ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

martedì 17 gennaio 2012

GENNAIO 2010

venerdì, gennaio 29, 2010
 
Già non è un buon periodo…
Sfoglio il quotidiano controvoglia: oggi vorrei “vivere senza rendermi conto” come recita una vignetta di Quino.

Allora:
- Noemi Letizia, la cui unica competenza come suggerisce malignamente la Ravera è l’età giovanile, va in TV (pubblica…)
- fabbriche che chiudono e lavoratori sui tetti (senza che il governo muova un dito, impegnato com’è a proteggere il premier dai suoi processi)
- la Cassazione conferma la condanna del sottosegretario Cosentino (che però non si dimette neppure da consigliere di condominio)
- magistrati in rivolta contro le leggi ad personam
- spottone elettorale antimafia con dichiarazioni a dir poco imbarazzanti del capo del governo: “meno extracomunitari uguale meno criminali” (dimenticando che il tasso di delinquenza tra immigrati e italiani è uguale, e che quindi – come suggerisce la Fornario – gli extracomunitari delinquono meno, Berlusconi facendo media…)
- Bill Gates fa riferimento a un capo di governo che si occupa più della sua calvizie che dei problemi del terzo mondo (mi sfugge il riferimento…)
- Ennesimo condono edilizio, ma se possibile un po’ più grave in quanto allargato alle zone protette
- il governo allarga il periodo nel quale è consentito cacciare

Perfino Salinger ha deciso di morire oggi….

Vabbè, l’Inter ha vinto con la Juve: ma di questi tempi ci vuole poco…

Fermate il mondo.
Almeno l’Italia.
Voglio scendere…

postato da carnesalli | 13:09 | commenti (1)

mercoledì, gennaio 27, 2010
 
Giornata della memoria
"Senza memoria non c'è futuro" (E.Wiesel)

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PS a proposito di memoria: qualcuno deve averla davvero buona se la piccola Noemi avrà uno spettacolo tutto suo alla televisione (ex) di Stato...
postato da carnesalli | 09:14 | commenti (2)

sabato, gennaio 23, 2010
 
Alberto ha ritrovato la libertà che aveva perduto.
Da oggi riposa – finalmente in pace - in un piccolo cimitero di provincia, dopo un funerale che assomigliava più ad una festa che ad un addio: tanta, tanta, tanta gente, un mescolarsi  di ricordi davvero belli, canti e musica…
Quello che lui avrebbe voluto; e quello che io dico da tempo che vorrò.

Certo resta il dolore della morte.
Vengono alla mente le parole di Guccini: “far la conta degli amici andati e dire ci vediamo più tardi”
Per chi crede possono soccorrere le parole del salmo 131, il mio preferito da sempre:
Signore, in Te il mio cuore non
si inorgoglisce,
né i miei occhi si coprono di superbia;
né la mente è desiderosa di cose troppo grandi
e troppo alte per me.
In Te ho veramente calmato
e acquietato la mia anima,
come un bambino svezzato in braccio a sua madre;
la mia anima dentro di me è
come un bambino svezzato.
Speri l’uomo nel Signore,
ora e sempre.
Così mi piace pensarlo... come un bambino che riposa sereno e sicuro in braccio alla madre, dopo tanto soffrire.
Sì, ovvio, resta un “buco” dentro; mi assale un senso di disorientamento e di vertigine quando il pensiero torna – spesso – a lui

Però io ho sempre pensato che è certo importante una vita lunga, ma più ancora una vita larga.

E Alberto ha avuto una “vita larga”: lo si capiva anche solo dagli occhi lucidi di lacrime degli amici che gli si sono stretti intorno.

Ed in fondo – per chi crede e per chi non crede – la vita eterna comincia già da qui.

Nel ricordo delle cose fatte.
Nella traccia dell’amore che hai lasciato.
Nell’affetto di chi ti vuole bene.

E allora, Alberto, la vita eterna ce l’hai garantita.

Ciao, Alberto, ci vediamo più tardi…

postato da carnesalli | 18:52 | commenti (5)

giovedì, gennaio 21, 2010
 
F - Fondo
Processo breve

Abbiamo toccato il fondo.
E si stanno attrezzando per cominciare a scavare…

Il processo sarà breve, ma la pazienza degli italiani è davvero sconfinata.
postato da carnesalli | 09:10 | commenti (2)

martedì, gennaio 19, 2010
 
H- Home
“Penso che i cittadini si aspettino da noi molto di più che invettive o urla di indignazione. La situazione è troppo grave, le sfide troppo urgenti, e la posta in gioco troppo alta per far sì che il dibattito politico degeneri… se conduciamo una battaglia tra il presente e il passato, rischiamo di perdere il futuro. Perché il mondo sta cambiando e un’epoca tramonta”
(John Kennedy)
Cerco da sempre di parlare della mia visione del mondo, di noi, e dell’avvenire dell’Italia e del pianeta.
Di sostanziare le mie scelte, anche politiche, di fecondarle con valori del “passato” perché siano fertili anche nel “futuro”.
Di lasciare da parte le “invettive”.
Qualcuno mi rimprovera perché parlo spesso di politica: ma la politica, come ho già detto altrove, è la vita di ciascuno di noi, come singoli e come comunità.
E scusate se è poco.
Come ha scritto Pietro Ingrao tempo fa: ”la politica è il luogo ideale dove si difendono gli umili e gli oppressi”…” sofferenza che “confesso di sentire penosamente: perché penso a me. Mi dà fastidio, mi fa stare male. In questo senso la politica non è un agire per gli altri ma un agire per me”.
Ho già detto che ciò che mi distanzia da “loro” (e mi scuso se uso questo termine, ma è per marcare la differenza) non è tanto o solo politico, è proprio antropologico, è un altro modo di intendere la vita e le cose.
Ho provato a spiegarlo.
Non mi tiro certo indietro nella polemica, alza l’adrenalina: ma ho cercato di ragionare sui fondamentali, direbbero nello sport; stufo di cicaleccio politico di bassa cucina, di polemiche stupide e strumentali, di roboanti proclami di guerra e di allarmi di pericolo rosso,  di critiche inconcludenti (tutti i politici sono uguali: scusate, ma Dell'Utri dove lo mettiamo?) o acide (“solo antiberlusconismo, non avete identità”: io non ho nulla contro Berlusconi – beh… – ma molto contro il berlusconismo) o anche solo sfottenti (e il programma eh, il programma?).
Per questo, a tutte le prefiche del programma, alle vestali della non demonizzazione dell’avversario politico (concetto che non ho mai capito, per la verità), agli esperti del bla bla bla, alle vergini assistenti dell’ortodossia, a chi pensa che per forza chi fa una scelta di campo debba seguire la “linea” dettata da qualcuno (e qualche volta – giuro, è successo – è viceversa), dedico semplicemente proprio le parole che ho appena riletto di un politico (sì, un politico, vil razza dannata, ma non dico quale):
“Chi sente forti le proprie ragioni, robuste le radici sulle quali si regge, grandi le idee per le quali lotta, non ha paura di aprirsi, di incontrarsi con altri, di unire storie, culture, forze, organizzazioni, in un comune impegno al servizio del Paese.
Ecco questa è la nostra sfida.
A questa nuova prova andiamo forti della nostra identità e dei nostri valori, che guardando al mondo, così come osservando la società italiana, appaiono più attuali che mai.
Penso al valore della pace, intesa non soltanto come assenza di guerra, ma come assunzione della non-violenza quale fondamento delle relazioni tra le persone, tra i generi, tra le nazioni.
La non-violenza come valore su cui fondare una società libera da ogni forma di oppressione e discriminazione.
Questo è quel che chiedevano milioni di giovani che hanno percorso le strade d’Italia e d’Europa con le bandiere della pace.
Un sentimento così ampio e diffuso da indurre un creativo pubblicitario, sensibile e intelligente, a ricorrere proprio in questi mesi all’immagine di Gandhi per trasmettere a milioni di persone un messaggio di fratellanza e amore.
Penso al valore dell’uguaglianza, parola che sembrava appartenere ad un altro secolo e che invece oggi torna di piena attualità di fronte alle disparità enormi che segnano il pianeta e alle forme nuove di ineguaglianze – pensiamo al lavoro – che percorrono anche le società opulente come la nostra.
Penso alla parola solidarietà e la metto in connessione con quell’altra parola – solitudine – e vedo quanto oggi nella nostra vita ci sia bisogno della prima per vincere la seconda.
E di fronte alle tante solitudini della modernità – la solitudine dei bambini, la solitudine degli anziani, la solitudine delle famiglie – risulta ancora più chiaro: quanto essere di sinistra, essere riformisti, voglia dire battersi perché nessun sia solo, nessuno si senta solo, nessuno sia lasciato solo.
E penso, infine, alla parola libertà che racchiude dentro di sé quei valori – la dignità della persona, l’uguaglianza dei diritti, il riconoscimento dell’altro, l’essere padroni del proprio destino – per la cui affermazione vogliamo batterci finché anche un solo uomo, una sola donna di questa terra sia vittima di oppressione, umiliazione e negazione.
Quella libertà per cui 60 anni fa una generazione scelse di battersi contro il nazismo, il fascismo, l’orrore dell’olocausto, per riscattare l’onore dell’Italia e la dignità degli italiani.
Così, forti della nostra identità, orgogliosi della nostra storia, consapevoli delle responsabilità che abbiamo verso l’Italia, noi vogliamo agire.
E lo vogliamo fare insieme a milioni di donne e di uomini che credono in un futuro migliore per sé e per i propri figli e vogliono combattere per ottenerlo.
“Non siamo nati soltanto per noi soli”: sono parole bellissime di Platone di cui Marco Tullio Cicerone ci parla nel De Officis.
In quelle parole c’è la consapevolezza che ciascuno di noi ha bisogno dell’altro e, anzi, l’identità stessa di ognuno si forgia nell’essere parte di una comunità, di un popolo, di una nazione di cui condivide vita e destino.
Questo siamo noi.
Una grande forza che vive ogni giorno le stesse ansie, le stesse speranze, gli stessi dolori e le stesse gioie di milioni di donne e uomini del nostro Paese.”
Serve un “programma”?
Più che un programma occorre prima di tutto un “progetto”: pace, diritti umani e non violenza, democrazia e difesa della Costituzione, promozione della famiglia, principio di legalità, accoglienza e cittadinanza piena degli stranieri, welfare della sicurezza e dello sviluppo, lotta alla povertà, valore dell’eguaglianza, nuova etica pubblica, laicità dello Stato e della politica, riconoscimento del valore delle fedi religiose…
Non vi dico che politico è, non è importante.
Ma non c’è distonia tra quelle parole e le mie scelte: tra questi valori mi sento a casa mia.
Questa è la mia vita, da sempre.
Questi valori, dico; la mia vita, intendo.
Prima che la mia politica, tanto più prima di un partito.

P.S. Credo che Kennedy abbia assolutamente ragione, ma credo anche che l’indignazione sia un “sano” sentimento.
Pertanto torneremo a occuparci - nostro malgrado – di Lega e barbarie, di leggi ad personam e processi brevi, giustizia e costituzione, di informazione e televisione, di Dell’Utri e altre amenità simili.
Ci tocca. In tutti i sensi.
postato da carnesalli | 13:12 | commenti (4)

venerdì, gennaio 15, 2010
 
Morire nel deserto
postato da carnesalli | 13:20 | commenti (4)

domenica, gennaio 03, 2010
 
Tre anni fa scrivevo questo post:

Mi sembrava di essere riuscito in qualche modo a ricomporre i pezzi impazziti del mio puzzle (e ci sono momenti nei quali impazziscono, proprio come le cellule).

Mi pareva perfino di intravedere una luce, sempre più forte, e piano piano il motore recuperava giri.

Come un funambolo avevo recuperato equilibrio e camminavo finalmente spedito.
(Molti sanno di cosa parlo).

Qualche giorno fa “qualcuno” ha scosso violentemente la fune, e io sono tornato ad essere là in cima, pericolosamente sospeso nel vuoto, senza equilibrio.

Una persona a me molto vicina è stata operata d’urgenza al cervello.
Cancro.
Maligno.
Certamente progressivo.

Lo so: sarà come accendere una candela e vedere la fiamma affogare poco a poco nella sua stessa cera.

Mi è venuta alla mente una poesia di Brecht:

Il giorno sta alle porte,
già è qui vento di notte
altro mattino non verrà.

Non vi lasciate illudere
che è poco, la vita.
Bevetela a grandi sorsi.
Non vi sarà bastata
Quando dovrete perderla.

La vita è la più grande:
nulla sarà più vostro.
Non vi fate sedurre
da schiavitù e da piaghe.

Ecco, lui è così: grandi sorsi e poche seduzioni.
E certamente la vita non gli sarà bastata.

Ma quelle cellule impazzite nessuno potrà ricomporle…

Ci siamo.
La fiammella è ancora accesa, ma la candela ormai è poco più che una poltiglia senza forma....
E la vita, cazzo, no, non gli è bastata!
postato da carnesalli | 14:30 | commenti (10)


 

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