ABBECEDARIO A MODO MIO

ABBECEDARIO A MODO MIO


"IL CONTRARIO DELL'AMORE NON E' L'ODIO, MA L'INDIFFERENZA. IL CONTRARIO DELLA VITA NON E' LA MORTE,MA L'INDIFFERENZA QUALSIASI COSA SCEGLIATE, MIEI GIOVANI AMICI, NON SIATE INDIFFERENTI" E.Wiesel

Sono particolarmente sensibile ai problemi sociali e a quelli delle persone più deboli: faccio del mio meglio perché si affermino i diritti di cittadinanza, di libertà, di eguaglianza, di giustizia, del lavoro, allo studio, a essere curati.
Credo in una società aperta, solidale, protesa al futuro, ma un futuro di equità e fratellanza.
Credo che ciò debba essere raggiunto assieme a tutti gli uomini di buona volontà che non hanno una visione egoistica della vita.
Alla domanda posta dai versi di una canzone "...Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità, farmi umile e accettare che sia questa la realtà?", vorrei che di me si dicesse, parafrasando ancora i versi del medesimo cantautore: "Ha avuto la forza che serve a camminare, ...e comunque la sua parte l'ha potuta garantire".
(Introduzione de "Abbedecedario a modo mio", del sottoscritto, Euzelia edizioni)

lunedì 16 gennaio 2012

MAGGIO 2007

martedì, maggio 29, 2007
 
E – Elezioni

Così l’Ocse pochi giorni fa: “l’Italia ha risanato i conti pubblici in modo impressionante fra il 2006 e il 2007, mentendo un reno al record di spesa primaria toccato nel 2005.”
Delle due l’una: o gli italiani non si sono impressionati in modo analogo o si sono impressionati troppo…

Intanto a Verona vince un leghista trinariciuto conosciuto per essere andato ad una seduta del Consiglio Comunale con un leone al guinzaglio esclamando “el leon el mangia el teron” e a Monza a festeggiare il nuovo sindaco c’è Paolo Berlusconi in persona, proprietario dell’area detta “Cassinazza” ora – probabilmente – finalmente edificatoria, dopo cinque anni..

Comunque la si veda, brutti segnali… (che forse hanno una qualche attinenza col post precedente)


postato da carnesalli | 08:57 | commenti (4)
politica, democrazia

lunedì, maggio 28, 2007
 
E – Eberluer (di Champions League, di tacchini, di re taumaturghi e di altro ancora…)

Ebbene si: tra i miei pregi (scusate l’immodestia…) c’è quello di essere interista.
Non so in che modo ciò influisca sul mio bioritmo, anche perché sono un tifoso assolutamente tiepido.
Certamente in questo caso mi rende particolarmente sensibile.

Sabato scorso su La Stampa è uscita un’intervista di Augusto Minzolini a Berlusconi.

Più o meno la sostanza della compiacente e compiaciuta chiacchierata era: sono il più bravo di tutti, anche col Milan vinco sempre.

Viene in mente la famosa domanda di Stalin: su quanti divisioni può contare il Papa?

Mutatis mutandis: ma caro George, tu quanti scudetti hai vinto?

(anche se mi pare di ricordare che il Milan quest’anno sia partito da -8: anche qui…)

Nulla di nuovo, comunque; già anni fa (ai tempi delle magnifiche sorti e progressive del suo primo governo) il nostro sostenne: “Non c’è personalità politica che possa confrontarsi con me sulla scena mondiale e europea. La mia bravura è fuori discussione” (e forse è per questo che mette tanto cerone: per nascondere la faccia di bronzo che c’è sotto).
Da qui una strepitosa vignetta di Ellekappa: “Il sono il più bravo del mondo, dice Berlusconi” -  “Digli di stare calmo che adesso chiamiamo l’ambulanza più bella dell’universo”.

De resto che dire di chi avendo promesso un nuovo miracolo italiano ci ha portato solo un incredibile sviluppo “ego-nomico”…

Bastava infatti vederlo, gonfio come un tacchino nel giorno del ringraziamento, durante la finale di Campions League:  il suo sorriso era un sorriso quasi demiurgico.
Come a dire: l'avevo previsto, è evidente, ovvio che avrei vinto.
Un sorriso talmente aperto – messaggio rassicurante ai propri elettori – da far sembrare piccole perfino le sue orecchie da Dumbo.

Eh sì, diceva con gli occhi e col sorriso: io sono il migliore di tutti.
(Af)fidatevi di me, io so, sembrava dire nel suo consueto abbigliamento da riposo.

Berlusconate degne di Tartarin di Tarascona?
Forse: ma probabilmente Berlusconi ha semplicemente capito che il mondo e il linguaggio della politica (e non solo quello) è per pochi iniziati e che gli italiani ammirano chi ha successo nella vita, chi ha il denaro, chi sa vincere (qualche volta soprassedendo – o addirittura ammirando – sul come).
Del resto chi è diventato il padrone planetario dei cosiddetti “reality show”, con l’acquisto di Endemol?

Certamente una volta non era così; oggi lo è perché Berlusconi prima ha formato un pubblico di telespettatori con le sue televisioni, poi ha trasformato i telespettatori in elettori e alla fine si è preso i frutti, e il denaro di questa perfetta alchimia.

Viene in mente "Fahrenheit 451" di R.Bradbury: scritto nell'anno 1953 (dove si racconta la vita delle persone in un paese dove progressivamente si vieta di leggere libri e le sole notizie vengono fornite dalla televisione).
Custodi di questo ordine di cose sono i pompieri che, invece di spegnere gli incendi, bruciano i libri e isolano o perseguitano i pochi che resistono.
L'episodio riportato si riferisce al momento in cui il protagonista (pompiere) comincia a porsi/porre domande sulla moralità di tutto ciò.
Questa è la risposta del "capopompiere": "Non ci sono stati in origine editti, manifesti, censure, no!  ma la  tecnologia, lo sfruttamento delle  masse e la pressione delle minoranze hanno raggiunto lo  scopo: oggi  grazie a loro tu puoi vivere sereno e  contento per  ventiquattro ore al giorno...hai il permesso di leggere i fumetti, le nostre  care e  vecchie  confessioni  con  i bollettini e i periodici commerciali.
Noi dobbiamo essere tutti uguali. Non è che ognuno nasca libero e uguale, come dice la Costituzione, ma ognuno vien fatto  uguale. Ogni  essere umano a immagine e somiglianza  di ogni altro; dopo di che tutti sono felici,  perchè non ci sono montagne che ci scoraggino con la loro altezza da superare...ecco perchè un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme!
Rendiamo inutile l'arma. Castriamo la mente dell'uomo
Gli esseri umani vogliono la felicità, non è vero?
Non li teniamo in continuo movimento, non diamo loro ininterrottamente svago?
Non è per questo che in fondo viviamo?
Per il piacere e i più svariati titillamenti? Alle fiamme il libro!  Serenità, pace...Se non vuoi un
uomo infelice per motivi politici non presentargli mai i due  aspetti di  un problema, o  lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora, non proporgliene nessuno. Se il governo è inefficiente, appesantito dalla burocrazia e in preda a delirio fiscale, meglio tutto questo che non il fatto che il popolo abbia a lamentarsi. Offri al popolo gare che si possono vincere ricordando le parole di canzoni molto popolari, o il nome delle capitali dei vari stati dell'Unione o la quantità di grano che lo Iowa ha prodotto l'anno passato.
Riempi i loro crani di dati non combustibili...sicuri di essere veramente ben informati. Dopo di che avranno la certezza di pensare...e saranno felici, perchè fatti di questo genere sono sempre gli stessi...noi siamo gli Happiness Boys, i militi della gioia...non lasciamo che il torrente della tristezza e del pessimismo inondi il pianeta".

La televisione e il suo uso strumentale, certi programmi e telegiornali, i quiz, il disimpegno, l'informazione omologata, gli slogan, la felicità a tutti i costi, le promesse strabilianti di gioia e benessere di chi penserà anche per noi: era il 1953.

Ma chi ci viene in mente oggi?

Sabina Guzzanti in una intervista ha dichiarato:"I programmi al 90% hanno un contenuto ideologico a favore del Polo. A prescindere da quello che trattano, prevale l'ideologia berlusconiana: tette e culi, diventare famosi e ricchi, vippame e superficialità, disprezzo per il ragionamento.L'ideologia del Polo è la stessa dei pubblicitari: non a caso Berlusconi è stato eletto grazie alla struttura di Publitalia".

Panem et circenses…

Si parla in questi giorni di crisi della politica, di “caste” e in un certo senso è vero.

E’ vero che da una parte c’è uno che usa strategie di marketing per la politica, dall'altra c’è la (giusta) convinzione di tutti gli altri che la politica sia davvero qualcosa di più serio.
Da una parte il populismo, dall'altra, perché no, anche la noia, e un linguaggio consolidato che tende a non cambiare.
Da una parte la profezia e il messianismo dei vincenti, dall'altro un diluvio di distinguo, di però, di forse, di «bisogna trovare una strada comune», da una parte - ancora - una demagogia verso gli elettori che si rinnova di volta in volta nelle forme e nei modi, dall'altra una pedagogia politica che spesso non è un messaggio vincente.

E vederlo lì, sorridente, consapevole, persino astuto nel suo gestirsi dalla tribuna può fare veramente impressione e lascia sgomenti. 
Noi.
Per molti (questa è l’antipolitica) è meraviglioso.

Nomen omen dicevano i latini: Berlusconi è nato dal francese eberluer  - sbalordire, meravigliare - e non (come qualche malizioso potrebbe insinuare) dal diavolo berloc.
Cosi "avoir la berlue" - avere visioni o farsi illusioni, è quello che si dice - appunto - un nome un destino.

Che dire per chiudere?
Nella densa storia d'Europa, in quel cammino tortuoso che conduce dalla caduta dell'impero romano d'Occidente alla modernità ha trovato posto per lungo tempo il "miracolo del re taumaturgo". Al sovrano - a quello inglese dapprincipio, e successivamente a quello francese - venivano attribuiti poteri di guarigione e di remissione di alcune malattie (l'adenite turbecolare, in primis, comunemente detta "scrofola") e prerogative purificatorie che andavano dall'imposizione delle mani all'ostensione dell'anello regio.
Ne indagò efficacemente negli anni Trenta del secolo scorso Marc Bloch, cofondatore con Lucien Fevbre dell'École des Annales, prestigiosa scuola storiografica francese attiva ancora oggi. All'epoca di Bloch non esisteva l'antropologia comparata. Altrimenti avrebbe permesso al contemporaneo scozzese Sir James Frazer di notare nel suo Ramo d'oro come il re guaritore miracoloso fosse una costante profondamente incisa nell'inconscio collettivo del mondo non solo occidentale, ma anche asiatico e oceanico.

Oggi il problema apparentemente non si pone più.
Scrive Jacques Le Goff (una buona lettura per questa estate), autorevole continuatore della scuola di Marc Bloch: «Ciò che ha ucciso il miracolo del re è lo "spirito razionalista" che dal secolo XVII ha tentato di trovarne una spiegazione razionale fino a quando i Lumi, nel secolo XVIII, rinunciano alla ricerca e dichiarano molto semplicemente che il miracolo non esiste».

Ma siamo sicuri che sia proprio così? Siamo certi che quell'attenzione (e quella devozione) al "corpo santo" del re non sia trasmigrata sotto altre spoglie senza essersi affatto esaurita? Come classificare altrimenti certe manifestazioni di devozione popolare in occasione della morte di personaggi carismatici - come il Mahatma Gandhi, come Madre Teresa di Calcutta - o per nulla carismatici ma resi tali dalla congiura mediatica - come Lady Diana Spencer - che hanno spinto folle intere a compiere autentici pellegrinaggi, quelle all'incirca che si potevano vedere dell'alto medioevo alla corte dei re taumaturghi?

Chi si crede “unto del Signore” – uno delle espressioni più modeste che abbia usato – non fatica certo a sfruttare qualcosa di quell'antica prerogativa taumaturgica, qualcosa della prevalenza del sacro nella persona del sovrano (o di chi ne incarna le prerogative, o l'aspetto, o la fama) .

Utilizzando ogni mezzo a sua disposizione.

Io da parte mia non ci sto. E accendo il “lume”.
Voi?


postato da carnesalli | 10:19 | commenti (3)
politica, idee, democrazia

mercoledì, maggio 23, 2007
 
A.P. - Alta politica (o della Banda Bassotti)

Dai giornali di questi giorni…

I giudici della terza sezione della Corte di appello di Milano hanno confermato la condanna a due anni per il parlamentare di Forza Italia Marcello Dell’Utri, al termine del processo in cui era accusato, insieme al boss trapanese Vincenzo Virga, di tentata estorsione.

Dell’Utri è noto pregiudicato: è stato condannato con sentenza passata in giudicato per frode fiscale e false fatture con una pena di 2 anni e 3 mesi di reclusione.

Ed è sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, reato per il quale ha subito una condanna (in primo grado) di nove anni di reclusione presso il Tribunale di Palermo


Totò (vasa vasa) Cuffaro, già imputato per favoreggiamento alla mafia.
Nelle motivazioni della sentenza di condanna di Miceli, ex consigliere Udc (sempre loro) a Palermo, è Cuffaro che rivela al boss Guttadauro l’esistenza di microspie.
Il Governatore della Sicilia e il boss parlavano a distanza, concordano le candidature alla regione, condizionavano ii concorsi dei medici, sabotavano le indagini della magistratura.

Dalle motivazioni della sentenza  di assoluzione di Berlusconi per il caso Squillante della Corte di appello di Milano: “Perché mai un imprenditore avveduto come Berlusconi – dotato di immense disponibilità finanziarie – avrebbe dovuto effettuare (o meglio far effettuare) un pagamento corruttivo attraverso modalità (bonifico bancario) destinata a lasciare traccia, anziché con denaro contante? E per quale ragione il pagamento avrebbe dovuto essere eseguito attraverso il transito sul conto Previti anziché direttamente al destinatario? Lo stesso risultato pratico sarebbe stato perseguibile più prudentemente con versamenti, sia pure all’estero, per contanti”
Detto ciò “è ragionevole” che quel pagamento “avesse funzione corruttiva”
Squillante era a libro paga di Previti (il quale “propende a pratiche corruttive di magistrati” sostiene la sentenza) ma non è sufficientemente provato che Berlusconi lo sapesse...

E’ la prova impossibile: se l’imputato non lascia tracce, è innocente perché manca la prova, se invece lascia tracce, è impossibile che le abbia lasciate, così la prova a carico diventa a discarico e lui è innocente lo stesso.
Ben strana come sentenza: sarà stato “imprudente” che Berlusconi abbia usato i bonifici, ma quei bonifici risultano dagli atti… e i soldi ai giudici sono arrivati…

Oggi il Sole 24 ore pubblica in prima pagina la notizia che sono state trovate tracce di versamenti per 1.500.000 euro da società estere a società vicine a Formigoni (Presidente ciellino della regione Lombardia) nell’ambito dell’iniziativa Oil for Food con l’Iraq (però che fame, il signorino…)

Ovviamente tutti e quattro sfilavano al Family day…

Ah, dimenticavo: lo scorso 18 aprile la seconda sezione civile del Tribunale di Genova ha condannato il Viminale a pagare un risarcimento di 5.000 euro alla signora Marina Spaccini che il 20 luglio 2001 a Genova partecipava al corteo pacifista organizzato dalla rete Lilliputh (qualcuno ricorda ancora Genova, il G8, la scuola Diaz?).
Perché oggetto di un’aggressione ingiustificata “non il frutto di una iniziativa isolata di qualche agente – come è scritto nelle motivazioni della sentenza – né la conseguenza di un fatale inconveniente durante una legittima operazione di polizia”

Anche chi ha ordinato quei pestaggi allora, sfilava compito al Family day…

Forza, Italia….

postato da carnesalli | 12:05 | commenti (4)
politica, legalita, democrazia, controcanto

lunedì, maggio 21, 2007
 
Family day / 3

Lettera pubblicata giorni da un quotidiano



"Sono una cattolica e vorrei spiegare perché vito a sinistra a quel signore (faccio veramente fatica a chiamarlo signore) che osa rivolgersi ai cattolici per dire loro che non possono stare a sinistra (Belusconi ndr)










Voto a sinistra perché nella linea della sinistra ho trovato il vero messaggio cristiano: solidarietà, legalità, laicità,, giustizia… Purtoppo capisco chenel governare è difficile attuare tutto ciò (infatti sono un po’ delusa per certe posizioni assunta dall’attuale sinistra che ho votavo), ma ho fiducia e non potrei mai votare per la destra che simili valori non conosce neanche a parole.
Vorrei anche dire  coloro che hanno partecipato al Family day con tanta presunzione che sono sposata da 31 anni, ho due figli e da 25 anni (sì, 25 anni) vivo con un marito affetto da sclerosi multipla (immobile al 100% dal 1995) e sono contraria al divorzio. Sono cattolica, per me il matrimonio è un sacramenti. Sono contraria all’aborto, all’eutanasia… ma non mi sognerei mai di imporre le mie convinzioni agli altri.
Da cattolica prego sempre Dio affinchè il governo (qualsiasi governo) trovi leggi giuste per tutti i cittadini, senza discriminazioni e poi, come cittadina responsabile, deciderò secondo coscienza chi votare."
Dome Pianola

postato da carnesalli | 09:27 | commenti (1)

giovedì, maggio 17, 2007
 
E - Esagerati

“Oggi i nuovi nemici tentano di espugnare le nostre città: fanno dell’embrione un materiale disponibile per le sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell’aborto e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasaniche; oscurano la verità della dualità sessuale; scardinano la natura stessa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna”
(Mons. Betori, segretario generale della Cei, 16 maggio 2007)

Come le truppe di Federico Barbarossa, sostiene.
Un bel tentativo di dialogo, niente da dire.

Esagerati.

P.S. Per la precisione, diceva un comico tempo fa.
Prodi recentemente è stato “sbugiardato” da Fini a reti unificate (tanto per cambiare) perché avrebbe sostenuto che Aznar ha introdotto norme simili ai Dico in Spagna.
Ovviamente Aznar ha negato – facendo il pesce in barile - sempre a reti unificate.

In fatto è che la materia in Spagna è materia concorrente tra Stato e Regioni.
Mentre Aznar era al governo le prime cinque regioni che hanno varato leggi sulle coppie di fatto avevano autorevoli presidenti del Partito Popolare (uno dei quali entrato poi al governo).
Chi mente?

postato da carnesalli | 09:01 | commenti (1)
pruriti, controcanto

martedì, maggio 15, 2007
 
F - Family day/ 2
Elezioni siciliane: vince il centrodestra.
Orlando denuncia "irregolarità e brogli"
Nella Casa (delle libertà) la "famiglia" festeggia...








postato da carnesalli | 09:07 | commenti (5)
politica, legalita, democrazia

sabato, maggio 12, 2007
 
M – Multifamily day

Mi ero imposto di non farlo.
Sapevo che non mi avrebbe fatto bene.
Mi ero preparato una scaletta di impegni fitta, per non pensarci.
Ma evidentemente la mia forza di volontà non è granchè: alle 15 in punto l’orologio biologico ha trillato, non ho resistito e ho acceso la TV per vedere quello che stava capitando a Roma.
Molta gente, molti invitati: la Binetti, Lupi…
Mai che invitino una famiglia di quelle che esistono (esistono anche loro, si): di nomadi, per dire.
E infatti sullo schermo scorrevano le immagini di una intervista a una di quelle famiglie formato mulino bianco.
Padre giovanile appena brizzolato, moglie carina e ancora incredibilmente in forma, tenendo conto che erano accompagnati da ben quattro figli tutti molto per bene e in gran spolvero…

Ovviamente “impegnati nell’associazionismo”.
Io invece me la gratto da mane a sera…

Vabbè, per non farmi trascinare, riporto le parole di uno più bravo di me, che ho letto questa mattina: Marco Travaglio.

Dopo 60 anni di governi democristiani o parademocristiani c’è bisogno di un bel family day per ricordarsi che esiste la famiglia.
Se questa fosse la finalità della sfilata in Piazza San Giovanni, sarebbe quanto mai lodevole, visto che siamo il paese europeo con la più bassa natalità e quello che destina alle politiche familiari la quota più bassa della spesa sociale: il 26,4% del Pil, 5 punti in meno che nel resto d’Europa.
Quell’Europa che Buttiglione e Ferrara vedono infestata di massoni, mangiapreti, satanisti e Tremaglia anche di culattoni.
I paesi che non hanno avuto la fortuna di avere in casa la Dc, Berlusconi e il Vaticano danno alle famiglie il 2,4% del pil; noi l’1,1.
Per aiutare i disoccupati a tirare avanti e a farsi una famiglia l’Europa investe il 6% della spesa sociale: noi il 2.
La Spagna di quel satanasso di Zapatero il 12,5.
In Italia i disoccupati che ricevono un sussidio sono il 17%: in Francia il 71, in Germania l’80, in Austria l’84, in Belgio il 92, in Olanda il 95, nel Regno Unito il 100%.
Poi c’è la casa: solo lo 0,06% della spesa sociale italiana va in politiche abitative (la media Ue è il 2%, il regno Unito al 5,5%)
Quanto ai benefici alle madri siamo al 19° posto al mondo,
Sarà un caso, ma l’Italia ristagna da anni a crescita sottozero, mentre la Francia ha il record occidentale dei nuovi nati.
Nascono più figli dove esistono i Pacs e non si fanno i Family day.
Noi facciamo i Family day, abbiamo paura persino dei Dico e siamo il paese con meno bambini.
Un trionfo.

In compenso i nostri politici più affezionati ai sacri valori della famiglia ne hanno almeno un paio a testa.

Silvio Berlusconi, che ha aderito a distanza all’iniziativa, ha avuto – come dice Benigni – “diverse moglie, di cui alcune sue”: due per la precisione.
Ma oggi a Piazza San Giovanni non ci sarà: lui il Family day lo celebra tutti i week end a Villa Certosa, con almeno cinque attiviste di Forza Italia.

Anche la Lega Nord ha dato la sua adesione.
Infatti Bossi ha due mogli, Calderoli due mogli (la seconda sposata con rito celtico), più l’attuale compagna.
Castelli, una moglie in chiesa e l’altra davanti al druido.
Poi c’è l’Udc, che come è noto vuol dire Unione Divorziati Cattolici: divorziato Casini, che ha avuto due figli dalla prima moglie e ora vive con Azzurra; divorziato l’ex segretario Follini; divorziato il vicecapogruppo Giuseppe Drago, mentre la vicesegretaria Erminia Mazzoni sta con un divorziato; D’Onofrio ha avuto l’annullamento dalla Sacra Rota e non c’è più ricascato.

Anche An è ferocissima contro i Dico.
Fini ha sposato una divorziata.
Poi ci sono i due capogruppo: alla Camera c’è l’avvocato La Russa, avvocato divorzista, divorziato e convivente; al senato Matteoli, divorziato e risposato con l’ex assistente. Adolfo Urso è separato. Divorziati gli ex ministri Baldassarri (risposato) e Martinat (convivente). La Santanchè ha avuto le prime nozze annullate dalla Sacra Rota, ha convissuto a lungo, ma conserva il cognome del primo marito.

Il meglio come sempre, è Forza Italia.
A parte Berlusconi, sono divorziati i capogruppo alla Camera Elio Vito e il vice capogruppo Antonio Leone. L’altro vice, Paolo Romani, è già al secondo matrimonio: “e non è finita qui” dichiara a “Libero”.
Gaetano Pecorella ha alle spalle una moglie e varie convivenze. Divorziato anche Adornato, che sfilerà al Family Day non si sa con quale famiglia.
“Libero” cita tra gli irregolari persino Elisabetta Gardini, che ha un figlio e convive con un regista,.
Anche lei sarà a piazza San Giovanni come Letizia Moratti e il marito Gianmarco, ovviamente divorziato.
….
Per evitare che qualche “irregolare” diserti il Family Day per imbarazzo, o per paura di beccarsi una scomunica, il Vaticano potrebbe concedere un’indulgenza plenaria almeno per la giornata di sabato, autorizzandoli a sfilare con tutte le rispettive famiglie, magari al di sotto del numero tre.

Basterebbe ribattezzare l’iniziativa Multifamily day.

Ho spento la TV, borbottando tra me e me: se almeno avesse vinto la Royal, me ne andrei in Francia…

postato da carnesalli | 19:09 | commenti (11)
politica, sfoghi, omelie, pruriti, controcanto

martedì, maggio 08, 2007
 
“Chi crede che una crescita esponenziale
possa continuare all’infinito in un mondo finito
è un folle, oppure un economista.”
(K.Boulding)

“La cosa più pericolosa da fare
è rimanere immobili”
(W.Borroughs)

“Un uccello non canta perché ha una risposta
Canta perché ha una canzone”
(proverbio cinese)

“Non si tratta di pensare di più,
quanto di pensare diversamente”
(Domenach)

“Un uomo senza sogni, senza utopie, senza ideali
sarebbe un mostruoso animale, un cinghiale
laureato in matematica pura”
(F. De Andrè)

“Chi ballava era considerato pazzo
da chi non riusciva a sentire la musica”
(Nietzsche)

 
P.D. - Partito democratico

Non che sia particolarmente convinto, anzi ho più di un dubbio.
Ma alcune cose le ho chiare.

Perché basta guardarsi attorno: sì è imposto un modello unico, dopo il trionfo del capitalismo mondiale, e ciò sta determinando nella vita sociale e individuale dei cambiamenti.
Dovunque cresce la disparità nei redditi e nella ricchezza, aumenta la variabilità dei mercati, si separa la finanza dalla produzione, si moltiplicano i conflitti.
La politica è messa da parte nelle dispute internazionali e la guerra sembra diventata un fenomeno endemico (Iraq docet).
Nel frattempo aumentano le incertezze dei singoli e l’esclusione di grandi masse (e ciò comporta la chiusura dei primi – esasperata ricerca di identità e razzismo - e la migrazione delle seconde)
Il capitalismo sconfigge la concorrenza e privilegia la competizione, le multinazionali scavalcano le decisioni dei Parlamenti, spesso li ricattano.
L’idea di sviluppo dell’economia è sostituito da quella della ricchezza proprietaria.
L’uguaglianza è ovviamente vista come un ostacolo al progresso (a questo progresso), la giustizia si trasforma, quando va bene, in filantropia, la libertà in successo individuale (anche a seguito di precisi modelli veicolati dalla televisione), la solidarietà collettiva in rivendicazioni individuali, in scorciatoie, ed il merito spesso non si distingue dalla fortuna, dalla truffa, qualche volta dalla violenza.
Il lavoro da strumento di dignità, torna a essere semplice sfruttamento, si va precarizzando
La necessità di difendersi da questi fenomeni si traduce nei singoli in necessità di appartenenza, di identità: si radicalizzano le posizioni, si deturpa la memoria e la storia.
Lasciati sempre più soli, gli individui si rifugiano nelle ideologie, e si diffondono populismo e nazionalismo (qualche volta regionalismo), razzismo (e quale forma estrema del fenomeno, il terrorismo) .
Ovviamente le religioni entrano in conflitto.

Gli anticorpi costruiti in secoli di storia (il sindacato, il socialismo) si indeboliscono e scoloriscono.
Il senso di impotenza cresce e le nuove tecnologie – a dispetto del moltiplicarsi delle forme di comunicazione - paradossalmente aumentano l’isolamento.

Non è solo poi una questione economica ma sociale  culturale: si tratta cioè in sostanza di rinnovare le buone ragioni dello stare assieme.

Inoltre come incideranno tra poco sulle nostre vite fenomeni epocali come l’emigrazione, la crisi demografica, i problemi della natura, l’energia?

Occorre di necessità dare una risposta.
Una è certamente il socialismo, che presuppone la presenza di uno stato che regoli e controlli il mercato, ma garantisca i diritti non negoziabili della democrazia.

E certo io sono lì: ma è sufficiente?
Non occorre forse oggi qualcosa di più di fronte alle sfide di questo nostro tempo?
Non occorre forse unire tutte le forze “riformiste” e “progressiste” (riempiendo questa parola di contenuti, ovviamente), mettendo in campo le diverse esperienze, mettendo in rete tutti coloro che – anche per la storia che hanno alle spalle - temono il pensiero unico, il nazionalismo, il populismo, il confessionalismo, l’integralismo?

Questo secondo me dobbiamo fare se vogliamo far fruttare l’indignazione e superare, la delusione, la noia, il distacco.

Il pericolo è reale, e la risposta non può che essere forte e aggregante.
Una proposta di organizzare il vivere assieme su una base diversa dal consumismo e dalla illusione che mercato e democrazia sono sinonimi.
Qui diversi riformismi credo possano trovarsi.

Un partito non è altro – secondo me – che una comunità di donne e uomini che danno risposte ai problemi sulla base di certi valori.
Se cambiano gli scenari (mio figlio più grande nel 1989 aveva quattro anni…), è giusto – credo – che cambino le risposte.
Il problema è che la nuova risposta salvaguardi la “comunanza” (la risposta deve essere sempre un “partito” partecipato e democratico) e soprattutto l’ancoraggio a valori precisi.

Può servire forse la messa in campo di nuove energie coesive che spingano la politica, la classe dirigente nel suo insieme e in definitiva la società italiana tutta, a trovare il senso, la passione, la determinazione a perseguire l'interesse generale.

Il "problema italiano" è, per dirla con Gramsci, quello di una "riforma intellettuale e morale", potremmo dire di una "autoriforma civile", che dia al Paese la spinta necessaria a non tornare "espressione geografica", ma a ritrovarsi come nazione tra le nazioni d'Europa.
Una riforma morale e politica che ripensi l’Italia, riformi le sue istituzioni e la sua costituzione materiale, ricollochi il Paese nei nuovi orizzonti dell’integrazione europea e della globalizzazione, plasmi una nuova identità nazionale costruendo coesione sociale, spirito civico e senso di appartenenza.

Tocca oggi alla sinistra, al riformismo, alle forze di progresso restituire all’Italia identità, vocazione, senso di sé e del suo futuro.
Insomma: serve un riformismo capace di far incontrare i valori della sinistra – pace, democrazia, libertà, solidarietà, uguaglianza – con l’alfabeto del nuovo secolo.
Il riformismo non è contro altri modi di essere progressisti e di sinistra.
E’ avere capito che il processo storico non sopporta forzature.
Non credo che il mio desiderio di cambiamento sia meno radicale di quello di altri: non accetto (accetteremo) di interiorizzare questa economia, questa società, questa politica, come le uniche (o le migliori).
Uno sviluppo umano più soddisfacente ed un mondo più giusto sono possibili.
Non credo sia giusto coltivare la “purezza” di questo sogno.
Ma operare quotidianamente, con le condizioni date, perché questo sogno diventi realtà.
Fermi sui valori, ma flessibili sulle strategie

Il multilateralismo per un “governo” della globalizzazione che affermi diritti dell’uomo, democrazia, liberazione da ogni forma di oppressione.
L’integrazione europea per un Europa che sia il luogo e lo spazio in cui costruire il futuro dell’Italia.
Il sapere e la conoscenza per offrire ad ogni persona più opportunità, scommettendo sul talento, sul merito, sulla capacità.
Il lavoro che, tanto più nelle forme flessibile e mobili di oggi…, ha bisogno di essere riconosciuto, valorizzato e restituito alla sua manifestazione di creatività, ingegno e sapere umano.
La sostenibilità, per perseguire uno sviluppo per l’uomo e rispettoso della natura.
E ancora: la laicità come eguaglianza dei diritti e certezza per ogni persona di praticare le proprie scelte di vita nella responsabilità e come valore che deve ispirare la ricerca di soluzioni condivise a inquietudini e domande su cui si interrogano credenti e non credenti.
Le pari opportunità per promuovere l’accesso al sapere, al lavoro, alle istituzioni, alla politica per ogni donna italiana.
La multiculturalità per realizzare integrazione, riconoscimento, relazione tra diritti e doveri.
Sono i grandi valori intorno a cui possono incontrarsi il riformismo socialista, l’umanesimo cristiano, il progressismo liberaldemocratico, le nuove culture dell’ambientalismo e della parità di genere.
Valori che devono, a maggior ragione, connotare un partito che voglia rappresentare la pluralità di riformismi.
Del resto da soli non ce la possiamo fare, l’abbiamo visto (ce lo insegna anche la Francia): può essere allora utile – credo inevitabile - passare a una formazione politica che unendo le componenti progressiste, passi dalla “mediazione” alla “sintesi”.
In fondo ci riconosciamo in radici comuni, valori condivisi: la solidarietà, l’uguaglianza, l’equità, l’antifascismo (il famoso articolo 11 della Costituzione è stato scritto da Giuseppe Dossetti e Teresa Mattei, comunista)

Alcune idee chiare dobbiamo però averle, perché –come ha scritto Meiklejohn – “al mondo non c’è niente di più futile che cercare di portare  a termine un’impresa quando non si è ancora deciso che impresa è”.

Perderemo qualcosa.
Forse sì.
Ma non credo sia utile cercare nicchie di rassicurante appartenenza e purezza ideologica.
Né abbandonare una parte d’Italia (per esempio i cattolici) a destra.

Solo così la formazione di una grande forza – quella che chiamiamo per comodità partito democratico – avrebbe un senso.

Credo valga la pena provarci, almeno.
Prendiamola come una sfida.
Il budino – dicono gli inglesi – per sapere se è buono va assaggiato.

Scrisse Cesare Pavese: “è bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante”

Incrociamo le dita.

Al massimo, ricominceremo ancora…

postato da carnesalli | 09:05 | commenti (10)
politica, societa, idee, democrazia

giovedì, maggio 03, 2007
 
T – Terrorismo

Sono un terrorista.
Lo confesso: anch’io sono un terrorista.
Così, almeno, sostiene qualcuno.

Anch’io infatti – per dirla con Andrea Rivera - “non sopporto che il Vaticano abbia negato i funerali a Welby. Non è stato così per Pinochet, Franco e per uno della banda della Magliana. Con Gesù Cristo non c’erano due malati di Sla ma due ladroni”.

Ho trovato molto fuori le righe le reazioni a questa frase di un comico (al quale si può forse rimproverare che non era quella l’occasione).

Ho pianto quanto hanno negato i funerali a Welby.

Sto male ogni volta che penso, per esempio, che due eminenti personaggi vaticani – mons. Pio Laghi e l’ex segretario di Stato, Sodano – sono stati rispettivamente – abituale compagni (ops) di cena di Pinochet e di tornei di tennis di Videla, lo sterminatore di decine di migliaia di argentini.

Ma sento anche forte disagio, per restare a oggi, che nessuna voce si sia levata – con uguale forza - per condannare gli insulti volgari e razzisti a Marrazzo e a quel povero parroco di Roma in occasione dei funerali della giovane Vanessa, uccisa da due cittadine europee.
Scrivevo in occasione della nomina di Benedetto XVI: “Le prime parole di Karol Wojtyla da papa furono: "non abbiate paura!".
Ho l'impressione che Joseph Ratzinger sia l'espressione di una chiesa impaurita.
Spero di sbagliarmi...”
Ho paura di una chiesa che ha paura…
Cantava il bardo:

“Ma se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni,
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni?

Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi chiedo scusa a Vossia.
Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia.
Io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia, senza applausi o fischi,
vendere o no non passa fra i miei rischi: non comprate i miei dischi e sputatemi addosso.

Colleghi cantautori, eletta schiera che si vende alla sera per un po' di milioni:
voi che siete capaci fate bene aver le tasche piene e non solo i coglioni.
Che cosa posso dirvi? Andate e fate. Tanto ci sarà sempre, lo sapete,
un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate.

Ma se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso.
Mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino e poi sono nato fesso.
E quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare.
Ho tante cose ancora da raccontare, per chi vuole ascoltare, e a culo tutto il resto!”

Sputatemi pure addosso: ma almeno lasciatemi parlare.

Ho tante cose ancora da raccontare, per chi vuole ascoltare, e a culo tutto il resto!

postato da carnesalli | 09:41 | commenti (4)
sfoghi, pruriti, controcanto

mercoledì, maggio 02, 2007
 
P – Primo maggio (1947): Portella della Ginestra






























Nell’altopiano di Portella della Ginestra la festa del primo maggio 1947 a cui partecipavano migliaia di persone fu interrotta da una sparatoria che causò 11 morti e 27 feriti. Non si festeggiava solo il primo maggio, ma anche la vittoria della sinistra nelle prime elezioni regionali sull’onda delle lotte contadine per la riforma agraria.
Mezzo secolo dopo le ricerche dello storico Casarrubea hanno riaperto il caso presso la procura di Palermo.

Secondo un documento britannico dell’11 agosto 1947 (la Gran Bretagna ha aperto gli archivi della sua intelligence) un ufficiale americano che fu tra i protagonisti del dopoguerra italiano – l’ex capo di governo militare alleato e poi governatore di Napoli, Roma e Milano, colonnello Charles Poletti -
torna in Italia nel giugno 1947 “in missione speciale per conto del governo americano” in coincidenza con le stragi siciliane attribuite a Giuliano, che dopo Portella avevano preso di mira molte sedi del Pci e delle Camere del Lavoro: “Poletti ha incontrato il signor Jacini a Roma e dopo un attento esame dell’organizzazione dei movimenti italiani di estrema destra, ha promesso da parte del governo americano armi per il movimento e un supporto finanziario sia per le attività in Italia sia sul confine orientale (Udine)… Poletti ha posto come condizione per l’assistenza americana che il movimento dell’estrema destra in tutta Italia sia collocato sotto un comando unificato”

Questo brano è contenuto in uno dei documenti inediti, desecretato dagli archivi nazionali londinesi a fine 2006, pubblicati da Giuseppe Casarrubea e Mario J.Cereghino in “Tango Connection” (da poco in libreria per Bompiani).

Il libro consente una rilettura di numerosi rapporti del nostro servizio informazioni e sicurezza (Sis) che all’epoca si occupano di un’organizzazione, l’Unione patriottica anticomunista (Opa), che già nell’ottobre 1946 prepara un colpo di stato.
Agisce agli ordini dell’intelligence Usa diretta da James Jesus Angleton e Philip Corso: obiettivo  una dittatura militare.
Si pensa a uno o due anni necessari per sconfiggere il “pericolo rosso”.
La struttura del nuovo regime si reggerebbe sull’arma dei carabinieri.

Un altro documento del 13.8.1947 afferma: “Il maresciallo Messe ha assunto la direzione militare di tutto il movimento anticomunista nel nord Italia… Il movimento riceve dieci milioni di lire al mese dalla Confederazione degli industriali dell’Italia settentrionale… Jacini informa le autorità americane sugli sviluppi del movimento anticomunista”

Altri dispacci di agenti britannici (2 giugno e 5 agosto 1947) riferiscono sul finanziamenti erogati dalla Banca Nazionale dell’agricoltura al movimento  clandestino monarchico fascista che punta alla costituzione “di squadre armate per opporsi alle formazioni comuniste…il denaro arriva anche alla sede di Roma dell’Umi (unione monarchica italiana) frequentata dagli emissari della banda Giuliano”

(Sorge un dubbio: che la scelta della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano per la strage fascista nel 1969 non sia casuale?)

Nel 1947 il comando militare del Partito nazionale monarchico dispone a Roma di depositi d’armi clandestini con 600 mitragliatrici e 5 mila bombe a mano.

Il Sis (servizio informazioni sicurezza) italiano traduce un documento dei colleghi americani che recita: “Gli elementi che potrebbero opporsi in combattimento contro il comunismo armato provengono quasi totalmente dai quadri degli ufficiali dell’esercito regolare, nonché da elementi fascisti”
Oltre alla mafia e agli agrari erano essi, secondo Casarrubea, i burattinai di Turiddu Giuliano, il bandito che non esitò a sparare alla folla a Portella il primo maggio di sessanta anni fa.
Il loro golpe annunciato, così come accadrà molte volte negli annui successivi, servirà a stabilizzare a destra la politica del paese.
Ormai inutile, rientrerà nel 1948, dando luogo alla stagione del centrismo,

Possiamo ben dire che la strage fu il primo atto di una strategia della tensione: essa era l’innesco di un progetto golpista protetto e pilotato dagli Usa, volto a restaurare la monarchia per eliminare l’anomalia italiana di una forte sinistra.

Paladini di libertà?

“Io non festeggio mai il 25 aprile, è una festa di parte. Ringrazio solo gli americani…”
Indovinate chi l’ha detto…

postato da carnesalli | 09:25 | commenti (1)
memoria, democrazia

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