ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

lunedì 16 gennaio 2012

OTTOBRE 2006

venerdì, ottobre 27, 2006
 
S - SI stava meglio quando si stava peggio?
No, non si stava meglio...

Del guardonismo tributario, per dirla alla Tremonti
Il presidente del Consiglio Romano Prodi e sua moglie, Flavia Franzoni sono stati oggetto di accessi abusivi per controllare la loro posizione tributaria 128 volte.
Della vicenda si sta occupando la Procura di Milano, che tre settimane fa ha ricevuto una denuncia del ministero dell'Economia.
Sono quindi scattate 128 perquisizioni nei confronti di altrettanti presunti autori degli accessi abusivi. Fra questi i dipendenti delle Agenzie delle Entrate, dell'ufficio dogane e del Demanio e militari della Guardia di Finanza. Le operazioni sono eseguite dallo Scico (il Servizio Centrale di Investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza di Roma. L'inchiesta, da quanto si è saputo, è affidata al pm milanese Francesco Prete.
Durante la campagna elettorale Silvio Berlusconi e soci hanno più volte sollevato questioni sulla posizione fiscale di Romano prodi e della sua famiglia. Una volta, in televisione, lo accusò di aver fatto la donazione di un appartamento ai figli per oscure finalità elusivo, un´altra volta, durante la puntata del 29 marzo a Ballarò, sostenne che Prodi e la famiglia avevano partecipazioni in società legate a Coop e Unipol. Tutte affermazioni seccamente smentite, alle quali hanno fatto seguito annunci di querele da parte dell´attuale Presidente del Consiglio.

Di Pio Pompa (nomen omen)
Clamorosa scoperta fatta dalla polizia giudiziaria negli enormi archivi scoperti all´ultimo piano di via Nazionale 230, nell´appartamento-ufficio del funzionario Sismi Pio Pompa: un piccolo dossier di meno di venti pagine che la procura milanese (sono state le indagini dei pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici sul rapimento dell´ex imam della moschea di viale Jenner Abu Omar a portare fino al cuore della capitale, negli uffici di via Nazionale) ha inviato nella sera di martedì a Palazzo San Macuto nella sede del Comitato di Controllo Parlamentare di Controllo sull´attività dei Servizi Segreti e che i membri del Copaco hanno visionato fra lo stupore generale ieri prima dell´audizione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Micheli.
Un documento cartaceo con tanto di annotazioni a margine scritte a mano, uno delle centinaia di faldoni rinvenuti nel grande attico di via Nazionale fra le carte collezionate dal braccio destro del direttore del servizio segreto militare Niccolò Pollari assieme ai dossier su giornalisti, politici, magistrati e persino sul capo della Polizia Gianni De Gennaro. Poche pagine, una ventina in tutto, divise in due sezioni.
La prima una lista di elementi ritenuti membri di una struttura nemica del governo Berlusconi comprendente politici e soprattutto magistrati: fra loro anche l´ex segretario dell´Associazione nazionale magistrati e oggi procuratore aggiunto di Milano Edmondo Bruti Liberati, l´ex pm e oggi consigliere presso la Corte di Cassazione Gherardo Colombo, l´ex vicesegretario generale nonché vicepresidente dell´Anm Giovanni Salvi, l´ex capogruppo diessino alla Camera Luciano Violante e l´attuale vicepresidente del Copaco Massimo Brutti. Personalità, è spiegato nella seconda parte del dossier in un linguaggio criptico tipico delle informative riservate e oscure degli spioni, considerate a diverso titolo membri di una struttura "nemica" del governo Berlusconi e potenzialmente in grado di "creare problemi" all´attività dell´esecutivo di centrodestra. E per questo motivo, una struttura da "neutralizzare", da "disarticolare" anche ricorrendo ad "azioni traumatiche".

Tremonti pinocchio: tutte le sue bugie
(Stefano Fassina)

In questi giorni di dibattiti sulla legge finanziaria, l´ex ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, è onnipresente sui media per darci lezioni di finanza pubblica, di risanamento finanziario, di liberalizzazioni, insomma di buon governo. A sentirlo parlare e a leggere le sue risposte sembra che il governo di cui era pilastro ha lasciato in eredità al centrosinistra un bilancio pubblico sostanzialmente in ordine, un ventaglio di ottime riforme strutturali, prosperità. Che chutzpah direbbero gli americani, prendendo in prestito dallo yiddish il vocabolo adatto a descrivere tanta sfrontatezza.

La realtà è ben diversa.
Di seguito, si contrappongono ad alcune fantasiose ricostruzioni dell´ex ministro (tratte dal suo «Incontro Digitale» con i lettori del Corriere della Sera) i fatti.

1. Tremonti: «I conti vanno meglio di quanto detto in campagna elettorale». Falso. I conti pubblici italiani vanno come previsto in campagna elettorale.In assenza di interventi, il disavanzo nel 2007 sarebbe stato pari al 4,3 percento del Pil, il saldo primario sarebbe stato quasi nullo ed il debito pubblico sarebbe cresciuto per il terzo anno consecutivo, portandosi a ridosso del 108 percento del Pil. In sintesi, senza la «manovrina» di inizio luglio e le misure contenute nel disegno di Legge Finanziaria ora in discussione in Parlamento, l'Italia avrebbe clamorosamente mancato gli obbiettivi sottoscritti dal governo Berlusconi nel Programma di Stabilità del dicembre 2005. Il miglior andamento delle entrate, registratosi in modo significativo a partire da maggio dell'anno in corso (guarda caso mese di insediamento del governo Prodi e di radicale svolta nelle politiche antievasione), non ha nulla a che vedere con le misure volute dal ministro Tremonti. Infatti, nelle «sue» previsioni, non solo quelle di riferimento per la Finanziaria per il 2006, ma anche quelle più recenti riportate nella Relazione Trimestrale di Cassa dell'aprile scorso, non c´è riflesso di quanto sta avvenendo.

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postato da carnesalli | 14:42 | commenti (7)

martedì, ottobre 24, 2006
 
M - Mobbing
Avendolo vissuto a lungo sulla mia pelle, soffrendo in modo indicibile, ma essendone uscito - trascinandomi sui gomiti per lo sfinimento - da pochissimo (ho finalmente attraversato il guado!), propongo la lettura di questo piccolo studio sull'argomento, che credo interessi, direttamente o indirettamente, più di una persona.



Lo stress da lavoro:
riconoscerlo, valutarlo, affrontarlo
 
IL TESTO E’ TRATTO DA UN CORSO REALIZZATO DA “FOR” LIBERAMENTE RIADATTATO E INTEGRATO DALLO SCRIVENTE.

Milano, Giugno 2004                                              Dr Francesco Terazzi
                                                                               Senior Explorationist
                                                                                     (RSU/RLS)


Introduzione
Questa relazione ha lo scopo di fornire qualche spunto per capire, quando, in un ambiente di lavoro si possono  determinare delle situazioni di sofferenza da stress tali da innescare dei processi irreversibili e quindi patologici.
Offrirà anche degli argomenti per capire come, su un piano personale, sia possibile affrontare e gestire tali situazioni e come evitare  che si vengano a determinare situazioni ad alto rischio di stress.

Discussione
Lo stress è un meccanismo fisiologico che  gli individui, inseriti in un contesto sociale, provano e che normalmente sopportano senza particolari conseguenze.
Negli ambienti lavorativi lo stress si trova in stretta relazione, a volte confuso, con situazioni di: disagio, sofferenza, mobbing e burnout.
Se si volesse costruire una scala di valori che progressivamente qualifica una stato che   evolve verso situazioni sempre più stressogene, si potrebbe dire che al primo gradino   abbiamo la semplice percezione di un fastidio che  può trovare le sue radici all’interno della struttura organizzativa del lavoro.
Successivamente potremmo avere una preoccupazione che affiora anche quando direttamente non ci troviamo nella situazione di fastidio.
Facile è poi passare ad un vero e proprio assillo, si continua a pensare a quella situazione a quella eventualità.
Da questo punto siamo in un’area a forte rischio, che può diventare patologica.
E’ il  timore che poi assale  è che quel evento accada e in breve diventa una vera e propria fissazione.
E’ stata così varcata definitivamente la soglia del evento patologico che costringe a vivere una realtà ossessionante a tal punto che può sfociare nell’angoscia.

L’ambiente in cui viviamo, perciò anche quello lavorativo , produce stimoli ai quali in misura diversa si danno risposte sia fisiologiche che psicologiche.

Lo stress può essere  considerato un processo fisiologico, naturale, di stimolo-risposta. 

Lo stress  è quindi una risposta positiva ad uno stimolo che proviene dall’esterno.
Se si mantiene un costante equilibrio tra la domanda proveniente dall’ambiente e la  risposta individuale ci si trova in quella condizione positiva che si chiama “eustress” se invece si crea un sostanziale sbilanciamento tra i due fatti vuol dire che si   potrebbero creare i prerequisiti per una condizione  di “dystress”, cioè stress negativo.
Elemento comune alle situazioni stressanti è l’esperienza di una possibile disparità tra   capacità  e attese, tra risorse e richieste, a cui si associa l’incertezza circa gli esiti di una prestazione o di una iniziativa.
-br-Tra i maschi adulti in ambito sessuale è nota quella patologia che si chiama “ansia da prestazione”.

La risposta a questi stimoli, che provengono dall’esterno, è sostanzialmente di tipo individuale e dipende da un considerevole numero di fattori che sono strettamente legati al carattere e al vissuto dei soggetti.

Un individuo estroverso necessita di stimoli forti per l’introverso invece anche la minima sollecitazione può essere motivo di stress.

La flessibilità cognitiva, così come una certa tolleranza all’ambiguità, offrono minor cause di stress di una  rigidità mentale.

Credere in certi valori come solidarietà e giustizia   può  esporre un soggetto ad un maggior stress, così come essere portatori di convinzioni forti si è più facilmente indotti risposte più intense e magari ripetute e prolungate nel tempo.

I fattori di stress si possono raggruppare in tre distinte famiglie.

Quella fisica che generalmente produce un affaticamento muscolare, quella psichica che si origina dalle relazioni interpersonali e che si colloca in determinate aree del cervello e infine quella sociale  che anch’essa ha una componente psichica ma che si genera quando un soggetto, appartenente ad una famiglia aziendale, viene a perdere il proprio ruolo e la stima di chi lo circonda.

La resistenza allo stress è un fenomeno e si può quantificare attraverso una relazione matematica che mette in rapporto  il prodotto tra l’intensità dello stress   per  il  tempo di esposizione, con  i tratti individuali del soggetto esaminato.

Tale relazione non è di facile determinazione.

Ci hanno  provato, nel tempo, vari studiosi a partire dall’ormai lontano 1958.
Friedman e Rosenman  (1958-74)  distinguendo due tipologie, A e B, di personalità hanno attribuito ai soggetti del tipo A una maggiore predisposizione allo stress mentre i soggetti tipo B lo sono in misura limitata.
Nel tipo A si collocano gli individui molto competitivi, aggressivi che cercano di assumere il ruolo di coordinatore nel gruppo a cui appartengono..
Nel tipo B vi sono i cosiddetti leader sociali cioè quei soggetti che tendono a tenere coeso il gruppo di appartenenza.
Nel 1982 con Kobasa si prova a definire e quantificare il concetto di 'robustezza psicologica'  o Hardiness.
In altre parole: la resistenza, la dedizione al compito, il controllo, la disponibilità di fronte alla sfida.
La hardiness è comunque un tratto di personalità misurabile mediante la Hardiness Scale, questionario composto da 50 items.
Inoltre la variabile hardiness è il presupposto di un'altra caratteristica personologica la 'Reselience' ovvero la capacità di recupero psicobiologico ed ambientale dopo un grave trauma.
Il luogo del controllo.
Chi o che cosa controlla la vita di ciascuno? Si può dire che ciascuno sia artefice del proprio destino o è più veritiero sostenere che la vita di ciascuno sia in mano al fato, al caso o a persone potenti che decidono della sorte di ognuno?
I latini usavano dire: "Faber est suae quisque fortunae", vale a dire ognuno è artefice della propria fortuna, del proprio destino ed in ultima analisi è il costruttore della propria vita.
Di fronte a questo fatto le due categorie umane che si determinano hanno caratteristiche sostanzialmente differenti.
Se il controllo è interno i soggetti saranno dotati di coping e sapranno: “fronteggiare”, “gestire attivamente”, “rispondere efficacemente”, cioè  risolvere  i problemi.
Chi invece ritiene che il controllo è esterno  saranno dei soggetti tendenzialmente passivi, fatalisti, che si considereranno di volta in volta fortunati e/o sfortunati,  a seconda di come si conclude una situazione.
Questa capacità di fronteggiamento, da studi neurologici condotti recentemente, ha una sua localizzazione nell’emisfero dx del cervello in un punto definito “E” dalla iniziale della parola greca “eureka”.

La risposta biologica aspecifica, detta anche “sindrome generale di adattamento”, si compone di tre distinte  fasi.
Durante la fase di allarme si mobilitano le energie difensive (innalzamento della frequenza, della pressione cardiaca, della tensione muscolare, diminuzione delle secrezione salivare, aumentata liberazione di cortisolo, ecc.). 

Nella fase di resistenza invece, l'organismo tenta di adattarsi alla situazione e gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi anche se lo sforzo per raggiungere l'equilibrio è intenso. 

Se la condizione stressante continua, oppure risulta troppo intensa, si entra in una fase di esaurimento in cui l'organismo non riesce più a difendersi e la naturale capacità di adattarsi viene a mancare. Si assisterà in questa fase alla comparsa di "malattie dell'adattamento"   come quelle  psicosomatiche. 
L'azione del cortisolo, un ormone rilasciato dalle ghiandole surrenali in fase di allarme, influenza il metabolismo degli zuccheri, delle proteine e dei grassi aumentando l'energia disponibile per l'organismo e l'elevato potenziale antinfiammatorio e antiallergico, aumentando le difese dell'organismo; tuttavia l'azione a lungo termine è quella di un abbassamento delle difese immunitarie.
La risposta fisiologica allo stress è di primaria importanza. Infatti, lo stress cronico, l'esposizione continua ad una fonte di stress e l'attivazione ripetuta della risposta fisiologica sono direttamente correlati all'insorgenza di disturbi cardiovascolari come l'ipertensione, l'ischemia e l'infarto.   E' indubbia la relazione causale tra lo stress e la salute, e quindi il benessere dell'individuo. 

T. Cox ha cercato nel 2000 di elaborare un modello integrativo per un corretto approccio allo stress specificatamente in un ambiente lavorativo.


Il dystress di per sé non è una patologia ma in persone predisposte è un elemento che può slatentizzare varie malattie.
In una azienda che affronta in maniera corretta il rischio non può esimersi dal valutare anche quello psicosociale.
Per tanto quando si progetta, organizza e si gestisce un ambiente di lavoro si deve sempre ricordare che si possono arrecare danni fisici ma anche psichici.
Risulta pertanto fondamentale cercare di “gestire” le situazioni di stress agendo in due diverse direzioni.
Esternamente all’individuo, modificando l’ambiente, un esempio tra tutti l’ eliminazione degli open spaces; o internamente al soggetto, modificando  il  comportamento, cercando cioè di assumere degli atteggiamenti meno stressogeni.

Si dovrà pertanto mettere sotto la lente d’ingrandimento quella che viene chiamata:
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
La persona e l’organizzazione si configurano entrambe come sedi e fonti di esperienze stressanti.
Entrambe devono essere destinate ad una varietà di interventi di prevenzione e controllo e se necessario di riduzione del rischio stress.
Le fonti stressogene sono:
*ll lavoro in sé
*l’organizzazione e le condizioni di quel lavoro
*cambiamenti di carriera e di esperienza lavorativa

Se analizziamo i cambiamenti continui che possono avvenire in un ambiente di lavoro del terzo millennio, come possibile causa stressogena, vediamo che le nuove e continue conoscenze che si devono acquisire sono l’elemento che più velocemente e con meno difficoltà il lavoratore tende ad assumere.
Gradualmente, ma sempre più complessa è la strada per adattare gli atteggiamenti individuali e poi quelli di gruppo.
I comportamenti individuali e successivamente di gruppo sono ancora di più  difficile attuazione e necessitano dei tempi che male si accordano con le “moderne”  esigenze organizzative.
Il mondo lavorativo è in continuo e costante mutamento con un numero di lavoratori di età avanzata che diventa sempre più grande e  per contro i giovani che vi  entrano  hanno un rapporto di lavoro sempre più precario.
Le aziende si avvalgono anche di subappalti e di outsoucing, di fusioni con riduzione di personale o di cessioni di rami piuttosto che di decentramenti produttivi che rendono sempre meno certo il luogo e il rapporto di lavoro.

L’organizzazione del lavoro ha, costantemente e in forme sempre più crescenti, richieste di flessibilità intese sia come numero di addetti che di funzioni o di abilità.
Si può dire che si è passati da una gestione programmata ad una “a vista”con un conseguente  risultato di prolungare e reiterare situazioni ad alto contenuto di stress.
In una gestione a vista dell’organizzazione del lavoro, che promuove uno stile relazionale e sociale fortemente competitivo, in cui furbizia, sopraffazione e aggressività sono gli ingredienti che hanno sostituito la cooperazione e l‘onestà intellettuale, non contribuisce certo a uno stile di vita   lavorativo positivo.
Nel 1994, recependo precedenti indicazioni della CEE, è entrata a far parte dell’ordinamento giuridico italiano la legge 626 che pone al centro della sua attenzione la “Sicurezza e la salute” dei cittadini lavoratori.
Nello scorso 2002 la settimana europea sulla sicurezza è stata dedicata alla prevenzione dei rischi psicosociali legati al lavoro.
Da ciò se ne deduce che c’è una crescita continua di attenzione, soprattutto nel mondo del lavoro, allo stress emozionale  come fattore che attenta alla salute complessiva dell’individuo. 
Le organizzazioni sindacali, ma anche il mondo imprenditoriale, stanno cercando di quantificare e capire qual è l’entità del problema.
Il dato più sconcertante è che nel terzo millennio lo stress è la seconda patologia a livello mondiale.
La Fondazione Europea, da una sua recente ricerca, osservava che il 28% dei lavoratori europei accusava disturbi da stress.
Questo fatto, da non sottovalutare, ha delle forti ricadute e conseguenze sulla salute dei singoli lavoratori, sull’economia delle aziende e alla fine è anche un rilevante costo sociale che si riverbera sulla fiscalità generale.
I lavoratori stressati  possono avere malesseri fisici e psichici e la loro resa professionale diventa scarsa e meno facilmente gestibile.
Hanno una tendenza maggiore ad ammalarsi   e complessivamente si sprecano più energie e risorse con scarsi risultati.
Le patologie da stress , ad una accorta gestione del lavoro, non dovrebbero sfuggire perché vi sono dei sintomi rivelatori che possono essere raccolti e monitorati magari attraverso la visita periodica, che il medico addetto alla sorveglianza sanitaria fa annualmente, nel momento in cui raccoglie l’anamnesi individuale inserendo nel questionario una sezione specifica.
Un soggetto stressato ha una variabilità dell’umore è facilmente irritabile ha costanti problemi relazionali e forte indecisione, ha la sensazione di non avere il controllo della situazione.
In quest casi tali  soggetti potrebbero fare maggior ricorso all’alcool al fumo o nei casi più gravi a farmaci ansiolitici  o addirittura a droghe.
I segni e sintomi più chiari sono le crisi tachicardiche, l’emicrania, i disturbi digestivi, l’ansia e un senso di stanchezza cronica.
Si è poi  per calo di concentrazione, più facilmente predisposti agli incidenti stradali il che comporta assenteismo e costi sociali (infortunio in itinere).
Nei casi più gravi si può arrivare a sindromi ansioso depressive ad attacchi di panico.
In generale si è spinti a comportamenti che favoriscono essi stessi l’insorgenza di patologie   psicosomatiche.
In questo novero troviamo i problemi più vari da quelli di tipo dermatologico a quelli cardiovascolari, gastrointestinali, muscolo scheletrici e a carico della sfera sessuale.
Quasi sempre in queste situazioni si ha un generale abbassamento delle difese immunitarie.
Se la situazione stressogena perdura nel tempo e aumenta anche di intensità si può parlare di:
“MOBBING”
(dall’inglese to mob che significa circondare, attaccare)
si tratta di violenza psicologica esercitata sul posto di lavoro portata avanti in maniera scientifica, con l’obiettivo strategico di allontanare quel soggetto lavorativo.
In un recente convegno (2002) ISPSL  di Medicina del Lavoro  il mobbing veniva così definito:
“ un comportamento, immotivato, rivolto contro un dipendente o un gruppo di dipendenti,tale da creare un rischio per la sicurezza e la salute” ,   sia in senso fisico che mentale.

Questi comportamenti, che possono provenire sia dai superiori che dai colleghi,  vengono perpetrati attraverso l’emarginazione, le maldicenze, continue critiche persecutorie, dequalificazione e portano ad una compromissione dell’immagine sociale della persona.
In alcuni casi particolari vi sono complicazioni derivanti da precedenti molestie sessuali “Sexual Harassment” che sono poi sfociate in casi di mobbing.

Da un punto di vista legale l’azione persecutoria deve essere intrapresa sistematicamente per un periodo di sei mesi e con una frequenza di almeno una volta la settimana.
Il mobbing è una malattia invalidante che può avere riconoscimento da INAIL.
La Clinica del Lavoro di Milano ha riferito che un lavoratore su cinque, vittima di mobbing, soffre di “Disturbo post traumatico da stress”, questa formula, che fu codificata per i reduci della guerra in Vietnam, indica un insieme sintomi come: ansia, depressione, iperallerta, pensieri ossessivi, che di norma compaiono dopo un forte trauma psichico acuto e cumulativo.
E’ doveroso precisare che il trenta percento dei soggetti che soffre di tale patologia   era già in precedenza affetto da disturbi psichiatrici.
Meno grave  del precedente, perché non dà conseguenze croniche, è il “Disturbo dell’adattamento” che da una prima analisi ha un quadro sintomatico paragonabile ma che deve essere distinto attraverso una corretta diagnosi differenziale.
La salute del lavoratore deve essere tutelata dal suo datore il quale, magari attraverso il medico competente, deve individuare le cause di stress, ove vi siano, legate all’attività produttiva, valutare cioè il rischio e adottare dei comportamenti conseguenti atti a prevenire tutte le malattie che si contraggono sul posto di lavoro, comprese quelle legate allo stress.

Sarebbe opportuno evitare di considerare semplicisticamente lo stress come un problema legato alla debolezza di certi soggetti quando invece è un problema di tipo organizzativo.
L’evento stressante ha delle caratteristiche abbastanza precise per essere individuato e che sono: la novità, la desiderabilità, la controllabilità e la prevedibilità.
Se un lavoratore, costretto a continui e sostanziali cambiamenti, non riesce più a prefigurarsi il proprio futuro e per tanto non è più in grado di impostare una strategia efficace, ciò è motivo di forte stress e successivamente potrebbe non riuscire più a “fronteggiare” la situazione con serio pregiudizio alla sua salute fisica e psichica.

Come intervenire
Si tratta di trovare un mezzo sufficientemente oggettivo per valutare queste situazioni.
Il dipartimento psicosociale dell’istituto nazionale della salute di Copenaghen mise a punto un questionario molto valido ma estremamente complesso che poteva essere maneggiato solo da pochi e quindi non ha dimostrato di essere uno strumento di pronto intervento.
Successivamente R. Karaseck mise a punto un questionario che per la sua scarsità riusciva a discriminare solo per grandi famiglie; mancava cioè di quel dettaglio necessario per fare delle diagnosi differenziali precise.
In Italia in cui mancano studi correlati che offrano strumenti validi si riconosce come il più accreditato quello redatto da The health educational board  della Scozia che consta di un questionario ben articolato che si chiama “Work positive” che è un valido strumento per la rilevazione di un fenomeno immateriale come lo stress.
Per chi ha intenzione di provare ad utilizzare questo metodo di rilevazione deve ricordare che è importantissimo e delicatissimo il momento dell’avvio del processo.
Bisogna aver ben chiaro il contesto in cui ci si muove chi sono i propri interlocutori decidere come procedere, dove e in quanto tempo ed eventualmente motivando tale raccolta di dati spiegandola e se opportuno sostenendola adeguatamente.
Work positive è un kit contenente: le istruzioni, una presentazione sia per le figure aziendali che per i lavoratori, uno strumento per misurare il benchmarking, un questionario e una tabella per la riduzione del rischio.
Per adottarlo, per ovvi motivi di copyright, bisogna contattare le OO.SS che tramite un accordo hanno l’autorizzazione all’uso.
Le OO.SS offrono anche l’assistenza necessaria nella fase finale, dopo la raccolta del questionario.
La giurisprudenza   
tratto da:

 Rivista telematica di diritto del lavoro Direttore responsabile Mario Fezzi



La legge tutela il diritto del lavoratore a non essere dequalificato e a svolgere effettivamente le mansioni formalmente spettanti; nel caso però non si è in presenza solo di una dequalificazione, ma di un comportamento vessatorio ed illecito nei confronti della ricorrente, che è vittima non di mero mobbing ma di vero e proprio bossing aziendale ad opera di un dirigente a lei sovraordinato che opera contravvenendo alle disposizioni del preposto della Direzione del lavoro. A fronte di tale situazione, l'amministrazione - che sola è parte del rapporto di lavoro con la ricorrente - ha il preciso dovere di intervenire per rimuovere una situazione non più tollerabile all'interno dell'ufficio, e di evitare un'ulteriore lesione della personalità fisica e morale della lavoratrice: correttamente, allora, l'azione è incardinata nei confronti del datore di lavoro, titolare dell'obbligo di sicurezza ex art. 2087 c.c. nei confronti dei dipendenti e responsabile in quanto tale anche del comportamento vessatori ed illecito dei suoi dipendenti nei confronti di altri (ex artt. 1228 e 2049 c.c.). non occorre per converso che del giudizio sia parte il dirigente in questione, che non è litisconsorte necessario nel rapporto di lavoro dedotto in giudizio, e nei confronti del quale la ricorrente può azionare - se lo ritiene - altri rimedi civilistici autonomi rispetto all'azione cautelare spiegata in questo giudizio. Da ciò l'esigenza di provvedimenti che valgano ad impedire al detto dirigente qualsiasi azione nei confronti della ricorrente, e ad assicurare, per quanto possibile, che la stessa possa ritornare in servizio dallo stato di malattia senza peggiorare le proprie condizioni di salute e senza subire lesioni permanenti della propria sfera psico-fisica. Ciò si traduce inevitabilmente in una compressione dei poteri del dirigenti del servizio, ma si tratta di una situazione necessitata dall'esigenza di prevenire abuso dei poteri medesimi e di evitare l'incidenza lesiva degli stessi sulla persona della dipendente. Si tratta invero di interferenze del potere giudiziario nella sfera organizzativa dell'amministrazione, e tuttavia di provvedimenti giurisdizionali consentiti nell'assetto normativo seguente al decreto legislativo n. 29/93 (come modificato dai decreti legislativi n. 80/98 e n. 387/98), atteso che a seguito della cosiddetta seconda privatizzazione dei rapporti di pubblico impiego, la pubblica amministrazione agisce "con i poteri e la capacità del privato datore di lavoro", e che il giudice ordinario "può adottare nei confronti dell'amministrazione tutti i provvedimenti richiesti dalla natura dei diritti tutelati" (Trib. Lecce 31/8/01 ordinanza, pres. Invitto, est. Buffa, in Lavoro e prev. oggi. 2001, pag. 1428)
Il mobbing aziendale, per cui potrebbe sussistere la responsabilità contrattuale del datore di lavoro è collettivo e comprende l'insieme di atti ciascuno dei quali è formalmente legittimo ed apparentemente inoffensivo; inoltre deve essere posto con il dolo specifico quale volontà di nuocere, o infastidire, o svilire un compagno di lavoro, ai fini dell'allontanamento del mobbizzato dall'impresa (Trib. Como 22/5/2001, pres. e est. Fargnoli, in Lavoro giur. 2002, pag. 73, con nota di Ege, "Mobbing" aziendale e collettivo, o molestia; in Orient. giur. lav. 2001, pag. 277, con nota di Quaranta, Un'altra pronuncia sul mobbing)
Il datore di lavoro risponde ex art. 2087 c.c. per i danni psicologici subiti dai propri dipendenti e dovuti ai trattamenti incivili e ingiuriosi posti in essere da un suo preposto (fattispecie relativa ad un'impiegata costretta a svolgere le sue mansioni in uno spazio angusto, isolato dai colleghi di lavoro e adibito a deposito, e ripetutamente insultata dal capo reparto per le lamentele relative a tale trattamento) (Trib. Torino 16/11/99, est. Ciocchetti, in Dir. relazioni ind. 2000, pag. 385, con nota di Matto, Il mobbing nella prima ricostruzione giurisprudenziale)
Ove sia accertato che, per effetto dell’illecito demansionamento subito, sia derivato al lavoratore anche uno stato di disturbo psicologico clinicamente apprezzabile, compete a quest’ultimo anche il risarcimento del danno biologico temporaneo di natura psichica, a liquidarsi in base alle "tabelle" comunemente accettate (Pret. Milano 26/6/99, est. Frattin, in D&L 1999, 883)
Il lavoratore che sia vittima di comportamenti "persecutori" da parte del datore di lavoro ha diritto al risarcimento del cosiddetto "danno biologico" (ad es. disturbi al sistema nervoso), ma deve dimostrare l'esistenza di un nesso causale tra il comportamento del datore di lavoro e il pregiudizio alla propria salute (Cass. 2/5/00, n. 5491, in Lavoro giur. 2000, pag. 830)
Costituiscono mobbing le pratiche poste in essere nell'ambiente di lavoro per isolare il dipendente, nei casi più gravi, per espellerlo dall'azienda, con effetto lesivo sul suo equilibrio psichico. L'invito rivolto a una dipendente di rassegnare le dimissioni, l'assunzione durante la sua malattia di altra lavoratrice a tempo indeterminati, con attribuzione a quest'ultima delle mansioni già assegnate alla dipendente assente, nonché l'attribuzione, al rientro dalla malattia, di mansioni dequalificanti integrano una fattispecie di mobbing; in tal caso spetta alla dipendente il risarcimento del danno - da determinarsi in via equitativa - sia per la temporanea compromissione dell'integrità psico-fisica, sia per la dequalificazione subita (Trib. Torino 30 dicembre 1999, est. Ciocchetti, in D&L 2000, 378; in Lavoro giur. 2000, pag. 832, con nota di Nunin)
E' configurabile il mobbing in azienda nell'ipotesi in cui il dipendente sia oggetto ripetuto di soprusi da parte dei superiori, volti ad isolarlo dall'ambiente di lavoro e, nei casi più gravi, ad espellerlo, con gravi menomazioni della sua capacità lavorativa e dell'integrità psichica. (Trib. Torino 11/12/99, est. Ciocchetti, in Foro it. 2000, pag. 1556)
Va risarcito, secondo le regole della responsabilità contrattuale, il danno alla salute (nella specie, infarto cardiaco) derivante al lavoratore dall'eccessivo impegno lavorativo dovuto alla sostituzione di un collega protrattasi per lungo tempo, allo svolgimento di lavoro straordinario e festivo ed alla rinuncia al godimento delle ferie. (Cass. 5/2/00 n. 1307, in Foro it. 2000, pag. 1554, con nota di Perrino)
Non è configurabile un danno psichico del lavoratore, del quale il datore di lavoro sia obbligato al risarcimento, conseguente ad una allegata serie di vicende persecutorie lamentate dal lavoratore stesso (c.d. "mobbing" ), qualora l'assenza di sistematicità, la scarsità degli episodi, il loro oggettivo rapportarsi alla vita di tutti i giorni all'interno di una organizzazione produttiva, che è anche luogo di aggregazione e di contatto (e di scontro) umano, escludano che i comportamenti lamentati possano essere considerati dolosi (Trib. Milano 20/5/00, pres. e est. Mannacio, in Orient. Giur. Lav. 2000, pag. 958; in Dir. relazioni ind. 2001, pag. 285, con nota di Boscati, Mobbing e tutela del lavoratore: alla ricerca di una fattispecie vietata; in Lavoro giur. 2001, pag. 367, con nota di Nunin, "Mobbing": nodo critico è l'onere della prova)
Non è configurabile un danno psichico del lavoratore, del quale il datore di lavoro sia obbligato al risarcimento, conseguente ad una allegata serie di vicende persecutorie lamentate dal lavoratore stesso (c.d. "mobbing"), qualora non venga offerta rigorosa prova del danno e della relazione causale fra il medesimo ed i pretesi comportamenti persecutori, che tali non possono dirsi qualora siano riferibili alla normale condotta imprenditoriale funzionale all'organizzazione produttiva (Trib. Milano 16/11/00, est. Peragallo, in Orient. Giur. Lav. 2000, pag. 962).
E' costituzionalmente illegittima la legge della Regione Lazio 11 luglio 2002, n. 16 recante disposizioni per prevenire e contrastare il mobbing nei luoghi di lavoro. Alla Regione non è precluso legiferare-nelle materie di competenza concorrente -anche in assenza di una specifica disciplina statale contenente i principi fondamentali di un determinato fenomeno, ma ciò può esser fatto in via provvisoria, senza tener conto dei limiti desumibili dall'ordinamento. Con la legge in questione (dovendosi ritenere ammissibile l'impugnazione dell'intera legge-e non delle singole norme-in quanto connotata dalla denuncia della definizione dei comportamenti costituenti mobbing, intorno alla quale ruotano tutte le altre disposizioni) la Regione, qualificando, come mobbing una serie di fattispecie già note all'ordinamento sotto molteplici aspetti, non ha compiuto una mera ricognizione del fenomeno, per fini di studi o prevenzione, ma-attraverso la previsione delle attività dei centri anti-mobbing-ha creato potenziali interferenze con le aree del rapporto di lavoro privato e pubblico (con riferimento alla Pa ed agli Enti pubblici nazionali) ed ha inciso su fondamentali aspetti della tutela della salute e della tutela e sicurezza del lavoro. (Corte Cost. 10/12/2003 n. 359, Pres. Chieppa Rel. Amirante, in Dir. e prat. lav. 2004, 358)
  

Il glossario
Bossing (spadroneggiare, comandare): mobbing compiuto dalla stessa azienda o dalla direzione del personale. In italiano è anche detto mobbing di tipo verticale, che può essere mobbing pianificato quando corrisponde ad una strategia aziendale di riduzione, ringiovanimento o razionalizzazione degli organici
Benchmarking È definibile come un processo di analisi sistematica dei prodotti, servizi e prassi aziendali, effettuato mediante il confronto continuo con i migliori concorrenti o con le imprese ritenute eccellenti per particolari processi, prodotti o pratiche aziendali, allo scopo di adottare le prassi eccellenti alla propria realtà.
Bullying (tiranneggiare): molto diffuso in Inghilterra, indica i comportamenti vessatori di un singolo capo verso un suo sottoposto. Anche il bullying rientra nel mobbing di tipo verticale.
Coping E' un insieme di processi cognitivi che pongono le premesse per un tentativo di adattamento o di cambiamento di varia natura dell'ambiente da parte dell'individuo, ma non si identifica con esso, quanto piuttosto con gli sforzi per raggiungerlo
Harassement (molestia): utilizzato prevalentemente negli Stati Uniti, ha lo stesso significato di bossing ma si riferisce, oltre che al mondo del lavoro, anche ad altri contesti.
Hardiness indica l'invulnerabilità allo stress: chi ne possiede in minima quantità, risulta più esposto allo stress e più facilmente aggredibile.
Mobbing di tipo orizzontale: l’azione discriminatoria è messa in atto dai colleghi nei confronti del soggetto colpito.
Mobbing individuale: descrive una situazione in cui oggetto delle vessazioni è il singolo lavoratore.
Mobbing collettivo: indica che gli atti discriminatori colpiscono gruppi di lavoratori. In questa tipologia possono rientrare i casi di ristrutturazioni aziendali, prepensionamenti, cassa integrazione.
Mobbing dal basso sia individuale che collettivo: viene messa in discussione l’autorità di un superiore.
Mobbing sessuale: indica attenzioni non volute, verbalmente offensive e aggressive.

Mobbizzato: il lavoratore-oggetto delle azioni mobbizzanti, colui che subisce le persecuzioni vessatorie.
Mobber: l’agente attivo delle azioni mobbizzanti, tendenzialmente identificato in un singolo attore.
In inglese si possono trovare varie espressioni usate come sinonimi di mobbing: bullying at work, work harassment, psychological terror, work abuse, victimization at work. In italiano, come sinonimi di mobbing, si ricorre ad espressioni quali molestie morali sul posto di lavoro, terrorismo psicologico in ufficio, vittimizzazione psicosociale sul lavoro.
Mobbing:deriva dall'inglese to mob, aggredire che in etologia sta ad indicare "l’insieme dei comportamenti di minaccia esibiti dagli uccelli di fronte all’attacco di un predatore". Introdotto nel ’72 nell’ambito dell’aggressione umana, per traslato, in inglese il termine significa "malmenare", mentre in americano mob indica anche un gruppo di malavitosi e, per esteso, la mafia. Nella medicina del lavoro mobbing serve ad indicare una forma di violenza psicologica esercitata sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte dei colleghi o dei dirigenti, che distrugge la persona psicologicamente e la isola socialmente, fino a indurla a rassegnare le dimissioni. In collegamento col termine mobbing, ne vengono utilizzati altri per specificare le varie tipologie che può assumere il fenomeno delle violenze psicologiche in ambito lavorativo.
Stress: sindrome generale di adattamento; è la risposta corporea stereotipica e non specifica dell'organismo agli stimoli che disturbano il suo equilibrio. Stressors: agenti nocivi in grado di indurre lo stress, sono di natura fisica, chimica; solitamente sono esterni. Distress: sforzo mal diretto che sfocia in un fallimento adattivo incongruente agli obbiettivi individuali; energia non adeguatamente veicolata. Tipo di stress distruttivo, disadattivo e pernicioso. Eustress: attivazione di energia ben mirata ed utilizzata per l'ottenimento di un obiettivo che sfocia nel raggiungimento di risultati positivi ed appaganti. 



Mobbing in "Internet"
Associazione: La punta dell''iceberg, associazione fondata dalle vittime del mobbing che opera solo su Internet. Il sito ospita riunioni on-line alle quali tutti possono partecipare. http://members.xoom.it/icebergpunta/
CGIL: Quando la squadra diventa branco. CGIL, Convegno del 19 aprile 2000. Una sintesi della relazione introduttiva di Franca Di Gennaro. http://www.cgil.it/
Come far scoppiare i lavoratori non desiderati. A cura dell''Istituto di formazione e di consultazione in psichiatria e analisi transazionale eto-inamiche. http://www.sieb.org/sieb/giornale/mobbing.htm
Legge e giustizia. La prima newsletter italiana di informazione giuridica; uno strumento di aggiornamento rapido e sintetico, anche per i non addetti ai lavori, ospita le sentenze dei tribunali sui casi di riconoscimento del danno biologico da mobbing. http://www.legge-e-giustizia.it/
Osservatorio e ricerca giuridica sul Mobbing. Il sito è curato dallo Studio legale Piccioli. Interessante la rassegna stampa "Cronache di mobbing". http://web.tin.it/mobbing/
Rassegna Sindacale. L''impegno della CGIL in materia di mobbing e molte altre risorse. http://www.rassegna.it/diritti/mobbing.htm
Heinz Leyman. L''enciclopedia del mobbing curata dal massimo studioso europeo del fenomeno scomparso nel 1999. Il sito è aggiornato dai colleghi. http://www.leymann.se/Mobbing-USA.com
"Mobbing: emotional abuse in american workplace". Un sito ed anche un libro che si propone di sensibilizzare l''opinione pubblica statunitense. http://mobbing-usa.com/ 
Università di Francoforte. I risultati di alcuni studi effettuati in Germania ed in Svizzera, raccolti dai ricercatori della Facoltà di Psicologia. http://www.rz.unifrankfurt.de/FB/fb05/psychologie/Abteil/ABO/2/2.3.e.htm   Documentazione Speciale della rivista "The European Journal of Work and Organizational Psychology dedicato al mobbing. http://www.psypress.com/BKFILES/0863779468.htm 
Centro Studi Eurhope . E'' il sito dell''associazione Eurhope, nata nel 1996 a Roma con lo scopo di studiare problemi economici e sociali ponendo al centro la questione della solidarietà e del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Trovate ampio spazio e documentazione sul fenomeno mobbing. http://www.eurhope.com/ 
Mobbing 3000. Informazioni, links e materiale scientifico per comprendere il fenomeno mobbing. Il sito è curato da Elisabetta Maier laureata in Psicologia con indirizzo in "Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni". http://www.mobbing.3000.it/ 
Numero Verde. La Fisac, in collaborazione con la Cgil Campania, ha attivato un servizio di numero verde (800325500) che fornisce assistenza sindacale, legale e medico specialistica, in collaborazione con la Asl Napoli 1. http://www.cgil.it/fisac.campania 
Osservatorio Nazionale sul mobbing. Istituito dalla Uil, ha sede a Roma e centri ascolto in varie città http://www.uil.it/mobbing/oss_nazionale.htm 
<I<  victims bullying for Helpsite inglese.> http://pesten.net/index_English.html  
L''enciclopedia del mobbing http://www.leymann.se/English/frame.html 
In francese. Sito del Comune di Losanna http://www.comback.ch/egalite/pages/mob_text.htm 


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societa, idee

martedì, ottobre 17, 2006
 
T - Teocon(dom)
La Chiesa Italiana deve riscoprire le aperture e lo stile del Concilio Vaticano II, "rilancia il suo ponte di raccordo, accogliendo in modo convinto e rinnovato il testimone che i Padri conciliari hanno consegnato al mondo nel loro congedo assumendo le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono".
E' l'esortazione - e il tema di fondo - con la quale il cardinale Dionigi Tettamanzi ha aperto il Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, i cui lavori saranno conclusi giovedì dal Papa.
Una strada da imboccare soprattutto per rispondere alla preoccupazione di un progressivo allontanamento della società contemporanea dalla fede.
L'analisi dell'arcivescovo di Milano infatti insiste sulla "distanza", cioè "estraneità e/o antitesi", tra la fede cristiana e "la mentalità moderna e contemporanea". Da qui l'allarme per la Chiesa che paga sia "l'indifferentismo religioso" che il "rallentamento dei canali ecclesiali classici di trasmissione della fede".
La richiesta è dunque quella di lavorare per una presenza più incisiva dei cristiani nella società. Soprattutto dei laici credenti, politici compresi: "E' necessario un rinnovato impegno delle nostre Chiese e realtà ecclesiali per sviluppare una più ampia e profonda opera formativa dei laici che assicuri loro quell'animazione spirituale, quella passione pastorale e quello slancio culturale che li rende pronti e decisi, e dunque competenti, dialoganti, coerenti, operativi e coraggiosi, nella loro tipica testimonianza evangelica e umana al servizio del bene comune".
Ciò - conclude Tettamanzi - "vale per tutti, anche per i politici cristiani: è meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo".

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politica, idee, controcanto

giovedì, ottobre 12, 2006
 
Dal sito internet di Repubblica di oggi:
"Benefici per 16 milioni di famiglie
Ma nessun vantaggio per i più poveri"

ROMA - La Finanziaria non prevede alcun beneficio per le famiglie italiane a bassissimo reddito. A sostenerlo è il presidente dell'Istat Luigi Biggeri, nel corso dell'audizione di stamane davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. "Ci sono 4 milioni di italiani che percepiscono un reddito inferiore ai 700 euro il mese - ha detto Biggeri - Sono le famiglie più povere e non usufruiscono dei benefici". Per loro, ha suggerito il presidente dell'Istat, "servono misure alternative, mi rendo conto non facili, ma che vanno individuate".
Dei 4 milioni di lavoratori a basso reddito, ha precisato ancora Biggeri, "circa 1,5 vive in famiglie in condizioni di disagio economico".
Si tratta sia di giovani con redditi da lavoro autonomo, sia dipendenti a tempo determinato.
Tuttavia questo non significa che la Finanziaria non comporti alcun vantaggio per le famiglie povere: con gli interventi previsti, ha spiegato Biggeri, "si ridurrebbe la povertà relativa, grazie all'uscita di circa 140.000 nuclei familiari da queste condizioni".
Secondo le stime Istat infatti "il decimo di famiglie più povere vedrebbe aumentare il proprio reddito familiare disponibile dello 0,8% e quelle a reddito basso e medio basso avrebbero un aumento del reddito disponibile pari a oltre l'1%".
Il presidente dell'Istat ha poi così riassunto gli effetti della Finanziaria sul reddito dei contribuenti: benefici per 16 milioni di famiglie (+263 euro in media all'anno) e svantaggi per 4,8 milioni (-400 euro l'anno).
"Il nuovo livello di stima delle entrate tributarie per il 2006 porta la pressione fiscale al 41,4% del Pil", ha detto ancora Biggeri spiegando che questa stima è "più alta di due decimi di punto rispetto alla previsione di luglio e più alta di otto decimi di punto rispetto al consuntivo 2005".
Il presidente dell'Istat ha poi dato una valutazione generale sulla situazione economica: "Nel corso della prima parte dell'anno il recupero dell'attività produttiva ha mantenuto ritmi moderati ma ha coinvolto gran parte dei settori industriali e dei servizi. Dopo un momentaneo aumento dell'incertezza all'inzio dell'estate, i segnali più recenti sono orientati positivamente e sembrano indicare che la ripresa economica si poggia su basi abbastanza solide".
                                                      +++++++++++++
Roma: corteo dei professionisti

Qualche domanda:
- ma i giovani "con redditi da lavoro autonomo e temporaneo" non sono i precari creati dalla cosiddetta Legge Biagi?

- perchè non c'era la Guardia di finanza per fare qualche controllo a campione tra i partecipanti al corteo (scommetto un euro che sarebbero stati di meno)?

- qualcuno sa dirmi esattamente la "professione" di Fini, in testa al corteo dei professionisti?


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martedì, ottobre 10, 2006
 
A - Ancora sulla finanziaria

Come diceva Kennedy?
Non chiedere quello che il tuo paese può fare per te, ma quello che tu puoi fare per il tuo paese.
Suggerisco la lettura di questo intervento del Vice Ministro Visco.

Tutta la verità sulla Finanziaria
Vincenzo Visco

Come è naturale la legge finanziaria ha suscitato dibattito, interrogativi, critiche, qualcuna anche da sinistra. Molti cittadini si sono messi a calcolare il proprio interesse personale. Altri, soprattutto imprenditori, sindacalisti, politici, amministratori, si sono fermati a ragionare su questo o quel punto della manovra. È normale e legittimo. Ma è anche importante che nella discussione non si perdano di vista il disegno generale, le condizioni in cui ci troviamo a operare, la necessità di riprendere la via del risanamento e nello stesso tempo di dare una spinta allo sviluppo e di fare i primi passi per un riequilibrio dell´equità.

Le condizioni del Paese sono precarie e critiche. I problemi sono strutturali. L'Italia non cresce, la produttività è stagnante, le classifiche di competitività la collocano agli ultimi posti, è il Paese in cui i livelli di povertà sono nettamente superiori alla media europea, la distribuzione del reddito e della ricchezza è più disuguale, la mobilità sociale maggiormente ostacolata dalle corporazioni e dal privilegio. Mentre nel 2000 il Prodotto interno lordo pro-capite superava e non di poco quello medio europeo, oggi è inferiore alla media europea. In sostanza, anche se la consapevolezza fatica a farsi strada, l'Italia corre un rischio serio di declino e di declassamento. È in questo contesto che si colloca e va valutata la manovra economica. Oggi chi ha la responsabilità di governo deve affrontare prove del fuoco ogni giorno. Appena insediati abbiamo scoperto che erano finiti i denari per tenere aperti i cantieri delle opere pubbliche. La destra aveva scientificamente finanziato quelle opere fino a qualche settimana dopo le elezioni, nella consapevolezza di lasciare il crollo successivo sulle spalle di altri. Non era l'unica pillola avvelenata. Ne abbiamo trovate altre, come dimostra la storia della detraibilità dell'Iva sulle auto, costata miliardi. In uno spettacolo televisivo potrebbero essere scherzi divertenti. Ma non siamo in uno show. La realtà è un'altra cosa. Lo sa bene chi le difficoltà della vita deve affrontarle ogni giorno con i pochi mezzi che ha a disposizione, in una società sempre meno solidale, dove gli ultimi anni sono stati spesi lasciando correre senza freni la spesa pubblica e dove è avvenuta anche attraverso questa strada - ecco un'altra cosa da non dimenticare - una clamorosa redistribuzione del reddito sotto forma di facili arricchimenti, di speculazioni immobiliari, di crescita illimitata di patrimoni mobiliari e possibilità di evadere o di chiudere con pochi euro, grazie ai condoni, il rapporto con il fisco. Una ricchezza gigantesca è stata spesa, sprecata, ma anche ridistribuita.



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venerdì, ottobre 06, 2006
 
B.L. – Buon Libro

Ogni tanto qualcuno mi chiede di consigliargli qualche buon libro.
I titoli per lo più mi si affollano in testa; ma spesso sono indeciso, vuoi perché credo che i miei gusti non sempre coincidano con quelli degli altri, vuoi perché penso sia bello “scoprire” volumi e autori nuovi, vuoi perché le mie “esperienze” mi portano a fare scelte che per me sono importanti ma per altri possono non esserlo.

In questo caso però non ho dubbi.
Ma proprio neanche uno.

Renderei obbligatoria per legge (scherzo naturalmente: ma per i  cattolici certamente si) la lettura de “La differenza cristiana” di Enzo Bianchi, edizioni Einaudi.
Poco più di 100 pagine, ma – come spesso accade con Bianchi, fondatore e priore della Comunità di Bose – dense come e più della Treccani.

Basta scorrere velocemente l’indice dei capitoli:
- una laicità del rispetto
- la differenza cristiana
- dialogare e accogliere l’altro.
Epilogo. Pace, il sogno per cui combattere.

I temi sono quelli: la laicità, lo “scontro” di civiltà ed il rischio per la chiesa di sentirsi assediata e quindi costretta ad esprimersi in  modo difensivo, incapace di sostenere nel pacifico confronto la sua collocazione nella compagnia degli uomini, l’anticlericalismo (laddove ci si domanda se l’anticlericalismo non si nutra di clericalismo…), il  dialogo e la difficoltà di trovare il “linguaggio” giusto per sostenerlo.

Si riflette insomma del fatto se oggi ai cristiani non sia richiesto quell’atteggiamento positivo, rappacificato, descritto nella lettera A Diogneto  nel II secolo: che non rinneghino cioè nulla del Vangelo, ma restino in mezzo agli altri uomini con simpatia, senza separarsi da loro, solidali, tesi a costruire insieme una città più umana.
Cristiani che sappiano vivere come amici di tutti gli uomini senza cadere preda dell’angoscia o della paura di essere minoranza, vero lievito e  sale nella pasta del mondo.
Cosicché nell’incontro del  cristiano con chi cristiano non  è, entrambi possano esclamare: mai l’uno senza l’altro!

Temi già affrontati altre volte: ma che sollievo sentirsi confortati da tale personalità sul fatto, ad esempio, che sia al laico cristiano che è attribuita la responsabilità di fare sintesi tra il suo essere
uomo o donna di fede e cittadino. Con la conseguente continua fatica di elaborare e promuovere le forme meno contraddittorie per tradurre i principi e i valori che discendono dalla fede cristiana nelle
dimensioni civili, legislative, istituzionali della democrazia, mantenendo tuttavia un atteggiamento di dialogo e cercando, nelle forme possibili, la collaborazione di tutte le persone di buona volontà.

Che sentano insomma la responsabilità di cittadini e cristiani nel valutare e scegliere come fare una legge, come votare, come fare “politica”. Tenendo ovviamente conto delle indicazioni e dei  pronunciamenti della chiesa, ma secondo il metodo del discernimento, del dialogo e del bene comune.

E’ questo, in buona sostanza, il ruolo assegnato ai laici dal Concilio Vaticano II.

Insomma una boccata di ossigeno in questi tempi bui in cui alcuni politici si vantano di volere un’Italia cattolica e degli italiani (ma Gesù non era palestinese?).


postato da carnesalli | 11:23 | commenti (2)
idee

lunedì, ottobre 02, 2006
 
C.M. - Ceto Medio (o anche Come Mentire, soprattutto durante lo sciopero dei giornalisti…)

“Questa è una manovra che aiuta i più deboli e
non si vergogna di farlo”
(R.Prodi)

 Ho poca simpatia per i numeri; ricambiata, per altro.
Ci frequentiamo poco…
Non capisco granchè neppure di economia.

Ma, insomma: in occasione della finanziaria si è alzata una canea a difesa del povero “ceto medio” sfruttato e dissanguato.

Ora:
un operaio guadagna circa 950 euro mensili;
un insegnante guadagna circa 1250 euro mensili;
un capo ufficio in banca guadagna circa 1600 euro;
un funzionario credo guadagni intorno ai 4000/5000 euro.

Quesito: date le cifre sopra esposte - che rappresentano oltre il 90% dei lavoratori - calcoli l’alunno la media dei redditi ed individui quindi il “reddito medio” (che dovrebbe corrispondere, immagino, al mitico “ceto medio”).

Risultato: 1950 euro netti mensili.
Circa 35.000 – 40.000 euro lordi annuali

(E non mi si dica che dovevo conteggiare anche i pochi che guadagnano più di 150.000 euro, sennò finiva come con i polli d Trilussa...)

Devo dire allora che – per mia responsabilità, certo - mi sfugge il concetto di “medio”…


Allora: a parte ogni considerazione sullo stato dei conti ereditato e le promesse di rientro fatte dal precedente governo alla Commissione europea, da due anni siamo il paese con la più iniqua distribuzione del reddito in Europa.


Occorreva fare delle correzioni?


Le imposte saranno ridotte per tutti coloro che guadagnano meno di 40.000 euro, ossia il 90% dei contribuenti e saranno rimodulate progressivamente in aumento per i redditi sopra i 75.000 euro (che rappresentano solo l’1,6% del totale).

Chi guadagna 100.000 euro annui pagherà in sostanza circa 100 euro in più al mese (diciamo un pieno della Mercedes): ma si accorgerà della differenza?
Come ha detto Rosy Bindi ieri sera, con la riforma fiscale di Tremonti un deputato risparmiava circa 700 euro mensili di imposte.
Cifra, ha rilevato, corrispondente ad uno stipendio di un precario di call center.
E forse, ha chiosato giustamente, è meglio che vadano a lui…

E poi: cuneo fiscale (che premia chi assume a tempo indeterminato), finanziamenti per acquisti di libri e pc, aumento della “no tax area”,  assunzione di circa 150.000 precari nella scuola, lotta all’evasione e elusione fiscale (decreto Bersani)….
In generale i contribuenti con figli a carico pagheranno 800 euro in meno all’anno, che saliranno a 900 per i bambini inferiori a tre anni: cifre che scenderanno gradualmente col salire del reddito.

Credo si tratti – se letta senza pregiudizi - complessivamente di un’operazione di “moralità contributiva”.
E di sostegno alle fasce più deboli.

Certo, come cantava Morandi, si poteva fare di più..
Certo, esistono punti di criticità: la sanità (ma in fondo si chiama servizio sanitario nazionale non personale: i codici bianchi, cioè le non urgenze, pagheranno un ticket al pronto soccorso; per un colpo di tosse si può ben andare dal medico di base, no?), ma soprattutto i Comuni (già con i postumi di cinque anni di minori trasferimenti…)

Ho un dubbio.
E’, per il ceto medio, un rag-giro?
O qualcuno cerca di prenderci in giro?


“Tutto è lecito, tranne dimenticare le condizioni in cui hanno lasciato il paese”
(Guglielmo Epifani, sulle reazioni della destra che minaccia manifestazioni di piazza.)






Articolo di Eugenio Scalfari

P.S. ebbene sì, mi piace schierarmi.
E soprattutto mi piace chi si schiera: non chi, come dice l’Apocalisse, non è né caldo né freddo…
E ancor più mi piace il confronto, se motivato e non pregiudiziale.

postato da carnesalli | 10:52 | commenti (5)
politica, controcanto, economia - articoli

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