ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

lunedì 16 gennaio 2012

MAGGIO 2006

lunedì, maggio 22, 2006
 
Una nuova alba?


“Qualunque idiota è capace
di affrontare una crisi.
E’ la vita quotidiana
che ci consuma”
(A.Cechov)

Dopo un lungo periodo di mobbing subito (argomento che andrebbe trattato anche tra noi…), fatto che mi ha creato non pochi problemi, soprattutto di salute, finalmente cambio lavoro!

La prospettiva sembra buona: comunque sia è una prospettiva.

Ora devo cambiare valigia, fare una bella doccia e riprendere il viaggio...

Sarà un periodo un po’ complicato... (a cinquant'anni poi...).

Non perdiamoci di vista…

postato da carnesalli | 08:54 | commenti (8)

lunedì, maggio 15, 2006
 
O – Offellee… (ovvero ciascuno faccia ciò che sa fare o dell’invidia)

Già è un periodo che non gira.
Non gira per niente.
Oltretutto con scelte importanti da compiere.
E quindi poco tempo per scrivere.
Quando poi ti trovi davanti ad una prosa come questa (semplice ma efficace come un saggio), non puoi che allargare le braccia e affermare – come dicono a Milano  - “offelee fa el to mestee”…
Paure e amnesie di chi ha votato Silvio
Nella provincia di Cuneo l'80 per cento degli elettori ha votato Silvio Berlusconi. Una provincia partigiana, antifascista ha votato per l'uomo che ha sdoganato gli ex fascisti sempre fascisti, che non ha esitato a candidare anche gli ex nazisti sempre nazisti, compresi quelli che non avevano mai sentito parlare dell'Olocausto.
Ha votato per il politico che ha sempre ostentatamente ignorato la celebrazione del 25 aprile, che candidamente ha confessato di non sapere chi era papà Cervi, il padre dei sette fratelli fucilati a Reggio dai fascisti, di cui sono state pubblicate migliaia di fotografie, di articoli, centinaia di libri, fiumi di memorie, come non bastasse a stamparlo nella memoria di massa quella sua faccia di contadino che sopporta tutte le avversità e i lutti. Ma niente di ciò che significa il vecchio Cervi ha mai raggiunto il Cavaliere di Arcore che pure ha un'ottima memoria.
Le amnesie del qualunquismo italiano, della profonda millenaria destra italiana su cui navigano tutti i ritorni plebiscitari del partito dei soldi, sono totali, compatte come un muro di gomma, come i gradini di una piramide. Senza esitazioni, senza pudore.
Siamo nati e vissuti in una terra in cui non solo i cippi e i monumenti parlano della guerra di popolo al fascismo, ma anche le pietre, anche i fossi. Guardate quello che segue la strada fra Cuneo e Torino non lontano da Centrallo: in quel fosso cadde crivellato dai colpi delle brigate nere Duccio Galimberti e un ragazzo che passava lì per caso li sentì urlare "sparate su quel bastardo". Si chiamavano Costanzo e Probo, come i martiri della Legione Tebea, i vostri nonni o padri saliti in montagna dalle campagne del Passatore o della Bombonina, dalle tenute del marchese Falletti e che formarono l'esercito volontario di borghesi e di contadini (di operai ce ne erano pochi, gli operai comunisti stavano più su nelle valli di Lanzo e del Pellice).
Ne avete avuto uno in ogni famiglia, è impossibile che li abbiate dimenticati. Eppure è così: quando dal profondo sale la paura del nuovo, il terrore atavico della miseria, della fame, si vota Berlusconi o qualsiasi altro populista che prometta di tagliare le tasse e di abolire le multe.
Ma sale pure da un passato recente, anche dalla crisi dell'agricoltura del primo Novecento quando dalle campagne affamate del Piemonte partirono a decine di migliaia per andare a bonificare la pampa argentina, a dormire nelle buche, a patire di malaria per tornare vecchi e logori a comperare la villetta dalle parti del viale degli Angeli fra Cuneo e la montagna. Non solo nella 'provincia granda', anche a nord nella pianura Padana, nel Veneto.

C'è un paese di montagna fra l'Adige e il Brenta, San Mauro di Saline, dove ha votato per la destra l'89,95 per cento, 349 voti su 388 di cui 102 a Forza Italia e il resto alla Lega. Tutto ciò vuol dire che a decidere le elezioni di un paese moderno, il sesto o settimo paese industriale del mondo, sono state delle paure senza senso nel presente, ma radicate da millenni: paure di carestie, di invasioni, di peste, di fillossera, di grandine, per cui non si ragiona più, si corre dove si pensa che ci sia un riparo conservatore, il riparo del non muovere, del non agitare le acque e gli eventi che hanno sempre portato lutti fra la povera gente. Tanto più se povera non è, ma si è fatta l'automobile e la casa, tanto più se nessuno vuole toglierle l'automobile e la casa.

Ma nelle confessioni di quelli che hanno votato per il più ricco dei nostri milionari, per il più lontano dei piccoli risparmiatori italiani, per uno che non bastandogli una decina di ville fra Sardegna e Caraibi ne ha comperata, l'altro giorno, una in Svizzera per il tramite della madre di sua moglie, nelle confessioni, dicevo, passa come un nero lampo il pensiero intollerabile: vogliono portarmi via la casa, vogliono farmi morire sotto il cumulo delle tasse.

Chi? I comunisti. E noi che irridevamo l'anticomunismo irreale, magico, da maledizione biblica del signor Berlusconi.

(Giorgio Bocca)

postato da carnesalli | 13:54 | commenti (8)
politica, leparoledeglialtri

venerdì, maggio 12, 2006
 
B - (di Buchi, Bugie e Belluinate quest'ultimo non nel senso proprio di Belva ma di Bellimbusto o Belzebù...)
La situazione attuale dei conti dell'economia italiana (malgrado le lodi alla cosiddetta finanza creativa) più o meno la conoscevamo:

Con garbato eufemismo oggi la Corte dei Conti ci ricorda che le stime sul disavanzo "non sono esenti da rischi di sottostima"...

Coraggio, miei Prodi...
postato da carnesalli | 08:37 | commenti (4)
economia - articoli

venerdì, maggio 05, 2006
 
P.S. – Povero Silvio (o anche Parole Serie)
“Povero Silvio”, direbbe Cornacchione.
Lui che è tutto Certosa (nel senso di villa) e famiglia (ben due), che si erge a campione della democrazia, cristiana e occidentale (tanto da sentire il bisogno di esportarla con i bombardieri) o, peggio, della cristianità tout court, si è sentito ricordare da Mons. Plotti, Vescovo di Pisa, celebrante il funerale degli ultimi soldati uccisi barbaramente in Iraq (dove certo non erano per caso), parole che forse gli frullavano già in testa, perché in tanti gliele avevamo dette:
“Questo generoso soldato… è stato ucciso… in un conflitto generato dalla sede di dominio e di potere”. Origine dello “scontro tra popoli ricchi e gente costretta a subire l’arroganza di chi ha troppo e che, contrabbandando valori umanitari e libertari, perpetua situazioni peccaminose di squilibrio economico e sociale per consolidare il proprio benessere e i propri sporchi traffici. La morte del soldato è frutto di questa logica iniqua e perversa che elimina gli innocenti e da spazio alla cultura della morte e della sopraffazione”.
Grazie, monsignore di queste parole, che ci rinfrancano nelle nostre scelte.
Come dire: coerenza per coerenza, forse meglio qualche Pacs in più e qualche guerra in meno…
Come si diceva molti anni fa, quando ero più giovane: fate l’amore, non la guerra.
P.S. Sulla conferma della condanna per Previti mantengo un pudico e decoroso silenzio.
Propongo solo che, sfumato l’incarico di Ministro della Giustizia (a parte tutte le leggi ad hoc), sia proposto per l’incarico di Presidente della Repubblica.
O almeno della Juventus…
postato da carnesalli | 09:04 | commenti (7)

mercoledì, maggio 03, 2006
 
B - Bugie (e amore)
L'ultima bugia:
"Ci rimpiangeranno, siamo stati i migliori nella storia della Repubblica".
(Silvio Berlusconi, 2 maggio 2006)
Come diceva Montanelli: "Il guaio di Berlusconi non è che si ama, è che si corrisponde"...
postato da carnesalli | 08:21 | commenti (7)
controcanto

martedì, maggio 02, 2006
 
S – Seconda fila (ovvero la Chernobyl della democrazia)
Ha ragione il grande Vladimir.
In fondo chi scrive sui blog spesso non fa altro che riportare parole di altri.
Però ha ragione solo in parte:
- primo: perché molti, io per esempio, spesso cercano di produrre elaborazioni originali (quanto consistenti sta a voi deciderlo) e comunque si mettono in discussione, e di questi tempi non è poco;
- secondo: perché spesso, in questo regime mediatico, è importante talvolta mettere “in circolo” pareri e riflessioni che altrimenti passerebbero inosservati.
Mettere in comune, per una elaborazione collettiva, le scoperte che ciascuno fa.
Perché non ho abbastanza soldi per acquistare tutti i quotidiani.
Né tempo per leggerli.
Perché (ahimè, quasi sempre) altri trovano le parole giuste per dire le cose che io stesso vorrei dire.
Oggi vorrei condividere con voi le parole di Furio Colombo, neosenatore (anche per merito mio), sulla tormentata vicenda dell’elezione del presidente del Senato.
Ma non solo.
Io non saprei dire meglio.
Allora uso le sue parole (soprattutto la seconda parte).
“Il problema più delicato è il seguente: come si fronteggia il gioco distruttivo di chi considera segno di debolezza accettare le regole, e anzi viola le regole ogni volta che le invoca?
Come si risponde a una tecnica aggressiva (molto vitale, di questo va dato atto) che non esita a dare spallate devastanti all’istituzione pur di impedire che la maggioranza funzioni regolarmente?
Una risposta adeguata richiederebbe di non esitare a tenere testa. Ma a testate non si protegge e non si garantisce una istituzione.
E si corre il rischio mortale di fare il gioco della distruzione. Macerie e crescita zero. Macerie e isolamento in Europa. Macerie e politica estera subordinata e servile. Macerie e immagine del Paese devastato.
«Far below the democratic standard», molto al di sotto della normalità democratica, è l’Italia così ridotta da Berlusconi e dalla sua gente, nel giudizio della stampa del mondo e dei centri di monitoraggio internazionali.
Confesso che mi ha colpito, in queste prime sedute dedicate all’elezione del Presidente del Senato, le maleducazione un po’ teppistica nei confronti dell’ex Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro. È un comportamento che sarebbe considerato volgare e fuori posto anche in un istituto scolastico in crisi, fra quegli adolescenti disadattati a cui si dedicano libri e film.
La nostra controparte è apparsa disadattata alla democrazia. Tanti che, senza Berlusconi, sarebbero state persone normali, e forse esemplari, qui sono stati abituati e invogliati da cinque anni di spadroneggiamento, fra voti di fiducia e leggi ad personam, al dominio del territorio. Illustri avvocati che ci stanno di fronte hanno personalmente votato la legge che ha appena esentato Berlusconi da un gravoso e rischioso processo d’appello.
«Come è uscito il vostro ex primo ministro da quel processo?». Vi domandano i colleghi della stampa estera. E quando rispondete che ne è uscito con una legge che prima non c’era e che è stata fatta dai suoi avvocati, che sono anche deputati, mentre si svolgeva il processo, per esentare da conseguenze ulteriori il principale imputato - che era anche primo ministro - attraverso la sua maggioranza succube, con voti a cui si sono prestati tutti, non solo il partito di Berlusconi, con una straordinaria disciplina, mentre l’Italia, governata solo in televisione, andava a ramengo, fatalmente vi arriva la solidale manata sulle spalle e lo sguardo di compatimento.
Dunque sarà un lavoro lento. Per impedire una spaventosa Chernobyl della democrazia, un fuoco di vendetta che continua a bruciare sotto le macerie delle Istituzioni di un’Italia moralmente ed economicamente ferita.
Sarebbe esemplare in un film (un film più duro e sinistro del film di Moretti) l’immagine, che abbiamo visto davvero, di Castelli che si alza per accusare Scalfaro e lo fa in modo che si veda bene chi comanda. Naturalmente non è vero. Castelli, senza la sua incredibile prestazione come ministro della Giustizia, nella vita italiana non lascerebbe alcuna traccia. Ma il suo modo tipico di intervenire, da lite tra automobilisti, la provocazione come dire «sta attento, con me non si scherza» e il “body language” che suggerisce botte, per lui è irresistibile. Si sente - chissà come ha vissuto - che non può correre il rischio di apparire gentile. Nella sua tribù deve essere una cosa da donne e da anziani.
E purtroppo non è solo. C’è una immagine della vita come potere (meglio come strapotere) allergico al “check and balance” (ai controlli e alle verifiche) della normale vita democratica.
E purtroppo non è solo stile. Mai è apparsa tanto calzante la metafora usata da Romano Prodi «Chi sono? Sono quelli che parcheggiano in doppia fila» e aggrediscono il vigile, se osa iniziare a scrivere una multa. La multa come oltraggio intollerabile e la doppia fila come diritto, non sono una grande filosofia della vita. Ma questa filosofia ha governato il Paese, espandendosi di televisione in televisione, anche se - sul territorio - i cittadini li hanno spinti indietro di Comune in Comune, di Regione in Regione, in quasi tutte le elezioni locali.
Non resta che ripetere: sarà un lavoro lento e anche cauto e non solo per colpa loro, ma per la decisione di restituire tutto il rispetto alle istituzioni della democrazia, di permettere che le “good vibrations”, le vibrazioni buone del governo Prodi si espandano, raggiungano, leniscano, unifichino, rasserenino un Paese che è stato lacerato in modo brutale. Non è una speranza, è un progetto. Difficile? Molto. Ma è il solo possibile.”
Il venticinque aprile è appena passato: nessuno ci chiede di essere eroi (bella domanda: ne saremmo capaci?).
Ma almeno cominciamo col non parcheggiare in seconda fila…
Ciascuno di noi sia come un sasso nello stagno: sviluppi “good vibrations”, le vibrazioni buone.
Che a loro volta creeranno vibrazioni, che a loro volta…, che loro volta…
Illusioni di un sognatore?
“Non è una speranza, è un progetto. Difficile? Molto. Ma è il solo possibile.”
P.S. Già sento i mormorii… i soliti faziosi prevenuti, demonizzatori...
Allora:
International Herald Tribune del 21 aprile scorso:
«Silvio Berlusconi proclama brogli nel conteggio dei voti e rifiuta di riconoscere la vittoria di Romano Prodi. Non ci sarebbe niente di male a chiedere verifiche della regolarità dei conteggi. Ma i brogli sono cominciati in Italia prima della apertura dei seggi elettorali: il 70% del tempo televisivo dedicato a Berlusconi contro il 30% lasciato all’opposizione, sul modello della Ucraina e della Russia. Spaventa che tuttora il problema non sia stato notato e denunciato. La legge elettorale è stata cambiata dalla destra all’ultimo istante. In una democrazia fragile ci devono essere buone ragioni per farlo, mai ad opera di una parte sola, mai mentre si sta per votare. Per queste ragioni la situazione italiana è oggi al di sotto degli standard democratici. Ed è ragione di grave imbarazzo per l’Unione Europea perché uno Stato membro può contaminare l’intero sistema della democrazia dell’Unione. Il problema italiano intacca la credibilità europea in quanto promotrice di democrazia nel mondo».
E’ con quel rifiuto che Berlusconi attrae sull’Italia l’attenzione e la costernazione del mondo democratico. Attrae attenzione sulla disgrazia di un Paese perseguitato dalla ricchezza eccessiva e autoritaria di una sola persona che per ragioni personali non vuole perdere. Anzi, non vuole avere perso.
Esagerato?
Financial Times del 21 aprile scorso:
«Requisito essenziale della democrazia è che il perdente riconosca colui che ha vinto. Berlusconi ha un brutto passato per quanto riguarda l’economia italiana, che ora langue al punto più basso dell’Europa. Sul fronte politico è autore di una legge elettorale a suo vantaggio e disastrosa per il Paese, presentata all’ultimo istante. Ha usato il suo impero mediatico e il suo potere di controllo per darsi una visibilità sproporzionata. Sembra persuaso che continuando a negare il risultato elettorale riuscirà a destabilizzare la coalizione di Prodi fin dall’inizio. Berlusconi crea in tal modo allarme internazionale sulla stabilità politica dell’Italia. Mostra arroganza e preoccupazione solo per il suo interesse personale».
postato da carnesalli | 08:45 | commenti (5)
politica, democrazia, controcanto

 

Nessun commento:

Posta un commento