando che nelle stesse ore nelle quali il Ministro proclamava la lieta novella, sbeffeggiando in diretta un docente universitario, le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori rendevano noto uno studio secondo il quale tra Iva, accise sulla benzina e bolli, le famiglie italiane si ritrovano il portafoglio più leggero di 621 euro all’anno.
Un bel prelievo (e già, si parlava anche di sanità…), certo non compensato dalla strombazzata riduzione Irpef, pari, secondo Berlusconi (col metodo statistico scientifico detto “alla Trilussa”: tu hai due polli, io nessuno; la media è un pollo per uno) a 426 euro a famiglia.

Secondo i calcoli delle associazioni  dei consumatori le tasse sono aumentate di 12,42 miliardi di euro: 3,5 miliardi di euro di sole accise sulla benzina; oltre ai bolli per 1,2 miliardi, bollette elettriche e del gas (per mancata sterilizzazione di Iva e accise) per oltre un miliardo, tasse locali per 6,7 miliardi.
Insomma un aggravio complessivo medio di 335 euro a famiglia (e benzina, bolli, luce, gas le consumano proprio tutti, ma proprio tutti…).

Sottraendo la “presunta” riduzione delle tasse di 426 euro, le famiglie si ritrovano “reali” 195 euro in meno in saccoccia.
Totò direbbe: “è la somma che fa il totale!”.
(Ah, a proposito: sarò un nostalgico, ma continuo a preferire la croce rossa alla croce azzurra…).

postato da carnesalli | 17:38 | commenti (6)
fessono


martedì, marzo 29, 2005
 

P- Piatto (un pugno di mosche nel…)
Il continente dimenticato/1.

“Il mondo è divisotra coloro che non dormonoperché hanno famee coloro che non dormonoperché hanno pauradi quelli che hanno fame”(Paulo Freire)

Torno periodicamente sull’Africa, perché è un tema che mi sta a cuore.
A scorrere velocemente la lista dei 35 paesi che la Fao indica come dipendenti a breve dall’aiuto esterno sembra di fare un salto indietro di secoli: paesi nei quali locuste (sì, le bibliche cavallette) e siccità segnano la vita di milioni di persone.Nell’elenco delle emergenze (alla faccia di chi – come il nostro governo -  ha stornato per fare bella figura i fondi per la cooperazione internazionale a favore dei paesi colpiti dallo tsunami), a dispetto di impegni solenni e promesse da marinaio, l’Africa resta il continente della fame.
Su 35 paese a rischio, 24 sono africani.
Uno solo è europeo: la Cecenia. E questo qualcosa significa, anche se ce ne laviamo le mani.
 Certo guerre, siccità, carestie: ma la fame è spesso “sistema”, frutto di un mondo diseguale, dove c’è cibo per tutti, ma dove non tutti hanno i mezzi per comprarlo o per produrlo.
Perché la fame ha meno a che vedere con la penuria di risorse che con la distribuzione di queste.
L’ultimo rapporto Fao evidenzia che negli anni novanta la povertà globale è diminuita del 20%, mentre aumentava il numero degli affamati.
E’ il mercato a dettare legge: e non a caso il rapporto segnala il rischio rappresentato dall’enorme potere delle multinazionali che ormai gestiscono intere fette del pianeta.
842: sono i milioni di persone che rischiano la morte per fame nel pianeta, un numero pari alla popolazione degli Stati Uniti, Europa, Canada e Giappone. A questi vanno sommati altri 1200 milioni di sottoalimentati o malnutriti: un terzo del pianeta ha fame.
6: sono i milioni di bambini al di sotto dei cinque anni che muoiono per fame (lo stesso numero dei piccoli della stessa fascia di età di Francia e Italia).
Sono 11 milioni i bambini che muoiono ogni anno per patologie legate alle carenze alimentari.
5: secondi: è l’intervallo statistico di ogni morte per fame. Una vittima ogni cinque secondi, 25.000 al giorno, 100 milioni l’anno.
19: sono i centesimi sufficienti secondo il Programma alimentare mondiale, per garantire i pasti giornalieri di un bambino a scuola.
E allora (a prescindere dai conti che ciascuno di noi deve fare con la sua coscienza) è inaccettabile che l’Italia abbia la maglia nera nello stanziamento dei fondi per la cooperazione e lo sviluppo (lo 0,11% del PIL, quando lo stesso Berlusconi si era impegnato solennemente a stanziare lo 0,3%, come tappa intermedia verso il raggiungimento di quello 0,7% stabilito nel 1991 a Parigi da tutti i paesi sviluppati).
E’ inaccettabile un rallentamento nella cancellazione del debito dei paesi poveri.
E’ intollerabile che il governo italiano abbia mancato di donare la propria quota al Fondo Globale per la lotta all’Aids per il 2004 senza che alcuno battesse ciglio.
Farsi sentire sarebbe un segno per dimostrare che anche lo tsunami dello scorso 26 dicembre ci ha insegnato qualcosa, oltre alle lacrime di convenienza (terminate appena rientrati gli occidentali).
Nessuno si nasconde che l’obiettivo di dimezzare entro il 2015 la piaga della fame sta scivolando via nel disinteresse generale.
Ma l’alleanza internazionale contro la fame che due anni fa veniva indicata come obiettivo planetario non può restare una parola vuota.
842 milioni di persone: Canada, Giappone, Stati Uniti e Europa insieme.
Quasi un miliardo di persone che muore nel silenzio.
Un silenzio assordante.
Cosa accadrebbe se per un giorno – un giorno solo – tutti gli abitanti dei paesi più avanzati del pianeta fossero costretti ad andare a letto senza cena?

(questo post lo trovate anche su cercandolibertà)
postato da carnesalli | 14:44 | commenti (1)
mondialita, villaggioglobale


venerdì, marzo 25, 2005
 

P – Pasqua (buona) di pace e felicità a tutti
breve “riflessione quaresimale” 
Credo che ai più questa parola faccia venire in mente croci, sudari, digiuni.
Una religione triste, fatta di rinunce, sofferenza, sacrifici, sopportazioni, cuori trafitti da spade; da mogli rassegnate che lo fanno “non per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio”; da Madonne che piangono e se non piangono, sono per lo meno addolorate (perché poi non è mai stata trovata una Madonna che ride?); da benpensanti (di solito malfacenti) “lavapiùbianco”, che una volta o due all’anno centrifugano la coscienza nella speranza di farla franca…
Pasqua è passaggio per gli ebrei (l’esodo del popolo d’Israele dall’Egitto verso la libertà), resurrezione per i cristiani, festa per tutti gli altri.



Compresi gli astuti produttori di colombe e uova.

 Eppure molti la associano, la identificano con il digiuno, la mortificazione.

O con la settimana bianca, ma questo è un altri discorso.


 
“Ma nel giorno in cui digiuniate, voi trovate modo di fare i vostri affari e opprimete i vostri dipendenti. Sì, per attaccar lite e contesa digiunate e per coprire col pugno il povero… E’ forse questo il digiuno che io posso apprezzare, il giorno della mortificazione che io possa gradire? Piegare come un giunco la testa, giacere cinti di sacco nella polvere. E’ questo che voi chiamate digiuno, giorno gradito al Signore? E’ questo un digiuno che io posso apprezzare? Rompete piuttosto i legami della malvagità, sciogliete i vincoli del giogo, rimandate liberi gli oppressi e infrangete ogni giogo. Spezza il tuo pane all’affamato… Allora eromperà come l’alba la tua luce… camminerà davanti a te la giustizia… e la gioia del Signore ti raggiungerà. Prodiga te stesso all’affamato e sazia chi ha fame e brillerà nell’oscurità la tua luce e le tue tenebre saranno come mezzogiorno…le tue ossa si rafforzeranno e tu sarai come un giardino innaffiato come una fonte d’acqua perenne”.
(Isaia 58, 1 ss.)
Qualcuno penserà: “il solito esagerato”…
Dal quotidiano di oggi: “Niente pasto a una bimba perché i genitori non riescono a pagare il buono mensa. Siamo a Rocca Canadese…all’ora del pasto c’è una bambina costretta a mangiare il proprio panino da sola in classe mentre in suoi compagni si recano a consumare il pasto in mensa…
Quattro euro (indipendentemente dal reddito) possono sembrare pochi, ma per una famiglia monoreddito…”
La famiglia ha scritto alla scuola, che ha girato la richiesta al Comune, che…
Via i cilici, le facce di circostanza, i “perbenismi interessati, le dignità fatte di vuoto” - cantava Guccini quand’ero bambino-  le ipocrisie…
Un augurio a tutti di una buona Pasqua di giustizia, pace, felicità e…  allegria!

postato da carnesalli | 18:01 | commenti (15)
omelie


giovedì, marzo 24, 2005
 

R – Romero, l’ultima omelia
(storie della mia storia)
"...El Evangelio me impulsa a hacerlo y en su nombre estoy dispuesto a ir a los tribunales, a la cárcel y a la muerte..."

Oscar Arnulfo Romero, vescovo del Salvador, venne ucciso da un colpo di fucile in una chiesa dove aveva appena concluso la predica il 24 marzo 1980: venticinque anni fa.
Negli ultimi tempi non predicava dall’altare della cattedrale, ma nella Cappella del Sagrado Corazon. Perché la Cattedrale era occupata dai senza speranza: non solo affamati, anche la paura di chi non si piegava ai dogmi dell’oligarchia.
Paghe da fame, proibito protestare ed organizzare sindacati: era cominciata la lunga marcia che avrebbe portato – sull’onda della dottrina Reagan – alla globalizzazione.
Nell’ultimo anno di vita di Romero, settemila persone sono sparite a San Salvador. Una alla volta. Uomini senza divisa arrivavano di notte, scarpe militari, auto militari. Erano i militari maneggiare ogni potere.
Le squadre della morte bruciavano i giornali, qualsiasi giornale che osasse raccogliere gli appelli del vescovo. Punito con la dinamite anche Orientacion, settimanale della Diocesi.
Dure erano le sue parole.
La sua onestà intellettuale non sopportava il galleggiare del presidente democristiano Napoleon Duarte:” … la qualifica di cristiano in un partito politico, non vuol dire che il partito sia cristiano. Ciò che conta non è il nome, ma la realtà. E’ grande il rischio della democrazia cristiana nel far parte di un governo che svolge una tremenda opera di repressione. In questo senso la Democrazia cristiana si sta rendendo complice della violenza contro il popolo”.
La sua fede semplice ma rigorosa lo porta a rivolgersi ai militari così: “siamo figli della stessa patria, fratelli dello stesso popolo, non obbedite agli ordini di chi chiede di uccidere e torturare altri fratelli colpevoli solo di pretendere il pane che sazia la fame delle famiglie affamate. Non obbedite a chi impone il terrore con la divisa della patria”.
La sua speranza gli fa scrivere al presidente Carter (ma dopo di lui venne Reagan…): “Trovo ingiusto, signor Presidente, che interessi stranieri reprimano il popolo salvadoregno. Spero che la sua religiosità possa farle accogliere il mio messaggio evitando spargimenti di sangue. Chiedo al suo governo di intervenire economicamente e politicamente per cambiate il destino di un popolo prigioniero di un massacro.”
Lo spargimento di sangue non fu evitato, né del suo popolo né del suo.
A distanza di tanti anni finalmente sei mesi fa un giudice federale americano ha condannato il capitano Savaria (che tutti sapevano essere l’assassino) a una multa di dieci milioni di dollari, tenendo conto delle benemerenze delle quali il capitano si era coperto aiutando gli stati uniti “nella lotta al comunismo che minacciava le democrazie americane”.
Naturalmente i parenti hanno rifiutato i soldi e chiesto l’arresto.
Ma Savaria è sparito alla vigilia del processo.
Cosi ricorda mons Romero “Nigrizia”, la rivista dei missionari comboniani.
 
Oscar Arnulfo Romero y Galdamez
(Arzobispo de San Salvador 1917-1980)
postato da carnesalli | 08:32 | commenti (6)
memoria, persone


mercoledì, marzo 23, 2005
 

Il Senato dà il via libera al progetto di riforme.
MUORE LA COSTITUZIONE...
"Questa riforma è un atto da banditi, saranno sconfitti dalle urne".
Vittorio Foa
Non tutti ve lo diranno, però; scoprite il perchè...

postato da carnesalli | 08:25 | commenti (1)
controcanto


lunedì, marzo 21, 2005
 

B – Berlusconi, non ci sono paragoni (ovvero Silvio e lo zio Licio)
Ogni volta che penso a quella gran donna della Tina Anselmi (staffetta partigiana a 14 anni, una vita nella politica), sbertucciata per il suo lavoro alla Commissione parlamentare sulla P2, mi vengono i brividi. E un po’ di indignazione (se è un sentimento ancora tollerato).
L’epiteto più gentile fu “visionaria”.
Eppure riuscì a concludere il suo lavoro con una netta condanna di quella Loggia Massonica e dei suoi protagonisti (molti dei quali ancora in carriera: Selva, Cicchitto, Costanzo…)
Tutti ricorderanno che il programma di tale Loggia di buontemponi era il “Piano di rinascita democratica”, fatto trovare ad arte da Licio Gelli nel 1976, per far capire a chi doveva quali erano le sue intenzioni.
Che sono profeticamente ancora attualissime, anzi alcune in corso di realizzazione.
Il progetto era sostanzialmente di modificare in modo sostanzioso e gravissimo la Costituzione e gli organismi democratici previsti nella Repubblica democratica consegnando il Paese nelle mani di potentissime oligarchie.
Gli obiettivi erano chiari: la conquista di tutti i giornali nazionali con una spesa prevista non superiore ai 30-40 miliardi. Se l‘acquisto non fosse stato possibile, il piano prevedeva l’acquisto vero e proprio di un gruppo di giornalisti di fiducia.
Poi si trattava di dissolvere la televisione pubblica per far nascere una serie di televisioni private da mettere in mano a una nuova dirigenza politica.
Per i sindacati era prevista la scissione e la sparizione.
Quanto alla magistratura Gelli proponeva “la responsabilità civile, per colpa dei magistrati e gli esami psicoattitudinali per l’accesso alla carriera”. Poi la separazione delle carriere e la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura.
Insomma la cancellazione dell’indipendenza della Magistratura.
Inoltre la riorganizzazione del Parlamento con preminenza della Camera e superpoteri al primo ministro, modifiche al diritto di sciopero, il divieto del pagamento delle pensioni prima dei sessant’anni, l’unificazione in una unico ente previdenziale da gestire con “formule di tipo assicurativo”.
Silvio Berlusconi risultò iscritto, con la tessera n. 1816.
Questo è un dato di fatto.

Così Paolo Rossi (il comico) a proposito della sua esperienza a Mediaset: “Lì la censura non te la imponeva nessuno. Ma è nell’aria, nelle cose, è l’ambiente. Non te ne accorgi e intanto ti cambiano l’annima. Stando a Mediaset ti rendi conto di come ha fatto questa macchina potentissima a spappolare il cervello di due o tre generazioni di telespettatori, Sono più di vent’anni che spappola. Il programma politico di Berlusconi sì è manifestato quindici anni prima del 1994, sotto forma di progetto culturale: il Piano di Rinascita democratica di un certo Licio Gelli, che non un palazzinaro qualunque, un venditore di spazzole porta a porta. Ci sapeva fare, a suo modo”
A voi decidere se esiste qualche somiglianza con la situazione attuale.

P.S. Oggi è la Giornata dell'impegno e della memoria in ricordo delle vittime della mafia.

Del resto i Magistrati Turone e Colombo arrivarono a Castiglion Fibocchi e alle liste P2 partendo da Sindona e da indagini sulla mafia.
Tutto si tiene.
 
La "Giornata della memoria e dell'impegno" è un'iniziativa promossa, insieme ad "Avviso Pubblico - Enti locali per la formazione civile contro le mafie" per ricordare tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata.
Il 21 marzo di ogni anno, primo giorno di primavera, Libera ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie e rinnova in nome di quelle vittime il suo impegno di contrasto alla criminalità organizzata. Una data che non è stata scelta a caso: realizzare la Giornata della Memoria e dell’Impegno in concomitanza con l’inizio della primavera ha un significato, al tempo stesso, reale e ideale.
Realizzata per la prima volta nel 1996, a Roma, la Giornata è riproposta annualmente in città diverse: Roma, Niscemi (CL), Reggio Calabria, Corleone (PA), Casarano (LE), Torre Annunziata (NA) e Nuoro.

Per chi ne volesse sapere di più:
- sito di
Libera
- sito Nonèsolocosanostra (Floreana)
- sito
RosarioLivatino (Fuoritempo)

postato da carnesalli | 09:24 | commenti (8)
politica, legalita


giovedì, marzo 17, 2005
 

I – Informazione elettorale
Può darsi che tra trecento anni un laboratorio riuscirà a selezionare tramite qualche diavoleria genetica un leader politico perfetto (cioè che vada bene a tutti) ed un partito politico ineccepibile (cioè che in tutto, ma proprio in tutto la pensi come me…)
 Tra trecento anni…
 Per ora, visto che OGGI vivo in Lombardia e  tra poco si voterà, io voterò Sarfatti e l’Unione.

 Non credo di sorprendere nessuno.

Ho già detto più volte che trovo questi tempi particolarmente grami (per non dire pericolosi).

E questo è un blog – per così dire – “militante” e, in modo credo onesto, trasparente e motivato, “schierato” (del resto le anime candide del non mi schiero, sono tutti uguali …bla bla bla sono anch’essi schierati: schierati per lo status quo).
Sennò farei il redattore della Gazzetta Ufficiale… 
E quindi dichiaro di “nutrire” ancora speranze e utopie, che cerco di coniugare coerentemente col quotidiano, e di ritrovarmi nel programma del candidato presidente della regione Riccardo Sarfatti e della coalizione che lo sostiene, di cui riporto solo l'inizio:  
"Negli ultimi anni queste potenzialità sono state mortificate da una amministrazione senza progetto, che concepisce il potere come risorsa privata, da esercitare nell’interesse di gruppi economico-finanziari, se non di consorterie di amici.
Per la prima volta da mezzo secolo i padri temono di non poter assicurare ai figli la prospettiva di una vita migliore della loro. Crescono precarietà e insicurezza. Il potere di acquisto dei redditi fissi diminuisce. Si moltiplicano le manifestazioni di intolleranza e integralismo religioso e politico.
Affermare i valori della pace, della giustizia sociale, della cooperazione, della solidarietà, della laicità e del pluralismo, cercare di rimuovere la disuguaglianza nelle condizioni di partenza, per poter davvero premiare il merito di ciascuno non sono più semplici petizioni di principio, ma necessità per lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese.
La Lombardia che vogliamo costruire è un luogo di accoglienza, dove il diverso non è nemico; una regione in cui lo sviluppo avviene all’interno di un solido sistema di protezione sociale, nel rispetto dei diritti delle persone che lavorano, dell'ambiente e del sostegno alle imprese. Noi coltiviamo l'idea di un’amministrazione che consenta alla regione di ritrovare una sua identità in progetti di eccellenza nei quali si possano riconoscere i suoi cittadini. Che sappia suscitare passioni ed interesse intorno all'istituzione, esercitare l'ascolto, promuovere partecipazione popolare, democrazia. . L’idea di una Lombardia come territorio di una società che vuole rinnovarsi sulla base di valori diversi da quelli su cui si fondano le politiche neoconservatrici, anche se si autoproclamano riformatrici, pericolose per il nostro futuro.
La ripresa dello sviluppo è la prima necessità per la soluzione di ogni altro problema. Uno sviluppo che deve essere basato sulle capacità di creatività, imprenditorialità e lavoro di cui la nostra regione è ricca. Uno sviluppo fondato sulla qualità: qualità dei prodotti, ma anche della vita, del lavoro, dell’ambiente e degli assetti sociali. Dobbiamo invertire la tendenza al declino verso cui chi ci governa ci sta portando. Il rischio di declino è reale e non va sottovalutato: bisogna coniugare l’ottimismo della prospettiva con la severità e la serietà dell’analisi.
Senza sviluppo non c’è libertà. Libertà di respirare un’aria pulita, libertà dalla precarietà del lavoro, libertà di muoversi sul territorio, libertà di curarsi, libertà di godere di servizi efficienti, libertà da discriminazioni di età e di sesso.
Una libertà non proclamata, una libertà vera.
Un metodo nuovo: ascolto, sussidiarietà, partecipazione, democrazia
La Lombardia che vogliamo deve essere un centro di partecipazione democratica e trasparenza decisionale. La partecipazione deve coinvolgere Comuni, Province e tutti i corpi intermedi espressione della società civile, includendo associazioni rappresentative di interessi, associazioni non-profit, volontariato, fondazioni, enti legati al territorio, e non solo i livelli dirigenziali dei partiti come sinora è avvenuto."
 
Chi non la pensa così, non vuole mettersi in discussione e vive in pace con la sua coscienza, cambi pure canale (uno qualunque della televisione va bene…sono tutti uguali).

A chi coltiva ancora speranze e dubbi, a chi vuole approfondire, a chi vuole scegliere con maggiore consapevolezza, do qualche suggerimento su dove trovare del materiale:
 

-         Regione Lombardia, candidato Riccardo Sarfatti;

 
Per chi non vive in Lombardia, sul sito dell’Ulivo trova tutto quello che gli serve;
-         Chi vuole contribuire (sempre gratis…) alla campagna elettorale, può cliccare qui.

Per chi guarda più lontano suggerisco:-  Governare per (l’Unione);- la Fabbrica del Programma dell’Unione;- il  sito - blog di Romano Prodi.

Ah: Abbecedario invita tutti – comunque la pensino – a votare per il referendum sulla fecondazione assistita (se non lo celebreranno il 15 agosto…)













P.S. semielettorale.

Esce oggi un'intervista della ex "compagna" di Formigoni che sostiene che se davvero - come lui sostiene - ha fatto voto di castità, deve averlo fatto da piccolino e poi deve avere cambiato idea.
Perchè a lei non risulta.
A parte ogni considerazione sulla solidità dei valori dei teocon dei giorni nostri  (e di casa nostra), è un buon segno, tutto sommato.
L'unico appunto è che la fanciulla sostiene di averlo lasciato perchè ogni volta che parlava di matrimonio, lui si defilava.
Ma come, e i valori, le radici cristiane, la famiglia fondata sul matrimonio?
Del resto questo è il Paese dove viene nominato presidente dell'Autorithy sulla privacy, un signore condannato per violazione della stessa.
La coerenza non è più una virtù...

postato da carnesalli | 08:51 | commenti (18)
politica, pruriti


lunedì, marzo 14, 2005
 

R – Rewind/2  ( La Costituzione : una carta stracciata)  
“La democrazia finisce subito se cade sotto la tirannia della maggioranza” (A.Hamilton, 1757-1836, padre costituente americano”
“Batterci in ogni modo perché nessuno possa dire domani che non sapeva, che non capiva”
(R.Prodi)

Finalmente si torna a parlare di Costituzione grazie alle chiare parole pronunciate da Romano Prodi.
Parole non nuove, ma che – viste le reazioni scomposte degli esponenti del Polo delle (?) Libertà – hanno colpito nel segno.
Soprattutto se queste reazioni vengono da quei “moderati” del Polo pronti a turarsi il naso con gran dignità e senza alzare i toni per votare ogni legge immonda proposta dalla maggioranza, ma altrettanto pronti a stracciarsi le vesti – prefiche della “pacificazione” a senso unico – se qualcuno grida che il re è nudo: allora parte a reti unificate la caccia all’untore.
Durante tutti questi mesi il processo di sovvertimento costituzionale si è svolto senza che alcuna notizia trapelasse sui mezzi di informazione, a meno che non fossero notizie di colore (sul tipo di velluto dei calzoncini indossati dai “saggi del Cadore” o su qualche mattana del “solito” Bossi).
In realtà se la riforma prevista – a colpi di maggioranza – andasse in porto, la nostra cesserà di fatto di essere una repubblica parlamentare di democrazia rappresentativa, per essere ridisegnata nelle forme di un regime del Primo Ministro, come i costituzionalisti fascisti definivano il regime instaurato da Mussolini a partire dal 1924.
Sta morendo, trasformata in una quasiasi legge ordinaria, modificata a colpi di maggioranza essa che rappresenta un patto, un accordo attorno a valori condivisi: se la costituzione non è più di tutti (ed in più incide anche sulla parte dei diritti fondamentali) si scadina il fondamento stesso della convivenza in uno stato democratico.

Se penso al ridicolo “dibattito” tenuto su blogperlalibertà sulla Costituzione e i suoi valori…

Se penso che essa è diventata merce di scambio tra le componenti della maggioranza, se penso che non si trova il tempo per ratificare la costituzione europea, ma che il tempo per la riforma della nostra si trova eccome: anche perché l’intera riforma, decine di articoli, l’intero impianto sconvolto, sarà votata in sole quindici ore consentendo all’opposizione di parlare non più di un minuto per ciascun articolo da modificare. 

Allora siccome sono convinto che si tratti di un pericolo vero e che in gioco ci sia la libertà di questo paese e di ciascuno di noi, schiaccio per la seconda volta il tasto “rewind” e vado a recuperare ciò che ho scritto su questo argomento il 18 ottobre 2004:
D – Dies nigro signando lapillo
(Marziale)

Ovvero: salviamo la Costituzione (e l’Italia)


Chi volesse può trovare su blogperlalibertà:
-         un articolo di Raniero La Valle su questo argomento;
-         il testo dell’appello “Salviamo la costituzione” dell’omonimo comitato milanese;
(entrambi postati nei giorni scorsi)
-         alcuni brani dell’intervento di Prodi;
-         una piccola scheda su alcune caratteristiche di questa “riforma”
(e il prossimo che dice che quel blog non serve a niente….)
 
A proposito di un “regime che c’è” chi vuole può leggersi (anche su questi temi) una bella intervista a Romano Prodi.




“Con la massima indifferenza è in corso un lavoro di distruzione di quello che mio nonno, mio padre, i miei zii hanno fatto; voglio dire tutte le generazioni che si erano adoperate per migliorare questo paese. Questo non lo perdono. Si sta distruggendo il lavoro del Risorgimento.. Questa è una fase antirisorgimentale”. Mario Luzi, poeta e senatore a vita.

Ce l’hanno fatta: la Camera ha approvato in prima lettura la riforma della Costituzione. Quella vera.
Sostituita in gran parte con un testo sbrindellato e senz’anima.

Eppure c’era chi ci aveva avvertito:
“E’ necessario battere con il voto il cosiddetto Polo delle libertà…è in gioco la democrazia. Berlusconi ha dichiarato di voler riformare la prima parte della Costituzione, che contiene i valori su cui si fonda la nostra società e di volere altresì una legge che darebbe al Parlamento la facoltà di stabilire ogni anno la priorità dei reati da perseguire. Una tale legge subordinerebbe il potere giudiziario al potere politico…Oltre a ciò Berlusconi che è ancora indagato in Italia e all’estero per reati diversi…insulta i giudici e cerca di delegittimarli in ogni modo…Ma siamo un paese civile? Chi pensa ai suoi affari economici e ai propri vantaggi fiscali governa malissimo….Gli innumerevoli conflitti di interesse creerebbero ostacoli tremendi…diciamo: chi si astiene vota Berlusconi.
Una vittoria del Polo minerebbe le basi stesse della democrazia.”
Così N.Bobbio, A. Galante Garrone, A.Pizzorusso, P.Sylos Labini, nel 2001!

La devoluzione di poteri statali alle regioni mette in pericolo l’uguaglianza dei cittadini nella scuola e nella sanità. Il capo dello stato privato dei poteri che ne fanno un arbitro super partes, è messo al servizio della maggioranza. I suoi poteri vengono messi nelle mani di un capo di governo che potrà sciogliere le Camere e ricattare la sua stessa maggioranza. Non saremo più una repubblica parlamentare; è un potere illimitato e senza controllo nelle mani di un uomo solo.

Si sta riproducendo – tra le urla sguaiate di strani personaggi in camicia verde - quell’emergenza democratica che esattamente dieci anni fa indusse Giuseppe Dossetti, il vecchio carismatico costituente, a levare alta la sua voce perché si reagisse con energia alle minacce palesi e occulte portate all’ispirazione, ai principi e ai diritti fondamentali contenuti nella Costituzione.

Egli parlava – pochi mesi prima di morire – alle nostre coscienze allertandole a fronte del “vuoto ideale e conseguentemente etico…alla inappetenza dei valori…che porta a compensare con la ricerca spasmodica ad appetiti sempre crescenti di cose…che cosificano l’uomo..E’ la notte delle coscienze.”
Un invito pressante alla "mobilitazione, alla ricostruzione delle coscienze e del loro peso interiore.”
Dal suo appello sono nati i comitati per la difesa della Costituzione

Dobbiamo allora combattere l’indifferenza, diffondere l’informazione.
Molti non conoscono la Costituzione , non sanno quanto sia importante per la democrazia rappresentando essa il “progetto comune della nazione”, e non possono quindi preoccuparsi per le lesioni che subisce. Dei rischi che tali lesioni producono.

Proviamoci almeno.
Perché il pericolo è davvero grande.
Mettiamo in moto il “passaparola”, in modo da essere pronti quando ci sarà – speriamo – il referendum confermativo.
Anche perché ora promettono di mettere mano alla giustizia…

Compito difficile, certo, se pensiamo che un grande settimanale questa settimana ha pubblicato stralci di un libro (di Travaglio e Gomez) che racconta le pressioni, i ricatti , le minacce fatte ai cronisti e al direttore del più grande quotidiano italiano direttamente da Palazzo Chigi, solamente perché non era “gradito” ciò che scrivevano…e non è successo nulla…

E questo dopo Biagi, Santoro, Fini, Guzzanti ecc. ecc. ecc.

Cos’altro deve succedere?

Ma come diceva Tonino Bello: “Non scoraggiatevi. Anche se è buio intorno, anche se avete la percezione di camminare nelle tenebre. Rostand cantava: “è di notte che è più bello attendere l’aurora”: bisogna forzare l’aurora a nascere, credendoci. Amici, forziamo l’aurora. E’ l’unica violenza che ci è consentita”.

Ricordava un filosofo americano: ”c’è molto da fare, manca solo di cominciare. E’ una lotta di formiche contro dinosauri, però il futuro già è stato deciso in favore delle formiche. Tutto quello che facciamo per ricostruire la speranza e la vita è importante.”

Questa è la filosofia della mia vita: vale più accendere una luce che maledire le tenebre.
+++++++++++
Credo sia davvero importante il contributo di tutti, almeno per far conoscere i contenuti della questione, soprattutto in vista del probabile referendum. 
postato da carnesalli | 08:17 | commenti (15)
politica


venerdì, marzo 11, 2005
 

S – Strade (le) dell’eguaglianza 
Mentre da oltre oceano arrivano sull’onda del secondo mandato di Bush, segnali inequivocabili di assoluto antagonismo nei confronti della eguaglianza, dall’oltranzismo anti-tasse all’idolatria della ownership society -la «società della proprietà» e non la «società dei proprietari» come spesso impropriamente si traduce-, cioè la società dell’acquisizione, della possessività, dell’opulenza, dell’avidità, la società, insomma, che assolutizza il potere del più forte e abbandona la stragrande maggioranza degli individui alla solitudine e alla deprivazione (e mi piace qui invece ricordare lo slogan della campagna elettorale dei Ds ripresa recentemente da Prodi “Lavoriamo perché nessuno resti indietro”), mentre non a caso la riscossa, preparata nei decenni, del pensiero neo-con ha avuto tra i suoi motti «greed is good» (l’avidità è bene) e  negli impegni di Bush la prima traduzione della “ownership society” è il disegno di privatizzazione del vanto del New Deal rooseveltiano, la «social security» americana, allo scopo di scaricare il rischio previdenziale sul singolo individuo mediante la mitologia dei “conti individuali”, mentre al di qua dell’oceano emerge con sempre maggior evidenza (pensiamo solo alla contro-riforma fiscale) la solerzia imitativa di Berlusconi, credo sia più che mai necessario provare a delineare un’alternativa culturale e progettuale che sia il più possibile condivisa e capace di creare consenso cercando di andare alla “sostanza” delle cose.
La distinzione tra egualitarismo ed eguaglianza è ormai ovvia.
Ed oggi all’ordine del giorno non sembra stare una tensione verso l’egualitarismo quanto piuttosto - a fronte dell’esplosione dello scandalo delle diseguaglianze nel mondo - una reticenza e un tabù nel ricorso al paradigma della “giustizia” e della “eguaglianza”, come denunciarono in Italia Norberto Bobbio e Ermanno Gorrieri (che parlò di «oblio» della parola eguaglianza) e in America grandi filosofi liberaldemocratici come John Rawls e Ronald Dworkin (grazie ai quali sappiamo che, oltre al socialismo, il liberalismo è intrinsecamente egualitario). 
Il punto vero, infatti, è secondo me, l’indubbia perdurante validità (non solo, quindi, retaggio simbolico o affezione identitaria) del lessico dell'eguaglianza, attualizzato e declinato in tutta la pluralità e la complessità delle sue accezioni.
 Si tratta di elaborare:
- la non contrapposizione di libertà ed eguaglianza (che emerge se la libertà non è ridotta al suo lato negativo e nemmeno alla pura e semplice «facoltà di scelta sul mercato»);
- l’insufficienza di una accezione come sola «eguaglianza delle opportunità» (e tanto più della idealizzazione del primato dei “talenti”, il quale può essere utilissimo riferimento per riformare gli ordini professionali, ma non certo per rilanciare i servizi per l’infanzia o l’istruzione primaria);
- le potenzialità di concetti più ricchi quale l’«eguaglianza delle capacità» (capacità non solo di avere ma soprattutto di essere, di sapere, di fare, di coltivare relazioni, di essere informati, ecc.), in cui si dispiega meglio il valore della «dimensione di genere» (ah, Aurora…) e delle problematiche ambientali. 
Aspetto che incide in modo significativo sulla vita delle persone perchè consente loro di praticare la connessione individuale/collettivo e in tale connessione “diventare persone” e sentirsi, oltre che individui, cittadini 
Per la costruzione, secondo le parole di A.Sen, di un modello che affermi esigenze di “neoumanesimo radicale” che punti a rendere sinergiche, non contrapposte, competitività e giustizia, sfera economica, sfera ambientale e sfera sociale. 
Per la costruzione di “politiche pubbliche” meno indulgente nei confronti di qualche cedimento il neoliberismo e, quindi, per indicare con chiarezza che nel campo dei beni sociali fondamentali (istruzione, sanità, previdenza), per ragioni di efficienza oltre che di equità, il primato spetta all’offerta pubblica di servizi su quella privata, la quale può avere un ruolo solo complementare.
 
L’efficacia concreta delle politiche pubbliche (dall’ambiente alla ricerca e sviluppo, a tutti i nuovi beni comuni), per le quali servono risorse e investimenti - Montezemolo dixit - per cui sono necessari tanto il ribadimento della legittimità democratica della tassazione, quanto la fornitura non solo di trasferimenti monetari (quali sono anche i benefici fiscali), con i quali ci si limita a compensare ex post carenze e disparità, ma di servizi che promuovano ex ante capacità, attivino processi e cambiamenti strutturali, mobilitino energie concrete.
 
C’è davvero bisogno di un grande investimento culturale tra tutti noi per un nuovo “modello di società” e di una nuova “idea di Paese”.
 
Che siano antagonisti – anche antropologicamente - a quelli di chi ci governa. 
 
postato da carnesalli | 08:21 | commenti (7)
politica, idee


mercoledì, marzo 09, 2005
 

C – (s) centro/2


Continuando il ragionamento già fatto sul centro.
Credo che sia errato (come ancora si continua a fare) definire la sinistra in rapporto ad un centro “immaginario”. In qualche modo si continua a misurare l'essere a sinistra, l'essere più o meno a sinistra rispetto ad un centro che non esiste: si è più o meno a sinistra a seconda della distanza da questo centro “immaginario”.
Chi è di centro: il moderato o chi porta moderazione nella politica? (è più di centro in questo senso: Borghezio o Veltroni?); il diritto, la legalità, la ricerca dell’uguaglianza e della libertà sono di centro o di sinistra (è più di centro Gobetti o Baget Bozzo?) . 
Lo spessore dell'identità per la sinistra può derivare soltanto dalla cultura e dalla storia.
Penso che oggi non vi sia altra possibilità di riferimento, di minimo comun denominatore per l'insieme di movimenti e di partiti che compongono la grande sinistra, se non la preminenza del valore dell'equità rispetto alla esaltazione del liberismo senza regole che caratterizza le destre. Equità che si può declinare semplicemente  (come ha scritto recentemente Rossana Rossanda sul Manifesto) come “un'idea pulita di democrazia, di divisione dei poteri, di primato della legge, di libertà dell'informazione, insomma di un sistema politico che pone alcuni limiti al potere illimitato della proprietà”. Aggiungerei che in questo momento storico il minimo comun denominatore costituito dall'equità acquista un significato dirompente in rapporto al crescere delle ingiustizie, delle diseguaglianze sociali, dell'insicurezza dei lavoratori, del crescente peso dei redditi finanziari e speculativi rispetto ai redditi di lavoro e di impresa.
Significato dirompente che non significa necessariamente”estremista”…
In questa situazione ritengo quindi che la tendenza all'egualitarismo, inteso nel senso di assicurare a ciascuno la possibilità di competere e aver diritto ad una condizione di vita umana, sia il motore programmatico della sinistra: programma che può certo bastare ad escludere coloro che non condividono questi valori, ma non può essere ancora elemento di saldatura.
La mobilitazione delle persone non può che avvenire sulla base delle idee e delle passioni.
La cultura della sinistra nelle sue dimensioni ideali e nelle sue eredità storiche non può che consistere qui ed ora, nel nostro paese, di tre componenti fondamentali tra loro diverse per idee e per storia: la componente socialista, la componente cristiana, la componente laica liberal-repubblicana (considerando la cultura ambientalista ormai un patrimonio comune). Ciò che si può dire ora è che tutte e tre queste culture politiche non hanno ancora risolto in modo compiuto, dopo il crollo delle ideologie e dei muri, il loro rapporto con la vita politica concreta: non si sono trasformate da ideologie in idee proiettandosi nel futuro. Da parte loro i partiti o schegge di partiti superstiti dal crollo dei muri e delle ideologie sono spesso rimasti lontani dalle idee e dalla loro storia privilegiando la occupazione di un'area di consenso rispetto al centro immaginario.
Il compito principale che abbiamo davanti, credo, è quello di ricomporre la partecipazione politica intorno a queste culture come componenti essenziali e paritarie dell'identità di sinistra, qui, ora, in Italia. Naturalmente devono essere culture vive e quindi proiettate verso una continua rielaborazione in rapporto ai problemi di oggi, ma non perché una sia più a sinistra o più a destra dell'altra. Attraverso di loro, non in una camera di compensazione, va ripreso, in attesa dello sviluppo di nuove formazioni politiche unitarie, il respiro tra movimenti e partiti che è fondamentale per la vita democratica del paese nel suo insieme.
Credo sia stata questa partecipazione paritaria delle tre culture a rendere affascinante e attraente per molta parte del popolo italiano l'esperienza del primo ulivo.
Credo che possa oggi essere la stessa cosa, ripensando quel tentativo nel nuovo Ulivo, mettendo al centro la vita e l’esperienza delle persone, cercando di dare risposte.
Che è in fondo, il compito della politica.
postato da carnesalli | 08:27 | commenti (4)
politica, idee


lunedì, marzo 07, 2005
 

P.S. – Partiti a scalare
o anche P.T - Povera Ta(g)lia  (la “I” l’hanno cartolarizzata per fare cassa, ma forse così è più in tono)
Una cosa è certa: io non ho prezzo.
No, niente superbia.
Ciascuno ha i suoi paletti nella vita, come quelli delle gare di sci.
Ti segnano il percorso e ti impediscono di uscire fuori pista.
Per me uno di questi paletti è: non sono in vendita, a parte la “giusta (?) mercede” per il lavoro…

Non lo sarei nemmeno, e a maggior ragione, se fossi – per dire – un’associazione o un partito.

Per carità, collette – più o meno nobili - ne ho fatte tante nella mia vita (chiunque abbia organizzato anche solo una tombolata sa di cosa parlo): ma sempre per scopi limitati e in forma anonima (“non sappia la mano destra…”)
Al massimo intonavamo un “… è un bravo ragazzo” a chi ci forniva la casa libera o portava lo spumante l’ultimo dell’anno.
E soprattutto la regola prima era (sarà ancora di moda?): da ciascuno secondo le sue possibilità a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Era sempre un con-dividere, soprattutto se c’era di mezzo uno dei tanti sogni che ho rincorso nella mia vita.
Nessun trattamento di riguardo, poi, per chi poteva dare di più, anzi.
Sono nato, è vero, nel secolo scorso, ma mi sembrerebbero concetti ancora attuali.
Per questo sono rimasto allibito di fronte a una notizia di questi giorni, rapidamente digerita in silenzio…
Si è saputo infatti che chi sarà disposto a versare la modica cifra di euro 500.000 (per capirci, un miliardo di lire) nelle casse di Forza Italia, avrà il diritto di “toccare” Berlusconi (novello Re taumaturgo?), cenare con lui, seguirlo alla partita di calcio.
In cambio della”modica donazione” il fortunato avrà diritto anche ad incontrare i dirigenti nazionali del partito e i ministri, avere un accesso riservato alle manifestazioni ed anche una stanza personale nella sede del partito.
Non ho dubbi che – visti i tempi bui - si formerà una lunga coda di benestanti con “l’assegno in bocca” (come disse Berlusconi a proposito delle tangenti a lui richieste).
Ma il partito ha fatto le cose per bene, secondo i dettami del famoso conservatorismo compassionevole: dietro la categoria dei ricchissimi, è prevista anche la fascia dei semplici tesserati.
Anche quelli rigorosamente divisi per censo.
L’offerta “aziendale” è diversificata in tre possibilità: tessera d’argento in cambio di mille euro, d’oro per tremila, di platino per cinquemila.
Il valore sarà a scalare, come per i telefonini.
Chissà quanto costerà un pranzo del cuoco Michele?
O un panino in piedi alla bouvette assieme a Bondi o a Schifani?
O una stretta di mano di Baget Bozzo?
Al pensionato al minimo che non potrà acquistare la carta probabilmente offriranno quattro chiacchiere con Adornato o la Carlucci: sono certo che saranno gratuite…
Va bene il partito come la coca cola, il culto della personalità, il mito televisivo del successo e dell’apparire, la strategia dei vaucher, ma insomma….

L’ideatore di questa trovata si chiama Vadacca (consigliere comunale a Basiglio e …manager) e sostiene che è stata pensata “per recuperare lo spirito del 1994 coinvolgendo la base…” (qualche spiritoso sostiene che data l’entità delle cifre più che di base sarebbe il caso di parlare d’altezza…).
Per premiarlo della pensata probabilmente cominceranno a chiamare le carte col suo nome: vadacca d’oro, vadacca d’argento…
Ricordo che in gioventù, in qualche sera stanca, con gli amici andavamo al Parco Sempione a vedere quelle signore che forniscono servizi, prestazioni o anche solo compagnia in cambio di denaro (non usavano ancora i tesserini magnetici, ma le tariffe erano già allora differenziate).
Le prendavamo anche un po’ in giro – tapini.
Lo facevamo – precursori senza saperlo – per “recuperare un po’ lo spirito”.
Ma non si chiamano Vadacche…
C’è un’assonanza, ma non ricordo…come le chiamano? 

Postilla:
Sabato pomeriggio ho partecipato – gratis, con colletta, of course – alla manifestazione organizzata dal Comitato milanese “Salviamo la costituzione”.
Teatro Nuovo strapieno: buon segno.
Chi volesse leggere l’appello (e i proponenti), aderire e diffonderlo, clicchi qui

postato da carnesalli | 08:29 | commenti (17)
politica


venerdì, marzo 04, 2005
 


La tristezza è come una nebbia:
sparirà quando il sole sarà alto.
(E.Hemingwai)

Bentornata Giuliana!
Ti auguro di trovare la forza di continuare il tuo cammino.

Che è anche il mio...

Piccola postilla
"Come la peste serve ad appestare, la fane ad affamare,
così la guerra serve ad ammazzare" (I.Giordani)



Quando ho scritto quelle poche righe, pieno di felicità,
non sapevo ancora dell'omicidio di Nicola Calipari.

Lo chiamano - con orrendo ossimoro - "fuoco amico".
L'hanno definito "malinteso".

Forse non ci siamo ancora messi in testa che
l'unico, vero malinteso è la guerra





postato da carnesalli | 19:12 | commenti (10)
resto


mercoledì, marzo 02, 2005
 

P – Passioni (breve e affettuosa risposta a Fiordiloto)
“Era bello parlare insieme
seduti di fronte:
così bello confondere
i volti (fumare
scambiandoci le sigarette)
e tutto quel raccontare di noi…
fino a poter confessare quanto
anche messi alle strette
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare”
(G.Caproni) .
E’ un brano di una bellissima poesia di Giorgio Caproni.
“E’ bello chiacchierare assieme”: conversare, comunicare, essere attraversati dal brivido del desiderio e della conoscenza condivisa, questo può essere il sale che insaporisce la terra.
Questo è quanto scrivevo ad un carissimo amico tempo fa (ed è già una passione).
No, carissima, non mi sono arrabbiato per nulla per il commento di ieri (“Le cose che hai letto sul giornale le conosci già,ti hanno già fatto male e male ti faranno domani. Perchè ci saranno anche domani. Una pausa,una piccola pausa,non te la potevi prendere stavolta?”) e non devi scappare (da me poi…)
Puoi restare tranquilla tra le tue cose, nel tuo bel giardino.
Poi sai che ho un debole per i toscani…
Però, seppur sommariamente e con l’approssimazione che è inevitabile quando si improvvisa, vorrei rispondere alla tua piccola “provocazione” di ieri, proprio perché è bello “chiacchierare assieme”.
Non vorrei che pensassi a me come a un melanconico, triste, vecchio brontolone (beh, brontolone un po’ sì…),  con le sue fisse come tutti i vecchi (vecchio, poi: 49 anni non ancora compiuti!), seduto sulla panchina del parco a “stramaledire le donne, il tempo e il governo” come cantava l’immenso De Andrè.
Credo che chi mi conosce lo possa testimoniare.
Ho le mie passioni, che certo di dividere equamente nel poco tempo che ho.
Una delle passioni della mia vita è la lettura: possiedo migliaia di libri e li coccolo come figli. rappresentano gran parte di quel che sono e che sarò, una sorta di autobiografia alla quale attingere di tanto in tanto.
Una delle passioni della mia  vita è la musica: ne ascolto molta, dai trovatori alla rinascimentale e polifonica, al gregoriano, a Bach (i Brandeburghesi!), le sinfonie (Mahler, il dies ire della Messa da requiem di Verdi!). Ma anche i cantautori o la musica popolare.
Una delle passioni della mia vita sono i libri antichi e le stampe (mi piace accarezzarli, aprirli, toccare le pagine ruvide e il cavo della pressione del torchio, lo scoprire ogni volta il gusto con cui venivano confezionati anche i libri più poveri, leggere con divertimento quanto sia mutato il costume).
Una delle passioni della mia  vita è la scrittura.
Una delle passioni della mia vita sono i mobili e gli oggetti antichi, che hanno dentro di sé il lavoro e la vita di un uomo (o di una donna…) e ce la raccontano, (quanto girare con un amico antiquario per paesi e baite per qualche piccolo restauro o alla ricerca di qualche mobile, oggetto, documento o fotografia, quanti segreti rubati, quante scoperte…. quanto girare per mercatini alla ricerca di cose belle…e il naufragar mi è dolce tra quegli oggetti…).  
Una delle passioni della mia  vita sono l’arte e le mostre, la fantasia e la bellezza.
Una delle passioni della mia  vita è la fotografia.
Una delle passioni della mia  vita è la montagna (questa, passione particolare).
Una delle passioni della mia vita è viaggiare (il più possibile da “viaggiatore” e non da “turista”, alla ricerca di persone e “modi di vita”, di qualcosa  di inedito, o magari di conosciuto ma da leggere non superficialmente).
Una delle passioni della mia  vita sono i cibi genuini, l’amicizia e la convivialità.
Una delle passioni della mia  vita sono le serate passate a chiacchierare con gli amici.
Una delle passioni della mia vita è cucinare (e la buona tavola).
Una delle passioni della mia  vita sono il cinema e il teatro (amori più che giovanili..).
Una delle passioni della mia vita è organizzare incontri e conferenze, momenti di riflessione.
Una delle passioni della mia  vita è fare volontariato.
Una delle passioni della mia vita sono il silenzio e la meditazione.
Una delle passioni della mia  vita sono le persone (un po’ meno la “gente”).
Una delle passioni della mia vita sono l’amore e l’amicizia.
Una delle passioni della mia  vita sono i racconti dei vecchi, le loro testimonianze, favole, leggende, tradizioni…
Una delle passioni della mia vita è l’ozio (magari nel mio buon ritiro alpino!)
E mi fermo qui…
E quelle che ho detto non rappresentano “solo” passioni e basta, sogni, desideri: no, sono passioni “coltivate”, cresciute come bambini, perseguite pervicacemente.
Insomma,  la passione della mia vita è la passione per la vita.
Da dividere naturalmente con la moglie, i figli, il lavoro (ahi, il lavoro…)
E poi certo, qui Fiordiloto hai ragione, un’altra mia grande passione è “diffondere” come per contagio le cose in cui credo, passione che vivo intensamente perché fa tuttuno col il mio essere, la mia vita, le mie scelte. E con la vita di tutti, e per questo importante.
Passione, certo di parte, ma credo non faziosa, perchè sempre argomentata e aperta al dialogo e al confronto.
Passione, ma non sofferenza (quasi mai).
Anche passione per la politica, in un certo senso, per i motivi di cui sopra, perché credo che sia importante mettere la vita, la passione e i sogni nella politica, riempirla di “cifre”, ma anche darle una “cifra”, perché ci sia più consapevolezza e più giustizia.
Battermi per le cose in cui credo: e penso che in questo campo il blog sia lo strumento più giusto (o almeno che per un blog questo sia – non unicamente ovviamente - l’argomento più adatto, non fosse altro per le potenzialità enormi che offre la rete).
Citavo al mio carissimo amico anche una frase di Verne: “Il mare non appartiene ai despoti. Alla sua superficie essi possono ancora esercitare diritti iniqui e battersi, divorarsi; recarvi tutti gli orrori della terra; ma trenta piedi sotto il suo livello il loro potere cessa, la loro influenza si estingue, tutta la loro potenza svanisce”.
E gli scrivevo: “potranno prendere il mare, il mondo, ma non trenta metri sotto, la coscienza, mai.
Potranno imporre uno stile di pensiero.
Ma non arriveranno mai alla mia coscienza e (ne sono certo) neanche alla tua.
E così il contagio può continuare.”
E gli ricordavo il libro da cui è stato tratto il bellissimo film di Trouffeau , di Bradbury, “Fahrenheit 451”, “ storia della ribellione di un uomo in un regime dove era vietata la lettura dei libri e a poco a poco assume consapevolezza entrando in contatto con gli uomini-libro, uno sparuto gruppo di uomini che mandato a memoria ciascuno un libro, intende così preservare la cultura dalla distruzione, raccontandoseli a vicenda e trasmettendoli ai nuovi”.
Ecco, questo è il blog, per me.
“Una”, ma solo una,  delle mie passioni.
P.S. - La mia passione erano – e sono – anche i miei figli.
Quanto tempo passato con loro a inventare giochi, leggere libri, raccontare storie, camminare in montagna, vedere cose…
Ormai sono grandi: ma ricordo che tra le cose “create” dalle mie mani (le pareti erano piene di disegni ed altro) c’erano un paio di fogli tutti colorati con delle piccole poesie, pensate anche per “giocare” assieme a leggere.
Una era questa, che  oggi regalo a ciascuno di noi:I bravi signori
Un signore di Scandicci
buttava le castagne
e mangiava i ricci.
Un suo amico di Lastra a Signa
buttava i pinoli
e mangiava la pigna.
Un suo cugino di Prato
mangiava la carta stagnola
e buttava il cioccolato.
Tanta gente non lo sa
e dunque non se ne cruccia:
la vita la butta via
a mangia soltanto la buccia.
(G.Rodari)

Per non perdere il vizio:
P.P.S. Leggo sulla “Padania” di ieri un titolo a caratteri cubitali: “ La Padania con la Svizzera”.
Che dici, dolcissima Mirella: tutta la “Padania”, no.
Ma i ”padani”, quelli, potremmo mandarveli.
Prova un po’ a informarti…


postato da carnesalli | 18:07 | commenti (21)
omelie

Nessun commento:

Posta un commento