ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

martedì 17 gennaio 2012

GENNAIO 2011

venerdì, gennaio 28, 2011
 
senza commento

Una volta era il Belpaese. Ma adesso le cose sono un po' cambiate, soprattutto per i giovani, e infatti il 50,9% tra i 25 e i 34 anni si trasferirebbe volentieri all'estero, secondo il Rapporto Eurispes 2011. Oltre il 60% degli italiani ritiene che vivere in Italia sia una fortuna, ma questa percentuale si riduce gradualmente man mano che dalle fasce di età più anziane si arriva ai giovani: quasi il 40% dei 25-34enni ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna, e ben il 40,6% degli intervistati (di tutte le fasce di età) si traferirebbe volentieri all'estero, una percentuale superiore al 37,8% rilevata dall'Eurispes nell'analogo sondaggio condotto nel 2006. Oltre la maggioranza degli italiani (51,8%) considera la situazione economica del nostro Paese nettamente peggiorata (+4,7% rispetto al 2010). Un dato così significativo si era registrato solo nel 2005 (54%).
La disillusione si consuma a partire dai 25 anni, soprattutto quando c'è l'impatto con il mondo del lavoro. Infatti la percentuale di chi ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna è un po' più bassa nella fascia d'età 18-24 (37,1%) e scende al 26% per quel che riguarda la popolazione di 65 anni e oltre. La precarietà lavorativa è indicata al primo posto tra i mali italiani, dal 29,1% degli intervistati. Ma per i giovani la precarietà lavorativa è un problema di gran lunga più pesante: lo sottolinea il 43,5% dei 18-24enni e il 33,6% dei 25-34enni. La percentuale scende gradualmente per poi risalire, a sorpresa, tra gli ultrasessantacinquenni, che evidentemente non sono indenni dalle preoccupazioni per le giovani generazioni.
Al secondo posto tra i mali italiani c'è la mancanza di senso civico (20,6%), mentre il 19,1% giudica eccessivo il livello di corruzione, il 15,2% ritiene che il peggiore problema per l'Italia sia rappresentato dalla classe politica, l'8,6% dalle condizioni dell'economia, il 3,9% dal tasso di criminalità e l'1,3% dallo stato del welfare. Per quanto riguarda in particolare la politica, il 68,2% degli intervistati si è dichiarato contrario a candidare alle elezioni un indagato, mentre il 21,5% si è dichiarato favorevole, e il 10,3% non ha espresso alcuna opinione.
La preoccupazione per la precarietà nel lavoro è più diffusa nel Mezzogiorno (43,2% nelle Isole e 42,4% nel resto del Sud) contro il 30% del Nord-Est, il 25,6% del Nord-Ovest e il 18,9% del Centro, mentre per gli altri problemi denunciati dagli intervistati c'è una certa uniformità nelle risposte nelle varie aree geografiche. Eppure, di fronte alla domanda: "Si trasferirebbe all'estero?", la situazione si ribalta. Il 62,9% degli abitanti delle Isole non lo farebbe mai (nonostante le preoccupazioni per il lavoro e tutti i problemi reali dell'area geografica, dall'economia alla criminalità), contro il 49,1% degli abitanti del Nord-Ovest. I più disposti a trasferirsi vivono al Centro (49,4%, mentre solo il 40% ha dichiarato che non cambierebbe mai Paese). Guardando alle fasce di età, i più bendisposti ad andarsene hanno tra i 25 e i 34 anni (50,9%).
Ma dove si trasferirebbero gli aspiranti emigranti? In Francia (16,5%), Stati Uniti (16,1%), Spagna (14,3%), Paese che peraltro ha un tasso di disoccupazione che supera il 20%, Inghilterra (11,9%) e Germania (10,1%). Seguono Svizzera, Austria, Svezia, Canada, Olanda, Brasile, Danimarca, Norvegia.
Chi invece non si trasferirebbe mai dall'Italia ne apprezza soprattutto la libertà di opinione e di espressione (26,8%), la tradizione artistico-culturale (20,8%), il clima mediterraneo (17,3%), le bellezze naturali (16,6%), e poi la simpatia della gente, la buona cucina e, buon ultimo, il benessere economico (3,1%). Ancora una volta, sono i meridionali a sentirsi in grande maggioranza fortunati a vivere nel Belpaese (nonostante le classifiche indichino regolarmente le città del Nord come le più vivibili, e quelle del Sud siano sempre in coda alle varie graduatorie): si dichiarano felici di vivere nel proprio Paese il 74,1% degli abitanti delle Isole e il 66,7% del Mezzogiorno, contro solo il 54,4% degli abitanti del Centro.
Eppure, anche il Rapporto Eurispes (se ce ne fosse bisogno) conferma che è al Sud che si concentrano i problemi economici più gravi. Arrivare a fine mese è "uno scoglio insormontabile" per il 35,1% delle famiglie, e nel 2011 "sono in diminuzione le famiglie italiane che nonostante tutto riescono a risparmiare qualcosa (26,2% contro il 30,8% del 2010) e a raggiungere l'ormai ambito traguardo della fine del mese (61% contro 66% del 2010)". Il disagio aumenta però vertiginosamente al Sud (43%), pur essendo acuto anche nel Nord-Est (37%) e nelle Isole (36,5%). il 40% delle famiglie dichiara inoltre di avere difficoltà a pagare rate e canoni.
 (fonte La Repubblica)

postato da carnesalli | 12:32 | commenti

giovedì, gennaio 27, 2011
 
Raramente mi capita di essere d'accordo col Card. Bagnasco
Questa volta sì (anche se mi piacerebbe che qualcuno ricordasse che le stesse cose le denunciava vanamente già negli anni '70 da Pasolini...)
"In un documento del nostro Episcopato pubblicato trent’anni or sono e che ebbe a suo tempo una notevole accoglienza (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 1981), si diceva icasticamente: «Il consumismo ha fiaccato tutti» (n. 11). Ed eravamo appena agli inizi di quel processo di trasformazione che interesserà l’Italia e l’Occidente nei decenni a seguire, e troverà rappresentazione nella cosiddetta “modernità liquida” dominata da quella che alcuni hanno definito “ideologia del mercato”. Colpisce l’efficacia di quella predizione, dove ad apparire centrato è in particolare il verbo usato: “fiaccare”. La desertificazione valoriale ha prosciugato l’aria e rarefatto il respiro. La cultura della seduzione ha indubbiamente raffinato le aspettative ma ha soprattutto adulterato le proposte. Ha così potuto affermarsi un’idea balzana della vita, secondo cui tutto è a portata di mano, basta pretenderlo. Una sorta di ubriacatura, alle cui lusinghe ha – in realtà – ceduto una parte soltanto della società. Però il calco di quel pensiero è entrato sgomitando nella testa di molti, come un pensiero molesto che pretende ascolto."
postato da carnesalli | 15:48 | commenti
 
Giornata mondiale della memoria

“Dimenticare” ha la stessa radice di demente. Chi dimentica perde la mente, diventa stupido.
Invece “ri-cordare” viene da cuore che per gli antichi era la sede della memoria.
(A.Celestini)
Noi abbiamo viaggiato fin qui
nei vagoni piombati;
noi abbiamo visto partire verso il niente
le nostre donne e i nostri bambini;
noi fatti schiavi abbiamo marciato
cento volte avanti e indietro
alla fatica muti, spenti nell’anima
prima che dalla morte anonima.
Nessuno deve uscire di qui,
che potrebbe portare al mondo,
insieme col segno impresso nella carne,
la mala novella di quanto,
ad Auschwitz,
è bastato all’uomo di fare all’uomo.
(P.Levi - 1947)
postato da carnesalli | 09:50 | commenti

martedì, gennaio 25, 2011
 
La Repubblica presenta così la conferenza stampa dei ministri Sacconi, Gelmini e Meloni
"i giovani rischiano di andare in pensione con un'indennità da fame? I genitori la smettano di regalare auto ai figli laureati, e ai neodottori offrano piuttosto il riscatto dei contributi relativi agli anni dell'università. Il corso di laurea intrapreso è sbagliato rispetto alle esigenze del mercato, il ragazzo non trova lavoro? Accetti un contratto d'apprendistato e impari un mestiere. Soprattutto, sia umile: i giovani italiani soffrono di "inattitudine all'umiltà", afferma il ministro della Gioventù Giorgia Meloni"
Io non uso parole volgari in questo blog, ma davvero questa volta non posso farne a meno (ho due figli giovani)
Ministri Sacconi, Gelmini e Meloni: andare a fare in culo!!
   postato da carnesalli | 18:00 | commenti
 
 La meteorina in versi


Rubens, La sexy-badante e i vecchioni
Fra le pieghe delle seratine di Arcore, viene fuori che nel corso di tredici mesi il presidente Berlusconi ha versato a una bella ragazza di 26 anni, già meteorina nel Tg4 di Emilio Fede, la ragguardevole cifra di 115 mila euro.
Non si leveranno qui, anche perché del tutto scontate, lamentazioni o proteste per il senso di ingiustizia sociale che questo genere di regalini può suscitare in tanti che oggi, pur lavorando, sempre più faticosamente riescono a far quadrare i conti.
Perciò solo si richiama, con appagato sgomento, il poetico consiglio che anzitempo Enzo Costa rivolse in rima baciata a una di quelle ragazze di cui oggi si occupano le cronache:
“Hai di carriera scopi?
Vuoi evitar dirupi?
Balzar sopra le siepi?
Bijoux di vari tipi?
Metti succinti capi
e trovati il tuo Papi!”
Questa e altre poesie, alcune irresistibili, in “Rime bacate (e aforismi da banco)“, Editori Riuniti, 138 pagine, euri 12,90.
(Filippo Ceccarelli)
postato da carnesalli | 09:04 | commenti

venerdì, gennaio 21, 2011
 
c'è anche una destra decente
postato da carnesalli | 12:10 | commenti

mercoledì, gennaio 19, 2011
 

Le altre donne
di Concita De Gregorio

Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».
Continua a leggerepostato da carnesalli | 09:02 | commenti

venerdì, gennaio 14, 2011
 
Risate, amare, ma risate...
http://www.youtube.com/watch?v=h3d7_Um_Ddc&feature=player_embedded
postato da carnesalli | 17:55 | commenti

martedì, gennaio 11, 2011
 
Non male la proposta di trovare un nome al nuovo partito di Berlusconi
Per intanto l'ha battezzato "Italia".
Ormai, senza forza...
postato da carnesalli | 16:52 | commenti

lunedì, gennaio 03, 2011
 
Q – Quelli che
(Ripensando in questo inizio d’anno a Don Milani e al suo “I care”)
Quelli che: tanto non cambia mai niente,
quelli che: tanto una volta al potere pensano solo a se stessi,
quelli che: cosa c’entro io, deve pensarci lo Stato,
quelli che: cosa c’entra lo Stato, ci penso io,
quelli che: il mondo è sempre andato così,
quelli che: il mondo è dei furbi,
quelli che: io non voto, tanto sono tutti uguali,
quelli che: la politica è una cosa sporca,
quelli che: non credo più a nessuno, tanto rubano tutti,
quelli che: primo prossimo me stesso,
quelli che: fatti furbo, tanto non cambia niente,
quelli che: i poveri ci sono sempre stati,
quelli che: se la sono voluta, avessero pensato ai fatti loro,
quelli che: non ti impicciare, non ti riguarda,
quelli che: no guardi, non mi intendo di politica,
quelli che: non è che non c’è lavoro, è che non hanno voglia di lavorare,
quelli che: io ai miei tempi…,
quelli che: una volta qui era tutta campagna,
quelli che: la mafia non esiste,
quelli che: almeno ci danno lavoro,
quelli che: ma chi te lo fa fare, goditela,
quelli che: cosa vengono a fare, a portarci via il lavoro?
quelli che: Padania libera,
quelli che: l’importante è essere liberi dentro,
quelli che: in fondo c’è sempre il telecomando,
quelli che: si è arricchito lui, arricchirà anche noi,
quelli che: tanto poi chiediamo il condono,
quelli che: io faccio quello che mi pare,
quelli che: ma a lei cosa interessa cosa faccio io?
quelli che: io non ho visto niente,
quelli che: forza Milan,
quelli che: ma che cosa vuoi che sia,
quelli che: ah, i miei quindici giorni di vacanza…
quelli che: non ci sono più valori,
quelli che: io omosessuale proprio no,
quelli che: certo io ce la faccio ancora, ma gli altri come fanno?
quelli che: così la prossima volta imparano,
quelli che: l’ha detto la TV,
quelli che: se non lo faccio io, lo fa un altro,
quelli che: il problema è un altro,
quelli che: è un illuso, vuol cambiare il mondo...
Quelli che: ma io cosa ci posso fare?
A tutti “quelli” dedico per il nuovo anno,

 La storia
(F. De Gregori)
La storia siamo noi, nessuno si sente offeso;
siamo noi questo prato di foglie sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si sente
escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono: "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera"
ma è solo un modo per convincerti
a restare chiuso dentro casa quando viene la sera;
Però la storia non si ferma davvero davanti a un
portone
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi siamo noi
che scriviamo le lettere
siamo noi che abbiamo tutto da vincere
o tutto da perdere.
E poi la gente (perché è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti
che sanno benissimo cosa fare:
quelli che hanno letto un milione di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare;
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perché nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo
la storia non ha nascondigli, la storia non passa la
mano,
la storia siamo noi,
siamo noi questo piatto di grano.

***

 Ricordo di avere letto su una vecchia meridiana – nel mio vagabondare per cose antiche che hanno dentro di sé il lavoro e la vita di un uomo (o di una donna…) e ce la raccontano – questa frase: “Non amare soltanto quello che è perfetto, ma rendi perfetto ciò che ami”.
Ecco, questo è l’augurio che faccio a ciascuno di noi per il nuovo anno.
I care: mi interessa, mi riguarda, me ne faccio carico (il contrario del fascista “me ne frego”, sosteneva Don Milani).
Non storcere il naso perché le cose non sono come vorremmo, non aspettare che lo siano, né che sia qualcun altro a pensarci; ma se c’è amore, nelle nostre azioni, se c’è passione, se c’è un progetto, un sogno, un’idea-le, se crediamo – o almeno ci proviamo - di non far parte dei “quelli che”, prendiamocene cura, spendiamoci per renderlo perfetto.
Tutti assieme, forse, ce la possiamo fare, a rendere perfetto ciò che amiamo.
Perché la storia siamo noi.

“Ho sempre pensatoe lo penso tuttora – ha sostenuto Vittorio Foa per la politica, ma credo che valga anche per la vita- che la forza politica non sta nell’impazienza. Sta nella continuità dell’impegno. Nella capacità di non perdere mai di vista ciò che sta succedendo. Nel tenere gli occhi aperti e saper rispondere a tutto ciò che accade”.

postato da carnesalli | 09:03 | commenti (3)

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