ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

lunedì 16 gennaio 2012

DICEMBRE 2008

mercoledì, dicembre 31, 2008
 
B - Buon anno

Nuova esternazione oggi del nostro (vostro) Presidente del Consiglio.
Su uno dei suoi numerosi giornali, ovviamente (ricordo ancora la battura di Prodi nel 2006: io ho sette fratelli e neanche un giornale, lui ha un fratello e cento giornali...)
Ripreso dalle sue televisioni, ovviamente (ma tanto è uguale, tutti raccontano ormai quello che vuole lui e come lo vuole lui)
L'ho seguita sul TG4 (sono a casa con l’influenza, ma in un impeto di masochismo, ho voluto sommare sofferenza a sofferenza…)
E mentre scorreva il servizio (il computer mi segnala rosso: ho scritto sevizio, pensa tu Freud….) impacchettato e invitante come un regalo di Natale (i toni cupi sono riservati all'opposizione, quando ne parlano...) mi sono venute alla mente parole che ho scrittoqualche anno fa.
Anni.
Ancora attuali.
Anzi, oggi più di ieri

"B – Berlusconi, non ci sono paragoni (ovvero Silvio e lo zio Licio)
Ogni volta che penso a quella gran donna della Tina Anselmi (staffetta partigiana a 14 anni, una vita nella politica), sbertucciata per il suo lavoro alla Commissione parlamentare sulla P2, mi vengono i brividi. E un po’ di indignazione (se è un sentimento ancora tollerato).
L’epiteto più gentile fu “visionaria”.
Eppure riuscì a concludere il suo lavoro con una netta condanna di quella Loggia Massonica e dei suoi protagonisti (molti dei quali ancora in carriera: Selva, Cicchitto, Costanzo…)
Tutti ricorderanno che il programma di tale Loggia di buontemponi era il “Piano di rinascita democratica”, fatto trovare ad arte da Licio Gelli nel 1976, per far capire a chi doveva quali erano le sue intenzioni.
Che sono profeticamente ancora attualissime, anzi alcune in corso di realizzazione.
Il progetto era sostanzialmente di modificare in modo sostanzioso e gravissimo la Costituzione e gli organismi democratici previsti nella Repubblica democratica consegnando il Paese nelle mani di potentissime oligarchie.
Gli obiettivi erano chiari: la conquista di tutti i giornali nazionali con una spesa prevista non superiore ai 30-40 miliardi. Se l‘acquisto non fosse stato possibile, il piano prevedeva l’acquisto vero e proprio di un gruppo di giornalisti di fiducia.
Poi si trattava di dissolvere la televisione pubblica per far nascere una serie di televisioni private da mettere in mano a una nuova dirigenza politica.
Per i sindacati era prevista la scissione e la sparizione.
Quanto alla magistratura Gelli proponeva “la responsabilità civile, per colpa dei magistrati e gli esami psicoattitudinali per l’accesso alla carriera”. Poi la separazione delle carriere e la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura.
Insomma la cancellazione dell’indipendenza della Magistratura.
Inoltre la riorganizzazione del Parlamento con preminenza della Camera e superpoteri al primo ministro, modifiche al diritto di sciopero, il divieto del pagamento delle pensioni prima dei sessant’anni, l’unificazione in una unico ente previdenziale da gestire con “formule di tipo assicurativo”.
Silvio Berlusconi risultò iscritto, con la tessera n. 1816.
Questo è un dato di fatto.
Così Paolo Rossi (il comico) a proposito della sua esperienza a Mediaset: “Lì la censura non te la imponeva nessuno. Ma è nell’aria, nelle cose, è l’ambiente. Non te ne accorgi e intanto ti cambiano l’annima. Stando a Mediaset ti rendi conto di come ha fatto questa macchina potentissima a spappolare il cervello di due o tre generazioni di telespettatori, Sono più di vent’anni che spappola. Il programma politico di Berlusconi sì è manifestato quindici anni prima del 1994, sotto forma di progetto culturale: il Piano di Rinascita democratica di un certo Licio Gelli, che non un palazzinaro qualunque, un venditore di spazzole porta a porta. Ci sapeva fare, a suo modo”
A voi decidere se esiste qualche somiglianza con la situazione attuale."
*****
Auguri di buon anno, allora.
Non a lei, presidente, no.
A noi; credo che ne avremo bisogno...

P.S. ma non creda di poter sopire tutte le coscienze: ha presente Fahrenheit 451 di Ray Bradbury?
Ce la faremo anche questa volta.
Forse


postato da carnesalli | 20:09 | commenti (1)

domenica, dicembre 28, 2008
 
65 anni oggi...


“Dopo un raccolto  ne viene un altro. Andiamo avanti”
(Alcide Cervi)
“Ma i fratelli Cervi non sono poesia, sono storia, sono la nostra storia…
Forse c’è qualcuno che preferirebbe lasciar da parte queste rievocazioni, qualcuno al quale le ombre dei sette fratelli Cervi fanno paura. Ma non ombre, stelle, come li simboleggia la medaglia: c’è gente a cui queste stelle fanno paura; perché sono stelle che segnano, in cielo, le vie dell’avvenire.
Preferirebbero non sentirne più parlare.
Dicono: “Non rievochiamo gli orrori della guerra civile: gli uni valevano gli altri. La storia tutto spiega, tutto livella.
Pacificazione, perdono, oblio: non parliamone più”
Respingiamo questi ipocriti predicatori di insidiosa indulgenza. Il perdono non si nega ai pentiti; ma occorre il pentimento, l’umiltà del pentimento. Quando gli autori di quelle catastrofi non solo tornano indisturbati in libertà, ma invece di starsene in disparte cauti e discreti osano riprendere l’antica tracotanza per gettare fango sulla guerra partigiana, allora noi abbiamo il dovere di  rievocare qui i nostri morti, e di rinnovare qui il giuramento di non tradirli.
E’ vero che la storia insegna come il progresso umano si svolga attraverso continui urti di forze contrapposte, e spiega quali furono in quella dialettica i moventi degli uni e degli altri.
Ma non rinuncia a giudicare a che parte furono i valori umani e  sociali, e da che parte furono gli istinti bestiali della cieca barbarie.
La storia è fatta da una serie continua di scelte: anche l’Italia, dieci anni fa fece una scelta.
Tra la libertà e la servitù, tra il privilegio e la giustizia, tra l’umanità e la ferocia, il popolo italiano fece la sua scelta;  questa si chiamò resistenza.
Questa è ancora la nostra scelta, questa sarà la scelta del nostro avvenire.
Da una parte i fratelli Cervi, da quell’altra i loro assassini.
Noi siamo dalla parte dei fratelli Cervi."
(Piero Calamandrei, 17.1.1954)
Il 25 novembre del 1943 i sette fratelli Cervi furono catturati dai fascisti che bruciarono anche la loro casa.
Un mese dopo furono trucidati.

La loro storia è raccontata nel bellissimo volume (introdotto da un appassionato e appassionante discorso di Calamandrei di cui quello riprodotto è un brano) “I miei sette figli” di Alcide Cervi, Editori Riuniti.

Richiama in qualche modo ‘900 di Bertolucci.

Introvabile purtroppo.
Ma chi può lo legga, per ricordare.

E perchè ancora attuale.

Per saperne di più


"E ogni padre di famiglia vuole la salvezza dei figli suoi.
Per questa salvezza non v'è che un mezzo, che gli italiani si riconoscano fratelli, che non si facciano dividere dalle bugie  dagli odi, che nasca finalmente l'unità d'Italia, ma l'unità degli animi, l'unità dei cuori patriottici.
Queste cose non le dico ora per politica, le ho sempre pensate e se avete letto tutto il libro sapete che sono la storia della famiglia mia.
Perchè se fosse vero che cattolici, comunisti e socialisti non possono andare d'accordo, allora è distrutta la storia della mia famiglia, che se ha fatto qualcosa di buono, l'ha fatto perchè aveva questa forza delle due fedi.
Se voi dite che non si può andare d'accordo, allora la madre, che è rimasta cattolica fino alla morte, non andava d'accordo con i figli suoi, e io stesso gli ero contro, e rinnegate tutta la fede di gioventù dei figli miei, che era cristiana, e di questa presero il seme migiore e lo unirono alla grande idea comunista.
Se voi dividete queste cose, allora sì i figli miei sono morti davvero e il sacrificio della mia famiglia non è mai esistito
Io vorrei fari sentire che cos'è avere ottant'anni, aspettare la morte da un momento all'altro e pensare che forse tanto sacrificio non è valso a niente, se ancora viene acceso l'odio tra gli italani.
Che il cielo si chiarisca, che sull'Italia torni la pace e la concordia, che i nostri morti ispirino i vivi, che il loro sacrificio scavi profondo nel uore e nella terra degli uomini.
Allora sì mi sarò guadagnato la mia morte, e potrò dire alla madre dolce e affettuosa, alla sposa mia adorata: la terra non è più come quanto tu c'eri, sulla terra si può vivere, e non solo morire di crepacuore.
E ai figli, dirò: l'Italia vostra è salva, riposate in pace, figli miei."
Non sono le parole di un buonista veltroniano ante litteram, nè di un fondatore del Partito democratico.
Sono le parole di Alcide Cervi (nel 1921 iscritto al Partito Popolare di don Sturzo)
E' la chiusa del libro “I miei sette figli”.

postato da carnesalli | 13:28 | commenti (2)
democrazia

lunedì, dicembre 22, 2008
 
Buon Natale!
Quest’anno gli auguri ve li faccio così:
“Un Buon Natale è possibile”
di Alex Zanotelli
Un altro Natale è possibile:
ci può essere ancora un Buon Natale!
Con il Natale la vita vince nonostante tutto.
Ogni bimbo che nasce è il
segno che Dio non si è ancora stancato dell'umanità (Tagore).
Viola, la perla bianca di Anna
nata nel cuore della ricca Brianza
ha davanti a sè ottanta anni di vita (se tutto va bene) e una dote iniziale di 25.000 euro.
Njeri, la perla nera di Rachele,
nata nella baracca di Korogocho
ha davanti a sè quaranta anni di vita (se tutto fila liscio) e una dote inziale di soli 250 euro.
Due mondi, due bimbe,
divise da un invisibile muro di vetro.
La prima, Viola, fa parte del 20% dell'umanità che si "pappa" 1'83% delle risorse mondiali.
La seconda, Njeri, fa parte dell' oltre un miliardo di ‘esuberi umani’ che devono accontentarsi dell' 1,4% delle risorse,
costretti a vivere con meno di 1 dollaro al giorno:
sono gli innocenti di cui si rinnova la strage oggi.
E Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché essi non ci sono più.
Milioni di bimbi muoiono di fame, malattie, aids:
un bimbo muore di fame ogni due secondi,
11 milioni ne muoiono all'anno per malattie meno gravi di un raffreddore, centinaia di milioni non inizieranno neanche la prima elementare.
Due mondi, due Natali.
Il nostro è il Natale dell'opulenza, delle luci, dei regali del consumismo
degli affari.
E un business senza fine,
è uno shopping anche di domenica.
Questo sfavillio di luci natalizie sembra un meraviglioso "acquario"
in cui guizzano costosissimi pesciolini esotici.
A scrutarlo centinaia di milioni di bimbi dal volto scuro che guardano affascinati l'acquoso ed esotico luccichio.
Fino a quando la parete di vetro
proteggerà il banchetto degli esotici pesciolini?
Per assicurarci che la parete di vetro sia davvero infrangibile
e ci protegga eternamente da quei visi sognanti di bimbi affascinati noi investiamo somme astronomiche in armi:
Usa ed Europa spendono ogni anno
750 miliardi di dollari.
Un altro Natale non solo è possibile ma è urgente e necessario! Boicottiamo il Natale dei pesciolini esotici:
il Natale dei consumi, dei regali, degli affari,
un Natale ‘pagano’ che ha ben poco da spartire
con quel Bimbo che nasce in una mangiatoia
alla periferia dell'impero, fuori dell'acquario
anche lui indistinguibile volto nero in mezzo agli altri volti scuri.
Diciamo no al consumismo vieppiù indotto e incentivato
e diciamo sì alla festa natalizia della famiglia allargata a nonni, cugini, zii, nipoti
ma anche alla famiglia dell'immigrato
che lavora per noi o che ci è più vicino.
Diciamo no al decadente e ripetitivo tango di regali,
e diciamo sì ad un consumo critico,
al regalo fatto in casa con amore e con le proprie mani,
o a quello equo e solidale
di lavoro fatto "in dignità".
Diciamo no alla stupida pervasività televisiva
e diciamo sì alle relazioni umane in famiglia,
ritornando a raccontarci gioie e dolori
e a riprendere confidenza con l'immaginario, la fiaba prendendo a cuore anche la bellezza del celebrare insieme il fascino del Natale.
Diciamo no alla violenza e alla guerra e diciamolo con fierezza,
e diciamo sì alla pace e alla nonviolenza con evidenza mettendo bandiere arcobaleno ai nostri balconi e camminando con uno "straccetto bianco di pace".
Solo così il Natale ritornerà ad essere la festa della vita
che farà rifiorire la speranza di un altro mondo possibile.
Coraggio, dunque,
ci può ancora essere un Buon Natale!
Buon Natale!!

postato da carnesalli | 12:22 | commenti (7)

venerdì, dicembre 19, 2008
 
Tasso di disoccupazione in aumento.

“Io non renderei note queste cose” (S.Berlusconi, alle Agenzie)


postato da carnesalli | 08:54 | commenti (6)

lunedì, dicembre 15, 2008
 
G – Giorni (ci sono…)
Ci sono giorni nei quali ce l’hai col mondo o il mondo ce l’ha con te.
O almeno così ti sembra (e non sono matto: qualche indizio ce l’ho…).
Oppure giorni nei quali semplicemente hai voglia di fare un viaggio nel tuo passato  e cercare qualche traccia del percorso che ti ha portato fin qui, e che ti sei dimenticato per strada.
O ancora altri nei quali ti assale un po’ di malinconia o un pò di banale nostalgia.
E allora ti metti a fare ordine nelle tue cose, un po’ per farti passare il nervoso, un po’ perché speri sempre di trovare qualcosa che ti possa ravvivare dei ricordi o delle passioni.
Diceva uno scrittore: “uno dei vantaggi di essere disordinati è che si fanno continuamente delle scoperte esaltanti”.
Così sistemando una pila di libri (ho libri dappertutto, davvero non so più dove metterli) ho trovato il saluto che le maestre della scuola elementare di uno dei miei figli avevano preparato per la fine del quinto anno.
Parole semplici, ma che mi hanno riempito di tenerezza.
E che mi hanno offerto qualche motivo di riflessione.
“Vogliamo salutarvi raccontandovi un antico apologo, una breve storia allegorica.
Durante la costruzione di una cattedrale medievale a tre tagliatori di pietre fu rivolta a turno la stessa domanda.
“Che cosa stai facendo?”
“Come vedi sto tagliando pietre” replicò il primo in tono seccato.
Il secondo rispose: “Mi guadagno la vita per me e la mia famiglia”.
Ma il terzo disse con gioia “Sto costruendo una grande cattedrale!”.
Ci piacerebbe che affrontaste la vostra vita futura con l’atteggiamento del terzo tagliatore, con l’idea di contribuire a realizzare ciascuno il proprio impegno, un grande meraviglioso progetto.
Con affetto.
Giugno 1996.
Una riflessione per tutti.
Con affetto

postato da carnesalli | 11:27 | commenti (8)

mercoledì, dicembre 10, 2008
 
In Grecia l’uccisione di un ragazzo da parte della polizia ha scatenato il finimondo: manifestazioni, sciopero generale, la probabile crisi del governo.

Da noi, dopo otto anni, dei responsabili di un omicidio e di un massacro definito senza eufemismi da uno dei protagonisti, “macelleria messicana”, chi ha fatto carriera, chi è tornato al governo (tra ali di folla plaudente...)
Perché sono nato in Italia?

P.S. Oggi sono 60 anni dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Buona fortuna a noi…

postato da carnesalli | 09:23 | commenti (9)
democrazia, controcanto

lunedì, dicembre 08, 2008
 
H- Home
(settima tappa - tentativo di conclusione)
“Penso che i cittadini si aspettino da noi molto di più che invettive o urla di indignazione. La situazione è troppo grave, le sfide troppo urgenti, e la posta in gioco troppo alta per far sì che il dibattito politico degeneri… se conduciamo una battaglia tra il presente e il passato, rischiamo di perdere il futuro. Perché il mondo sta cambiando e un’epoca tramonta”
(John Kennedy)
Ultimamente (prima che altre vicende ci portassero altrove, ma tutto si tiene…) ho cercato di parlare della mia visione del mondo, di noi, e dell’avvenire dell’Italia e del pianeta.
Di sostanziare le mie scelte, anche politiche, di fecondarle con valori del “passato” perché siano fertili anche nel “futuro”.
Di lasciare da parte le “invettive”.
Qualcuno mi rimprovera perché parlo spesso di politica: ma la politica, come ho già detto altrove, è la vita di ciascuno di noi, come singoli e come comunità.
E scusate se è poco.
Come ha scritto Pietro Ingrao tempo fa: ”la politica è il luogo ideale dove si difendono gli umili e gli oppressi”…” sofferenza che “confesso di sentire penosamente: perché penso a me. Mi dà fastidio, mi fa stare male. In questo senso la politica non è un agire per gli altri ma un agire per me”.
Ho già detto che ciò che mi distanzia da “loro” (e mi scuso se uso questo termine, ma è per marcare la differenza) non è tanto o solo politico, è proprio antropologico, è un altro modo di intendere la vita e le cose.
Ho provato a spiegarlo.
Non mi tiro certo indietro nella polemica, alza l’adrenalina: ma ho cercato di ragionare sui fondamentali, direbbero nello sport; stufo di cicaleccio politico di bassa cucina, di polemiche stupide e strumentali, di roboanti proclami di guerra (“faremo una campagna elettorale contro la sinistra”, Silvio) e di allarmi di pericolo rosso, di critiche inconcludenti (tutti i politici sono uguali: scusate, ma Previti dove lo mettiamo?) o acide (“solo antiberlusconismo, non avete identità”: io non ho nulla contro Berlusconi – beh… – ma molto contro il berlusconismo) o anche solo sfottenti (e il programma eh, il programma?).
Per questo, a tutte le prefiche del programma, alle vestali della non demonizzazione dell’avversario politico (concetto che non ho mai capito, per la verità), agli esperti del bla bla bla, alle vergini assistenti dell’ortodossia, a chi pensa che per forza chi fa una scelta di campo debba seguire la “linea” dettata da qualcuno (e qualche volta – giuro, è successo – è viceversa), dedico semplicemente proprio le parole pronunciate tempo fa da un politico (sì, un politico, vil razza dannata, ma non dico quale):
“Chi sente forti le proprie ragioni, robuste le radici sulle quali si regge, grandi le idee per le quali lotta, non ha paura di aprirsi, di incontrarsi con altri, di unire storie, culture, forze, organizzazioni, in un comune impegno al servizio del Paese.
Ecco questa è la nostra sfida.
A questa nuova prova andiamo forti della nostra identità e dei nostri valori, che guardando al mondo, così come osservando la società italiana, appaiono più attuali che mai.
Penso al valore della pace, intesa non soltanto come assenza di guerra, ma come assunzione della non-violenza quale fondamento delle relazioni tra le persone, tra i generi, tra le nazioni.
La non-violenza come valore su cui fondare una società libera da ogni forma di oppressione e discriminazione.
Questo è quel che chiedevano milioni di giovani che hanno percorso le strade d’Italia e d’Europa con le bandiere della pace.
Un sentimento così ampio e diffuso da indurre un creativo pubblicitario, sensibile e intelligente, a ricorrere proprio in questi mesi all’immagine di Gandhi per trasmettere a milioni di persone un messaggio di fratellanza e amore.
Penso al valore dell’uguaglianza, parola che sembrava appartenere ad un altro secolo e che invece oggi torna di piena attualità di fronte alle disparità enormi che segnano il pianeta e alle forme nuove di ineguaglianze – pensiamo al lavoro – che percorrono anche le società opulente come la nostra.
Penso alla parola solidarietà e la metto in connessione con quell’altra parola – solitudine – e vedo quanto oggi nella nostra vita ci sia bisogno della prima per vincere la seconda.
E di fronte alle tante solitudini della modernità – la solitudine dei bambini, la solitudine degli anziani, la solitudine delle famiglie – risulta ancora più chiaro: quanto essere di sinistra, essere riformisti, voglia dire battersi perché nessun sia solo, nessuno si senta solo, nessuno sia lasciato solo.
E penso, infine, alla parola libertà che racchiude dentro di sé quei valori – la dignità della persona, l’uguaglianza dei diritti, il riconoscimento dell’altro, l’essere padroni del proprio destino – per la cui affermazione vogliamo batterci finché anche un solo uomo, una sola donna di questa terra sia vittima di oppressione, umiliazione e negazione.
Quella libertà per cui 60 anni fa una generazione scelse di battersi contro il nazismo, il fascismo, l’orrore dell’olocausto, per riscattare l’onore dell’Italia e la dignità degli italiani.
Così, forti della nostra identità, orgogliosi della nostra storia, consapevoli delle responsabilità che abbiamo verso l’Italia, noi vogliamo agire.
E lo vogliamo fare insieme a milioni di donne e di uomini che credono in un futuro migliore per sé e per i propri figli e vogliono combattere per ottenerlo.
“Non siamo nati soltanto per noi soli”: sono parole bellissime di Platone di cui Marco Tullio Cicerone ci parla nel De Officis.
In quelle parole c’è la consapevolezza che ciascuno di noi ha bisogno dell’altro e, anzi, l’identità stessa di ognuno si forgia nell’essere parte di una comunità, di un popolo, di una nazione di cui condivide vita e destino.
Questo siamo noi.
Una grande forza che vive ogni giorno le stesse ansie, le stesse speranze, gli stessi dolori e le stesse gioie di milioni di donne e uomini del nostro Paese.”
Serve un “programma”?
Più che un programma occorre prima di tutto un “progetto”: pace, diritti umani e non violenza, democrazia e difesa della Costituzione, promozione della famiglia, principio di legalità, accoglienza e cittadinanza piena degli stranieri, welfare della sicurezza e dello sviluppo, lotta alla povertà, valore dell’eguaglianza, nuova etica pubblica, laicità dello Stato e della politica, riconoscimento del valore delle fedi religiose…
Non vi dico che partito è, non è importante, ma non è difficile ;-).
Ma non c’è distonia tra quelle parole e le mie scelte: tra questi valori mi sento a casa mia.
Questa è la mia vita, da sempre.
Questi valori, dico; la mia vita, intendo.
Prima che la mia politica, tanto più prima di un partito.
P.S. Credo che Kennedy abbia assolutamente ragione, ma credo anche che l’indignazione sia un “sano” sentimento.
Pertanto torneremo a occuparci - nostro malgrado – di Lega e barbarie, leggi ad personam, giustizia e costituzione, G8 ed ennesimo rifiuto italiano a contribuire per il terzo mondo, di televisione, di Dell’Utri (del quale le motivazioni della sentenza di condanna per mafia recitano tra l’altro “ha svolto un’attività di costante mediazione tra il sodalizio criminoso più pericolo e sanguinario del mondo e gli ambienti imprenditoriali e finanziari milanesi, in particolare la Fininvest”) e altre amenità simili.
Ci tocca. In tutti i sensi.
postato da carnesalli | 17:10 | commenti (3)

lunedì, dicembre 01, 2008
 
Pubblicità. Progresso?

Gran fanfare e inni trionfali in tutti i telegiornali e gran parte dei quotidiani per propagandare il verbo di Cesare: ”È arrivata la crisi globale, si temeva il panico delle banche e si temeva che i cittadini perdessero i propri risparmi. Ora che siamo intervenuti questo non può più succedere”
(Essì l’ha proprio detto Silvio Berlusconi)

Ma il provvedimento di Tremonti è a costo zero (negli altri paesi si è investito quattro volte tanto… e di soldi veri)

Per esempio:
- le imprese che investivano in ricerca godevano del credito d’imposta automatico dino al 40%.
 Oggi devono prenotarsi e sperare che venga concesso…

- lo sconto del 55% sulle ristrutturazioni ai fini ambientali diviene “eventuale” (e questa è davvero clamorosa)

- i 25 milioni di euro che costituiscono il fondo per il credito ai nuovi nati (non bonus, ma prestito agevolato) sono stati tolti proprio dal fondo per la famiglia…

Quei pochi soldi di bonus (una tantum e a marzo…) finiranno agli evasori fiscali…

E stendiamo un velo pietoso sulla social card…

In compenso più Iva per Sky (e quindi per gli utenti), che – garda caso – si occupa di televisione e blocco del canone Rai…

A causa del taglio Ici ai ricchi e ai mancati trasferimenti ai comuni, il Comune di Milano ha deciso che una coppia di operai senza casa di proprietà con un figlio a carico pagherà quest’anno per la mensa scolastica quasi 300 euro in più per la mensa scolastica.
Due impiegati 440 euro.
Qui però promessa mantenuta: Silvio aveva dichiarato che non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani, non nei piatti degli italiani…

Promesse e spot.
La mia vecchia genitrice che vive di TV m mi spiega infatti – con parole che mi ricordano qualcuno - che non ci sono soldi, che poverini fanno quello che possono, che c’è il deficit di quelli prima…

Pubblicità... Spot...

Stop!

postato da carnesalli | 09:37 | commenti (5)
pruriti, controcanto

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