ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

lunedì 26 marzo 2012

MODERAZIONE, IMPOTENZA E CASTITA'

Sabato si discuteva di articolo 18 e della Fornero (so che al ministro dà fastidio che si usi l’articolo prima del nome, e per questo lo uso: le radici lombarde sono più importanti dei vezzi snob di un ministro)
Qualcuno mi ha (amichevolmente, certo) apostrofato definendomi “rancoroso”.

Ci pensavo questa mattina sul tram.
Mi sembra un concetto molto legato al tormentone tutto italiano: “moderato”  (all’estero nessuno, tanto meno un politico, si sognerebbe di definirsi così)
Termine invece usato e abusato qui da noi; e che francamente non so bene cosa significa.
Moderatismo? Non mi pare essere una categoria politica: moderato è forse chi porta moderazione nella politica.
Quindi può essere definito moderato Vendola, ed estremista Calderoli.
E’ un po’ come il concetto di riformista: non esprime alcun contenuto
Significa solo volontà di cambiamento con gradualità
Il contrario di riformista non è estremista, è massimalista.
Non si parla di contenuti, ma di tecnicalità.

Dossetti era certo radicale, così come don Milani. O don Mazzolari
Berlinguer era certo riformista

Quindi “moderato” non può essere sinonimo (o prerogativa) di “cattolico” (qualcuno lo dica a Casini): chessò, Gesù può essere definito moderato?
Portava moderazione, offriva l’altra guancia, ma insomma il messaggio era radicale

Mi sono allora venute in mente le parole di un grande uomo, Mino Martinazzoli
Certamente “moderato” (portava moderazione nella politica), certamente riformista (la rivoluzione non era il suo obiettivo), ma altrettanto sicuramente “radicale” (come può essere chiunque si ispiri al Vangelo: pensate solo alla sua assoluta integrità morale)
Lui usava dire:
«Il moderatismo sta alla virtù della moderazione come l’impotenza sta alla castità». 

Ecco, allora forse il mio non è rancore, o estremismo.
Essere radicale non vuol dire essere massimalista: vuol dire forse, come ricordava Bersani citando Berlinguer, “essere fedeli agli ideali della propria gioventù”

Il mio dunque non è rancore.
No: è, pensandoci bene, indignazione. Moderata, ma indignazione.

Dedico pertanto a tutti i “moderati” (con le virgolette, come piace alla Fornero)  questa filastrocca. Scritta per bambini, ma che certo può essere utile anche agli adulti.

Tu dici che  la rabbia che ha ragione
E’ rabbia giusta e si chiama indignazione
Guardi il telegiornale
Ti arrabbi contro tutta quella gente
Ma poi cambi canale e non fai niente
Io la mia rabbia giusta
Voglio tenerla in cuore
Io voglio coltivarla come un fiore
Vedere come cresce
Cosa ne esce
Cosa fiorisce quando arriva la stagione
Vedere se diventa indignazione
E se diventa, voglio tenerla tesa
Come un’offesa
Come una brace che resta accesa in fondo
E non cambia canale
Cambia il mondo

(Bruno Tognolini)


Buona indignazione a tutti!
 

venerdì 9 marzo 2012

M - MANUTENZIONE

All'inizio scopri che ne ha bisogno la tua casa, naturalmente. Una piastrella che si alza di qualche millimetro, un rubinetto che perde, un infisso che mostra segni di cedimento, il marmo del lavandino che si scheggia, l'intonaco che si sbiadisce. Provi a rimediare, con le tue forze e con quel poco (pochissimo) di tua capacità manuale; chiedi consigli, ti compri piccoli attrezzi, scopri come si posa il silicone e quale colla funzioni bene con la plastica o con il legno.

Ma non è solo la casa. La macchina, anche la macchina ha bisogno delle tue attenzioni, di uno sguardo e di un orecchio che sappiano coglierne i mormorii, le incrinature, le piccole incertezze del motore. Cominci a spendere dei soldi, ti scoccia, ne faresti volentieri a meno, pensi che forse meccanici e carrozzieri ti stanno fregando: ma sai anche di non avere alternativa. C'è bisogno

E poi ci sarebbero altri oggetti, decine di altri oggetti: il computer; e pure i libri, anche se sembra paradossale: da spolverare, riordinare, affiancare l'uno all'altro con la cura che meritano; e poi tutte le tue cose
Niente funziona da solo, lo impari con il tempo: tutto ha bisogno di una mano che lo aiuti, lo sistemi, lo rimetta in sesto o in carreggiata, che ne sappia oliare i meccanismi prima che si inceppino. Ben prima che si inceppino, questo è il segreto della manutenzione.

E infatti, a un certo punto, c'è il tuo corpo. Impari anche questo, prima o poi: che il tuo corpo è una macchina migliore della tua auto o del tuo computer, ma è pur sempre una macchina, e ha bisogno anche lui della tua manutenzione. Ti dici che andrai a correre, prima o poi
E questa manutenzione il medico me la raccomanda da troppo tempo…
Vai dal medico: le analisi del sangue, il colesterolo, quel po' di attenzione alla dieta, quel po' di pancia che sarebbe meglio controllare. Cominci a controllarti la vista, l'udito, la prontezza dei riflessi: non sarai mai più come a vent'anni, lo sai, però vorresti un declino lento, poco visibile, ti illudi che per te sarà diverso. Sei felice quando ti dicono che sembri più giovane: probabilmente non è vero, ma non importa. E comunque ormai lo sai: non devi bere più di tanto, devi stare attento a quel che mangi, devi fare un po' di moto, devi smettere di fumare. È la manutenzione del tuo corpo, quello che sei, la più importante delle cose che ti appartengono.

O quasi. Non è la più importante, in effetti: c'è dell'altro. La manutenzione dell'amore.
Ma è la più difficile, da fare e da imparare

E quindi tutti i giorni cerchi di fare attenzione.
Sai che è necessario; sai che tutte le favole sulla passione e sulle ragioni del cuore sono quello che sono, favole.
Quello che conta è la manutenzione. Sai, lo hai imparato con gli anni, che la manutenzione richiede attenzione, disciplina, cacciavite, chiavi inglesi e a volte anche un po' di colla, di quella buona.
Ci provi, non sempre ci riesci.
La vita spesso complica maledettamente le cose.

Ma – guardandoti – finalmente capisci che è la manutenzione il vero senso dell'essere adulti: che da giovani non si pensa mai alla necessità della manutenzione, ed è solo quella la differenza. Poi, a un certo punto, lo si capisce e non si smette più di pensarci. E questo è probabilmente quello che chiamavano «diventare grandi», quando tu eri piccolo e non lo capivi: ed era l'età della manutenzione.