ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

martedì 17 gennaio 2012

LUGLIO 2010

martedì, luglio 27, 2010
 
       Internet, ultimi giorni di libertà
In settimana il voto definitivo alla legge bavaglio con multe e obbligo di rettifica. L'Italia va così verso la Cina, mentre parte anche la schedatura delle web tv. Normative impensabili nelle altre democrazie


 Cala il sipario sul web, uno degli ultimi spazi disponibili per fare circolare liberamente le idee. Il comma 29 dell'articolo 1 della legge bavaglio impone che ogni sito, blog, forum, pagina Facebook, canale YouTube, debba sottostare all'obbligo di rettifica previsto per le testate giornalistiche. Si rischiano multe fino a 12mila euro.  Nel frattempo l'Autorità garante per le Comunicazioni ha pubblicato gli schemi dei regolamenti in ossequio al Decreto Romani. D'ora in poi le web tv ed i video blogger italiani dovranno chiedere all’Agcom un’autorizzazione per andare online e versare 3000 euro per l'iscrizione. Mentre nel mondo sempre più paesi guardano con lungimiranza alla rete, in Italia procede a tappe forzate il progetto per controllare il web e per zittire le tante voci contro il palazzo che popolano Internet  


postato da carnesalli | 12:37 | commenti (1)

mercoledì, luglio 21, 2010
 
"Con me... un nuovo miracolo italiano"
(S.Berlusconi)
Rapporto Svimez sul Mezzogiorno
I segnali sono quelli della povertà assoluta: c’è chi non può pagarsi il medico (una famiglia su cinque), chi non ha i soldi per il riscaldamento (la stessa quota), chi non ce la fa ad acquistare un abito nuovo (30%), chi paga in ritardo le bollette (16,7%). Si riducono gli acquisti su tutto, perfino sul cibo: 8 famiglie su 100 hanno rinunciato agli alimentari nel 2009. Quasi una famiglia su due non ha potuto sostenere una spesa imprevista di 750 euro. Sono quasi 7 milioni le persone a rischio povertà, un meridionale su tre, contro uno su dieci a Nord. Tra questi non mancano i lavoratori stabili (889mila dipendenti) e pensionati (760mila).
Ma i bilanci familiari restano ai minimi, in nuclei molto spesso (47%) monoreddito. Le donne restano a casa e non cercano neanche più lavoro «anche per fattori culturali», osserva il rapporto. Nel 12% dei casi un lavoratore ha a carico tre o più familiari, un dato quattro volte superiore a quello del Centro-Nord
Il 36% dei giovanissimi è senza lavoro. Cresce anche il numero dei disoccupati di lunga durata. Molti giovani laureati, vera linfa vitale dei sistemi economici, hanno ripreso a partire prevalentemente verso il Nord Italia. In un ventennio sono emigrati verso regioni più ricche 2 milioni e 385mila persone. Oggi, se si somma il tasso di disoccupazione a quella zona grigia che non cerca più lavoro ma che si dichiara disponibile a lavorare, il tasso arriva al 24%: un meridionale su 4. Prospettive nerissime, che si aggiungono alle ultime stime del Cnel, che per l’anno in corso prevedono in tutta Italia 350mila posti di lavoro a rischio, con possibili peggioramenti fino a 420mila.
La recessione è profonda. Da otto anni il Sud cresce meno del centronord: segno inequivocabile della frenata italiana. Il Pil nell’anno della crisi è tornato ai livelli di 10 anni fa, con un impatto su tutti i settori. Il calo del 2009 è stato del 4,5%, un valore molto più negativo del -1,5% del 2008, ma inferiore al -5,2 dell’Italia centrosettentrionale, esposta maggiormente alla crisi mondiale. In ogni caso la ricchezza pro capite resta quasi la metà di quella del resto d’Italia. Anche l’agricoltura è stata colpita dalla crisi, con un arretramento del 5%, contro il -1,9% del resto del Paese. A fare le spese maggiori della crisi , l’industria , con il crollo del valore aggiunto industriale del 15,8%, mentre la produzione manifatturiera ha segnato un calo del 16,6%. In questa situazione, denuncia Svimez, l’industria del sud è a rischio estinzione. Dal 2008 al 2009 l’industria manifatturiera del sud ha perso oltre 100mila posti di lavoro, di cui 61mila lo scorso anno. In questo modo il gap dell’industria meridionale rispetto al resto d’Italia e rispetto all’Europa è ulteriormente aumentato.

postato da carnesalli | 09:34 | commenti (2)

lunedì, luglio 19, 2010
 
 La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale dell’indifferenza,delle contiguità e quindi della complicità…
(P.Borsellino)


…il futuro non è un domani esterno, ma un avvento che ci corre incontro. È proprio il presente, le scelte che facciamo oggi, a preparare il futuro.
… il futuro non è esterno a noi, è dentro di noi. Non ci deve essere spazio per la rassegnazione, l’indifferenza, il disimpegno, il riflusso, se non addirittura il trasformismo e l’opportunismo, che oggi nel nostro Paese vanno purtroppo diffondendosi. Vivere il presente con radicalità significa anche essere capaci di critica argomentata e intelligente. Capacità di critica equivale a coraggio, forza di allontanare tutto ciò che è suggestivo, che seduce, ma di fatto distrae e porta (come vuole la propaganda interessata) fuori strada. Capacità critica significa allora saper rompere gli idoli della seduzione, l’idolo del consenso, l’idolo del potere, per lavorare invece a una comunità finalmente capace di rompere le ingiustizie. Ripartendo dalla Costituzione
(G.Caselli)
postato da carnesalli | 09:11 | commenti

mercoledì, luglio 14, 2010
 
dal blog di Giuseppe Civati
Arcore è capitale anche dell'Aci
Un sacco di tesserati Aci. Ad Arcore. 4 in un anno e 463 in un solo giorno. Non ce n'è: in quella città hanno una marcia (absit iniuria verbis) in più.
Nel frattempo, l'Aci diventa il tempio della parentopoli. Nelle parole di Dario da Bergamo:
Questa volta la puntata della serie Parentopoli riguarda l'ACI milanese. Il ministro del turismo Vittoria supergiarrettiera Brambilla nomina commissario straordinario Massimo Ermolli, figlio di Bruno (supermanager factotum di Berlusconi, consulente di tutto l'universo della libertà, anche dell'ACI). Massimo Ermolli è socio e amministratore di Sinerg&tica, la società di consulenza di papà che da anni lavora par l'ACI. Il fortunato figlio, ora commissario, decide di convocare le elezioni del nuovo cda il 22 luglio prossimo. L'unica lista in campo è formata dallo stesso Ermolli junior, da Geronimo augh La Russa (figlio del ministro Ignazio ) e da Eros Maggioni (compagno performante della ministra coscialunga). Però servono voti, cioè tessere, che miracolosamente aumentano in un sol giorno del 30% (ben 263 tra Arcore e Vimercate, dove l'anno precedente furono solo 4). Vabbè, però forse i candidati sono vecchi e fedeli soci ACI che andrebbero premiati. Macchè. Il compagno della ministra autoreggente e il babyErmolli si sono iscrittti solo un mese prima, quest'ultimo tra l'altro senza aver pagato alcuna quota. Nel frattempo Mediolanum, la banca di Berlusconi, vuole annettersi Sara, l'assicurazione controllata da ACI, che ha affidato il mandato per la vendita proprio a Sinerg&tica del clan Ermolli. Parenti, insomma "famiglie". Dopo la P2 e la P3 forse siamo alla P4. Il conflitto di interessi è servito. Gli italiani intanto guardavano le partite di calcio... postato da carnesalli | 16:57 | commenti
 
Ancora non basta?
di Concita de Gregorio
Che altro deve succedere? "Cesare" - come lo chiamavano nel loro codice Flavio Carboni, Marcello Dell'Utri e soci - sapeva tutto.
«Cesare», cioè Silvio Berlusconi, il capo del governo di questo Paese, sapeva dei ricatti, delle minacce, dei falsi dossier confezionati per screditare candidati non graditi alla Cupola. La scelta del nome il codice è il dettaglio che fa luce sulla scena: Basso impero, scrivemmo molti mesi fa. Qualcosa di peggio. L'imperatore, diceva sua moglie. Nerone, e non più nella versione grottesca di Petrolini. Una china irreversibile in cui avidità e delirio di onnipotenza trascinano il corpo lacero della democrazia. Cosa serve ancora perché sia chiaro anche a chi lo ha votato che al posto di un governo la maggioranza degli italiani ha eletto un losco, impunito, pericolosissime comitato d'affari che opera nell'illegalità assoluta - criminale, dunque - e che agisce al solo scopo di favorire la sua impunità, appunto, i suoi interessi e quelli delle lobbies di riferimento che in questo caso non sono solo petrolieri e signori delle armi ma, prima ancora e insieme, mafia, 'ndrangheta, camorra.
Cesare sta portando il paese intero ad una condizione terminale di malattia, un cancro in metastasi che non sappiamo più se sia possibile fermare tagliando, togliendo - non basterebbero le dimissioni di una o due delle persone coinvolte, e comunque neanche questo accade. Ci sarebbe piuttosto da augurarsi, come accade per gli incurabili, una fine rapida, una morte che sia di sollievo. Ma cosa succede se a morire non è una persona ma un sistema di garanzie e di regole, un paese intero, la nostra Repubblica: è ugualmente lecito augurarsi la sua fine senza temere conseguenze imprevedibili? Abbiamo gli anticorpi necessari - e gli strumenti, la forza, la capacità - per gestire all'interno del processo democratico una così drammatica e invasiva crisi di putrefazione del sistema?
Qualche settimana fa questo giornale ha dedicato la copertina a Licio Gelli, "chi si rivede" era il titolo, ed ha per l'ennesima volta raccontato come questa classe politica sia figlia di quel progetto eversivo. Berlusconi-Cesare allora era un giovane affiliato così come molti dei suoi uomini. Abbiamo raccontato a chi ha meno di trent'anni cosa sia stata e cosa sia ancora la P2 senza curarci degli occhi al cielo e dei sospiri di sufficienza di chi ogni volta commisera la nostra ostinazione: "ancora la P2, che noia". Altri si sono mostrati più interessati. El Pais ci ha chiesto un lungo articolo sul tema, diffuso in Nord e in Sud America; alcune prestigiose università americane ci hanno domandato di incontrare gli studenti e i loro docenti per raccontare questa storia. Oggi alla cricca composta da alcuni sottosegretari di governo, da uomini di Berlusconi condannati per mafia, da faccendieri già attivissimi nei giorni del crac del Banco Ambrosiano oltre che da referenti della camorra e della 'ndrangheta i giornali danno il nome di P3. E' diversa, questa P3 dalla P2: è come se ne avesse mutuato solo il codice di comportamento - la corruzione, il ricatto, l'uso dei dossier per screditare gli avversari: è una banda che fa i suoi affari, parla in codice e in dialetto, non ha neppure la grandezza criminale di un disegno eversivo. Solo soldi, benefici privati, favori. Non abbiamo più nemmeno i golpisti di una volta. Cesare ha provato a risolvere il problema come fa sempre: occultandolo. Ecco l'urgenza della legge bavaglio. Non ha fatto in tempo, e di nuovo minaccia.

postato da carnesalli | 09:23 | commenti (2)

martedì, luglio 13, 2010
 
Sì, vogliamo i caschi blu!
Anche l'Onu boccia la legge-bavaglio: non solo chiede al governo di "sopprimere o rivedere" il discusso ddl intercettazioni, ma annuncia una missione in Italia, nel 2011, per esaminare la situazione della libertà di stampa e il diritto alla libertà di espressione postato da carnesalli | 14:08 | commenti
 
Strano paese

In Francia il Presidente, semplicemente sospettato di aver preso una piccola somma a titolo di “contributo elettorale”, ha sentito la necessità di andare in TV davanti ad un giornalista indipendente per giustificare il suo comportamento

In Italia il Presidente – ma solo in via esemplificativa, si direbbe in termini giuridici - ha il “braccio destro” condannato in via definita per corruzione di giudici (per acquisire illegalmente la casa editrice di proprietà dello stesso Presidente), quello “sinistro”, anche nel senso di losco,  condannato in appello per concorso per mafia e ultimamente – per non farsi mancare nulla – coinvolto in quella che viene chiamata P3, assieme ad un  alto dirigente del partito, due sottosegretari, un amico carissimo (coinvolti anche in gravi episodi di corruzione)…
 
E da Arcore?
Neppure una cartolina…


postato da carnesalli | 09:21 | commenti (1)

venerdì, luglio 09, 2010
 
postato da carnesalli | 11:03 | commenti (2)

lunedì, luglio 05, 2010
 
Si è dimesso
Ma non ha potuto   restituire le deleghe, perché non le ha mai ricevute. Spero che gli italiani si rendano conto di quello che sta accadendo in questo Paese.
E intanto veniamo informati che:
A) Italia sempre più povera, ora si risparmia anche sul cibo
 È la prima volta che negli ultimi dieci anni si registra una variazione nominale negativa per la spesa media mensile per le famiglie. Lo rende noto l'Istat nell'indagine annuale sui consumi, precisando tuttavia che il calo record si associa al più basso tasso di inflazione relativo sempre allo stesso periodo. Dunque per l'istituto di statistica "la riduzione della spesa media mensile per consumi in termini reali appare alquanto significativa".restituire le deleghe, perché non le ha mai ricevute. Spero che gli italiani si rendano conto di quello che sta accadendo in questo Paese.

"Diminuisce del 3% rispetto al 2008 la spesa media per generi alimentari e bevande (461 euro al mese)". Lo studio sulla spesa per consumi delle famiglie italiane fa capire come "la diminuzione segue l'incremento osservato nel 2008, essenzialmente dovuto alla sostenuta dinamica inflazionistica che aveva caratterizzato questi beni. La percentuale di famiglie che dichiara di aver diminuito nel 2009 la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all'anno precedente è pari al 35,6%". Il 63% delle famiglie "dichiara di aver diminuito solo la quantità, mentre il 15% di aver diminuito, oltre alla quantità, anche la qualità".
Rispetto al 2008, diminuisce la spesa media mensile per pane e cereali, per oli e grassi, per patate frutta e ortaggi, per zucchero, caffè e altro; in diminuzione risulta anche la spesa per bevande. La contrazione osservata a livello nazionale è essenzialmente dovuta alla diminuzione registrata nel Mezzogiorno, dove dai 482
B) Il Belpaese della disuguaglianza: metà ricchezza al 10% degli italiani

Don Paolo Gessaga la spiega così, quasi con uno slogan pubblicitario: "La povertà non è più "senza fissa dimora"". La povertà è accanto a noi. Diffusa e afona, al pari della diseguaglianza. "È meno apparente, ma è più profonda", aggiunge il sacerdote che ha fondato la catena degli empori della Caritas. Dalla sua parrocchia di San Benedetto in via del Gazometro a Roma, nel quartiere popolare Ostiense, questo cinquantenne arrivato dal varesotto, vede, e tocca, da vicino le nuove povertà e le nuove diseguaglianze, coda velenosa della Terza Depressione mondiale come l'ha chiamata il premio Nobel per l'economia Paul Krugman. La crisi ha accentuato le diseguaglianze e frantumato anche la middle class italiana. Siamo diventati tutti americani. E l'Italia, in termini di reddito, è un paese sempre più diseguale: ricchi e poveri, giovani e anziani, uomini e donne, nord e sud. L'eguaglianza non c'è più, né si ricerca, e le distanze si allargano. Lo dice Don Paolo, lo certificano l'Ocse e la Banca d'Italia. Peggio di noi, tra le nazioni cosiddette sviluppate, solo il Messico, la Turchia, il Portogallo, gli Stati Uniti e la Polonia.
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postato da carnesalli | 12:57 | commenti

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